Cos’è per te il vino naturale? La crew di Intravino risponde
di Fiorenzo SartoreAvete presente quella cosa dei blog che non si inventano niente, ma copiano in giro? Oggi pressappoco facciamo uguale. Prendiamo ispirazione da questo post di Andrea Turco, Cos’è la birra artigianale, per giocare attorno ad un altro tipo di definizione, che da queste parti è alquanto ricorrente: il vino naturale.
Tuttavia faremo qualcosa di appena diverso. Se Andrea Turco spiega (bene) cosa sia la birra artigianale, termine peraltro definito per legge, io trovo la parte finale (“che cos’è la birra artigianale PER ME”) quella più sentimentale, e interessante. E siccome io penso che una definizione oggettiva di “vino naturale” sia un fatto molto scivoloso, ho preferito chiedere agli intravinici qui dentro: “cos’è, PER TE, il vino naturale”?
Più che una sola definizione, una serie di sentiment. Ecco a voi.
Per me vino naturale è un vino che suona differentemente, non dico meglio: dico diverso. E non per questioni solo etiche, ambientali o di artigianalità. Ma proprio per il sapore, per la resa nel calice, per la volubilità di cui dà prova tra un sorso e l’altro. Storie a tratti spiazzanti che certe bottiglie raccontano a chiare lettere o per sottintesi.
Gianluca Rossetti
Quando penso al vino naturale penso sempre ad una figura retorica mal interpretata, l’ossimoro, che si basa su di un contrasto logico apparente: ὀξύμωρον, comp. di ὀξύς «acuto» e μωρός «stupido». Di esempi ce ne sono a caterve, di antico lignaggio e alcuni più nobili di altri: lucida follia; tacito tumulto (G. Pascoli); convergenze parallele (A. Moro); insensato senso (G. Manganelli). L’apparentamento dei termini che compongono l’ossimoro non produce un rapporto di antitesi irrisolvibile, ma dà vita ad un concetto nuovo, in senso complementare e rafforzativo, che si genera dal loro superamento. Così il “vino naturale”: l’aggettivo spiega e fortifica l’intenzionalità del suo artefice.
Pietro Stara
È un po’ come riscoprire il colore originale di un affresco coperto dalla polvere e dal tempo, e non importa se questo sia un capolavoro come la Cappella Sistina o un’opera minore relegata in una pieve di campagna perché lo scopo è sempre lo stesso: riscoprire la verità di un dipinto, di un’opera. In definitiva, del lavoro degli uomini.
Antonio Tomacelli
Al di là di ogni questione etica, ecologica o salutista, per me il vino naturale è una cosa viva, cangiante, materica, corroborante, divertente, emozionante, poco prevedibile. Un prodotto non domato, bensì indirizzato e assecondato.
Lisa Foletti
Il vino “naturale” mi ricorda l’infanzia, le bottiglie impenetrabili allo sguardo con lo stemma fuso nel vetro, che una volta aperte – pum – riversavano nel bicchiere una panna alta sei dita e un vino violaceo, odoroso d’uva (ahimé ero troppo piccolo per berlo). Era il barbera di Rovescala, che compravi in fondo all’aia dell’osteria sfuso e spillato dalla botte, oppure, se eri un sciùr, già imbottigliato in cesti metallici da 12, vuoto a rendere. Oggi – o tempora – quel vino si è enoinfighettato, ma la sostanza è ancora quella: alla fine del pranzo la bottiglia si sarà vuotata, e magari scoprirai che c’aveva pure il fondo, ohibò.
Thomas Pennazzi
Per me è un vino che, se a bere siamo in due, ci fa sentire in tre. Che sia buono o meno non si limita a far presenza: se è buono mi dà gusto, godimento. Se non è buono mi fa arrabbiare e innesca elucubrazioni più o meno leggere, dipende dalla piega della serata, sul perché non lo sia o perché a me sembri che non lo sia. (È lui? Sono io? È irreversibilmente andato o sta giocando al morto a galla e tra un po’ fa cucù?). In ogni caso, per me, un vino naturale non è mai di passaggio, al di là della sua effettiva complessità. Possiede la dote della generosità: da me non è mai arrivato a mani vuote e non se n’è mai andato senza lasciarmi qualcosa dentro.
Samantha Vitaletti
Per me il vino naturale è un modo perfetto per scombussolare le carte, per scuotere i paradigmi. Muove dall’interno un mondo un po’ seduto su se stesso che stava ancora pensando alle differenze tra legno piccolo e legno grande, tra sentori di marasca e intenso cardamomo. Ma, su tutto, il vino naturale scalda gli animi, accende le discussioni, crea conversazioni e, infine, post come questo. Quindi viva il vino naturale, viva i sostenitori e viva i detrattori.
