IntraWine #1 | La rassegna stampa di Intravino (Febbraio 2022)

IntraWine #1 | La rassegna stampa di Intravino (Febbraio 2022)

di Massimiliano Ferrari

Sono bastati un paio di messaggi scambiati con Jacopo (Cossater) per mettere in piedi questa cosa. Di che si tratta? Niente di nuovo ma qualcosa che su Intravino mancava e cioè una rassegna che mettesse insieme quanto di buono e stimolante esce sulla stampa nostrana ed internazionale riguardo vino e dintorni. Ecco in due frasi cosa sarà IntraWine.

Ma ora stop ai preamboli, ci vediamo qui ogni due settimane per la nostra rassegna stampa.


  • È notizia di qualche settimana fa che l’Unione Europea ha concesso la possibilità per i PIWI, ovvero quei vitigni resistenti frutto di incrocio fra Vitis vinifera e altre specie del genere Vitis, di iniziare il percorso per poter essere ammesse nei disciplinari di produzione di quelle denominazioni nelle quali finora fossero esclusi a vantaggio dei soli vitigni da vitis vinifera. Fabio Pracchia sul suo blog fa una riflessione da approfondire. In sostanza si chiede se l’introduzione dei PIWI e, a cascata le nuove tecniche genetiche, non rischino di andare ad intaccare concetti come territorialità e se non sia il caso di aspettare a saltare ad ogni costo sul carro dei vitigni resistenti prima di aver esplorato soluzioni alternative.


  • Qui un pezzo che affronta un tema caldo e attuale, quello relativo ai siti di divulgazione sul vino a pagamento. Inutile dirlo in Italia siamo indietro anni luce rispetto al mondo anglosassone, unico caso che mi viene in mente è quello di Ernesto Gentili per il resto il deserto.
    In questo pezzo Miquel Hudin parte dall’analisi dei progetti di due pesi massimi della divulgazione, Jane Anson e Jasper Morris per riflettere anche sulle ragioni per iniziare un progetto personale e le difficoltà che ovviamente porta un lavoro del genere (prima fra tutte monetizzare). Ah, c’è anche una lista esaustiva delle migliori pubblicazioni online a pagamento!

  • Credo di non sbagliarmi nel dire che gli ultimi anni hanno visto un netto sorpasso dei vini da singolo vitigno ai danni dei blend, cioè quelle bottiglie che vedono coesistere al proprio interno uve differenti. Borgogna vs Bordeaux tanto per capirci. Qui c’è una riflessione molto pertinente, scritta da Margaret Rand, che pone l’obiettivo sul fatto che l’assemblaggio abbia perso di fascino per una presunta incapacità di riflettere il luogo di provenienza rispetto ad un vino prodotto con una varietà unica.
    Pone anche una questione non banale: ma siamo sicuri che i cambiamenti climatici non costringeranno a ripensare il concetto di singola annata per arrivare a riunire diverse annate in un’unica bottiglia per un risultato migliore?

  • Esiste l’oggettività nella degustazione di un vino? Se lo chiede Jamie Goode nel suo blog, sempre attento ad incrociare ambiti diversi nei suoi pezzi. Prendendo in prestito neuroscienze e scultura la risposta finale è si.

  • Altro pezzo interessante. Un rapporto della Silicon Valley Bank mette in guardia su un dato, la vendita di vino fra i millennials è costantemente in calo e nel 2021 ha fatto registrare numeri ancora peggiori. Il report è orientato sulla California ma credo che l’analisi possa essere estesa anche al mercato europeo, Italia compresa. Con carte delle bevande sempre più ricche di proposte alternative il vino deve trovare nuove strade per arrivare ai consumatori più giovani.

White wine in Healdsburg, Calif. on Sunday, July 18, 2021.


  • Torniamo per un attimo fra le mura domestiche e segnalo una riflessione di Angelo Peretti che partendo dallo spostamento a metà maggio di Prowein analizza quale conseguenza potrebbe portare lo slittamento della fiera tedesca. Fra Covid, possibili anteprime e iniziative locali le aziende si ritroverebbero in un ingorgo di difficile gestione. Spoiler alert, a Verona sale il livello di ansia.

  • Stanchi del solito macerato? Non ne potete più di pet-nat, rifermentati e cose simili? Ecco, qui su Punch potete leggere un pezzo che analizza le nuove frontiere della produzione del vino a cui in fermentazione vengono aggiunti erbe, fiori di castagna, basilico, mele e diverse altre cose. Curiosi di provare?

  • Gennaio coincide sempre con le varie liste di previsioni e ipotesi su quali saranno i trend dell’anno appena iniziato. Fra le tante mi è capitata questa dove al primo posto viene messa la questione dei costi di approvvigionamento, problema globale che sarà una bella sfida per tutto il comparto.

  • L’ultima segnalazione è dedicata ad un articolo uscito su Spanish Wine Lover, lo spazio da seguire se si vuole avere una bella panoramica sul vino iberico. Il pezzo riguarda la riscoperta di un libro dimenticato su una delle regioni del vino che mi stanno più a cuore, il Nord-Ovest della Spagna.
    Si tratta di un volume pubblicato dallo storico francese Huetz de Lemps nel 1967 e mai più ristampato. Un bel approfondimento su un testo cardine per scoprire e conoscere la storia di una regione vinicola che oggi sta riscuotendo grande successo con i propri vini.

