Intrawine #11 | Suicidi tra vignaioli, l’eredità di Robert Parker, bere con moderazione e The World of Fine Wine

Intrawine #11 | Suicidi tra vignaioli, l’eredità di Robert Parker, bere con moderazione e The World of Fine Wine

di Massimiliano Ferrari

Dopo esserci lasciati quasi alle spalle l’estate più calda di sempre ritorna Intrawine.

Questa uscita sarà leggermente diversa dalle precedenti. Dopo qualche settimana di assenza ho scelto di mettere insieme una sorta di best of delle letture che ho trovato in giro fra luglio ed agosto. Prendetela come una compilation utile anche per affrontare ritorni, fine vacanze o, per chi può permetterselo, una lettura per turisti dell’ultima ora.

A presto e buona lettura.


Bere con moderazione
Facciamocene una ragione, un cosiddetto movimento per la sobrietà è in crescita. Ovviamente gli Stati Uniti sono in prima fila in questa avanzata di vini dealcolizzati, Dry January e sobrie alternative liquide. Certo si dirà che noi come paese produttore di vino siamo al riparo da queste minacce ma l’argomento è sotto i riflettori. Merita quindi la lettura questo pezzo di Jason Wilson che riflette sull’ambiguo rapporto che gli USA intrattengono da sempre con l’alcol, ma la questione è aperta anche in Europa. Risale a qualche mese fa infatti la decisione paventata dalla UE di inasprire la politica anti-alcol nei paesi membri con particolari ripercussioni sui paesi produttori. Non so se si possa parlare di crociata contro gli alcolici ma è chiaro che un vento proibizionista inizia a soffiare da più parti nel mondo.

From Dry January to Fake Cocktails, Inside the New Temperance Movement (The Washington Post)


Produrre vini e birre senza alcol? Ecco spiegato come
Si parlava di sobrietà e possibili danni provocati dall’alcol nel link precedente ed ecco qui segnalato un altro articolo che prosegue sullo stesso filone. Jacopo Mazzeo ci spiega bene e con chiarezza cosa significa produrre vini e birre senza alcol, quali tecnologie ci sono dietro e come si muovono i rispettivi mercati. Mercato quello del no e low alcool che vale circa 2 miliardi di dollari ad oggi.

The Science Behind Non-Alcoholic Beer and Wine Production (SevenFiftyDaily)


Robert Parker, un ritratto
Il titolo di questo pezzo dice già tutto: Sympathy for the devil. Un perfetto ritratto del critico enologico più influente degli ultimi 30-40 anni, capace di creare mercati e trend lì dove non esisteva quasi nulla. Sulla figura e il potere di Parker si è detto tutto e il contrario di tutto. In questo articolo si pone l’accento sul fenomeno della “parkerization” del vino mondiale durante gli anni Novanta, che non fu ovviamente opera di un solo uomo ma una giusta combinazione di mercati globalizzati, rinascita della critica e forte desiderio di omologazione che non toccò solo il mondo del vino. Passata la sbornia dei vini “parkerizzati” il copione si sta ripetendo tutt’oggi. Cambiano gli attori ma la recita è la stessa. E quindi pet-nat ovunque, orange wines che spuntano come funghi e un sostanziale appiattimento verso differenti ma ugualmente vuote ricette enologiche.

Sympathy for the devil (Punch Drink) 


Tasse sul vino e Rivoluzione Francese
Il pezzo qui segnalato spiega come il malcontento che seguì l’inasprimento delle tasse su diversi beni di consumo, tra cui il vino, potrebbe essere stato una della scintille che diede il via alla Rivoluzione Francese. L’approfondimento storico non è accuratissimo nel pezzo ma è interessante notare come tributi e imposte sul vino venivano percepiti negativamente da tutti gli strati sociali, a testimonianza di quanto il vino permeasse ogni angolo della società francese di fine Settecento.

Wine in history: A tax on pleasure (The World of Fine Wine)


Calcare: il Sacro Graal dei vigneti?
In questo lungo ed esaustivo pezzo, Alex Maltman – geologo già autore di un fondamentale libro dedicato alle interazioni fra vigne, rocce e suoli – scrive una panoramica completa sui suoli originati da questa roccia, croce e delizia per ogni vignaiolo. Insomma un Bignami per tutti quelli che vogliono saperne di più su calcare e affini. Ah, per gli impallinati di minerali, suoli e interazione con i vigneti, sempre su The World of Fine Wine, probabilmente la rivista di vino più prestigiosa al mondo, Maltman ha scritto durante l’estate altri approfondimenti dedicati a rocce silicee, tufo e argilla.