Andrea Troiani
Il vino naturale è abdicare alla pretesa di dare al vino un significato ultimo, una verità. Sovverte il gusto, servizio della moda e della morale. Sfugge le definizioni canoniche e letterali – le cosiddette certezze del linguaggio – perché è letteratura: spazio significante, campo in cui il linguaggio viene sovvertito. I detrattori statuiscono la sua sgradevolezza perché non gradiscono (parlano) altri linguaggi dal proprio, che è in tanto povero, in quanto del linguaggio censura le forme letterarie.
Emanuele Giannone
Il vino naturale è il grimaldello con cui scardinare le porte dietro le quali vengono rinchiusi naso e olfatto degli allievi dei corsi di sommelier. Il vino naturale sconquassa le certezze, chiude il regno dell’abbastanza e ridefinisce il modo di costruire uno schema della qualità stessa di un vino.
Andrea Gori
È un paradosso che conquista il neofita e scuote la pancia e la mente dell’esperto. Non dà certezze, solo problemi a chi lo affronta con atteggiamento guardingo. Al contrario si fa conquistare ed è accogliente con chi si avvicina a lui cercando solo di conoscerlo meglio: come si fa fra amici.
Leonardo Romanelli
Al di là delle definizioni più classiche e condivise il vino naturale è per me anche qualcosa che ha intimamente a che fare con il coraggio, inteso in senso lato, e con l’onestà della persona che l’ha prodotto. Oltre a questo –dopo questo– è anche una frontiera di progressismo i cui contorni, vivaci e coloratissimi, mi riempiono di fiducia in ciò che mi circonda.
Jacopo Cossater
Il vino naturale mi restituisce quell’immaginario un po’ naïf di vendemmie di famiglia: il nonno, il lavaggio delle botti, l’assaggio dei mosti e, in generale, convivialità. L’idea è quella di un rapporto a dimensione d’uomo con il frutto e con la terra, di una totale dedizione a quello che sarà non solo un prodotto, ma una vera e propria cura, nel significato latino di quia cor urat, ossia che scalda il cuore. Forse è proprio questa inclinazione verso qualcosa che percepisco come più vicina a me, alla mia storia.
Alberto Muscolino
Riesco a dare più confidenza al vino naturale che a quello cosiddetto convenzionale, perché avverto quella rilassatezza che mi concede di poter mettere più anima che cervello nell’assaggio. Ci lega inevitabilmente a un ricordo di famiglia, e come nelle storie di famiglia il giudizio è filtrato da una sorta di affetto che può trasformare qualche piccolo difetto in una caratteristica propria. E non so quanto questo sia un bene, perché giudico sempre con un pizzico di benevolenza certe (evitabili) instabilità.
Sara Boriosi
E alla fine di tutto, ecco cos’è, per me, il vino naturale: quello che evoca anche e soprattutto dimensione artigianale, ecologica, e mostra carattere espressivo, una formula vincente e innovativa rispetto alla produzione industriale che, per delizioso paradosso, è un ritorno a qualcosa di antico.
69 Commenti
amadio ruggeri
circa 6 anni fa - LinkIl vino naturale è quello che smuove la nostra pigrizia mentale, ed è quello che i dottori del vino (ce ne sono molti in giro) proprio non capiscono.
RispondiEzechiele
circa 6 anni fa - Linkil vino naturale è quello che smuove gli ignoranti che vorrebbero fare vino e lo fanno passare per Naturale. Zero chimica, zero controllo della temperatura zero di tutto. Insomma uno chef che lascia la pasta a bollire e dopo un po' di ricorda che esiste. In teoria dovrebbe rappresentare il TERROIR...
RispondiAngelo Gajo
circa 6 anni fa - LinkBravo. Lo specchio di questi nostri tempi sventurati. Generazioni incapaci della più misera esperienza sensoriale, schiere di borderline senza più uno straccio di competenza emotiva su ciò che è "buono" e ciò che è "cattivo" che si rifugiano in costrutti intellettualistici e moralistici del "naturale" e mandano giù con gioia qualunque brodaglia acetosa. Ma in fondo provano il vuoto. E si tagliano gli avambracci per provare qualcosa di vero.
RispondiGabriele Fraschetti
circa 5 anni fa - LinkQuesta non è la definizione di vino naturale, bensì la descrizione di Alcuni produttori di vino naturale! La poca bravura di alcuni vignaioli non è una colpa dei vini naturali, anzi una dimostrazione che essi non ti danno il paracadute che puoi avere con l’aiuto della chimica, li se sbagli paghi e il risultato si vede, anzi si sente!
RispondiEmanuele
circa 6 anni fa - LinkAmadio, ti conosco solo mediaticamente, non ti conosco personalmente ma tvb.
Rispondiamadio ruggeri
circa 6 anni fa - LinkGrazie, me too.
