Haiku | Quando meno te lo aspetti, Castello di Ama fa un Supertuscan
di Jacopo CossaterÈ quasi Vinitaly, quel periodo dell’anno durante il quale le aziende mandano più email possibili per annunciare, quasi sempre, la loro presenza in fiera – ricordate? In ordine cronologico, l’ultimo comunicato stampa che è spuntato nella casella email di Intravino è quello di Castello di Ama, già famosa per i suoi Chianti Classico e per l’Apparita, da molti considerato come il più grande merlot prodotto in Italia. Contenuto del messaggio: l’invito all’imminente presentazione del nuovo vino nato a Gaiole, Haiku.
Dice: “Castello di Ama celebra i suoi 40 anni con un regalo speciale, pensato da Lorenza Sebasti e Marco Pallanti per i propri estimatori nel mondo. Nasce così HAIKU, il nuovo Grand Vin non “Chianti Classico” del Castello di Ama – uno degli “chateau” italiani più amati dagli enofili internazionali – che sarà presentato in anteprima il prossimo Sabato 24 Marzo a Verona in occasione di OPERA WINES, il prestigioso palcoscenico di Vinitaly e Wine Spectator che raduna, per l’occasione, le 100 migliori aziende italiane. (…) Haiku 2009 è il frutto di un assemblaggio tra tre varietà: il 50% circa è rappresentato dal Sangiovese, vitigno principe della Toscana chiantigiana, mentre la parte restante è stata equamente divisa tra il Cabernet Franc e le uve Merlot di due piccole parcelle impiantate nel 2001 sulle colline di Ama, nel vigneto Montebuoni, a seguito di una selezionate clonale molto accurata.”
Insomma, Castello di Ama ha scelto di puntare forte su un blend tra sangiovese, merlot e cabernet franc, un vero e proprio Supertuscan. E sì, certo, la domanda è tanto spontanea quanto legittima: ha senso proporre oggi un nuovo vino di questo tipo? Ho controllato e sul calendario c’era scritto 2012, impossibile sbagliarsi con – chessò – il 2002. Nel frattempo le parole che si continuano a leggere più spesso in giro sono ancora autoctono e territorio, più difficile imbattersi in termini quali barrique e vitigni internazionali. Ma tant’è, Haiku è definito nello stesso comunicato stampa come un “vino che rappresenta la sintesi del nostro Territorio“. Giuro.
Poi, ad un secondo sguardo, l’occhio è caduto su una particolare dicitura, quella di Grand Vin non “Chianti Classico”, come se la (non) appartenenza alla denominazione di riferimento fosse una sorta di qualità intrinseca del vino stesso. E va anche bene, ci mancherebbe. Conosco persone che in diverse parti d’Italia ed in riferimento alle proprie denominazioni la pensano esattamente così. L’unica nota che suona appena stonata è che Marco Pallanti di Castello di Ama è lo stesso Marco Pallanti del Consorzio del Vino Chianti Classico anche detto del Gallo Nero. Il Presidente, per inciso.
71 Commenti
Niccolò Benvenuti
circa 12 anni fa - LinkE io che speravo che i Supertuscan fossero ormai debellati o quasi
RispondiALEX57
circa 12 anni fa - LinkInfatti, la definizione l'ha data chi ha scritto, non chi ha fatto il vino...
RispondiCinika Blu
circa 12 anni fa - LinkGrand Vin NON "Chianti Classico" mi ricorda infelicemente la repellente e ipocrita denominazione "Diversamente abile".
RispondiALEX57
circa 12 anni fa - LinkNon può essere solo una distinzione per chiarire che non segue il discipinare Chianti Classico? Troppo ardita come riflessione?..
