Una volta per tutte | Vino italiano e cucina cinese non vanno d’accordo

Una volta per tutte | Vino italiano e cucina cinese non vanno d’accordo

di Redazione

Marco Gallardi, piemontese di Vercelli, cresce nella trattoria di famiglia dove scopre il vino in giovanissima età. Fa anche tanta esperienza in vigna e in cantina tra Langhe e Monferrato prima di finire in Cina nel 1996. Nel 2000 inizia ad organizzare degustazioni di vino italiano e nel 2005 organizza a Shangai il primo corso per sommelier in collaborazione con Fisar Italia. Dal 2013, è responsabile tecnico del braccio cinese di ONAV, lavora come export manager e per lui i mercati orientali hanno davvero pochi segreti.

Il mercato del vino in Cina è il mio mondo e non manco mai di dare un consiglio ben preciso agli operatori che lo vogliono esplorare: smettetela di fare cene con abbinamento di vini italiani e cibo cinese, sono solo tempo e soldi sprecati.

All’inizio della mia esperienza in Cina, parlo del 2000, ero eccitatissimo ed entusiasta nel proporre cene ad amici/possibili clienti cinesi, facendo degustare vini italiani in accompagnamento ai piatti tradizionali. Certo, il difficile stava sempre nel convincerli, oltre che convincermi, della bontà del pairing. Confesso di essere sempre stato molto combattuto.

Nello stesso tempo, però, ero persuaso che fosse una strada giusta, perché invece di bere il baijiu (un distillato di riso, sorgo e altri cereali) – che oltretutto con i suoi 53 gradi vi ubriaca dopo 5 minuti – non provate un ottimo, gradevole vino rosso italiano? Già, perché?

Pian piano, cena dopo cena, ho capito: tanta allegria, foto, brindisi come se non ci fosse un domani, molto compiacimento verso il simpatico straniero ma… alla fine, tante pacche sulle spalle, saluti cordiali ma nessun risultato. Forse la strada degli abbinamenti non era così giusta ed ho cominciato a studiare.

Dunque, ecco alcuni assiomi sulle abitudini enogastronomiche cinesi.
Partendo dalla regola aurea, da cui tutto consegue a cascata.

I CINESI NON BEVONO DURANTE I PASTI.
Le famiglie, quasi tutte, non hanno l’abitudine di bere bevande alcoliche a pranzo o cena.
Se qualcuno in casa vuole bere un bicchiere di vino, lo fa sempre fuori dai pasti.

Le (poche) occasioni in cui i cinesi bevono durante i pasti sono:
– Celebrazioni delle festività della tradizione: in tavola ci devono essere il baijiu ed in alcune aree il huangjiu (un fermentato, di riso e/o altri cereali, come la birra)
– Riunioni di Famiglia: idem come sopra
– Pranzi di lavoro: prevalentemente birra, in alcuni casi il baijiu
– Cene di lavoro (firme contratti e simili): in tavola ci deve essere il baijiu – ma quello buono buono e costoso – ed in alcune aree il huangjiu
– Merende tra amici (dalle 19 in poi): anche qui, birra

Cercare di far cambiare idea su questi usi è inutile e quasi irrispettoso.

Un altro problema, poi, si pone sul fronte organolettico.
La cucina cinese è molto varia, con la cucina italiana e quella giapponese è certamente una delle più diffuse al mondo.
È una cucina molto elaborata, nella quale vengono usati condimenti molto forti: salsa e olio di soia, oyster sauce, glutammato e molti altri.
Ogni Provincia ha una cucina diversa, a Shanghai ad esempio i cibi sono un po’ più delicati, ma non troppo. Ma non c’è nessun piatto che possa, a mio parere, minimamente abbinarsi né per complemento né per contrasto con il vino d’uva.

Con sapori troppo elaborati, forti, piccanti e pungenti non sono mai riuscito a trovare un equilibrio.
Per non parlare delle Chinese hot-pot, piccanti e non (pasto conviviale in cui carne, pesce, verdure, tofu e quant’altro vengono immersi in un brodo bollente al centro del tavolo), con le quali consiglierei solo bevande analcoliche ghiacciate, al limite la birra.

hot-pot

Durante il China Huangjiu International Exchange Summit 2022, lo scorso 8 novembre a Shaoxing, sono stato invitato ad un keynote speech in cui un autorevole collega cinese ha affermato che il huangjiu in effetti si può abbinare con la cucina italiana, per esempio coi funghi.
Ecco, vorrei vedere su un campione di dieci persone quante berrebbero un bicchierino di huangjiu con un piatto di porcini.

D’altronde, ci sarà pure un motivo se in Cina da 5000 e più anni si sono sviluppate una tradizione culinaria ed una cultura che contemplano baijiu e huangjiu ma non il vino d’uva. Allo stesso modo, in Italia da più di 2000 anni esiste il vino d’uva mentre non abbiamo notizia di baijiu o huangjiu.

