Un po’ di cose che ho imparato sul vino cinese

Un po’ di cose che ho imparato sul vino cinese

di Jacopo Cossater

Stavo sistemando i tanti appunti che da troppe settimane sostano sul desktop del mio portatile relativi all’ultima edizione del Concours Mondial de Bruxelles quando mi sono accorto di avere anche scaricato alcune delle presentazioni cui ho assistito nei giorni delle degustazioni. Approfondimenti sia sulla produzione che sui consumi, aspetti sul mondo del vino cinese che magari seguendo le cose da qui, dall’Europa, fanno più fatica a emergere di altre. Riuscire a ordinare il tutto in modo organico mi sembrava missione impossibile o quasi, provare a raggruppare le cose più importanti in pochi punti* molto più semplice. E quindi:

  • Nonostante le tante tracce che raccontano del vino in Cina nel corso dei millenni si può parlare della sua storia moderna solo a partire dalla terza decade del XIX secolo, quando i gesuiti iniziano a piantare la vite in modo sistematico nella regione dello Shandong. La prima cantina fondata con scopi commerciali nasce nel 1892 nella stessa zona.
  • La superficie vitata cinese è oggi la seconda al mondo dopo quella della Spagna e prima di quella francese e di quella italiana. L’avreste mai detto? Io no, considerate però che il dato conta anche la produzione di uva da tavola e di uva passa. E infatti a guardare i grafici la Cina risulta essere la prima produttrice di uva al mondo, del totale però solo il 12% è destinato alla vinificazione.
  • Vino, appunto: la Cina è il sesto produttore mondiale per volume dopo Italia, Francia, Spagna, Stati Uniti d’America, Australia. Soprattutto è il quinto Paese consumatore con 17,3 milioni di ettolitri al 2016. Se poi la Cina non risulta tra le prime 12 nazioni esportatrici è la quinta per volumi in ingresso: 6,4 milioni di ettolitri sempre al 2016 (tutti dati OIV).
  • Se si parla di valore e non di volume la Francia è di gran lunga il più importante tra i paesi che esportano in Cina con il 44% del mercato (il 34% in volume). La seguono Australia con il 17%, il Cile con l’11%, la Spagna e l’Italia con entrambe il 7% del mercato. La grande differenza tra queste ultime riguarda il volume: quello spagnolo vale il 13%, quello italiano il 7%.
  • Un dato tra i tanti: di questo passo entro il 2021 la Cina diventerà il secondo Paese importatore di vino per valore. Sì, al mondo.

China wine regions

  • Una cartina tanto semplice quanto completa quella qui sopra. Le principali zone vitivinicole con relative caratteristiche: precipitazioni (da una a tre gocce), temperatura media (da azzurro ad arancione e rosso) e varietà più importanti (grappolo nero uguale a cabernet sauvignon, viola a merlot, giallo a chardonnay, quello blu è invece relativo ad altre varietà).
  • Varietà, appunto: in Cina il 95% dei vigneti sono attualmente a rosso. Il cabernet sauvignon la fa da padrone con il 63% seguito dal merlot (10%) e dal carménère (7%). Tra i bianchi soprattutto chardonnay e (poco) riesling.
  • Ma chi beve cosa? Non c’è differenza di genere, i consumatori cinesi sono al 50% donne e al 50% uomini. Una platea che in larghissima parte beve solo di rado: il 38% una sola volta all’anno, figuratevi. I consumatori abituali di vino, quelli che si trovano con il bicchiere in mano almeno una volta alla settimana è una percentuale davvero minima del totale, il 3%.
  • I rossi vanno quindi alla grande con il 75% del mercato, ogni paragone con i bianchi (il 15%) e con rosati e spumanti (10%) risulta per certi versi impietoso.
  • Non essendo parte della quotidianità il vino ha in Cina un forte valore sociale: lo si beve in compagnia ed è legato al piacere della scoperta, specie tra amici. Il vino veicola valori importanti quali autenticità e tracciabilità, per questo c’è interesse nei confronti della storia di ogni bottiglia e di relativa cantina.
  • Soprattutto: si beve più a casa che nei ristoranti, è per questo che il canale che cresce più rapidamente è quello dell’online: il 40% dei consumatori cinesi compra o ha comprato vino attraverso un e-commerce. Di questi circa il 70% ha cercato ulteriori informazioni online sul vino poi acquistato.
  • Se pensate che il mercato del vino in Asia sia già enorme sappiate che sta per diventare ancora più grande. La popolazione si stima passerà da 4.4 a 5 miliardi di persone entro il 2030. Soprattutto si pensa che il salario medio possa crescere dagli attuali 2/5 della media mondiale a 3/5 entro la stessa data. Numeri pazzeschi.