RispondiPietro Caputo
circa 12 anni fa - LinkMi sarebbe piaciuta però... "diversamente Chianti"
RispondiGuidoriccio da Fogliano
circa 12 anni fa - LinkComplimenti per la degustazione virtuale ed i commenti relativi! Come si fa a giudicare un vino che non è ancora uscito ed incasellarlo in una definizione stereotipata e trita? A quando i Supersicilians o i Superfriulans?? Mavviaa.... Volete fare come quei grandi critici della Michelin che recensivano Ristoranti non ancora aperti o già chiusi?. Ciò non va certo a favore della vs. credibilità.. Prosit
RispondiAndrea Gori
circa 12 anni fa - Linkvedi scritto da qualche parte "recensione"? il fatto che il vino sia buono, orrendo o capolavoro non c'entra assolutamente niente con il fatto che la comunicazione che si da a questo vino cozza molto con l'idea di promozione del terroir del Chianti Classico o almeno così la vediamo noi
RispondiALEX57
circa 12 anni fa - LinkVorrebbe dire che le aziende del Chianti Classico dovrebbero produrre solo Chianti Classico? Non mi pare che il Castello di Ama si tiri indietro su questo, anzi... Se il territorio chiantigiano ed il suo percepito "tiene"ancora sui mercati internazionali è proprio grazie ad aziende di questo calibro ed integrità...
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 12 anni fa - LinkVorrebbe dire che se studi la storia del chianti dovresti abolire prima di tutto tutte le altre denominazioni che non siano Chianti Classico e la stessa zona la dovresti ridurre ai tre terzieri di Radda, Gaiole e Castellina più la parte meridionale di greve (leggi "Panzano) e la parte occidental settentrionale di castelnuovo.... sai, fino al 1962 il chianti era solo quello ed era un vino che veniva prodotto ininterrottamente prima che il sindaco di gaiole ne descrivesse un disciplinare da molti volutamente frainteso. Chianti deriva da Clante, un patronimico di origine etrusca che significa Acqua e dacchè quella terra era ricca di ruscelli e fiumi favoriva la viticultua. quella stessa zona diventa in via ufficiosa nel 1250 e ufficiale nel 1382 la "Lega del Chianti", una lega politica sotto il patronato di Firenze per impedire le incursioni senesi. Quella lega era attraversata dalla via Francigena e i pellegrini diedero impulso alla produzione di vino commerciale ben prima di Ricasoli, Merlot e Castelli di ama che nei loro pro-forma non vogliono si scriva chianti classico vigneto la casuccia o chianti classico vigneto Bellavista ma SOLO La Casuccia e Bellavista.... e stiamo parlando del presidente del consorzio: un uomo che se ne frega altamente di difendere il Marchio comune con una storia pluricentenaria alle spalle. Trovi strano che a qualcuno girino un tantino?
RispondiLeonardo Romanelli
circa 12 anni fa - LinkEhmm..altre versioni danno Chianti derivante dal latino, Francesco, che significherebbe rumore..solo per onore della precisione.:-))
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 12 anni fa - Linklo so... da clangor, rumore perchè era terra di caccia e per stanare la selvaggina di taglia grande si procedeva mediante la creazione di forte rumore metallico e urla su tre lati della presunta tana o ostazione obbligando l'animale in quella quarta direzione dove erano appostati i cacciatori munioti di archio e lance... ma la versione clante trova più riscontri anche dal punto vitivinicolo. cmq hai ragione
RispondiAlberto G.
circa 12 anni fa - LinkCome si cambia idea. A pensare che M.Pallanti e consorte non erano contenti dei tre bicchieri assegnati all'Apparita, negli anni 97, 98 o giu'di li' "premevano" affinche' premiassero il chianti classico. Adesso da presidente del Consorzio Chianti Classico, sembra premere in direzione opposta. O ma non si sara'mica messo d'accordo con quello del consorzio Brunello per internazionalizzare la Toscana? Valli a capi'sara' colpa dei consulenti di marchettin'e noi non capiamo nulla. In ogni caso cosi' facendo, mi sa stia attirando piu' attenzioni per tutti.Bene o male purche' se ne parli?
