Intrawine #26 | Neo-proibizionismo, geografia del vino stravolta, cantine da sogno e dazi cinesi

Intrawine #26 | Neo-proibizionismo, geografia del vino stravolta, cantine da sogno e dazi cinesi

di Massimiliano Ferrari

Nuovo appuntamento mensile con Intrawine, la rassegna stampa di Intravino che raccoglie le notizie più interessanti e originali uscite in giro per il mondo nelle ultime settimane.

Anche questo mese troviamo nuove storie, approfondimenti e pezzi da leggere su diversi argomenti: cantine da sogno, fine dei dazi cinesi sui vini australiani, neo-proibizionismo all’attacco del vino e altri temi che valgono una lettura.

Come sempre, per segnalazioni, consigli, critiche o altro scriveteci: dillo@intravino.com.


Un nuovo proibizionismo è alle porte?
Ormai da qualche mese lo spettro di un neo-proibizionismo è iniziato a circolare nelle bacheche social e sulla stampa di settore. La stretta che diverse organizzazioni governative e non hanno iniziato a spingere verso i consumi di alcolici e del vino in particolare è piuttosto evidente così come l’avanzare di una nuova sensibilità legata ai temi dell’astinenza, delle bevande no alcol e e dei danni provocati da un’assunzione anche moderata di bevande alcoliche. Consenso ormai abbastanza trasversale. Il pezzo segnalato è una lettura interessante per diversi motivi. Prima di tutto, scava nelle pieghe di questa nuova ondata di temperanza a livello globale, cercando di districarsi fra sigle e organizzazioni che si muovono dietro alle quinte di questo assalto all’alcol. Si scopre così che dietro all’imperativo lanciato nel 2023 dall’OMS – cioè che non esista un livello sicuro nel consumo di alcol – si trovano anche gruppi di pressione e organismi sovranazionali finanziati attraverso canali opachi e legati a gruppi di ispirazione religiosa. Una delle più influenti strutture anti-alcol è la svedese Movendi International, di cui nell’articolo si segnalano e raccontano diversi legami con lo stesso mondo accademico e scientifico incaricato di redigere studi sui danni provocati dall’alcol, come nel caso della revisione delle linee guida emanate dal  Canadian Centre for Substance Use and Abuse nel 2023. Quello che il pezzo della giornalista Felicity Carter cerca di far emergere è come questi enti dedicati alla prevenzione e alla cura della salute stiano cercando di modificare in maniera drastica l’agenda politica legata al tema degli alcolici. Il tentativo non è tanto quello di cercare soluzioni contro l’abuso quanto quello di allestire una discussione politica su come eliminare l’alcol. Il messaggio lanciato del “nessun livello è sicuro” è facile da capire, approntare un dibattito scientifico costruttivo intorno all’alcol richiede un impegno che in troppi reputano inutile.

How Neo-prohibitionists came to shape alcohol policy (WineBusiness Monthly)

Felicity Carter


La Cina ritira i dazi sui vini australiani
È stata la notizia che per diverse settimane apriva l’homepage di tanti siti di news sul mondovino. La Cina ha ritirato i pesanti dazi verso le importazioni di vini australiani imposte nel 2020. Le tasse decise dal governo di Pechino nascevano da una disputa diplomatica fra i due paesi derivata dalla richiesta del primo ministro australiano di far luce sulle cause del covid-19 e rappresentarono per l’industria vinicola australiana un disastro. Si è calcolato che i mancati introiti da quello che rappresentava il maggiore mercato di esportazione ammontano a circa 800 milioni di dollari. Un rapporto della Rabobank ha stimato che ad agosto dello scorso anno l’Australia aveva immagazzinato l’equivalente di 859 piscine olimpioniche di vino. È chiaro, come sottolinea il pezzo, che la riapertura del mercato cinese non basterà da sola a risolvere questo enorme problema di sovrabbondanza. È interessante notare come sfide geopolitiche, conflitti armati o rapporti diplomatici possano interessare e condizionare settori apparentemente lontani come quello vinicolo.