Limestone: Holy grail or charismatic illusion? (The World of  Fine Wine)


Il logorio psicologico di un vignaiolo
Partendo dal suicidio di quattro vignerons francesi durante il 2020, questo eccellente pezzo si interroga su questioni che coinvolgono salute mentale, agricoltura, viticoltura e modelli culturali. Il tema di fondo è la pressione psicologica, fisica e mentale che spesso i produttori sono costretti a sopportare. Gli ultimi anni poi hanno mostrato come le sfide portate dal cambiamento climatico siano quasi insormontabili per chi ha a disposizione mezzi economici limitati. Tutto questo fa sì che agricoltori e vignaioli si trovino con le spalle al muro. Vale anche la pena ricordare che la narrazione del vino e di tutto ciò che gli gira attorno ha una forte impronta maschilista, come se i vignerons dovessero apparire sempre come uomini forti, dediti al lavoro fisico, senza tentennamenti o flessioni. Tutti gli aspetti sopra elencati generano un cortocircuito psicologico che tanti non sono in grado di sopportare ma di cui la stampa specializzata difficilmente si occupa.

No one left to call (Burum Collective)


Vigne sulle colline di Praga
Praga città d’oro, città del Golem e di misteri erranti, ma anche città del vino e di vignaioli urbani. Questo ritratto dà conto di cantine urbane e vigne che si arrampicano sulle colline cittadine, di giovani che cercano di tenere insieme vecchie tradizioni viticole con uno sguardo aperto sull’orizzonte prossimo e della tradizione vinicola della capitale ceca.

Prague Won’t Let You Go — The Winemakers Who Settled In The Golden City (Pellicle Mag)


Pensare al vino: quattro approcci diversi
Lo stile del wine critic del New York Times, Eric Asimov, è sempre molto pacato e foriero di pensieri e ragionamenti. Non fa eccezione questo pezzo che riflette su quattro diversi approcci con cui avvicinarsi al vino. Spesso ci si dimentica che non esiste un unico modo di interazione con una bottiglia, al di là di berla ovviamente, ma la sensibilità di ognuno porta ad instaurare relazioni diverse che possono andare dal concentrarsi sul vino come prodotto che arriva dalla Terra, dal pensarlo come risorsa alimentare oppure come un’avventura, in cui essere coinvolti fino ad immaginarlo come manufatto analogico in cui possono convivere felicemente singolari difetti, imperfezioni e increspature uniche.

Four ways to think about wine (New York Times)


Tutto su IntraWine, la rassegna stampa di Intravino:

– IntraWine: la rassegna stampa di Intravino #1 Febbraio 2022
– IntraWine #2: Melania Battiston, fumetti, Buttafuoco, gusto “salato” e DRC
– IntraWine #3: vino “croccante”, Barolo a La Place, terroir di Internet e guerra in Ucraina

– Intrawine #4: Chianina & Syrah, Libano, NFT, bicchieri da osteria e cure palliative
– Intrawine #5: Auf Wiedersehen Pét, Blind Ambition, Asti Spumante & Ucraina e baby Bordeaux
– Intrawine #6: Geoffroy in Franciacorta, progettare cavatappi, clean wine e cosa fa un wine consultant
– Intrawine #7: Amazon, bottiglie di plastica, Burlotto, AVA e Albéric Bichot, vignaiolo-esploratore
– Intrawine #8: bere in Antartide, Tik Tok, caos delle spedizioni, Muvin e bianchi di Rodano e Spagna

– Intrawine #9: Vino e mistificazioni, uve perdute dalla Gran Bretagna, Vorberg e l’annata 2018 a Barolo
– Intrawine #10: Il futuro di bordeaux, il prosecco di Kylie Minogue, Radice di Paltrinieri, Algeria e zeitgeist

 

 

avatar

Massimiliano Ferrari

Diviso fra pianura padana e alpi trentine, il vino per troppo tempo è quello che macchia le tovaglie alla domenica. Studi in editoria e comunicazione a Parma e poi Urbino. Bevo per anni senza arte né parte, poi la bottiglia giusta e la folgorazione. Da lì corsi AIS, ALMA e ora WSET. Imbrattacarte per quotidiani di provincia e piccoli editori prima, poi rappresentante e libero professionista. Domani chissà. Ah, ho fatto anche il sommelier in un ristorante stellato giusto il tempo per capire che preferivo berli i vini piuttosto che servirli.

6 Commenti

avatar

marcow

circa 2 anni fa - Link

L'articolo su Parker è notevole. È dovremmo meditare per diversi giorni su quello che contiene. Sull'importanza della COMUNICAZIONE. sul POTERE della comunicazione...sul Potere Comunicativo di 1 solo uomo capare di INFLUENZARE per...decenni...la produzione...e... il CONSUMO. __ Non meno notevole è il commento di Massimiliano Ferrari dell'articolo su Parker. "In questo articolo si pone l’accento sul fenomeno della “parkerization” del vino mondiale [...] Passata la sbornia dei vini “parkerizzati” il copione si sta ripetendo tutt’oggi. Cambiano gli attori ma la recita è la stessa. E quindi pet-nat ovunque, orange wines che spuntano come funghi e un sostanziale appiattimento verso differenti ma ugualmente vuote ricette enologiche" __ Svegliamoci

Rispondi
avatar

marcow

circa 2 anni fa - Link

E(È) dovremmo meditare

Rispondi
avatar

BT

circa 2 anni fa - Link

ottime segnalazioni. l'articolo di circle of wine (a cui rimanda il link) sui quattro suicidi mi ha lasciato sconvolto: parliamo di uomini di quasi 60 anni: Pascal Clairet (58 ), Dominique Belluard (55), e Laurent Vaillé (57). più giovane invece olivier lemasson. davvero un grande dolore incommensurabile.