RispondiAndrea Pagliantini
circa 12 anni fa - LinkCi sono informazioni scritte e dove trovarne su quel disciplinare del '62 scritto dal sindaco del paese sotto Vertine?
Rispondiluigi fracchia
circa 12 anni fa - LinkAnche la scelta del nome (gli Haiku sono piccoli componimenti poetici giapponesi), secondo me, da un taglio fortemente a-territoriale al vino, quindi costruito non sulle argille chiantigiane ma sulle sdrucciolevoli paludi del marketing. Così per dire.
RispondiIl giardiniere di Silvio
circa 12 anni fa - LinkMa Chianti Classico non è la stessa denominazione che il Presidente mi disse di dare ai cani? Lo feci e ancora ricordo i loro occhi schifati.
RispondiLeonardo Romanelli
circa 12 anni fa - LinkNo quello è Chianti, fai attenzione!!!
RispondiIl giardiniere di Silvio
circa 12 anni fa - LinkInfatti chiedevo. Io non m'intendo di vini. Per professione tratto solo rose, gladioli, gnocche, cagne e cagnacci. Che dite? Se portavo Chianti Classico i cani guaivano di felicità?
RispondiClaudio Sabatucci
circa 12 anni fa - Link...ma perchè non considerare un vino per quello che è e non per quello che non è ? viva chi ha ancora voglia di fare vini per come se la sente e non per compiacere la critica. lo dice chi fà tutt'altro, i supertuscans possono essere dei grandi vini e il fatto di chiamarlo "non chianti" è la testimonianza di quanto sia ironico ed intelligente Pallanti che, per inciso, di solito sa quello che fà...
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 12 anni fa - LinkMa perchè ti arrabbi? pensa a quanti enosnob non berranno quel vino e lo lasceranno sullo scaffale... hai idea di che botta di c..o hai? te lo puoi comprare e bere tutto te
Rispondiblond
circa 12 anni fa - Linkse si vuole si parlava di SuperVenetian,ovvero il Crearo di Tommasi...quando abbiamo chiesto a Piergiorgio Tommasi,il perchè di questa dicitura in etichetta ci ha risposto: "i Toscani fanno grandi vini,che nel mondo vengono riconosciuti con la dicitura SuperTuscan. perchè noi Veneti o Friulani o chiunque altro non può mettere in risalto il proprio lavoro? non è una sfida, tanto meno un provocazione."
RispondiFabio Cagnetti
circa 12 anni fa - LinkSi commercializzano Grand Vin non Chianti Fuori tempo massimo
RispondiPaolo De Cristofaro
circa 12 anni fa - Linkchapeau metrico... :-))
Rispondiluigi fracchia
circa 12 anni fa - LinkQuesto è un Haiku.
RispondiDaniele Serafini
circa 12 anni fa - LinkGrand Vin non Chianti Classico suppongo intenda Grand Vin diverso dagli altri Grand Vin Chianti Classico o in aggiunta ad altri Grand Vin diversi dai Chianti Classico. Non entro nella faccenda ma la frase l'avete interpretata un po' a modo vostro.
Rispondigp
circa 12 anni fa - LinkL'interpretazione corretta mi sembra la prima, di sicuro per l'azienda il Chianti Classico Vigneto Bellavista vuole essere un "Grand Vin Chianti Classico" (anche per l'esiguo numero di bottiglie prodotte e per il prezzo, credo di gran lunga il più alto per la denominazione). Piuttosto, ci vuole del fegato per uscirsene con l'ennesimo "grand cru" nell'anno di (dis)grazia 2012: questo dimostra che i progetti in campo vinicolo hanno una dimensione temporale (si parla di vigneti impiantati nel 2001) che li espone pesantemente ai cicli dell'economia e delle mode.
