Lettera a me stessa da giovane | Elena Pantaleoni (La Stoppa)

Lettera a me stessa da giovane | Elena Pantaleoni (La Stoppa)

di Jacopo Manni

La comunicazione – del cibo, del vino e non solo – viaggia veloce e spesso il tempo della riflessione è soggiogato da quello della condivisione rapida e superficiale. Si lancia il sasso nello stagno e si aspetta solo il ritorno di qualche piccola onda, spesso maligna e rude. Qui vogliamo provare a costruire uno spazio di pensiero dal riverbero più lungo di un’onda nello stagno che rapidamente scompare.
Esiste un bellissimo progetto editoriale di un magazine sportivo statunitense al quale mi sono ispirato: Letter to my younger self sul The Players Tribune. La rivista chiede ad atleti famosissimi di tutto il mondo – ormai ritiratisi dalle competizioni – di scrivere una lettera a loro stessi nel momento esatto in cui esordirono nelle rispettive carriere. Per intendersi, gente del calibro di Gigi Buffon, Kobe Bryant, Pete Sampras e tantissimi altri.

Con Lettera a me stesso da giovane ho pensato di fare la stessa cosa però coinvolgendo grandi vignaioli, gente del vino di cui spesso ci appassioniamo e vogliamo sapere più cose possibile, come fossero vere e proprie star. Sono andato alla ricerca del turning point, come lo chiamano in inglese, il momento topico e decisivo nella vita di un essere umano. Il momento degli inizi, il momento degli esordi di una giovane vita che sta anche inconsapevolmente virando verso lidi che solo nel presente poi riusciamo a decifrare. Spesso, non sempre.

Si parla troppo di vino – sentiamo ripetere spesso – ma sempre troppo poco di comunità, di politica, identità e storia. Della storia rurale e sociale del nostro paese. Con Lettera a me stesso da giovane sono andato alla ricerca di pagine non ancora scritte, o scritte solo parzialmente.

Buona lettura e buon viaggio.

Jacopo Manni


Ancarano di Rivergaro, Maggio 2023

Cara Elena,

cinquant’anni fa tuo padre ha avuto una visione e tu hai appena deciso di condividerla.
È l’inizio di novembre del 1991. Hai ventisei anni e da poco lui non c’è più. Così tu per la prima volta ti stai confrontando con il senso di responsabilità, che è una dannazione, perché una volta sperimentato è impossibile liberarsene, ti accompagna tutta la vita. Tu però questo ancora non lo sai. A dire il vero, sono poche le cose che sai: conosci le lingue, certo; sai capire subito qual è il giusto libro per chiunque entri nella tua libreria, è vero. Non sai però cosa vuoi essere da grande e fino a questo momento non avevi dovuto nemmeno pensarci. Stai accompagnando tua madre a Ferrara, dovete consegnare del vino e siete sole in macchina. Sta guidando lei e intanto ti parla di vini che non conosci. Li hai bevuti, sì, costituiscono il lavoro dei tuoi genitori e la sostanza delle tue vacanze estive a La Stoppa, però quelle bottiglie sono sempre state il sogno di qualcun altro.

 

elena e gina

2000 – Elena con il suo bovaro del bernese Gina

Tua madre ha bisogno di te, forse per la prima volta. Ti sta raccontando il mestiere, ti sta spiegando come relazionarti con i ristoratori, in che modo spronare gli agenti e come funziona il mercato. Lei tra poco darà inizio alla seconda parte della sua vita in Cile, mentre tu riesci solo a pensare come faranno in libreria a impacchettare tutti i libri a Natale senza di te.

Hai percorso la strada al contrario: prima hai dovuto imparare come funziona il mercato, poi la cantina e infine la vigna. Il tuo entrare in azienda è stato un’esigenza di altri e in questi casi la prospettiva e le intenzioni cambiano. Iniziare da un’assenza, da un vuoto – eppure con una strada già tracciata – non ti darà la possibilità di guardare alla realtà con lucidità. All’inizio dovrai affidarti all’intuito. Tu hai compreso che il potenziale è alto, ma anche che il lavoro è parecchio. È complicato dare un’identità, capire quali sono gli obiettivi. Per fortuna i tempi te li ha dati la campagna e i primi anni sono stati di osservazione. Chi potevi chiamare? A chi chiedere aiuto? C’era Giulio, certo. Tu e Giulio Armani sarete soli molto a lungo: l’inizio è fatto di lavoro a testa bassa, mortificazioni, fallimenti.

Non sentirsi mai a proprio agio, essere consapevoli del proprio privilegio, ma allo stesso tempo essere denigrati in un territorio i cui vini sono svenduti e voi siete considerati strani perché avete deciso di prendere una strada diversa. Essere soli è una scuola, ricordalo.

Raffaele Pantaleoni al centro fine anni '70

 Anni 80 – Raffaele Pantaleoni al centro in occasione di una visita alla cantina di clienti 

Basta non lamentarsi e chiedersi sempre il perché delle cose, questa è la prima lezione che ti darà Giulio. Ma la consapevolezza è tutto. Ci sono delle aspettative, ci sono i debiti. Come li pagherai? Non riesci neanche a pensare di vendere. Potresti abbassare il prezzo dei vini, ma come si può svendere la Macchiona?

La banca però chiama tutti i giorni, i conti sono in rosso. Adesso è il momento di dedicarti alle cose pratiche: riuscire a vendere il vino. Non era mai stato un problema ma da quando avete deciso di estirpare i vitigni internazionali e valorizzare quelli del territorio sembra che i vini non piacciano più. Tu però sei convinta di quello che fai, lavorate con onestà e questo dovrà pur avere un valore per qualcuno. Ricorda che riuscirai a rendere forte la tua azienda solo insistendo. Questa caparbietà, la consapevolezza del valore delle persone che lavorano con te, del territorio e del tuo messaggio fortificherà te e di conseguenza anche La Stoppa. È questa la chiave.

