IntraWine #3 | Vino “croccante”, Barolo a La Place, terroir di Internet e guerra in Ucraina

IntraWine #3 | Vino “croccante”, Barolo a La Place, terroir di Internet e guerra in Ucraina

di Massimiliano Ferrari

Eccoci di nuovo qui con Intrawine, la nostra carrellata di link, articoli ed approfondimenti a tema vino con cui rimanere aggiornati su cosa succede in giro per il web.


Il primo Barolo a La Place de Bordeaux
È notizia di qualche settimana fa ma passata in sordina dalle nostre parti. Il Cerequio 2018 di Michele Chiarlo sarà il primo Barolo venduto a La Place de Bordeaux. Due parole su La Place. È un antico e tuttavia ancora influente sistema di vendita con cui gli chateaux bordolesi vendono i propri vini. Le bottiglie non vengono vendute direttamente dalle aziende ma passano un complicato sistema di courtiers, mercanti e negociants grazie ai quali arrivano poi sui mercati di mezzo mondo. Da una trentina di anni è stata aperta anche ai grandissimi nomi dell’enologia mondiale  per i quali è diventata the place to be in definitiva.

First Barolo to be released on La Place de Bordeaux (The Drinks Business)


Certe etichette sono proprio un disastro
Su The Internet Gourmet
, Angelo Peretti mette all’angolo una considerevole fetta di produttori molto attenti all’estetica delle etichette ma che se infischiano quando si tratta di cosa scriverci sopra. Spesso guardiamo all’etichette come un efficace strumento di marketing e comunicazione ma, occorre ricordarlo, l’etichetta è una sorta di carta d’identità di un vino in cui la chiarezza e il rispetto di regole in merito a cosa viene riportato sono elementi imprescindibili.

Etichettatura, sette regole per evitare multe e sequestri (The Internet Gourmet)


Guerra in Ucraina e vino italiano
Mettere insieme questa rassegna stampa pensando a notizie che intreccino il mondo e l’economia del vino con l’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina potrebbe sembrare inappropriato e insensibile. Non è così. Nonostante tutto qui ci occupiamo di vino e quindi si cerca di dare uno sguardo su quello che accade nel nostro mondo senza per questo sottostimare la tragedia umana e l’attacco disumano che coinvolge il popolo ucraino.

Detto questo, due analisi: una sempre di Angelo Peretti, l’altra uscita su Il Sole 24 Ore, che riflettono sull’impatto che la guerra in corso avrà sul comparto vinicolo italiano, primo paese esportatore verso la Russia.

I costi della guerra in Ucraina per il vino italiano (The Internet Gourmet)
Guerra in Ucraina, forti perdite in vista per l’export di vino in Russia (Il Sole 24 Ore)


Vino “croccante”: tutto quel che c’è da sapere, finalmente
Tornando a qualcosa di più spensierato, quante volte negli ultimi anni durante una degustazione avete sentito un vino descritto come croccante? Personalmente tante. Qui su Punch un bell’articolo che racconta la genesi e come il termine crunchy, croccante, sia stato sdoganato, soprattutto nel giro dei vini naturali, per descrivere una certa categoria di vini giocati su freschezza, acidità e pungenze gustative.

Can a Wine Actually Be “Crunchy”? (Punch)


E se il vino supercostoso poi è deludente?
Il tema è di quelli vecchi come il mondo, il valore astronomico di alcuni vini e quello che poi si trova nel bicchiere. Quando apro un vino da 600 sterline che cosa mi devo aspettare? Questa la domanda che Margaret Rand si chiede in questo pezzo che espone un punto di vista interessante. Il vino, al pari di un opera d’arte, può emozionare come deludere in maniera simile. Dopo aver visto centinaia di volte la Gioconda riprodotta in foto quando ci si ritrova per la prima volta di fronte al capolavoro leonardesco spesso la sensazione è: “tutto qua?”. Non succede lo stesso quando alle prese con vini mitologici il dubbio sussurrato che coglie è ancora: “tutto qua?”. Cosa compro allora quando pago un vino centinaia di euro? Probabilmente un posto nel dorato circolo di coloro che si possono permettere di spendere quelle cifre.

Beautiful things (Tim Atkin)


Come Internet ha lasciato il segno sul terroir
Le riflessioni che Eric Asimov fa sulle pagine online del New York Times non sono mai banali ma racchiudono sempre guizzi notevoli di intelligenza. In questo pezzo si ruota intorno alla tesi che il mondo del vino stia modificando il proprio DNA, partendo dal concetto di terroir. Se esiste una cultura del terroir piuttosto rigida e legata esclusivamente all’Europa e quindi a tutto un sistema di tradizioni ed eredità culturali tramandate nei secoli, oggi grazie a Internet, i social media e nuove tecnologie che permettono comunicazioni e spostamenti in modo rapido, zone come California, Australia, Cile – in generale, il Nuovo Mondo enologico – stanno sperimentando nuove forme di condivisione fra produttori che, a loro volta, creano culture del vino che sono frutto di contaminazioni e intrecci e che quindi modificano la nozione classica europeista di terroir. Pensavamo che la globalizzazione avrebbe reso la viticoltura mondiale un deserto di chardonnay e cabernet? Mmm, errore.