RispondiLido Vannucchi
circa 12 anni fa - LinkHo parlato con un famoso vigneron borgognotto, uno coi contro cogli.... Uno che ha fatto la storia della borgogna, mi diceva che farà uno strepitoso vino dal nome oifu' con un blend di 50 per cento pinot nero, 20 percento nero d'avola, 30 percento di Sangiovese, io ne rimanevo sbalordito e mi chiedevo ma mi sogno o son desto, mi sognavo mi sognavo, la triste storia di quanto siamo coglio... Da svegli noi Italiani. Signori 2012 i Chianti in questo momento storico ben preciso sono i vini che piu' mi emozionano. Percheeeeeeee. Ma percheeee. Che bisogno c'e .
RispondiAngelo Di Costanzo
circa 12 anni fa - LinkSe va come la penso andrà via con appena un centone...
RispondiAndrea Gori
circa 12 anni fa - Linksarà in enoteca attorno ai 35 euro, quindi 24 + iva circa fc
RispondiFrancesco Bonfio
circa 12 anni fa - Linkforse intendeva dire 45,00
RispondiFrancesco Bonfio
circa 12 anni fa - Linkscusate io volevo dire 40,00 in enoteca
RispondiAngelo Di Costanzo
circa 12 anni fa - LinkEconomico...
RispondiclaudioT
circa 12 anni fa - Link"ha senso proporre oggi un nuovo vino di questo tipo?" Ha senso se si punta prevalentemente a mercati esteri e ha senso ancor di più se si pensa di fare un blend a-territoriale, per molti demonizzato in questi ultimi 10 anni, se si vuole sottolineare una qualità superiore del prodotto (dal taglio internazionale)nonostante le tendenze locali verso l'autoctono, il vitigno antico e i cru territoriali. Poi dire Gran Vin NON Chianti Classico è un rafforzativo della propia idea di vino, poco territoriale, che non toglie nè mette niente a nessuno, solo al Consorzio di cui Marco Pallanti è Presidente...una contraddizione in termini, una sorta di interessi personali in primis sugli interessi collettivi!!!
Rispondisuslov
circa 12 anni fa - Linkmi sembrate un poi tutti dei komunisti se lo fanno ha un senso, chiaramente economico tutto cio' che esiste e' razionale tutto cio' che e' razionale esiste sapete quanti bamba esistono pronti a comprarlo ? gia' vedo giacomino suckling intingere la penna in una roboante recensione, prevedo almeno un 95 punti ...
RispondiTunde Pecsvari
circa 12 anni fa - LinkLe aziende possono commercializzare vini con qualsiasi nome, composizione e immagine (nei termini della legalità, ovvio). Nessuno gli può dir nulla, al limite si può esprimere un'opinione sulla collocazione spazio-temporale della scelta, come ha fatto Intravino. Ma che un'operazione così venga fatta dal presidente del consorzio del Chianti Classico mi pare assurdo (per rimanere diplomatici) e rappresentativo della solita, peggiore e piccola Italia. Senza vergogna.
RispondiALEX57
circa 12 anni fa - Link...parli come se ad Ama avessero smesso di fare il Chianti Classico, quando invece ne sono uno dei (veri) e più strenui difensori, da sempre!!.. Ma di che "operazione" parli,un nuovo vino a base Sangiovese che "operazione" è, mi puoi spiegare??..
RispondiFilippo
circa 12 anni fa - LinkPer quanto io trovi il Chianti del Castello di Ama un buon vino, non credo si possa parlare di campione di "chiantigianità".
RispondiTunde Pecsvari
circa 12 anni fa - LinkEppure mi sembrava un concetto semplice. Parlo del fatto che un uomo è contemporaneamente il presidente del consorzio del Chianti Classico (quindi ha un mandato per promuovere al meglio, urbi et orbi, la denominazione Chianti Classico e il marchio Gallo Nero) e la stessa persona è anche titolare di una cantina che fa uscire un nuovo vino, un "Grand Vin", che è tale in quanto NON è un Chianti Classico. Non vedi nessuna contraddizione?