As relations thaw, China lifts tariffs on australian wine (New York Times)


Storie straordinarie delle cantine
Ora una segnalazione più leggera. Avete mai pensato ad una cantina come un metaforico museo che accoglie bottiglie pregiate e grandi vini o come luogo di racconti leggendari? È quello che in sostanza propone di fare il pezzo qui segnalato. Una lettura leggera, sognante se volete, che raccoglie aneddoti come la cantina più grande del mondo in Moldavia, quella infestata da spettri nella zona dei Fingers Lakes o la cantina cilena di Concha y Toro in cui si dice sia apparso Lucifero. Storie, leggende se volete ma che raccontano di come una cantina, magari buia e sotterranea, assuma un significato quasi simbolico, ancestrale e di come bottiglie memorabili e liquidi superbi partecipino a questa narrazione. Il vino diventa quindi un tesoro da custodire come nel caso della cantina da 75000 bottiglie messa insieme nel proprio albergo alle Bahamas da Enrico Garzaroli, nello stesso luogo dove un tempo c’era la dimora del pirata John Howard Graysmith. Anche qui un’altra storia e altri sogni.

The best cellars are like museums of fine wine (Apollo Magazine)

A good vintage


La scomparsa del vino per come lo conosciamo
Anche qui una notizia che è stata al centro del dibattito per diversi giorni. L’articolo arriva da Vinepair e riporta le conclusioni di uno studio apparso sulla prestigiosa rivista scientifica Nature che, se fossero corrette, dovrebbero far tremare l’industria vinicola di mezzo mondo. Lo studio analizza come le conseguenze del cambiamento climatico modificheranno la geografia del vino a livello globale e come la perdita potenziale dell’attuale superficie vitata si attesta intorno al 70%, con picchi fino al 90% nelle zone più esposte al caos climatico come Italia, Spagna e Grecia. Lo scenario è da brividi. Ma come spesso accade, se ci sono dei vinti ci saranno dei vincitori. Lo studio riporta infatti come al declino di aree climaticamente troppo esposte risponda l’emergere di altre zone che grazie all’innalzamento delle temperature potrebbero diventare attori nuovi sul palcoscenico della viticoltura mondiale. Francia settentrionale, Inghilterra meridionale o i paesi scandinavi hanno già mosso passi più o meno importanti verso la produzione di vini di qualità e nel prossimo futuro dovremmo aspettarci di veder comparire vini da zone finora improbabili.

New study finds climate change could eliminate 70% of the world’s wine regions this century (Vinepair)

New Study Finds Climate Change Could Eliminate 70% of the World’s Wine Regions This Century


Il vino e le economie di scala
Questo pezzo di Jamie Goode ragiona delle economie di scala nel mondo del vino. Le questioni che pone sono semplici quanto centrali nelle odierne dinamiche economiche del settore vinicolo. È possibile essere grandi corporation, aumentare la produzione, abbassare i costi e mantenere uno standard qualitativo alto?  Goode fa l’esempio delle birre artigianali, prodotto che da nicchia è stato assorbito da grandi compagnie che hanno annusato l’affare. Il fatto è che la birra come gli spirits sono un prodotto facilmente scalabile. Con il vino le cose sono più complicate. La sua scalabilità è ostacolata dal fatto che la qualità di un buon vino dipenda giocoforza da una buona qualità della materia prima e non solo dalle tecniche di cantina o di manipolazione dei mosti. Goode  inserisce esempi e situazioni che testimoniano come una crescita possa assumere aspetti positivi e negativi a seconda di quale percorso si voglia intraprendere. Alla fine la scalabilità nel vino è un viaggio possibile ma denso di pericoli e inciampi.

Is it possible to scale still make interesting wine? (Winemag.co.za)


Tutto su IntraWine, la rassegna stampa di Intravino:

– IntraWine | La rassegna stampa di Intravino #1 Febbraio 2022
– IntraWine #2 | Melania Battiston, fumetti, Buttafuoco, gusto “salato” e DRC
– IntraWine #3 | vino “croccante”, Barolo a La Place, terroir di Internet e guerra in Ucraina

– Intrawine #4 | Chianina & Syrah, Libano, NFT, bicchieri da osteria e cure palliative
– Intrawine #5 | Auf Wiedersehen Pét, Blind Ambition, Asti Spumante & Ucraina e baby Bordeaux
– Intrawine #6 | Geoffroy in Franciacorta, progettare cavatappi, clean wine e cosa fa un wine consultant
– Intrawine #7 | Amazon, bottiglie di plastica, Burlotto, AVA e Albéric Bichot, vignaiolo-esploratore
– Intrawine #8 | Bere in Antartide, Tik Tok, caos delle spedizioni, Muvin e bianchi di Rodano e Spagna

