Il vino del Fangshan, a che punto è il gioiello dell’enoturismo cinese

Il vino del Fangshan, a che punto è il gioiello dell’enoturismo cinese

di Andrea Gori

Il progetto di fare del Fangshan (tradotto “Funhill” per i mercati internazionali) la città internazionale del vino, e la prima meta enoturistica cinese, è a buon punto. In questa ex zona carbonifera a sud ovest di Beijing, con oltre un milione di abitanti su pianure e colline, l’idea è appunto quella di costruire 64 chateau in 13 diverse città della regione, più parchi e attrazioni per un totale di 5000 ettari, con conduzione bio sulla percentuale più alta possibile. Con il pragmatismo cinese, è assai facile che riescano a farcela nei tempi previsti. Un tour piuttosto intenso, organizzato durante la nostra permanenza al Concours Mondial de Bruxelles, ci ha portati sotto un cielo plumbeo e inquietante a visitare vigneti, cantine, e cattedrali (per ora) nel deserto.

fangshan

Ci sono però tutti gli elementi affinché tra qualche anno, non troppo, questo distretto si trasformi davvero in un eden di vigneti e colline da visitare con gioia. Per adesso sono comunque già 18 gli chateau costruiti e funzionanti che danno lavoro a più di 2000 persone tra agricoltori e tecnici. Sono spesso dotati di accoglienza, musei del vino all’interno e altri servizi accessori che a noi paiono fuori luogo ma qui sono bene apprezzati: attrazioni tipo luna park, giostre, karaoke e campi da calcio. Una zona che – come più o meno tutte le altre cinesi – ha deciso di puntate su cabernet sauvignon, cabernet franc, merlot, chardonnay, syrah e altre particolarità come il vidal (non solo per gli icewine).

Il clima aiuta questa regione votata all’ecologia e ai parchi, come il bel lago Qinlong e le cittadine di Changyang, Hebei, Zhangfang, Zhou Koudian – che potremmo definire solo “carine e promettenti” comparate agli alti parametri dei nostri paesi del vino. Qui, a sud ovest di Beijing, siamo a latitudini simili a quelle bordolesi, il clima è relativamente caldo grazie alla posizione pedemontana, con grandi escursioni climatiche tra giorno e notte, molti giorni di sole – seppur oscurato da nubi piuttosto dense, almeno quando siamo passati noi. Si parla di 2600 ore annuali e 185 giorni senza gelo. Molta materia organica e minerali nel suolo, tanto che ci sono, non sorprendentemente, aziende già al 100% biologico con standard identici a quelli europei. Il lavoro è frutto di investimento privato ma soprattutto pubblico, con grandi finanziamenti statali compreso il supporto intensivo della China Agricolture University, che qui ha fondato un suo ramo specifico, e ha creato un vivaio locale capace di soddisfare tutte le necessità delle cantine.

castello

Poco tempo a disposizione per gli assaggi, per via di una pioggia acida minacciosa che ci ha fatto scappare dal bel parco degustazione organizzato da Chateau Millesime. Più attenti gli assaggi dei due chateau visitati, lo scenografico e pazzesco Chateau Lion – nato nel 2010, proprietà di una grande azienda di verde pubblico di Pechino con due campi di calcio e giardini sontuosi accanto alla cantina a forma di castello, da vedere per crederci. E la biologica e già ben affermata sui mercati internazionali, dai prezzi piuttosto elevati, Chateau Bolongbao, con un parco barrique che farebbe invidia a qualsiasi cantina italiana, e con dimensioni e contenuti molto più in stile europeo e misurato.