RispondiTommaso Farina
circa 12 anni fa - LinkNo.
RispondiTunde Pecsvari
circa 12 anni fa - LinkTommaso sei ironico?
RispondiFilippo
circa 12 anni fa - LinkPer i supertuscan o meglio per le vigne da cui derivano di vuole il napalm. Meglio essere radicali. :-)
Rispondiesperio
circa 12 anni fa - LinkStato confusionale. Taglio da frullatore. Grafica siderale. Chissa cosa ne penseranno i forestieri. I paesani, a quando sembra, e sanza tanti torti, arricciano il naso. Il paveretto avra', sicuramente, perso la bussola.
Rispondiesperio
circa 12 anni fa - LinkPresentazione di Haiku agl'orientali : Occhietti rispettosamente abbassati e un hihihi, haiku, hihihi. Eh.
RispondiGiulio Carli
circa 12 anni fa - LinkSembrava più un vino da Querciabella, nel senso del nome e della grafica.
Rispondipragmatist
circa 12 anni fa - LinkDovrebbero gioire tutti gli appassionati di Sangiovese, Canaiolo et similia se questi vini vengono proposti e venduti con successo perchè avranno la certezza che i tanto vituperati alloctoni avranno trovato una strada diversa e finiranno sempre meno negli assemblaggi di Chianti Classico.
RispondiRossano Ferrazzano
circa 12 anni fa - LinkA me il punto più rilevante pare la composizione del vino. Fra questo vino e il disciplinare del Chianti Classico c'è solo un 30% in meno di Sangiovese, o un 30% in più di vitigni alloctoni. Non mi pare sinceramente una variazione così importante da giustificare un'identità tutta giocata sulla negazione di quella del vino a DOCG. Se poi consideriamo anziché il Disciplinare, l'effettiva composizione in bottiglia di molti molti molti vini etichettati Chianti Classico, la differenza tende a zero. Ma che, la fantasia in Toscana è proprio finita?
RispondiMichele Braganti
circa 12 anni fa - Link...semmai Marco Pallanti E' il presidente del consorzio vino Chianti Classico....e in teoria "dovrebbe " avere il Chianti Classico, come punta di diamante della propria produzione.....questo la dice lunga...in che condizione e' il consorzio....oltretutto dopo il rientro di Antinori....il futuro della denominazione,fronte tipicita'...e' davvero molto incerto.....
RispondiALEX57
circa 12 anni fa - LinkEd è quello che ha... Oltre 250.000 di grandi chianti classico
RispondiFilippo
circa 12 anni fa - LinkHanno tolto pure il 6% di vitigni a bacca bianca, alla faccia della tradizione. Mah.
Rispondifrancesca ciancio
circa 12 anni fa - Linkfin dal nome e dalla scelta dell'argento in etichetta a me sembra un vino pensato per il mercato estero
RispondiSir Panzy
circa 12 anni fa - LinkIl fatto che abbiano usato la dicitura "NON chianti classico", a mio avviso, serve per dire chianti classico. Nel senso: guarda Intravino che ogni tre per due scrive Gaja o Monfortino anche se si parla di tutt'altra cosa solo per metterli nei tag. Dico intravino ironicamente ma è pratica diffusa un po' in tutto il web. Su ebay, ad esempio, è abbastanza freguente vedere un annuncio di vino pincopallino con a seguito una sfilza di NON sassicaia, NON masseto... e via dicendo. Probabilmente, se questa mail era scritta anche in inglese e mandata in tutto il globo, quel NON chianti classico puo' assumere un ruolo decisamente commerciale. Non penso che Ama sputi nel piatto dove mangia.... ;) Ovvio, imho!
RispondiAndrea Pagliantini
circa 12 anni fa - LinkHaiku che è la compagna di Armaduk, cane di Fogar nelle esplorazioni artiche e antaniche?