In conclusione, cari amici e colleghi, fate delle meravigliose cene nei ristoranti italiani e internazionali, fate degustare ai clienti cinesi i vini in abbinamento con la cucina mediterranea, raccontate loro quanto faccia bene un bel bicchiere di vino rosso (ammesso che faccia veramente bene) e quanto sia corroborante un bel bianco d’estate ma lasciate perdere il mandarin fish col Trebbiano d’Abruzzo perché proprio non c’azzecca.

Io, ormai a metà strada tra due culture, seguo una regola salvavita: mangio quello che ho in tavola con il vino che mi piace, e viceversa.

Marco Gallardi

[Credits photo: Aveine]

27 Commenti

avatar

Andrea

circa 1 anno fa - Link

Illuminante. Grazie

Rispondi
avatar

Diego Beltramini

circa 1 anno fa - Link

Molto utile ed interessante. Mi auguro che gli export manager tricolore leggano questo articolo e ne traggano le dovute conclusioni... Non ne posso più di leggere di Missioni Impossibili a costi esorbitanti per proporre Amaroni o Chianti Classico a culture che non hanno il vino nella loro storia e nel loro DNA... Grazie.

Rispondi
avatar

Marco Gallardi

circa 1 anno fa - Link

@Diego Beltramini il mio articolo non vuole essere distruttivo, ma costruttivo, ho solo voluto dare indicazioni proprio affinché' i costi delle operazioni pubblicitarie e commerciali non siano esorbitanti. Ma invito seriamente a credere nel Mercato Cinese, come ho scritto in un'altra risposta, con strategie più' mirate, ora l'export dall'Italia e' concentrato solo nei grandi centri, ma il vero Mercato sta nelle Province e nelle città' minori.

Rispondi
avatar

leone zot

circa 1 anno fa - Link

un baijou alla fine di un pasto italiano ci sta però

Rispondi
avatar

Stefano Cinelli Colombini

circa 1 anno fa - Link

Concordo, quel Paese (come l’India) ha sue abitudini e il vino d’uva non ne fa parte. Per cui dubito che sarà mai un mercato importante. Però non credo che la cosa sia reciproca: mangio cinese da mezzo secolo due o tre volte al mese, e mi piace berci vino.

Rispondi
avatar

Capex

circa 1 anno fa - Link

Concordo su tutto.

Rispondi
avatar

Marco Gallardi

circa 1 anno fa - Link

@ Stefano Cinelli Colombini Io credo proprio che diventerà' un mercato importante, ma occorre correggere le strategie, parlerò' anche di questo. E comunque , da 20 anni e più' anch'io bevo sempre Vino col cibo Cinese, non dico tutti i giorni, ma quasi.

Rispondi
avatar

Andrea

circa 1 anno fa - Link

Forse è vero che con i vini italiani la cucina medio-orientale e del estremo Oriente fa a cazzotti. Ma in cuore mio spero che non scoprano mai quanto gli spatlese ed auslese stiano bene con i loro piatti; ho il terrore che possano diventare la prossima bolla speculativa e per noi enoindigenti amanti del Riesling sarebbe la fine.

Rispondi
avatar

Andrea

circa 1 anno fa - Link

La bolla c'è già. Ed è endogena. Il prezzo è salito perché i Tedeschi si stanno dimenticando di aver perso la guerra e perciò mentre tutto quello che prima era tedesco era intoccabile, deprecabile, orribile, disgustoso, ora non lo è più.

Rispondi
avatar

Marco Gallardi

circa 1 anno fa - Link

@Andrea qui ci sarebbe da parlare per un po', comunque di Riesling di qualsiasi declinazione ce n'e' veramente poco qui sul Mercato, ma non perché' non hanno scoperto la bontà dell'abbinamento, ma ancora perché' sono Bianchi. Magari più' avanti in un altro articolo parlerò di questo aspetto.

Rispondi
avatar

laccendiamo?

circa 1 anno fa - Link

Tentare di accostare il vino, qualunque vino, alla cucina asiatica, è una pretesa insensata e come tale va considerata.

Rispondi
avatar

Eorltheyoung

circa 1 anno fa - Link

Non condivido affatto. Né per l'assolutismo dell'affermazione, né nel merito: i da me citati orange, gli Spätlese di un altro commento (e anche altri Riesling), i vini acidi e minerali come gli Chablis e tanto altro (una bonarda con il kakuni? un vino libanese con al cucina...libanese?) ben si presta ad essere accostato. Rimane un azzardo "culturale", certo, ma se non ci godiamo il modo globalizzato uscendo da schemi e tradizioni, che divertimento c'è? P.S. Nell'articolo si parla di cucina cinese. La "cucina" asiatica" è un concetto parecchio difficile, ché buttare in un unico calderone Siria, Nepal e Hokkaido non ha molto senso.

Rispondi
avatar

Eorltheyoung

circa 1 anno fa - Link

*mondo, non modo

Rispondi
avatar

Lucky102

circa 1 anno fa - Link

Qualcuno doveva pur dirlo!!