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Massimiliano Ferrari

Diviso fra pianura padana e alpi trentine, il vino per troppo tempo è quello che macchia le tovaglie alla domenica. Studi in editoria e comunicazione a Parma e poi Urbino. Bevo per anni senza arte né parte, poi la bottiglia giusta e la folgorazione. Da lì corsi AIS, ALMA e ora WSET. Imbrattacarte per quotidiani di provincia e piccoli editori prima, poi rappresentante e libero professionista. Domani chissà. Ah, ho fatto anche il sommelier in un ristorante stellato giusto il tempo per capire che preferivo berli i vini piuttosto che servirli.

9 Commenti

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Jamie Goode crede nell'obiettività della degustazione. Lo dice in un articolo che non mi ha convint. Alexandre Lamard mi sembra che metta in discussione l'opinione di Jamie Goode. E lo fa basandosi anche sulle ricerche di neurobiologia. Anche Goode prende in considerazione le ricerce della neuroscienza ma arriva a conclusioni diverse. Gli stessi DATI possono essere "INTERPRETATI" in modo diverso da Esperti Diversi e anche da SCIENZIATI diversi della stessa disciplina. "La dégustation à l'aveugle, plus objective ? par Alexandre Lamard" https://fr.linkedin.com/pulse/la-d%C3%A9gustation-%C3%A0-laveugle-plus Il gusto personale esiste? Si. Anche per gli ESPERTI che recensiscono vini per il pubblico? Gli ESPERTI che recensiscono vino dovrebbero essere sicuramente più obiettivi dei semplici bevitori. Ma non sono macchine, non sono robot e la degustazione può essere influenzata da diversi fattori. Anche la degustazione di un Esperto? Tanto è vero che in diversi contesti si adottano dei criteri per ridurre il più possibile i fattori che potrebbero influenzare l'OBIETTIVITÀ della degustazione... anche del miglior esperto del mondo.

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Miquel Hudin

circa 2 anni fa - Link

Molte grazie per il link e ho aggiunto il signor Gentili alla lista perché non lo conoscevo in precedenza. Saluti.

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Massimiliano

circa 2 anni fa - Link

Grazie a te Miquel, felice del tuo riscontro.

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rudi alias Dott.Conti

circa 2 anni fa - Link

manca la news letter sugli sproloqui di ciuffoletti,quel maleducato mi deve scuse pubbliche,o devo andare a cercarlo alle contee?

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Tommaso Ciuffoletti

circa 2 anni fa - Link

Chi è questo?

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Sito

circa 2 anni fa - Link

Marcow, ciao, ti ritrovo. Non c'era bisogno di queste articolesse per sapere che, essendo lo strumento di misura un essere umano, il risultato della misurazione è per forza SOGGETTIVO. La scienza (non le chiacchere) ti mette a disposizione da decenni una metodologia (financo normata internazionalmente e l'unica valida sia in sede legale che scientifica), insegnata all'università, che corregge la DISTORSIONE intrinseca: taratura campione-scheda, assaggio con panel di almeno 10-15 tra addestrati e rappresentanti del consumatore, 2-3 livelli di cieco, stastistica come se piovesse, eliminazione giudici non conformi, confronto indici ottenuti con i livelli di accettabilità definiti. Per il resto e l'ho già scritto N volte, vale molto di più il parere edonico della ragazzina al bar quando sorseggia il suo prosecco che qualsiasi sedicente "guru", il quale non fa altro che ripetere a pappagallo una filastrocca imparata a memoria (in AS si chiama "giudizio monocratico"), privo di affidabilità informativa per definizione. Se poi pensi che anche su codesto sito, ogni tanto qualcuno se ne esce ancora con frasi sconfortanti come "questo tizio (il guru) indovina questo tal vino....", confondendo il circo con la valutazione e la comunicazione di un prodotto agronomico (che si astiene rigorosamente dall'individuare complessi fenomeni fisico-chimici attualmente non dimostrati-tramite il metodo scientifico- come cause agenti delle caratteristiche valutate), capirai quanto ci sia ancora da fare in sede di formazione (ma quella vera, non le ciance).

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Tommaso Ciuffoletti

circa 2 anni fa - Link

Bravissimo Massimiliano!

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Stefano

circa 2 anni fa - Link

Questa mi sembra una iniziativa che fa informazione e cultura e mi piace molto. Sul pezzo di J. Goode (che io leggo e apprezzo tantissimo),però, non trovo proprio corretta la sintesi fatta in questo articolo, anzi mi sembra un titolone da giornale sportivo in periodo di calciomercato, lo dico con ironia..... Leggendo Goode lui fa una conclusione un pò più "paracula" (si può dire?); sembrerebbe quasi provocatoria avendo letto i suoi libri che invece sono molto precisi. Certo un macrodescrittore (caffè) o addirittura in più larga accezione un "gusto" lo percepiscono tutti (a meno di patologie specifiche), come solo un cieco non può vedere una statua, ma anche su questo aspetto c'è un approfondimento interessante, del quale lui non tiene conto, e cioè il contesto socio-culturale-etnico-etc,etc-(in sostanza il luogo del mondo in cui vivi) che potrebbe darti una conoscenza di base tale da farti elaborare anche il macrodescrittore diversamente. (che richiama il concetto di "conoscenza situata" simpaticamente trattata nella zine Mosto.

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landmax

circa 2 anni fa - Link

Molte grazie per l'articolo, interessantissima questa panoramica! Continuate così.

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