Intrawine #16 | Vino per vecchi, la Cina è vicina, Nigeria, Spagna, bottiglie di carta e <i>pay for play</i>

Intrawine #16 | Vino per vecchi, la Cina è vicina, Nigeria, Spagna, bottiglie di carta e pay for play

di Massimiliano Ferrari

Nuova uscita di Intrawine particolarmente succulenta con nuove riflessioni su quello che accade nel mondo intorno al vino.
Ecco il sommario di marzo: rapporti fra il vino e forma artistica, novità in Cina, il mercato nigeriano, problemi vari di comunicazione, il caso Spagna e come cambiare il linguaggio del vino. Temi molto caldi su vari fronti.

Buona lettura!


La storia millenaria del vino nell’arte
Partiamo con qualcosa di leggero, il legame millenario fra vino e arte. Tema sviscerato in libri, articoli, lezioni e studi che troviamo proposto in questo interessante pezzo che analizza come la rappresentazione del vino nell’arte passi per quattro categorie generali: estatica, devozionale, estetica e amorosa. La tesi è che l’espressione artistica del vino non è mai fine a se stessa ma quasi sempre funzionale al contesto in cui la si trova e quindi portatrice di un messaggio. Manifestazione di ricchezza, elisir amoroso o elemento simbolico per il cristianesimo, il vino ha attraversato la storia artistica dell’umanità come nessun altro prodotto o manufatto scaturito dall’esperienza umana.

Wine in art: the ecstatic, the devotional, the aesthetic and the amorous (The World of fine wine)


Tenete d’occhio la Nigeria
L’Africa è un mercato che spesso viene trascurato nelle strategie export di tante aziende vinicole. Un atteggiamento quasi snobistico porta quindi a sottovalutare mercati emergenti come quello della Nigeria, paese da duecento milioni di abitanti che in questo pezzo viene descritto attraverso la storia di Chinedu Rita Rosa, imprenditrice nigeriana che ha fondato un’agenzia di consulenza per importatori nigeriani che cercano vini europei e aziende francesi interessate ad entrare nel mercato nigeriano del vino. La Nigeria è un paese giovane, con una democrazia vivace e un ceto medio che si ingrandisce, la cui popolazione raddoppierà entro il 2050. Il mercato del vino ha grandi potenzialità di crescita e si stima che il giro di affari raggiungerà i 570 milioni di dollari nel 2025. Vale la pena monitorare questi mercati ancora poco esplorati ma dalle possibilità importanti.

The Bordeaux business opened doors to the nigerian wine market (Wine Business International)

Chinedu Rita Rosa (Credits photo: Meininger's Wine Business International)

Chinedu Rita Rosa (Credits photo: Meininger’s Wine Business International)


Il linguaggio del vino va rinnovato?
Questo interessante approfondimento pone questioni che sono al centro della discussione intorno alle forme linguistiche usate quando il vino è al centro del discorso. Il primo problema riguarda un linguaggio troppo eurocentrico o comunque afferente ad un universo linguistico tipicamente occidentale: come suggerisce Richard Hemmings MW, il cosiddetto wineglish. Ma un sommelier cinese o peruviano avranno la stessa conoscenza di descrittori per esempio che si usano in Francia piuttosto che in Gran Bretagna? Punteggi e voti si conciliano con l’esigenza di nuovi consumatori che vedono il vino come un’occasione di socialità? Sono diverse le domande e gli interrogativi che il pezzo uscito su Terroir Review pone e tutte degne di attenzione perché se ci deve essere un rinnovamento del mondo del vino è ovvio che debba passare anche da un ripensamento del linguaggio che si usa per maneggiarlo.

We need to talk about wine talk (Terroir Review)

Terroir View


Il mondo del vino ha un problema di anzianità
Il solito, imprescindibile Eric Asimov su quello che è uno dei problemi più avvertiti nel mercato americano e non solo. In sintesi estrema, il mondo del vino ha un problema di età, i potenziali consumatori giovani sono freddi e lontani dalle dinamiche a cui noi siamo abituati e le aziende continuano a puntare i loro soldi su un pubblico sempre più vecchio.

The american wine industry has an old people problem (New York Times)


Nuove frontiere per il vino cinese
La Cina è ormai stabilmente fra i primi due o tre mercati per le importazioni di vino dal mondo e ora inizia a rafforzarsi la sua immagine anche come paese produttore. L’articolo qui segnalato traccia il profilo di Xige Estate, azienda situata nella regione dello Ningxia, che sintetizza i nuovi tratti della viticoltura cinese. Innanzitutto il progressivo abbandono del classico e abusato blend bordolese a favore di varietà che si accordino meglio con i diversi terroir cinesi e la scelta di produrre vini di qualità alta che possano incontrare i favori di un ceto medio cinese sempre più curioso e coinvolto dal vino. L’idea dietro a questo cambiamento è anche quella di diventare un mercato apettibile per importatori stranieri interessati al vento nuovo che soffia in Cina.

