Piccola verticale casalinga del Fiano Particella 928

Piccola verticale casalinga del Fiano Particella 928

di Simone Di Vito

Assaggiai per la prima volta il Particella 928 un paio d’anni fa, ero spesso in cerca di vini e realtà particolari e in quel caso trovai pane per i miei denti; energico, sincero, quel 2015 spiccò nettamente in mezzo a tanti assaggi di facile lettura, una bella scoperta da approfondire il prima possibile.

Due anni dopo mi ritrovo ospite a fine agosto proprio di Cantina del Barone, nel loro nuovissimo Wine & Bed 928, dove cortesia e attenzioni di Luigi Sarno e famiglia ci hanno fatto sentire come a casa. Siamo a Cesinali piccolo comune alle pendici del Monte Terminio e in piena denominazione Fiano di Avellino; tra vigneti, noccioleti, un orto gigante e una gabbia con tre splendidi pavoni, la famiglia Sarno da oltre un secolo si dedica alla cura di queste terre, a metà anni 90 poi decidono definitivamente di acquistarle da un barone di Napoli (da qui il nome dell’azienda), portando avanti da proprietari un connubio ormai stra-consolidato.

La produzione vinicola è composta esclusivamente da fiano in purezza (ci sono anche uva da tavola e aglianico ma solo per uso personale), i suoli sono in prevalenza di origine vulcanica (diversi strati che Luigi stesso ci ha mostrato e spiegato a puntino), due sono le etichette prodotte: il più immediato Paóne e il Particella 928, entrambi da pigiatura a grappolo intero e maturazione in acciaio, con differenze date dalla promiscuità dei suoli e qualche mese in più sulle fecce a favore del Particella.
A fine tour tra le bottiglie acquistate abbiamo messo le mani anche su qualche annata vecchia, che non vedevo l’ora di assaggiare e comparare in una breve ma intensa verticale.

Gli assaggi
2018: annata calda ma di grande equilibrio, con una discreta distribuzione di piogge durante il periodo estivo. Pochi mesi fa ne avevo già aperta una bottiglia, mi era sembrata potente e ancora acerba e la apprezzai molto di più il giorno dopo. A distanza di qualche mese quasi la stessa esuberanza, ma finalmente un po’ più diluita; di giallo paglierino carico e cristallino, naso intenso e iodato, con camomilla e zenzero a far da contorno ad un netto erbaceo di peperone abbrustolito; bocca potente e concentrata, spalle larghe, si sente parecchio l’alcol, molto più sapida che fresca, finale lungo con bella scia di sapidità sulla lingua. Il ragazzo scalpita, attendere prego.

2014: millesimo mediamente piovoso, caratterizzato da una forte pressione della peronospora che ha causato un calo di resa con grappoli recanti pochi chicchi. Annata che ha messo d’accordo un po’ tutti i commensali. Visiva praticamente identica alla 2018, ma già al naso fa capire le differenze; intenso anche qui ma decisamente più ordinato, spalanca le narici con la sua salinità, poi camomilla, agrumi,  mandorle tostate, aneto e leggera affumicatura. Bocca intensa e concentrata, calda, sapidità mediterranea, giusta freschezza, di corpo e in equilibrio, finale lungo e ammandorlato. Molto simile alla precedente, ma decisamente più in forma, per cui sappiamo dove potrà arrivare la 2018 in futuro.

2013: si avverte subito l’annata più fredda e piovosa. La particolarità è data dalla malolattica in bottiglia. Inizialmente chiusa e timida rispetto alle due precedenti, con naso che sembra una limonata, per poi respirare e finalmente offrire sentori più in linea con il resto della batteria; permane l’agrume sullo sfondo, camomilla in tazza, zafferano, salinità e sbuffi di pietra focaia; bocca fine e fresca, abbastanza morbida, con corpo snello che facilita la beva, senti l’alcol solo dopo aver deglutito, persistenza media che lascia in bocca un retrogusto amarognolo; citrina e bevibile, mi piace.

2011: l’ultima annata certificata DOCG, tendenzialmente piovosa anche questa, soprattutto a ridosso della vendemmia dove è stata fatta un’ attenta selezione dei grappoli per la presenza di un 15% di muffe. Tante le sinergie con la 2013, anche questa appare inizialmente monocorde su un unico sentore di spremuta di limone, impiega una mezz’ora a mettersi in pari con le altre ed aprire ad una fresca salinità, sfondo agrumato ma ben condito da dolcezza di miele mille fiori ed erbe aromatiche. Gonfia il petto appena respira e la temperatura nel bicchiere sale, a più di 9 anni dalla vendemmia l’alcol gioca un po’ a nascondersi ma ha una finezza che pian piano mi conquista; intensa ma senza essere invadente, con bella acidità e sapidità sfumata, corpo medio, finale medio-lungo dal retrogusto amarognolo in linea con la 2013 e che sembra sussurrarti bevine ancora 

Anche se in modo diverso a fine serata le annate in assaggio hanno dimostrato una certa linearità tra loro, dove poi per visiva e gustativa vanno invece a dividersi in due coppie, in cui personalmente ho preferito la seconda: 18 e 14 a braccetto come due sorelle felici, cristalline, con bocca carnosa, intensa, concentrata e ricca di sapidità; molto simili anche 13 e 11, alla vista appaiono leggermente scariche (forse non filtrate), corpo snello per un assaggio più fresco che sapido, e decisamente più fine rispetto alle precedenti (specie nella 2011); in tutto questo senza dimenticare il protagonista della serata: il fiano; se ce ne fosse bisogno, ancora una volta dimostrazione di classe e longevità per un’eccellenza di queste zone, che non smette mai di intrigarmi.

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Simone Di Vito

Cresciuto a pane e corse automobilistiche (per via del papà pilota), sceglie la sostenibilità di bacchette, tamburi e corde grosse, tra batteria e basso elettrico. Si approccia al vino grazie a una breve carriera da scaffalista al supermercato, decidendo dopo anni di iscriversi ad un corso AIS. Enostrippato a tempo pieno, operaio a tempo perso. Entra in Intravino dalla porta di servizio ma si ritrova quasi per sbaglio nella stanza dei bottoni. Coltiva il sogno di parcellizzare tutto quel che lo circonda, quartieri di Roma compresi.

4 Commenti

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Lanegano

circa 3 anni fa - Link

Ho fatto invecchiare quattro anni un Paone e l'ho trovato superiore alla 928. Bevibilità pazzesca, grande equilibrio, spunto fumè e idrocarburi delicati ma presenti. Boccia veramente deliziosa. Il 928 mi è sempre parso un pò più 'pesante' rispetto al fratellino 'povero'.

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Rino

circa 3 anni fa - Link

Secondo il tuo parere, per quanto riguarda l'annata 2018 quanto bisognerebbe aspettare ancora? 1 anno o più, considerate le potenzialità di invecchiamento del fiano?

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Simone Di Vito

circa 3 anni fa - Link

i particella dal 2014 ad oggi sono più concentrati e potenti, personalmente ho preferito 11 e 13 molto più tendenti al paone style. Per l'annata 2018 sono d'accordo, al momento pavone è decisamente più immediato, bevibile...Il parcella è da attendere ancora, almeno altri 6 mesi o più... Ma dipende dai gusti, se ami potenza, concentrazione e morbidezza è già il tuo vino

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Francesco Garzon

circa 3 anni fa - Link

Io (comprai) assaggiai Particella 928 2012 ("declassato" ad IGT) ne rimasi stregato. Era il 5 Giugno 2014.

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