RispondiNelle Nuvole
circa 6 anni fa - LinkIl vino naturale per me è un concetto che "se fossi stata un po' più giovane l'avrei distrutto con la fantasia/l'avrei stracciato con la fantasia" (cit.) Adesso, che giovane non sono più, il "vino naturale" non mi interessa come concetto e anche come stereotipo di un vino che "scardina le convinzioni, riporta a ricordi ancestrali, spariglia le carte degustative, sale sulle barricate enoiche."
RispondiNon mi interessa perché nella mia lunga vita ho già visto tutto, ho sperimentato tutto e ho rifiutato molto.
Sia chiaro, non mi interessa a tal punto che nemmeno lo rifiuto, anzi ogni tanto bevo pure qualcosa che mi viene presentata con queste due parole. Ogni tanto l'apprezzo e ogni tanto no.
Non mi interessa semplicemente. Ora i vostri quattro assi, bada bene di un colore solo, potete nasconderli o giocare come vi pare, che tutto ciò non mi scompone.
Cercate solo di non barare troppo, utilizzando parole che confondono chi gioca con voi.
Se ho scritto quanto sopra, relativamente ad un argomento che in realtà non mi interessa è perché voglio restare vostra buona amica.
Samantha
circa 6 anni fa - LinkParlo per lo stolto singolo che sono: non ho capito, Raffaè! Bacio
RispondiNelle Nuvole
circa 6 anni fa - Link"Vino naturale" è un concetto formato da due parole le quali messe insieme per me vogliono dire tutto e niente, più la seconda della prima. Ci sta il tutto di quello che si vuole vendere come teoria del "pulito, ancestrale, contadino, nostalgico, anti-sistema, individuale, sano, avulso da porcherie chimiche, schietto, rustico, grezzo, insapore, sapidissimo" e potrei andare avanti ancora. Non lo faccio perché, come ho scritto sopra, sono vecchia e disinteressata . Bevo e apprezzo vini anche così, ma non mi interessa definirli. Questo lo lascio a fare voi, più freschi, più giovani e meno austeri nell'uso di parole appropriate e precise. "Allora, perché sei intervenuta, se sei disinteressata?" Perché sono vecchia, acida e ogni tanto mi piace rompere le palle.
RispondiAngelo Gajo
circa 6 anni fa - LinkSe sei acida, tranquilla. Di questi tempi vai bene.
RispondiVignadelmar
circa 6 anni fa - LinkQuindi un vino "naturale" non ha caratteristiche proprie certe, riscontrabili, analizzabili. È più una categoria dello spirito, oppure dipende dal proprio rapporto con la Natura. E, se ad esempio, uno provasse sensazioni simili bevendo uno dei vini in brick che tanto odiamo, quello potrebbe essere il suo vino "naturale". Chi potrebbe negarglielo.
RispondiFigo. Come la religione cattolica: che può piacere e far sentire di farne parte, dal prete missionario in Africa al Cardinale Bertone e il suo mega attico in Vaticano.
E il mondo del vino diventerà di colpo un mondo di confratelli, consorelle, di volemose bene, tutti uniti dal bere naturale.
Purtroppo a me le religioni non sono mai piaciute.....
amadio ruggeri
circa 6 anni fa - LinkEcco, la pigrizia mentale di cui parlavo poc'anzi...eppure basterebbe un piccolo sforzo, neppure troppo gravoso.
RispondiVignadelmar
circa 6 anni fa - LinkArmando mi dispiace. Ho dato il massimo. Ma voi siete troppo intelligenti, troppo colti, troppo dotti, troppo sapienti.....non ce la posso fare.
RispondiSamantha
circa 6 anni fa - LinkForse hai ragione.
RispondiPietro Stara
circa 6 anni fa - LinkSe non ci fosse il dio del naturale, non ci sarebbero gli atei del convenzionale. Ho capito che il tuo è un modo per ringraziarci.
RispondiVignadelmar
circa 6 anni fa - LinkStara, si certo, è come dici tu.
Rispondiamadio ruggeri
circa 6 anni fa - LinkPietro, io modificherei il concetto. Se non ci fosse la religione del convenzionale, non ci sarebbe la laicità del naturale. E non è detto che non possano convivere pacificamente. Libero vino in libero stato.
Rispondinico pisanelli
circa 6 anni fa - LinkGiannone è il Fusaro del vino
RispondiEmanuele
circa 6 anni fa - LinkMa figurati. Io sono piuttosto il Fuser della Roma, quello che ha redento il Fuser della Lazzio, ma è pleonastico scriverlo perché credo che tu sia mosso da sentimenti calcidici e non calcistici
Rispondivinogodi
circa 6 anni fa - Link...il vino "naturale" (non biologico o biodinamico) è poesia. E' poesia che strugge perché apparentemente fuori dal tempo e da una logica commerciale precostituita, ma non solo:
Rispondi1) sono ricordi , rimembranze (soprattutto per i non più giovanissimi)
2) è utopia
3) è ideologia
4) è fede
5) è la parte irrazionale di noi
6) è ecologia
7) è speranza ...