– Intrawine #9 | Vino e mistificazioni, uve perdute dalla Gran Bretagna, Vorberg e l’annata 2018 a Barolo
– Intrawine #10 | Il futuro di bordeaux, il prosecco di Kylie Minogue, Radice di Paltrinieri, Algeria e zeitgeist
– Intrawine #11 | Suicidi tra i vignaioli, l’eredità di Robert Parker, bere con moderazione e the World of Fine Wine
– Intrawine #12 | Perché bere non è più figo, Ucraina e bombe, caos a Barolo e tesori di una libreria
– Intrawine #13 | Grande Cina, maledetta Bordeaux, Roundup, aste, black power e Sudafrica
– Intrawine #14 | La svolta del Mugaritz, vade retro vetro, anni Settanta, rapaci in vigna, Prosecco in Australia
– Intrawime #15 | Effetto White Lotus, ingredienti in etichetta, Perù, metaverso e bottiglie riciclate
– Intrawine #16 | Vino per vecchi, la Cina è vicina, Nigeria, Spagna, bottiglie di carta e pay for play
– Intrawine #17 | Un bar sumero, Inniskillin Icewine, boom del sake negli USA e tempi duri sulle isole
– Intrawine #18 | Drops of God, luxury wine, French paradox, acque di lusso, Mateus e Texas boom
– Intrawine #19 | Cantine Riunite, Bordeaux, Eric Asimov, Brenna Quigley e bottiglie più leggere
– Intrawine #20 | Mirko Pastorelli, gravidanza, vodka e potere in Russia, Bali e Intelligenza Artificiale
– Intrawine #21 | Andrea Lonardi, lockdown a Shanghai, mortalità femminile e crisi dei consumi
– Intrawine #22 | Fine wines, Gaja in bianco, scelte di packaging, Ucraina, Brasile e la politica del vino
– Intrawine #23 | Monopolio in Norvegia, vino postmoderno, neopribizionismo e sovrapproduzione
– Intrawine #24 | caporalato in Champagne, dove va il vino inglese, AI contro le frodi e futuro dei sommelier
– Intrawine #25 | Crisi del vino mondiale, Casa Bianca, menu trends, COP28 e wine experts che non bevono

 

avatar

Massimiliano Ferrari

Diviso fra pianura padana e alpi trentine, il vino per troppo tempo è quello che macchia le tovaglie alla domenica. Studi in editoria e comunicazione a Parma e poi Urbino. Bevo per anni senza arte né parte, poi la bottiglia giusta e la folgorazione. Da lì corsi AIS, ALMA e ora WSET. Imbrattacarte per quotidiani di provincia e piccoli editori prima, poi rappresentante e libero professionista. Domani chissà. Ah, ho fatto anche il sommelier in un ristorante stellato giusto il tempo per capire che preferivo berli i vini piuttosto che servirli.

2 Commenti

avatar

Giuseppe

circa 1 settimana fa - Link

Un nuovo proibizionismo è alle porte? Questo è un argomento che mi appassiona non poco. Per saperne di più, da poco ho riesumato due libri, scritti una quindicina di anni fa, che parlano degli effetti dell'alcol entrambi scritti dal duo Enrico Baraldi, Alessandro Sbarbada: La casta del vino; Vino e bufale; Mi chiedo e vi chiedo. Ha ancora senso far finta che l'alcol non faccia male anche se assunto in dosi moderate? Mi sembra che ci si nasconda dietro un mignolo. Non sarebbe più efficace e sincero, ammetterlo e andare avanti con questa consapevolezza? Sono sicuro che ne uscirebbe una comunicazione più moderna e contemporanea.

Rispondi
avatar

Alessandro Morichetti

circa 1 settimana fa - Link

Non ha alcun senso far finta che il vino non sia alcol (oltre a tanto altro) e infatti su questo tema ci siamo chiaramente ed univocamente espressi più volte. Chiunque faccia finta di nulla, accampando motivazioni salutistiche - per lo stato attuale del sapere - o è poco informato o in malafede. Non c'è altra strada, purtroppo. Saremmo tutti ben felici di poter dire che bere fa bene e saremmo le persone più ricche e in salute del mondo se bere in buona quantità facesse anche meglio. Così non è, ne prendiamo atto, ci godiamo il vino, i suoi piaceri e la sua cultura, accollandoci la quota di rischio che questo comporta.

Rispondi

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.