Rispondi
avatar

AG

circa 1 anno fa - Link

Ma per fortuna c'è stato chi di fronte a sedicenti buyer di improbabili catene di distribuzione ha avuto la forza di dire a tutti che non era interessato a esportare il proprio vino in Cina

Rispondi
avatar

Eorltheyoung

circa 1 anno fa - Link

La soluzione c'è e si chiama orange wine. Beveteci un orange bello potente (anche se a me è già capitato di godere con ravioli cinesi + spinaci d'acqua + ribolla di Gravner, ma vabbè). I tannini e la sostanza tengono testa alle spezie, l'acidità compensa il grasso e i gli aromi di the e frutta secca danzano con quelli di zenzero, sesamo e salsa di soia. Provare per credere. E di tornare alle birre ghiacciate si fa sempre in tempo...

Rispondi
avatar

Braccio di Ferro

circa 1 anno fa - Link

Gli spinaci d'acqua me li pappo tutti io, i ravioli invece li lascio volentieri ai cinesi e la ribolla a Gravner e sto' una favola!

Rispondi
avatar

laccendiamo?

circa 1 anno fa - Link

Meno ribolla, più ribollita...

Rispondi
avatar

Steno

circa 1 anno fa - Link

Ma scherziamo??? 羊肉串(儿) e Sagrantino di Montefalco tutta la vita!

Rispondi
avatar

Marco Gallardi

circa 1 anno fa - Link

@ Steno magari! purtroppo non e' facile trovare in Cina un Sagrantino con prezzo abbordabile

Rispondi
avatar

André

circa 1 anno fa - Link

Sbaglio o l'articolo confone l'uso del vino accanto ai cibi cinesi con l'uso del vino da parte dei Cinesi nelle loro abitudini alimentari? Sono due cose diverse: che il vino non possa abbinarsi alla cucina cinese, francamente, lo trovo difficile a sostenersi; che non faccia parte delle abitudini alimentari dei Cinesi e pertanto fatichi ad imporsi, può essere, anche se ho letto che il mercato del vino cinese è in crescita, anche per una forma di patriottismo nei confronti dei prodotti esteri.

Rispondi
avatar

Marco Gallardi

circa 1 anno fa - Link

@Andre' credo che le 2 cose vadano abbastanza a braccetto, abitudini e gusti, certamente più abitudine, circa gli abbinamenti sono considerazioni fatte sul campo dopo mille mila cene. Il Vino di produzione locale e' al 75% destinato all'export, soprattutto nel sud est asiatico, ma se la qualità' continua il trend di crescita credo che in futuro sarà più' presente sul Mercato interno

Rispondi
avatar

thomas pennazzi

circa 1 anno fa - Link

L'articolo è di grande interesse, e ci avvicina allla complessa cultura conviviale di questo grande Paese che non disdegna affatto l'alcool: la Cina è il più grande produttore in volume di distillati al mondo. Stando alla saggezza antica, i cinesi amano assai il vino: un loro antico proverbio recita "Con un amico intimo, mille bicchieri di vino non bastano" (iǔ féng zhījǐ qiān bēi shǎo). Ma come spiegato bene, il vino odierno fa a pugni con la loro cucina. C'è un'alrra opzione, che l'Autore forse non ha considerato, ma che i cinesi che possono permettersi il vino d'importazione conoscono da molto tempo: il cognac, Pare che il distillato di vino sostituisca per ragione di status symbol il baijiu, quando il cinese voglia fare particolarmente impressione o bella figura con i commensali, E pare che il potente distillato transalpino, nelle sue declinazioni, invecchiato o molto invecchiato - i cinesi non amano granché il cognac giovane - abbia una sorprendente capacità di abbinamento con la cucina così ricca di spezie ed umami che manca a suo padre il vino. Sarebbe interessante ascoltare dal signor Gallardi se questa per noi apparentemente bizzarra abitudine di consumo abbia un senso anche per il nostro palato, e perchè no, magari provarci anche noi qualche volta. Ganbei !

Rispondi
avatar

Marco Gallardi

circa 1 anno fa - Link

@Cecilia, tra 2000,2001 e 2002 non se la sono passata bene, ma non hanno perso coraggio, anzi. Poi ci sono anche qui quei Produttori che la pandemia ha sfiorato appena.

Rispondi
avatar

Marco Gallardi

circa 1 anno fa - Link

@ThomasPennazzi a proposito di Cognac, o altri distillati occidentali, Whisky compreso, in effetti solo nelle città' importanti , possiamo dire quelle come Shanghai o Shenzhen o Guangzhou che hanno una forte presenza di accidentalità', hanno trovato qualche spazio di apprezzamento. Ti posso garantire che nel resto della Cina chi li assaggia storce ancora il naso, siamo distanti veramente. Un baijiu di alto livello e prezzo, Moutai o FenJiu per citarne 2, sono ancora oggi preferiti per fare bella figura coi commensali. E comunque sono d'accordo che un Cognac si beve bene mangiando Cinese.

Rispondi
avatar

Cecilia

circa 1 anno fa - Link

Bell'articolo! Al prossimo voglio sapere tutto sui produttori di vino in Cina, come se la passano?

Rispondi
avatar

Tommaso Ciuffoletti

circa 1 anno fa - Link

Chiaro, preciso, utile. Grazie.

Rispondi

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.