1) Sono ricordi perché certi sapori titillano l'ipotalamo , anche se fuori dai parametri sensoriali ad oggi precostituiti come canoni estetici generalizzati e , apparentemente, condivisi .
2) E' utopia perché forse la naturalità , oggi, nel vino non esiste e , comunque, ogni soluzione idroalcoolica non è salubre . L'illusione è quella che faccia meno male se "naturale" , senza intralci né sovradosaggi di chimica aggiunta .
L'illusione che non si scopra che i metaboliti di cui naturalmente la natura si dota per proteggersi se non aiutata dalla chimica esterna , siano poi altrettanto dannosi rispetto a quelli di sintesi . Spero di no ... (li sto studiando , sono biologo alimentare ricercatore edonista...)
3) Ideologia... raramente il "naturalista" risiede nella parte destra del parlamento . Non ho mai capito perché...
4) Il fideismo è latente nel "naturale" . Perché il naturale, come nicchia , in un contesto convenzionale , è solo atto di fede , dove la variabile dipendente è solo la volontà dell'uomo nel non perseguire l'abuso chimico contro ciò che lo circonda , anzi, da cui è circondato. Poi l'acqua non è naturale (né quella d'irrigazione né meteorica) , il vento non è "naturale né biologico" , gli insetti non sono così selettivi come vorremmo , così come gli insulti ambientali e l'ornitologia in generale ... si , insomma , ciò che vorrebbe essere "naturale" è assediato e sta per capitolare ... resisteremo (la mia cultura rispetto all'agricoltura sostenibile è inattaccabile e pronta alla resistenza estrema)
5) Lancia in resta , viva il natural/biologico . Quando in laboratorio eseguo analisi multiresiduali di pesticidi, fitofarmaci, polveri sottili, piombo tetraetile & C su prodotti biologici trento-altoatesini o su aree fortemente industrializzate , ho scoramento totale e mi sento tanto l'Odifreddi di turno quando si approccia alla miracolistica, a Padre Pio e alle apparizioni della Madonna di Fatima o alla sua verginità...
6) E' ecologia perché il senso di lasciare inalterato un patrimonio intatto ( o quasi) ai nostri figli non è un diritto ma un dovere , anche da imporre . E' qualità della vita e salute...
7) Speranza c... è che ci sia associazionismo , che le microaree frustrate ed inutili diventino macroaree per una realizzazione biologica non solo onirica ... d'altronde , la Borgogna è quasi tutta Biodinamica (anche se sorrido sui cornoletame e altre associazioni al limite dell'esoterico) e quanto più vicino al concetto di vino naturale ... e in Borgogna , Montrachet , Chambertin , Musigny , Richebourg , Cros Parantoux e tutti i Monopole annessi non è che puzzino tutti di [bang]...
Federico
circa 6 anni fa - LinkBello, da rileggere.
RispondiAngelo Gajo
circa 6 anni fa - LinkDa rileggere perché non si capisce un ciufolo... E fare una subordinata in meno? Sembra il Pro Archia di Cicerone... Certo devi essere un bell'ossessivo, tu, eh?
Risponditom
circa 6 anni fa - Link"... e in Borgogna , Montrachet , Chambertin , Musigny , Richebourg , Cros Parantoux e tutti i Monopole annessi non è che puzzino tutti di [edit]..." Esatto, diciamo qual è la differenza: gli artigiani veramente bravi del cosiddetto vino naturale sono POCHI, invece di vini "convenzionali" - come li chiamate furbescamente - eccellenti in qualità e in prezzo, grazie al cielo l'Italia è piena. Per la mia (pur limitata) esperienza, mi sono trovato troppo spesso di fronte ad una schiera di hipster incompetenti, che propinano ai propri clienti fetidi liquidi puzzoni e sgradevoli. Gente impreparata che spaccia la propria inettitudine per "rusticità". Bah. Quanti Dottori, Mattoni, Rinaldi, Sedilesu, ecc. conoscete? POCHI. Comunque il mondo è bello perché vario: spero sinceramente che vi butterete tutti sui vini georgiani in anfora color [edit] e dall'intrigante sapore di Gange, travasati nelle notti di luna piena mentre viene sgozzata una gallina a Samarcanda, così i vini convenzionali e banali come Pergole Torte, Cepparello, ecc me li bevo io a prezzo ribassato
Rispondiva tutto bene, ma possiamo commentare senza infilare termini coloriti che alla fine allontanano l'attenzione da quel che dici, che e' pure interessante, ma servono solo ad innescare liti? si' che possiamo. quindi per favore, eccetera eccetera. (fiorenzo)
Claudio
circa 6 anni fa - LinkIl vino naturale è l’esatto contrario del “vino dei barbari” descritto da Alessandro Baricco. L’avete letto?