RispondiGianpaolo Paglia
circa 12 anni fa - LinkPiu' vado avantie piu' mi convinco che all'estero siano sempre meno interessati a vini italiani fatti da uve internazionali, in tutto o in buona parte. Poi magari questo vino avra' successo, glielo auguro, ma lo fara sopratutto perche' lo propone una primaria azienda chiantigiana, non perche' la tipologia "interessa".
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 12 anni fa - Linkperchè dietro i vitigni abbiamo una storia da raccontare che, fatta salva forse la Borgogna, è molto più densa e affascinante di qualsiasi altra microarea al mondo. Certo che se non hai cultura e la storia non te la "sai vendere" o se mescoli storia e vitigno che non c'entra una cippa ti freghi con le mani tue.
RispondiAndrea Pagliantini
circa 12 anni fa - LinkRiavvolgo il nastro lasciando un commento non collimante per richiedere se si riesce a trovare una versione scritta del disciplinare scritta dal sindaco del paese sotto Vertine nel 1962. Solo per interesse e cultura, non per altro.
RispondiRossano Ferrazzano
circa 12 anni fa - LinkE' così da molto tempo, in conclusione il conflitto sui disciplinari si riduce a questa struttura di gioco. Le grandi aziende premono per avere mano libera sulla composizione non perché i vini mischiati con gli internazionali si vendano meglio, ma perché sono più facili ed economici da produrre. Tanto loro vendono il loro brand aziendale (marchio) e il brand territoriale (denominazione): del tutto residuale la rilevanza delle caratteristiche organolettiche del vino nella bottiglia. Le piccole aziende che non hanno un brand aziendale famoso possono sfruttare solo il brand territoriale, la denominazione, ma in quel campo la concorrenza è fittissima. Per emergere a quel punto c'è una sola strada, la qualità del vino nel bicchiere. E' qui e solo qui, sul mercato delle piccole e medie aziende orientate (anche per forza di cose) alla qualità degustativa che si scopre cosa piaccia davvero al mercato, se alla casalinga di Vigevano o al businessman di Dallas quando compra una bottiglia di Brunello di Montalcino piaccia davvero il vinone scuro barricato e cabernettizzato del famoso cliché, oppure un vino che assomigli davvero ad un Sangiovese in purezza, e quanto sia importante davvero la tipicità del prodotto. Il mercato delle grandi aziende vende tutt'altro, è addirittura un altro mercato dentro il mercato. Vende il marchio, vende la denominazione, vende soprattutto la propria forza commerciale intesa sia come marketing sia come rete vendita, con attaccato come ultimo vagone del convoglio il vino in sé, le caratteristiche gustative. Il punto è che se la battaglia sulla Denominazione si fa così dura, significa che il brand territoriale paga molto anche per chi ha un brand aziendale molto forte. Mandando a bagno la tipicità a cui il mercato di chi compera qualità e non marchi famosi tiene molto, si erode sul lungo periodo il prestigio della Denominazione su TUTTO il mercato, e a lungo termine gli ettari di Montalcino tenderanno a valere come quelli di una buona zona nel Chianti Classico. I quali a loro volta tendono a diminuire e a consumare il distacco con i prezzi della Maremma. Siamo sicuri che sul lungo periodo da questa struttura di gioco abbiano qualcosa da guadagnare le stesse grandi aziende, che a Montalcino hanno molti ettari al sole?