Qualche link interno, per chiudere: qui Andrea Gori sui vini di Fangshan, qui un lungo post di Leone Zot sulla storia del vino cinese, qui Thomas Pennazzi sul più famoso dei distillati cinesi, il báijiǔ.

*E poi Inkiostro -per anni mio blogger di riferimento non solo nella musica- lo diceva sempre: se scrivi un post per punti vuol dire che non hai idee. O tempo. O magari entrambe le cose. Ecco.

[immagine: Concours Mondial de Bruxelles]

Jacopo Cossater

Docente di marketing del vino e di giornalismo enogastronomico, è specializzato nel racconto del vino e appassionato delle sue ripercussioni sociali. Tra gli altri, ha realizzato i podcast Vino sul Divano e La Retroetichetta, collabora con l'inserto Cibo del quotidiano Domani e ha cofondato il magazine cartaceo Verticale. Qui su Intravino dal 2009.

7 Commenti

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Leone

circa 6 anni fa - Link

Una sommatoria di dati interessante e in continua trasformazione. Il mercato cinese è ancora tutto da sviluppare. Thanks

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Marco

circa 6 anni fa - Link

Grazie di questa rapida "visione" del sistema vino in Cina che conferma la info che anch'io detenevo. Il vino italiano avrà il suo da fare per proporsi con intelligenza in questo scenario molto importante. Per troppo tempo ha sbagliato l'approccio al mercato cinese affidandosi a sistemi improvvisati di penetrazione. Anche con il sostegno OCM sono davvero poche le realtà che hanno inteso costruire un percorso di radicalizzazione nel territorio preferendo operazioni one-shot o comunque dal fiato corto. Una grande sfida quindi di cui il produttore italiano ha tutti gli elementi in mano per giocarsela se solo saprà fare sistema e lavorare in medio/lunghi periodi.

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Nelle Nuvole

circa 6 anni fa - Link

Bravo Jacopo, sono appena rientrata dal mio sesto viaggio in Cina e trovo i tuoi (s)punti perfettamente chiari e condivisibili. Manca però un aspetto interessante da non sottovalutare: i Millennials. Su questo sto scrivendo, un abbraccio.

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Leone

circa 6 anni fa - Link

Cavoli sesto viaggio! Interessante. Io sto per intraprendere il terzo! Ma lavori in Cina o sono viaggi di piacere. Dove sei stato?

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Nelle Nuvole

circa 6 anni fa - Link

Ci sono sempre statA per lavoro, questa volta Shenzen- Guangdong - Pechino- Shangai. Altre volte pure Chengdu, Guangzhou, Dalian, Shenyang. In bocca al lupo per il tuo prossimo viaggio.

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Leone

circa 6 anni fa - Link

Sei una donna. Che bei giri. Sono veramente curioso di sapere che lavoro fai. Ma forse sono troppo indiscreto.

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Jacopo Cossater

circa 6 anni fa - Link

Grazie NN! Ho ancora negli occhi Pechino e tutte le sue apparenti contraddizioni, spero di tornare in Cina quanto prima. Aspetto il tuo post, sono curiosissimo.

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