RispondiNic Marsél
circa 6 anni fa - LinkParafrasando liberamente un pensiero di Alberto Garutti sulla natura dell'opera d'arte. Se la perfezione di un vino si identifica con l’utopica, irrealizzabile vetta espressiva di un determinato “terroir” inteso come armonia assoluta tra uomo (la sua storia) e territorio (geografia, geologia), attraverso un mezzo (il vitigno) nel contesto temporale di una specifica annata, allora il vino naturale “tende” alla perfezione ed è quindi, per definizione, imperfetto. Se il vino convenzionale si pone come obiettivo la replicabilità di un definito standard qualitativo indipendentemente dalle variabili legate all’andamento climatico, mirando a conformarsi all’aspettativa del mercato di riferimento, in tal senso puo’ essere, e non di rado, tecnicamente e noiosamente perfetto.
RispondiNic Marsél
circa 6 anni fa - LinkAggiungo che il vino naturale è direzione e percorso (uno dei tanti), mai destinazione. Il traguardo deve essere necessariamente più ambizioso: eccellenza qualitativa nella produzione agricola nel rispetto della natura, della risorse della terra e del lavoro dell'uomo.
RispondiSabrina
circa 6 anni fa - LinkPenso che il commento a me più gradito sia quello di Nic Marsel....per il resto , riassumendo, dico evviva Rinaldi, gli hipsters sono già al tramonto della loro esistenza , infine è soprattutto lunga vita alla biodinamica Borgogna
RispondiGabriele Fraschetti
circa 5 anni fa - LinkParole sante! Approvo in toto!
RispondiGregorio
circa 6 anni fa - LinkSiete tutti fuori strada, il vino naturale è quello che non necessita di correzioni in cantina: senza aggiunta di solfiti, di lieviti selezionati, di zuccheri, di filtraggi, di uvaggi, di miscelazioni, ecc. Ma non ci piacerebbe perché non sarebbe sempre uguale. Non si conserverebbe a lungo. Degustiamolo così, con naturalezza. Parola di Sommelier.
RispondiAngelo Gajo
circa 6 anni fa - LinkIl vino naturale è una parte del più vasto insieme di vini che sanno di scureggia di gnu. Anche altri vini non naturali sanno di scureggia di gnu, ma solo nei vini naturali l'idore pettoso è ricercato appositamente. Parola di Angelo.
RispondiSuvvia non fatemi lavorare di editing sui commenti, che sono stanco. (Fiorenzo)
Angelo Gajo
circa 6 anni fa - LinkHai ragione, scusa. Il vino naturale è una struggente rimembranza dell'infanzia, l'odore del mosto, le mani nodose e sapienti del nonno che sfoglia la vigna in agosto e le pagine di Salgari a dicembre. I suoi racconti, tra i colli piacentini e Mompracem, tra la Via Emilia e l'est. Il mito dell'India, allora sognata e poi, dieci anni dopo, vista. Varanasi... Ecco, il vino naturale mi ricorda Varanasi.
RispondiStefano
circa 6 anni fa - LinkVaranasi e i suoi odori, ovviamente...
RispondiAngelo Gajo
circa 6 anni fa - LinkCosa sarebbe Varanasi senza i suoi odori?
Rispondihakluyt
circa 6 anni fa - LinkSpettacolo !!!
RispondiMarcovena
circa 6 anni fa - Link"Evolvere al passato", ecco che cos'è il vino naturale.
RispondiDaniele
circa 6 anni fa - LinkVino Naturale è tale in quanto non racconta balle. È l’emanazione diretta di chi lo produce, senza nascondersi.
RispondiVincenzo Busiello
circa 6 anni fa - LinkTutto quanto sopra letto è quanto di più innaturale io abbia mai letto. Ma siete naturali tutti voi quando scrivete le cose che avete scritto? A partire da Giannone . Ma è così che parli con la tua ragazza o coi tuoi amici ? A seguire tutti gli altri come in una gara di leziosità e autocompiacimento. Ma come cavolo scrivete? Il vino naturale non vorrebbe stare nei bicchieri di chi scrive così. Comunque Mi rispecchio nelle parole di gori e di nelle nuvole che è una bella signora e non vecchia. Scusatemi ma intravino deve essere qualcosa di meno aulico-accademico. Abbiamo già quelli della crusca. Con simpatia e senza rancore per tutti.
RispondiMatteo
circa 6 anni fa - LinkApplausi!