China to fast evolve beyond safe Bordeaux blends ( Harpers)


Perché nessuno si fila la Spagna del vino?
È questa la domanda che in modo grossolano sintetizza questo pezzo di Miquel Hudin. Quando si parla di alta qualità, fine wines o grandi bottiglie difficilmente si fa riferimento ai vini spagnoli. Una prima risposta Hudin la dà valutando lo scarso interesse che la Spagna vinicola suscita nell’editoria libraria in lingua inglese dedicata al vino. Pochi libri, menzioni striminzite nelle maggiori enciclopedie del vino e quindi un cono d’ombra per tanti potenziali consumatori. Inoltre dove paesi produttori come Francia e Italia sono riusciti a costruirsi una solida reputazione nel mercato dei grandi vini la Spagna ha sempre annaspato, attirando sulla propria produzione vinicola lo stereotipo di vini a basso costo preferendo i volumi al valore. Il pezzo è quindi una lunga e attenta analisi delle difficoltà che la Spagna vinicola continua ad affrontare per imporsi come merita sul mercato mondiale del vino.

Why no fame for the wines of Spain? (Hudin.com)


La prima bottiglia di vino fatta di carta riciclata
Nello scorso Intrawine avevo riportato un articolo che approfondiva il piano di una importante azienda spagnola per il riutilizzo delle bottiglie uscite dalla propria cantina. Qui invece un altro progetto che si inserisce nel solco delle innovazioni legate a nuove forme di packaging per l’industria del vino. Cantina Goccia, azienda vinicola umbra, ha lanciato una linea di vini imbottigliati in Frugal Bottles, bottiglie fatte al 94% di carta. Per il momento la produzione è stata di circa 110.000 bottiglie. Si tratta della prima bottiglia in carta al mondo e vedremo se questa sperimentazione verrà seguita in giro per il mondo.

Cantina Goccia launches paper wine bottle filling station ( The Drink Business)

Frugal Bottle


Pagare per esserci
Questo articolo di Kathleen Wilcox gira intorno ad un argomento centrale nella narrazione del vino, i rapporti spesso clientelari e interdipendenti che esistono fra la stampa che dovrebbe giudicare i vini e le stesse aziende produttrici. Gli americani lo chiamano pay for play, la cui traduzione mi sembra ovvia, e cioè se vuoi che i tuoi vini vengano giudicati e valutati bene devi pagare. L’articolo espone, tra le altre cose, come questo modus operandi spesso influenzi negativamente l’immagine di intere regioni del vino che avendo poche risorse da investire sono pressoché dimenticate nei report delle riviste di settore. L’altro grande tema è quello relativo agli influencer e alla pubblicità sui social media. Alla fine, pagare per la propria presenza fa parte della cultura capitalista, riporta il pezzo, dipende però da quanto questo “pagare per giocare” sia visibile ed esplicitato ai consumatori e non lasciato in “una insidiosa zona grigia”.

Buying influence in the wine world (Winesearcher)


Come cambia il mondo dell’educazione del vino
Negli ultimi quattro, cinque anni il panorama dell’educazione al vino è cambiato in modo radicale. Prima gli scandali che hanno investito la Court of  Master Sommeliers e poi la pandemia sono stati gli inneschi che hanno avviato cambiamenti nei modi e negli approcci dei corsi dedicati al vino. L’articolo, attraverso interviste e testimonianze, fornisce con buona approssimazione quali siano state le nuove scelte fatte nel settore educativo dedicato al vino. Corsi online, incontri su piattaforme come Zoom e una maggiore integrazione per favorire la partecipazione di minoranze etniche e gruppi sociali spesso ai margini del mondo del vino sono le novità più rilevanti che la formazione sul vino ha visto negli ultimi anni.

The changing landscape of wine education (SevenFifty Daily)


Ci ritroviamo a marzo e per qualsiasi suggerimento, consiglio, critica o altro scrivete qui: dillo@intravino.com.