Rispondigianpaolo paglia
circa 12 anni fa - Linkanalisi suggestiva la tua Rossano, ma che per me ha alcuni punti deboli. Prima cosa, quando si parla di marchi bisogna capirci, e' un marchio Castello di Ama, o e' un marchio Jacob's Creek? Se sono marchi entrambi, tta i due pero' ci corrono milioni di bottiglie e di miliardi di euro di potenza di fuoco. Dal secondo mi aspetto ogni cosa (non lo denigro, sono vini di eccezionale successo commerciale), dal secondo mi aspetto una identità territoriale. Secondo. Se il gioco fosse questo che dici, visto che ormai il mercato è a livello globale, ne dovremmo trovare riscontro anche in altre zone produttive simili nel mondo. Avete notizia di un bordolese che se ne esce con una cuvee di Syrah? Se C.Margaux lo facesse sono sicuro che ne venderebbe a vagoni, ma non lo fa. Conosciamo qualcuno che fa Cabernet nella Cote d'Or? Peggio che andar di notte. In realtà se poi uno le uve ce le ha perche' le ha piantate negli anni scorsi, dove le cose erano diverse, o le spianta (o reinnesta), oppure e' costretto a farci un vino. E questo penso sia la ragione principale di questo vino qui. Che giustamente come detto, si fa forza del marchio prestigioso, ma che rappresenta una tipologia che a me pare, da uno che girella per vender vini nel mondo, sia sempre meno interessante per l'estero.
RispondiFrancesco Amodeo
circa 12 anni fa - LinkGrandissimo Rossano, analisi lucidissima. ;-)
RispondiRossano Ferrazzano
circa 12 anni fa - LinkQuanto invece a questa interpretazione intravinosa del comunicato di Castello di Ama: "l’occhio è caduto su una particolare dicitura, quella di Grand Vin non “Chianti Classico”, come se la (non) appartenenza alla denominazione di riferimento fosse una sorta di qualità intrinseca del vino stesso" Io leggo tutto molto diversamente. Salvo la dizione sia poi presentata come una sorta di slogan per identificare il vino sul mercato, se cioè questa dizione rimane confinata a questa lettera di presentazione nelle forme che si leggono qui, a me pare che le cose stiano diversamente, e che la lettura di Cossater richiami una serie di deja vu che sono stati molto forti nell'ambiente, ma che non so quanto siano giustificati nel caso particolare. A me pare che l'azienda, magari un po' goffamente, abbia voluto dire semplicemente che questo nuovo haiku sia il nuovo vino di punta di Castello di Ama, fra quelli che non sono etichettati come Chianti Classico. Insomma, che non pretende di essere superiore a Casuccia e Bellavista, il che sarebbe un evidente autogoal. Non mi pare affatto che l'azienda voglia dire che questo vino è migliore poiché non è un Chianti Classico DOCG, anzi il contrario, mi pare volta a tutelare il prestigio dei suoi Chianti Classico DOCG di punta. Il tentativo palese, che risulterà molto familiare a chi frequenta il mondo dei Castelli toscani, mi pare invece quello di agganciare la produzione chiantigiana a quella bordolese. Linea di marketing di lungo respiro in Chianti, che sta oggi vivendo una fase di accelerazione proprio sul fronte del marketing, con le aziende che tendono a fare etichette sempre più in stile bordolese, grandi lenzuolate bianche con le insegne aziendali stilizzata con eleganza minimalista, lo stesso nome "Castello di X" che tende a lascia cadere la proposizione per diventare solo "Castello X" e somigliare sempre meglio a "Château Y", eccetera. Qui è tutto un grandinare di espliciti riferimenti a quella linea di comunicazione, e anzi mi sorprende che le percentuali dell'assemblaggio non siano state tarate sul modello del Solaia, o su quello del Sassicaia. E perché no, a sto punto direttamente su quello di Mouton Rothschild o meglio ancora di Cheval Blanc. Io lo troverei persino più coerente. Ma poi forse ci si accorgerebbe che l'idea di fondo è l'imitazione, e il modello imitativo paga poco ai vertici di qualsiasi cosa. E allora dentro con il 50% di Sangiovese, che fa tanto Chianti-Shire. Io insomma rimango dubbioso su questa linea, ma l'azienda è di Marco Pallanti e se il mercato gli dà ragione, tanto di cappello.