RispondiEmanuele
circa 6 anni fa - LinkBusiello, respira profondamente, rilassati e prendi atto: io non scrivo per te. Se mi hai degnato di due minuti della tua naturalistica riprovazione, piuttosto che ignorarmi, ebbene io, che sono naturalmente portato a pensar male, malevolmente penso che tu abbia rosicato. Di questo, in tutta franchezza, non mi frega nulla: se sei ancora fermo all'equivalenza tra discorso e scrittura, il problema è tuo. Non mi interessa parlare con te. Non ho nulla da dirti.
RispondiVincenzo Busiello
circa 6 anni fa - LinkMi dispiace dlaverti fatto incazzare cosi tanto. Facciamo pace. Se vieni in friuli avrei piacere di conoscerti. Cell.3389423366
RispondiAlvaro pavan
circa 6 anni fa - LinkSi, sarebbe il caso di darci un taglio e che ognuno si beva il vino che più gli aggrada. D'altronde non è che per il fatto che siam cattolici tutti gli altri debbano esserlo. Purtroppo, o fortunatamente, siamo un insieme di diversità.
Rispondizzzz
circa 6 anni fa - LinkSolo elogi? E i cattivi stanno tutti dall'altra parte, nonostante i veri danni chimici si facciano in vigna e non in cantina? No, non si può proprio leggere.
RispondiFederico
circa 6 anni fa - Link"il vino naturale è pippa mentale" Diritti Riservati
RispondiFederico (l'altro)
circa 6 anni fa - LinkDopo 10 anni di lettura di Intravino devo iniziare a pensare di cambiar nome...non vorrei mi confondessero con altri.
Rispondispanna
circa 6 anni fa - LinkE se fosse semplicemente uno stile produttivo? In un mondo ossessionato dalla parola "innovazione", una parte dei viticultori , scontenti di una deriva tecnologica sempre più marcata del loro mestiere, hanno cercato di "semplificare" l'approccio alla produzione del vino, cercando una strada alla ricerca di una nuova purezza espressiva. Le motivazioni per questo cambio di registro sono diversi: ecologici, salutistici, gustativi, perfino etici e politici per qualcuno . Gli esiti anche sono stati vari.
RispondiFederico (l'altro)
circa 6 anni fa - LinkA rischio di essere ripetitivo, riporto qui il commento che ho scritto su fb... A) Ma per essere davvero naturale un vino, non dovrebbe venire da piante che si riproducono in modo naturale? B) Bevono cocacola e mangiano nutella, cosa vuoi che bevano? Vini di plastica, concentrati di solfiti e glifosato liquido. ...si va beh, se si vuole sbeffeggiare l'altra parte c'è sempre un modo per farlo, enfatizzando o meno, banalizzando o meno e sentendosi il più simpa. Basterebbe solo parlarne più serenamente, ben sapendo che l'unica cosa che ci piace è bere un buon vino e che possibilmente ci dia qualche emozione. E visto che le emotività sono di 10, 100, 1.000 e 1.000.000 di tipi come i vissuti di ognuno, tali saranno sempre anche i tipi di vino e le categorie di vino, che emozionano gli uni e gli altri no. Dio mi scampi da un mondo di gusti uguali
RispondiGiulio Mariottini
circa 6 anni fa - LinkTutte belle definizioni, complimenti! Peccato che in un Paese dove a fatica siamo finalmente arrivati alla perfetta esecuzione di vini da manuale, adesso ci sia comprensibilmente un po’ troppa riluttanza a rimettersi in gioco, ad abbandonare certezze e lasciarsi trasportare liberi da vini lasciati perfettibili ma certo più intriganti, ricchi di carattere, sfuggenti alle definizioni più scolastiche
Rispondizzzz
circa 6 anni fa - LinkÈ come di una ragazza quando la si definisce simpatica. In realtà è brutta. PS: non si offendano le signore, in realtà è una battuta sull'ipocrisia.
Rispondimariazzo
circa 6 anni fa - Linkil vino naturale non esiste. punto.
Rispondigae saccoccio
circa 6 anni fa - LinkScusate la lungaggine ma mi pare una puntualizzazione dovuta.
RispondiAl di là delle millemila valutazioni individuali o delle tutte più o meno plausibili definizioni sentimental-impressionistiche-emotive, il punto di fondo resta che a normare una definizione “ufficiale” del vino naturale, è vero che così si protocollano le fasi produttive, si stabilisce maggior trasparenza di filiera tra chi produce e chi consuma, ma si perde anche molto in termini di “libertà” col rischio di burocratizzare/politicizzare l’atto agricolo o il gesto creativo indipendente del tramutare anche in maniera imperfetta - perché no!? - l’uva in una bottiglia di vino che alla fin fine è pur sempre una merce di compravendita.