How the Internet Has Left Its Mark on Terroir (The New York Times)


Nuova scala di dolcezza in etichetta per i vini alsaziani
La grande difficoltà nell’approcciare i vini alsaziani risiede nel fatto che spesso le etichette sono una cortina di fumo per intuire il livello di zuccheri e quindi di dolcezza che un certo vino possa avere. È evidente che mandare fuori strada l’acquirente era errore non così raro. Le cose stanno per cambiare. A partire dall’annata 2021, le etichette dovranno esibire una scala di valori che fanno da sec, demi sec, moelleux fino a doux.

New ‘sweetness scale’ to feature on Alsace wines (The Drinks Business)


Ma quindi, dopo quanto si beve?
Il tema di questo pezzo è molto interessante e andrebbe approfondito anche dalle nostre parti. In buona sostanza, la stragrande maggioranza dei consumatori di vino compra una bottiglia per berla a stretto giro di posta, fregandosene se il vino sia pronto o no. Quelli che “fanno cantina”, custodiscono, affinano aspettando il momento ideale per aprire i propri vini sono una riserva indiana in via d’estinzione. Questo ha ovviamente una ricaduta e diverse aziende si stanno quindi muovendo in una direzione quasi paradossale, ciiè produrre vini che siano pronti da bere velocemente e che parallelamente mantengano le potenzialità per evolvere nel tempo senza problemi.

Helping Wine to Grow Old Gracefully (Wine Searcher)


Tutto su IntraWine, la rassegna stampa di Intravino:
– IntraWine: la rassegna stampa di Intravino #1 Febbraio 2022

– IntraWine #2: Melania Battiston, fumetti, Buttafuoco, gusto “salato” e DRC

 

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Massimiliano Ferrari

Diviso fra pianura padana e alpi trentine, il vino per troppo tempo è quello che macchia le tovaglie alla domenica. Studi in editoria e comunicazione a Parma e poi Urbino. Bevo per anni senza arte né parte, poi la bottiglia giusta e la folgorazione. Da lì corsi AIS, ALMA e ora WSET. Imbrattacarte per quotidiani di provincia e piccoli editori prima, poi rappresentante e libero professionista. Domani chissà. Ah, ho fatto anche il sommelier in un ristorante stellato giusto il tempo per capire che preferivo berli i vini piuttosto che servirli.

11 Commenti

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marcow

circa 2 anni fa - Link

1 L' articolo di Margaret Rand è interessante perché esprime delle opinioni su un tema vecchio, come dice Massimiliano Ferrari, ma sempre attuale: ne abbiamo, infatti, parlato pochi giorni fa a proposito dei vini da magnati russi. 2 Devo subito dire che Margaret Rand si è spinta in ARGOMENTAZIONI che sono state quasi totalmente ignorate dal dibattito che si è sviluppato, qualche giorno fa, sui vini da oligarchi russi. 3 È stata coraggiosa, in un certo senso, se pensiamo al ruolo che svolge come scrittrice di successo internazionale di vino ben inserita in un SISTEMA... che, comunque, non vuole assolutamente mettere in discussione. Forse da questa ultima mia considerazione(3) sulla Rand deriva la tortuosità e non limpida chiarezza in quella parte dell'articolo in cui Margaret Rand mette in relazione: 1 Il VINO 2 Le Performance Arts 3 La Gioconda 4 I BENI di LUSSO Cosa intende la Rand per PERFORMANCE ART? Il vino è una performance art? Poiché si potrebbe discutere all'infinito su cosa è una performance art e se il vino è una performance art...è meglio chiude qui la discussione. -- Il concetto importante,invece, che condivido con la Rand è che non c'è nessuna relazione tra qualità del vino e prezzo nei vini da magnati russi. E ancora che per comprendere il fenomeno bisogna far riferimento alla PSICOLOGIA (e alla Psicopatologia) dei CONSUMI di LUSSO che c'entrano poco con quello che c'è nella bottiglia di un vino il cui prezzo supera lo stipendio che molte persone faticano a raggiungere in un mese di lavoro. La Rand non di spinge su queste ultime considerazioni. Non penso le interessi se il prezzo di una bottiglia superi lo stipendio di un essere umano. Ma spiega le motivazioni narcisistiche legate al consumo di lusso del vino da magnati russi. È questo è già tanto, comunque.

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marcow

circa 2 anni fa - Link

(E) questo è già tanto, comunque. Nel senso che il prezzo e il rapporto Qualità/Prezzo è un aspetto secondario nelle recensioni sul vino e nei discorsi sul vino che si fanno in Italia. E parlarne dalle posizioni della Rand è una bella lezione per chi scrive di vino in Italia.