RispondiRossano Ferrazzano
circa 12 anni fa - LinkPurché ovviamente il riferimento al si limiti a questa comunicazione, e non diventi il tormentone di marketing su cui l'azienda costruisce la penetrazione di questo nuovo vino sul mercato, come detto. Nel qual caso le insofferenze di chi osserva che Marco Pallanti non è solo proprietario di Castello di Ama ma anche Presidente del Consorzio del Chianti Classico sarebbero pienamente giustificate.
RispondiRossano Ferrazzano
circa 12 anni fa - LinkHo usato i simboli maggiore e minore per inquadrare 'non "Chianti Classico" ' il software si è mangiato tutto, sia qui sia sopra. In questo post si legga ...il riferimento al 'non "Chianti Classsico" ' si limiti... in quello precedente: ...Salvo la dizione 'non "Chianti Classsico" ' sia poi...
Rispondiesperio
circa 12 anni fa - LinkInsomma la verita' sembra che con haiku hanno cercato di fare qualcosa da sbolognare ai gonzi; usando le materie prime che avevano a portata di mano, dando del " Grand vin " ad un vino prodotto in territorio italiano e vestendolo con un etichetta cimiteriale, che per qualche improbabile calcolo, avrebbe dovuto attrarre i suddetti gonzi forestieri. A casa sua uno fa' quel che gli pare ma l,immagine collettiva non se ne giova un gran che'.
RispondiPaolo Rusconi
circa 12 anni fa - LinkLasciando perdere l'uvaggio, quello che che stona è "grand vin" attribuito dall'azienda al proprio prodotto. Solitamente tocca ad altri attribuire l'aggettivo "grand", ovvero alla critica, agli appassionati, agli operatori e perchè no ai colleghi vignaioli.
RispondiALEX57
circa 12 anni fa - LinkC'è un altra accezione comune del termine Grand Vin che è quella di "vino di punta", in contrasto con il "petit vin" vino di "entrata". In questo caso, MOLTO SEMPLICEMENTE, si parla di un vino di punta,fatto con uvaggio non da Chianti Classico... da quel che so saranno 10-15.000 bottiglie su 300,000 di produzione aziendale di Chianti Classico, per cui possono tutti stare molto tranquilli che Ama rimane quella che è sempre stata..
RispondiGiacomoPevere
circa 12 anni fa - LinkSenza voler entrare nel merito ma ti pare che possa essere un vino di punta? Si e no sarà il 4° vino dell'azienda, di sicuro lo sarà in termini di prezzo se come dice il buon Gori uscirà sui 35 euro sarà in pratica equiparato al loro Chianti Classico annata. Se per te è vino di punta...
RispondiOlimarox
circa 12 anni fa - LinkPenitenziagite. Propongo rogo per Pallanti e Sebaste, due tapini che non hanno capito come gira il mondo del vino, evidentemente non leggono questo blog.
RispondiALEX57
circa 12 anni fa - LinkO ti stacchi dal collo della bottiglia, o ti cerchi un ottimo analista. TU HAI DEI PROBLEMI!... e anche seri.
Rispondiserena
circa 12 anni fa - Linkironia geniale ma incompresa, temo.
RispondiiSpritz
circa 12 anni fa - LinkAnche se di una degustazione alla cieca si tratta, forse chiamarlo "blind tasting" in un contesto come Vinitaly è stato "improprio" :) Il nostro intento resta comunque quello di creare un'occasione di confronto su 3 prodotti che si trovano sugli scaffali dei nostri supermercati... quindi non possiamo che rinnovare l'invito :)! ps il nostro iSpritz è chiuso con il tappo a fungo :)
RispondiGiacomoPevere
circa 12 anni fa - LinkQuel che c'è di sicuro è che hai sbagliato post! :)
Rispondivideodrome
circa 12 anni fa - Linkma siamo sicuri si chiami Haiku e non seppuku? (supertuscans nel 2012 è autolesionismo puro...)
RispondiNicola Ravagnan
circa 12 anni fa - LinkMarco e Lorenza sono due grandi Le loro visioni sono sempre state ripagate
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