 

Raffaele Pantaleoni con Feng

Anni 70 – Raffaele Pantaleoni con il suo amato Feng all’ingresso di casa

 

Arriverà un giorno in cui potrai dedicarti ai beni immateriali. È una scommessa: proverai a liberarti dai modelli, a smettere di controllare tutto. Imparerai ad amare chi prova gioia, chi accetta la realtà e non si tormenta. Oggi ti senti sola ma un giorno andrai al cinema, per caso guarderai un film, Mondovino, e ti accorgerai che altre persone hanno le tue stesse idee.

Conoscerai Alessandra, Arianna, Elisabetta, Giusto, Stanko… Un giorno, poi, anche il tuo territorio cambierà. Arriveranno Massimiliano, Andrea, Alberto, Betta, Shun e tutti gli altri, sempre di più per fortuna… e poi i tanti stagisti che passeranno da lì, per restare o per poi andare a realizzare il loro sogno. I Colli Piacentini diventeranno noti per la comunità, che sarà solida e allora anche il senso di smarrimento svanirà. Ti sei impegnata così tanto per scappare da Piacenza, hai sempre immaginato la tua vita ovunque ma non qui. Le contingenze invece ti hanno fatto restare ma alla fine sarà il tuo vino a fare il giro del mondo e, grazie a esso, riuscirai a portare il mondo a Piacenza.

È per questo che comincerai ad amarlo, gradualmente, senza nemmeno accorgertene: capirai che il vino è un liquido straordinario per le sue qualità ma ancora di più per la sua capacità di essere uno strumento. Ti darà modo infatti di parlare di agricoltura, di cibo, di ambiente e comprenderai grazie a esso quanto possa essere determinante l’impatto delle scelte individuali sulle comunità, locali e globali. Del vino poi apprezzerai la capacità di procurare gioia: è convivialità, conoscenza, viaggio; scoperta di luoghi bellissimi fuori dalle rotte turistiche e persone che hanno scelto di vivere scansando le logiche del sistema economico imperante per perseguire un’idea di libertà e serenità. Alla fine ammetterai anche di essere una brava imprenditrice. Hai avuto la fortuna di aver ereditato un’azienda grande e qualche volta, stupidamente, ti sentirai in colpa per il privilegio che hai avuto.

Allora trasformerai quel sentimento in energia propositiva e inizierai a lavorare per rendere la tua azienda un’impresa il più possibile sana ed etica, perché ti accorgerai che La Stoppa vive delle persone che lavorano al suo interno. Capirai che per fare vino in modo giusto non si deve necessariamente essere piccoli ma è possibile continuare ad agire in modo rispettoso anche se le bottiglie sono tante. Vivrai con gioia l’arrivo di tuo nipote Raffaele, che con passione e dedizione ti conforterà sullo sviluppo
futuro dell’azienda. Tra trent’anni il cuore starà ancora combattendo affinché la visione tua, di Giulio, dei tuoi genitori, e di tutte le persone che custodiscono La Stoppa non venga tradita ma capirai che il sogno è diventato realtà.

Solo allora sarà arrivato il momento di restituire ciò che hai imparato.

 

  Elena

[Foto cover: Triple A. Tutte le altre foto sono state gentilmente fornite da Elena Pantaleoni]


Per chi si fosse perso la altre lettere:

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Jacopo Manni

Nasce a Roma ma si incastella a Frascati dove cresce a porchetta e vino sfuso. L’educazione adolescenziale scorre via in malo modo, unica nota di merito è aver visto dal vivo gli ultimi concerti romani dei Ramones e dei Nirvana. Viaggiatore seriale e campeggiatore folle, scrive un libro di ricette da campeggio e altri libri di cucina che lo portano all’apice della carriera da Licia Colo’. Laureato in storia medievale nel portafoglio ha il santino di Alessandro Barbero. Diploma Ais e Master Alma-Ais, millantando di conoscere il vino riesce ad entrare ad Intravino dalla porta sul retro.

7 Commenti

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Mattia Grazioli

circa 12 mesi fa - Link

Le persone fanno la fortuna dei territori. Cicli e mode si stanno accorciando, di contro le grandi personalità del vino restano e spostano baricentri; anche al netto dell’estetica del prodotto.

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Fable_81

circa 12 mesi fa - Link

Bellissima lettera, complimenti.

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Nicoletta

circa 12 mesi fa - Link

Carissima, sono lustri che non ci vediamo, parliamo, condividiamo pasti casalinghi splendidi come le cene dei ristoranti delle nostre regioni. Complimenti per tutto. Un abbraccio bacio Nicoletta e grazie per la mia Mafalda figlia di Gina che mi hai regalato e che ancora la cana piu bella ed intelligente che abbiamo avuto. Nico Selvapiana

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Stefano Menti

circa 12 mesi fa - Link

bell'articolo, bel territorio, bella azienda, belle persone, vini buoni

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Alvaro pavan

circa 12 mesi fa - Link

La Stoppa, nei miei ricordi, faceva il più grande Pinot Nero dell'Oltrepo e probabilmente d'Italia.,,. Parliamo di più di trent'anni fa.... Poi ognuno fa le sue scelte e come tali vanno rispettate...

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Mattia Grazioli

circa 12 mesi fa - Link

Posto che il più buono in Oltrepó è il mio, loro sono venticinque chilometri più in la

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Alvaro pavan

circa 12 mesi fa - Link

Eh mi sono allargato con la Denominazione, chiedo venia. Chissà perché, ma nel mio immaginario ho sempre collegato La Stoppa all'Oltrepo'...

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