Rispondi
avatar

marcow

circa 2 anni fa - Link

Alex Maltman, in un lungo articolo, si chiede Calcare: il Sacro Graal dei vigneti? ____ Ho estratto, del lungo articolo, il passaggio che mi sembra più significativo e su cui meditare. Alex Maltman "Le uve di tre diverse cultivar sono state coltivate in modo simile ma ciascuna in diversi terreni. Successivamente sono stati vinificati uniformemente. Quando degustatori formati indipendenti hanno valutato i vini, non sono stati in grado di rilevare differenze significative tra i vini di ciascuna varietà, indipendentemente dai terreni. In un'estensione dell'esperimento, gli assaggiatori hanno rilevato variazioni quando i vini sono stati prodotti utilizzando lieviti diversi, ma i terreni, che includevano il calcare, sembravano non avere alcun ruolo nel gusto" (Alex Maltman) PS Ma Sisto, in vari dibattiti, non lo ha già detto? PPS Anche se l'articolo contiene un po' di fuffa retorica è veramente, come dice Massimiliano Ferrari, un Bignami della Nutrizione Minerale. Sono Nozioni che si possono IMPARARE in qualsiasi testo di agronomia. Alex Maltman è un geologo e le espone con grande rigore e chiarezza. Tutto il contorno di fuffa(che non c'è nei testi scientifici) potrebbe, comunque, confondere il lettore. Ma, con un piccolo sforzo, si può arrivare a capire qual è "veramente" il ruolo del calcare nella nutrizione minerale dei vegetali e in particolare della vite.

Rispondi
avatar

Sisto

circa 2 anni fa - Link

Ciao marcow.
Si l'ho detto 100 volte (con fonte, ovviamente) ma la deleteria influenza di improvvisati "insegnanti" (senza alcun titolo, se non quello di mescere il vino) è perniciosa. Anche su questo spazio taluni redattori e una massa di lettori ne è colpita, e va avanti a slogan ridicoli. Solo qualche settimana qui fa ho dovuto, per l'ennesima volta, stroncare la solita panzana della mineralità e "sapidità" (anche qui con fonte stra autorevole). Sono argomenti oggetto di studio da quelli che lo fanno con il metodo scientifico, non con le chiacchiere, ma si avanti a credere alle FREGNACCE. È come per la biodinamica.
https://www.intravino.com/primo-piano/il-marker-minerale-dei-vini-di-frascati-sotto-esame-teoria-e-assaggi-insieme/

PS
Ottimi i tuoi interventi sulle guide (mi astengo dal commentare un argomento del genere...)

Rispondi
avatar

marcow

circa 2 anni fa - Link

Dell'articolo di Eric Asimov è leggibile soltanto l'incipit.
Ma qualcosa si capisce e lo riporto perché esprime, secondo me, un concetto importantissimo su cui ci siamo soffermati in vari dibattiti sulla degustazione.
________
Eric Asimov:
"Four Ways to Think About Wine"

"Drinking is thinking. That is, the way you think about wine affects what you choose to drink and how you generally approach wine.

To give wine any thought at all is optional. Many people see it simply as a means to an end, whether a weekend pleasure, a social lubricant or an alcohol delivery system. As with orange juice or diet cola, in their minds, it’s not worth much reflection beyond selecting a favorite brand”
(Incipit dell'articolo di Eric Asimov)
_____
Cioè la Mente, quello che pensiamo del vino, può "influenzare" l'approccio alla degustazione del vino che avviene attraverso le papille.
Asimov "sembra" individuare 4 approcci prevalenti.
Non sappiamo come li giudica.
Non sappiamo se privilegia uno dei 4 approcci.
____ Per quanto mi riguarda ho elaborato un mio personale approccio alla degustazione del vino. Che non è quello dominante, in questa fase, nel mondo del vino (o almeno quello prevalente sui wine blog che, attenzione, non rispecchia molto la REALTÀ dei bevitori italiani)
__
Abbiamo visto, nell'articolo su Parker, quanto la comunicazione di 1 solo uomo abbia influenzato il gusto di milioni di bevitori.
Proprio perché le PAROLE di Parker erano state "assorbite" prima dalla Mente dei bevitori e poi da lì hanno influenzato la degustazione(e, attenzione, le scelte di acquisto che Parker voleva privilegiare)

Insomma, MARIONETTE in mano ai grandi guru della comunicazione del vino di ogni fase storica?

Rispondi

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.