Chateau Oliboli Merlot 2015. Piccante, sapido, con tannino delicato, mandorle e noci al naso e anche al palato che si muove con decisione e stile acerbo ma incoraggiante. 83

Chateau Oliboli Rosè Merlot 2017. Naso dolce e fruttato, sapido e caramelloso ma in bocca rivela sapidità sorprendente e ben realizzata. 85

Chateau Densiho Rosè 2016. Naso di ribes rosso, lamponi e lieve piccantezza, bocca un poco piatta e scostante. 81

Chateau Densiho Selected Red Wine 2015. Ambizioso e legnoso oltre misura, con frutto rosso e nero carino ma soverchiato da legno importante. 80

Chateau Wide Black Label. Da uve beimei 100%, ibrido muscat Hamburg × amurensis: una specie di aleatico in secco, vino originale e ben fatto con dolcezza che non copre la freschezza e la distinzione di frutta rossa e nera, con tocchi di legno ben dosati. 84

Chateau Wide bei White Label. Da uve beimei 100%, rotondo e ricco, pulsante e con tannino divertente, frutta scura, nera, fresco fine e rotondo, ricco e pulsante il palato con tannino divertente. 86

Chateau Dragon Rise 2015. Un petit verdot 100% riconoscibile e grintoso, speziato e pepato, la lunghezza è buona e lo stile non si discosta molto da esperimenti italiani simili. Notevole, anche, che in 3 anni non ci sia troppa ossidazione o evoluzione. 85

Chateau Lion 2013 Cabernet Sauvignon. Note varietali piacevoli di peperone, ribes nero e zenzero poi mirtillo e prugna. Finale pulito e saporito con note che cominciano a far sentire l’ossidazione, ma è pur sempre il primo vino prodotto da uno chateau nato nel 2010. 84

Chateau Lion Vidal 2013. Dorato e ricchissimo anche di profumi dolci e piccanti, bocca che punta su dolcezza e intensità da passito cui mancano freschezza e sapidità, ma non difetta di intensità e carnosità. 81

Chateau Bolongbao 2015 Organic White. Chardonnay, petit manseng, roussanne per uno dei vini medagliati nella scorsa edizione dei Decanter Award. In effetti si respira una sensazione bella e nitida di freschezza floreale, gelsomino e acacia, rose, sorso saporito e intrigante completato da pepe sale e susina bianca, sapido e profondo, davvero niente male. 87

Chateau Bolongbao Dry Red Wine 2014. Merlot 60% poi cabernet sauvignon e un tocco di petit verdot lo rendono tra i migliori vini cinesi mai prodotti, con note dolci e speziate, finissime di frutta di bosco, pepe nero ribes nero e mirtillo, vaniglia leggera e floreale di viola che si allungano in una bocca intrigante, tranquilla e decisa con persistenza, levità e finezza sorprendenti. Costoso ma davvero world-class. 90

Chateau Xianlubao Merlot 2015. Etichetta bellissima e anche il vino promette molto bene, tra note di caramello, fragole in confettura, pepe nero, ribes e lavanda. Bocca piccante, saporita, anche se non lunghissima tra vaniglia e noci. 85

Chateau Ryden Dolce IceWine. Uvaspina, ribes bianco e rosso, floreale netto e pulito, bocca non solo dolce ma anche con sapidità ben percepibile che lo rende accattivante e bevibile. 87

Chateau Ryden Dry Red Wine 2016. Semplice e croccante, frutto rosso non molto ben a fuoco, legno che scompone il tannino e lo rende un poco aggressivo. 82

Chateau Purple Mist Reserve Dry Red Wine 2014. Merlot e marselan: ciliegie e ribes nero, un poco caramelloso per via della molta vaniglia da legno, fresco e piuttosto persistente al palato. 83

Chateau Purple Mist Reserve Rosè 2017. Merlot 100% saignèe, ricco e pieno, fragole e ribes, bocca un poco pesante e dolce ma finale non banale. 82

Chateau Les Millesimes Marselan Merlot 2017. Campione di botte con intensità di naso e qualche rugosità di troppo perdonabile, buona sostanza e frutto. 83+

Chateau Les Millesimes MArselan 2016. Buona nota aromatica e piccante, bocca semplice e discreta con nota tostata molto forte e coprente. 84

Qui altre immagini del nostro tour.

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

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