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Un altro articolo interessante segnalato nella bella rubrica di articoli internazionali di M Ferrari è quello di Eric Asimov sul New York Times. (Il tema è stato più volte oggetto di appassionate discussioni su questo blog con forti divisioni di opinioni) Ebbene Asimov descrive, con grande chiarezza, l'evoluzione del concetto di Terroir. Secondo me viene distrutto il concetto di Terroir. Perché significa troppe cose e in contraddizione tra loro. Sono d'accordo, invece, con Asimov sul fatto che che il...CONCETTO...di TERROIR...è essenzialmente...una COSTRUZIONE, un' INVENZIONE CULTURALE. ...Dettata da motivi squisitamente commerciali. -- PS Margaret Rand ha scritto qualcosa sul concetto di Terroir? Sembra di si.

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Margaret Rand parla in diversi articoli di Terroir e di Blind Tasting Vi segnalo questo https://timatkin.com/how-much-terroir-expression-do-you-really-want-in-your-wine/

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Dall' articolo di Margaret Rand. Parla del Meursault su cui si è discusso in questi giorni MARGARET RAND: "I have no wish to demolish the idea of terroir expression. It’s just that I understand less and less what it might be. Fashion seems to be a major part of it. Take Meursault, which I mentioned in the heading of this piece. Some years ago Meursault was instantly recognisable blind. It was smoky, creamy and cabbagey in a way that no other white Burgundy was. ‘Lovely stinky Meursault’ was how I remember a shipper describing it. Does it taste like that now? No. Not at all. People want fresher, lighter wines. Fashion, you see. Those cabbagey flavours must have had a lot to do with sulphur compounds, delicious as they were. They were a winemaking flavour. We associated them with terroir, but they were probably just acquired in the cellar. I can’t pinpoint when Meursault changed – sometime in the last 10 years – but you never find those flavours now, at least when the wine is young. Now it’s much more like other Côte d’Or whites. Yes, it gets buttery with age, but it has changed. Which style expresses the terroir of Meursault? I don’t know. Do you? Which style reflects winemakers expressing their terroir in the way demanded by their customers? Both, I don’t doubt" (Estratto dal link di Margaret Rand)

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...sarebbe meglio che la signora Margaret Rand iniziasse a bere il Meursault buono , quello dei magnati russi , per farsi un'idea un po' più chiara del valore sensoriale attuale della tipologia...

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Stefano

circa 2 anni fa - Link

Boh, se le piacciono i cavoli, lasciamo che li rimpianga...

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Di Margaret Rand un articolo del 2021 in cui propone un nuovo modo di classificazione dei vini. https://worldoffinewine.com/2021/07/19/wine-classification-in-the-style-of-an-old-master/ La Rand esprime delle opinioni sul TERROIR e DEGUSTAZIONE ALLA CIECA. Su questi temi, come sapete, Sisto si è soffermato in diversi dibattiti e anche recentemente replicando ad un mio commento(v Ho abbinato 3 vini a 3 formaggi) e illustrandoci i risultati di un evento della scorsa estate a cui Sisto ha partecipato dove erano in gioco Terroir e Degustazione alla Cieca .

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Sisto

circa 2 anni fa - Link

marcow Hai presente , quando parlando di questi argomenti, sono stato dileggiato (ovviamente ricorrendo alle solite patetiche filastrocche o "ipse dixit", se non a "beh, certo: tu e gli altri non avete capacità sensoriale raffinata"). La mia risposta è sempre stata che con il bigino imparato a memoria su una zona e l'etichetta del relativo prodotto ben in vista è capace anche un mentecatto a ritrovare ciò che ci si aspetta. Oppure, l'asso nella manica " tizio indovina questa vigneto alla cieca..." ovvero citare il fenomeno da baraccone invece di parlare di assaggio ovvero la descrizione organolettica di un prodotto. Senza dimenticare che in assenza di zonazione rigorosamente mappata e pubblicata (e validata) è pura fuffa il parlarne. Ecco: perché tutti questi non si candidano per il prossimo esperimento analogo? poi indici di affidabilità del giudice, risultati alla mano, ne riparliamo. Il fatto è che i protocolli produttivi, primo, o l'annata, secondo, hanno, quasi sempre, un impatto ben più rilevante della zona (che comunque influenza) ma esprimerli con ripetibilità decente e identificarli senza trucchi è estremamente difficile.

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Vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...ieri sera ho bevuto , stimolato dall' articolo, un Meursault Charmes 2014 di Matrot. Chiaramente prima l' ho stagnolato. Mi e' piaciuto anche senza vedere l' etichetta, indovinando cru, produttore e annata. Tra l' altro nessun cavolo come descrittore...non c' e' piu' il terroir e i manici di una volta...

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Ringrazio Massimiliano Ferrari per avermi fatto conoscere, attraverso la sua rubrica a carattere internazionale, Margaret Rand. 40 anni di carriera alle spalle. E che carriera! Sarebbe interessante andare a rileggere gli articoli dei primi anni di attività della Rand per vedere com' è evoluta, nel tempo, la sua attività di scrittrice di vino. Generalmente si dice che "si nasce rivoluzionari e s'invecchia da conservatori". Invece la Rand sembra aver conservato una freschezza giovanile e, forse anche grazie al prestigio di cui gode e a un' ottima stabilità economia, si può permettere una libertà e un' indipendenza nello scrivere quasi completamente sconosciuta negli ambienti della critica enogastronomica italiana.

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