D’altra parte non normando e lasciando tutto alla mera discrezione del “contadino cervello fino”, il rischio opposto che si corre è quello della pura anarchia mercantile arrivando anche talvolta alla truffa bella e buona, allo storytelling imbroglioncello, alle mistificazioni di comodo, alle troppe parole marketing-marchettare che non corrispondono mai ai pochi fatti, dando così legittimità alla medesima industria che si voleva utopicamente arginare, suggerendogli proprio all’industria, tra le righe, di fare più e peggio degli stessi artigiani o pseudo-tali.
Da parte mia tendo a una visione più anarchica della vita in generale, tanto nonostante le leggi e le norme la gente ruba lo stesso, stupra, spara, uccide, inganna, ammazza, sbugiarda... vediamo certi vini convenzionalissimi (ahimè anche in ambito non industriale) che dichiarano una cosa sulle schede tecniche ma che poi alla prova al bicchiere dicono tutta un’altra cosa (figuriamoci a farne analizzare il contenuto da un laboratorio).
Almeno invece - chissà - nella piena libertà produttiva non imbrigliata dall’eccesso di regole, se si è consumatori critici e lungimiranti si riesce a proteggere anche un minimo la propria libertà di scelta su chi o cosa bere possibilmente riuscendo a separare il grano dal loglio così come a riconoscere l’onestà intellettuale dalla disonestà ipocrita di chi se la canta e se la suona in cantina, in vigna, in fronte o in retro etichetta.
gae
graziano
circa 6 anni fa - Linkchapeau
Rispondihakluyt
circa 6 anni fa - LinkNulla mi toglie dalla mente che questo post sia nato con intenti reconditi. E che qui su Intravino si sfreghino le mani per il picco di traffico...
Rispondipiu' che altro sono i commenti come questi, che ci frantumano i server. baci e abbracci. f.
rialtoinalto
circa 6 anni fa - Linkin veneto si dice bevi e tasi ( bevi e stai zitto ) , forse il miglior modo per "ascoltare" un vino "naturale" senza per forza definirlo. E aggiungo che il mondo è bello perchè è avariato ( più che vario ) nel caso di alcuni vini naturali italiani .
RispondiDavide Bruni
circa 6 anni fa - LinkIl prodotto NATURALE dell'uva e' l'aceto.
RispondiNic Marsél
circa 6 anni fa - LinkNon se ne puo' più di sta storia! Saresti in grado di spiegare e mostrarci come un grappolo d'uva sulla pianta si trasforma "naturalmente" in aceto? E prima di rispondere tieni presente che l'agricoltura non è naturale per definizione. E rileggi attentamente l'osservazione di Pietro Stara: "L’apparentamento dei termini che compongono l’ossimoro non produce un rapporto di antitesi irrisolvibile, ma dà vita ad un concetto nuovo, in senso complementare e rafforzativo, che si genera dal loro superamento. Così il “vino naturale”: l’aggettivo spiega e fortifica l’intenzionalità del suo artefice".
RispondiFiorenzo Sartore
circa 6 anni fa - LinkOh no, non di nuovo (faccina)
RispondiStefano
circa 6 anni fa - LinkAnche perché il prodotto naturale dell'uva ... sarebbe altra uva! Come avviene per tutto quanto esiste in natura, no?
RispondiFiorenzo Sartore
circa 6 anni fa - LinkStefano, nel vecchio post che ho linkato nel commento sopra la questione è anche più complessa... :)
RispondiGigi
circa 6 anni fa - LinkFantastico post da quanto rimbomba impetuoso... quindi diciamo che il vino naturale e' ormai uno spartiacque tra curva nord e curva sud, destra e sinistra, guelfi e ghibellini, juventini e tutti gli altri. O forse possiamo asserire che sia come il jazz, che nulla ruba e nulla nega alla musica classica, e che la differenza vera sta tra musica buona e musica cattiva. Per carita', pero', molto piu' divertente stare ognuno in trincea a tirare le uova dall'altra parte
RispondiDavide Bruni
circa 6 anni fa - LinkGrazie Nic Marsel, mi hai aperto gli occhi ... Non esiste neppure un agricoltura naturale 😁😁😁
RispondiNic Marsél
circa 6 anni fa - LinkClicca piuttosto sul link che ti ha messo Fiorenzo Sartore e leggi. Capire è sicuramente meno difficoltoso di ottenere naturalmente aceto direttamente dall'uva.
RispondiDavide Bruni
circa 6 anni fa - LinkOk, leggerò. Cambiate aggettivo però .... Naturale non è consono. Ciao
RispondiAlvaro pavan
circa 6 anni fa - LinkMi sembra abbia colto il punto il commento di spanna: è semplicemente uno stile produttivo. Porta diversità, ricchezza, complessità e in presenza di dilettanti allo sbaraglio anche qualche schifezza. Naturale e tutto secondo logica.