Tutto su IntraWine, la rassegna stampa di Intravino:

– IntraWine | La rassegna stampa di Intravino #1 Febbraio 2022
– IntraWine #2 | Melania Battiston, fumetti, Buttafuoco, gusto “salato” e DRC
– IntraWine #3 | vino “croccante”, Barolo a La Place, terroir di Internet e guerra in Ucraina

– Intrawine #4 | Chianina & Syrah, Libano, NFT, bicchieri da osteria e cure palliative
– Intrawine #5 | Auf Wiedersehen Pét, Blind Ambition, Asti Spumante & Ucraina e baby Bordeaux
– Intrawine #6 | Geoffroy in Franciacorta, progettare cavatappi, clean wine e cosa fa un wine consultant
– Intrawine #7 | Amazon, bottiglie di plastica, Burlotto, AVA e Albéric Bichot, vignaiolo-esploratore
– Intrawine #8 | Bere in Antartide, Tik Tok, caos delle spedizioni, Muvin e bianchi di Rodano e Spagna

– Intrawine #9 | Vino e mistificazioni, uve perdute dalla Gran Bretagna, Vorberg e l’annata 2018 a Barolo
– Intrawine #10 | Il futuro di bordeaux, il prosecco di Kylie Minogue, Radice di Paltrinieri, Algeria e zeitgeist
– Intrawine #11 | Suicidi tra i vignaioli, l’eredità di Robert Parker, bere con moderazione e the World of Fine Wine
– Intrawine #12 | Perché bere non è più figo, Ucraina e bombe, caos a Barolo e tesori di una libreria
– Intrawine #13 | Grande Cina, maledetta Bordeaux, Roundup, aste, black power e Sudafrica
– Intrawine #14 | La svolta del Mugaritz, vade retro vetro, anni Settanta, rapaci in vigna, Prosecco in Australia
– Intrawime#15 | effetto White Lotus, ingredienti in etichetta, Perù, metaverso e bottiglie riciclate

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Massimiliano Ferrari

Diviso fra pianura padana e alpi trentine, il vino per troppo tempo è quello che macchia le tovaglie alla domenica. Studi in editoria e comunicazione a Parma e poi Urbino. Bevo per anni senza arte né parte, poi la bottiglia giusta e la folgorazione. Da lì corsi AIS, ALMA e ora WSET. Imbrattacarte per quotidiani di provincia e piccoli editori prima, poi rappresentante e libero professionista. Domani chissà. Ah, ho fatto anche il sommelier in un ristorante stellato giusto il tempo per capire che preferivo berli i vini piuttosto che servirli.

2 Commenti

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Rede picello

circa 1 anno fa - Link

È un gioco scoperto da tempo, ma che non viene dibattuto facilmente. Ha fatto la fortuna di molti sommelier furbacchioni, che hanno viaggiato in sidecar con aziende vinicole. dove uno faceva sponda all'altro. Poveri consumatori creduloni ! È così che è nato il mito della barrique. Con l'arrivo dagli Antinori , negli anni 80. Chi poteva permettersi di dire che, questa "polvere" dorata che si adagia sulle peculiarità di terroire e profumi dei vitigni, penalizzano i nostri vini ? ....ma i francesi.!?! Bordeaux e bourgogne, li abbiamo conosciuti così... Come dire ai millennian di apprezzare un pollo di 6 mesi, anziché di 28 GG del super, con il quale sono cresciuti.

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marcow

circa 1 anno fa - Link

Ho letto l'articolo di Meg Maker sul rinnovamento del linguaggio del vino. Se ricordate, ne abbiamo parlato in vari dibattiti e anche nell'ultimo sulle NOTE di DEGUSTAZIONE che è uno degli argomenti dell'articolo di Meg Maker. Non conoscevo Meg Maker e la sua rivista blog. Poi, informandomi, ho scoperto che ha creato altre iniziative editoriali di successo tra cui Seriuos Eats che seguo da anni. È stata più volte premiata. È sicuramente una che sa scrivere molto bene: è facilmente rilevabile. Ma, come mi capita spesso mentre leggo articoli sul vino, mi sono chiesto: ma per chi scrive Meg Maker? Nel suo articolo, poi, critica il sistema dei punteggi(inventato dal grande Parker): condivido alcuni argomenti sui limiti dei punteggi ma, secondo me, restano ancora uno strumento valido per comunicare ... sinteticamente..."molte informazioni" che il consumatore-bevitore potrà utilizzare("criticamente") per fare delle scelte di acquisto. Nell'articolo la Maker si sofferma sull'uso delle METAFORE nella Comuncazione del Vino(ma vale per la comunicazione di tutti i settori) e prende come esempio un brano del "mitico" Parker. Le Metafore non vanno abolite ma... rinnovate... perché il mondo ... nel frattempo è cambiato: è questo che dice la Maker. E, poiché, secondo me, il mondo cambia a una velocità mai vista prima nella storia, il linguaggio della comunicazione va continuamente... aggiornato. ____ Conclusione. Il linguaggio del vino, come per tutti i settori della comunicazione, va continuamente aggiornato... le metafore rinnovate... ma per CHI?

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