RispondiNicola
circa 6 anni fa - LinkIl vino naturale non lo so definire e neanche mi interessa. Conosco chi lo fa e mi piace definirlo invece un artigiano. Mi piace pensare che queste persone a modo loro facciano un vino assolutamente rispettoso delle propria terra e del proprio lavoro, che ovviamente deve essere venduto per pagare le spese ma deve piacere per quello che è, non fatto per piacere al “mercato”. Ne fanno poco, perché se devi farlo tutto con le tue mani e farlo bene non puoi produrre milioni di bottiglie. Il vino è buono perché l’uva è ottima e sana , viene tutta dal campo fuori casa, cresce con l’erba alta tra i filari che ti viene voglia di andare a farci un picnic in primavera. La cantina magari è un po’ incasinata ma odora di mosto e di uva, non di detergenti. Il vino poi mi piace molto e lo trovo ricco di personalità , lo bevo volentieri anche con un pranzo semplice che vorresti sempre aprirne una bottiglia in più anche se la testa sta già girando un po’. Se voglio aprire una bottiglia speciale per un occasione speciale...va bene c’è anche quello, sempre ottimo. Il vino “naturale” lo pago anche di più di quello “tradizionale” ma non mi lamento perché la qualità si paga sempre. Se mi costa caro ne bevo di meno. So che quei soldi pagano il lavoro di una persona che stimo.
RispondiGrazianoCHI
circa 6 anni fa - LinkAl solito troppe eiaculazioni di vocaboli. Il vino naturale è la spremuta più o meno soffice del grappolo con o senza raspo. Un’unica filtrazione unicamente per eliminare tutte le parti solide, e permanenza in giare STOP, il resto è convenzionale.
RispondiSisto
circa 6 anni fa - LinkIl vino naturale è quel vino che, assaggiato alla cieca insieme a vini convenzionali, raramente è identificato come vino naturale. Quasi mai come il vino prodotto in un determinato areale (anche chiamato "terroir") che corrisponda a quello effettivo di provenienza. Quando è assaggiato avendo l'etichetta in vista, allora diventa molto di quanto millantato nei post e commenti precedenti. A volte (sempre più spesso) è un ottimo vino (per degustatori evoluti/raffinati, molto meno per la massa).
RispondiSimeone Lo Stilita
circa 6 anni fa - LinkL'unico intervento interessante è quello di Troiani. Post creato per rinfocolare il fuoco della polemica fra tradizionali e "naturali" (scusate, metto le virgolette perchè non c'è niente di meno naturale e più culturale del fare vino, poi per carità ognuno usi i termini che preferisce), che non aiuta il comparto vino, sia esso quelli degli operatori o dei comuni bevitori. La solita dinamica essenzialista per cui tradizionale=cattivo e massificato e naturale= buono e per pochi (e viceversa, più o meno) che non porta a niente, se non a farsi la guerra di trincea manco fossimo sulla linea Maginot. Ma alla fine è in linea su come sta precipitando la situazione sociale, da noi come in buona parte dell'Occidente. Tutto deve essere bianco o nero, immolare le diversità e le contestualizzazioni sull'altare degli slogan e delle notizie sui social. Personalmente ho bevuto tradizionali penosi come strepitosi e naturali puzzoni e con volatili da galera e altrettanti clamorosi e giustamente incensati. Certo, i parametri di analisi dei naturali devono, per forza di cose, spostarsi lateralmente rispetto ad analisi degli altri vini, ma sempre senza giustificare difetti palesi come riduzione eccessiva e volatili indomabili. Poi se vogliamo farci piacere tutto, ok, ma provare a capire l'altro (che sia bevitore o individuo) è cosa buona e giusta.
RispondiFiorenzo Sartore
circa 6 anni fa - LinkMah. A me piacerebbe, davvero, che passasse un concetto: i post non si fanno per rinfocolare un beneamato alcunché, si fanno per condividere punti di vista e avviare eventualmente un confronto, e davvero cerchiamo di farlo, sempre, senza manicheismi - spiace che dopo tutto quel che si è detto passi solo l'idea che tutto debba essere bianco o nero, perché a me pare che qui ci sia invece una notevole scala di grigi. Sono lieto che un intervento sia stato centrato, e sotto questo aspetto, almeno, ce l'abbiamo fatta.
RispondiSimeone Lo Stilita
circa 6 anni fa - LinkNon mi fraintendere, sono stato pure troppo presuntuosamente trachant nel mio intervento, e non va bene, perchè rischio di predicare bene e razzolare male. Personalmente l'intervento che è piaciuto di più era quello, ma giudizio prettamente personale (se no si ritorna al gioco del bianco e nero)
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