Parliamo di Villa Crespi partendo da Massimo Raugi (e non da Antonino Cannavacciuolo)

Parliamo di Villa Crespi partendo da Massimo Raugi (e non da Antonino Cannavacciuolo)

di Alessandro Morichetti

La cosa sospetta di Villa Crespi è che tutti quelli a cui ho chiesto me ne hanno sempre parlato molto bene. Un caso rara specie quando si tratta di due e tre stelle Michelin. Su Villa Crespi, unanimità. Curioso da tempo, sono andato per festeggiare coi miei soci e ammetto di aver prenotato usando un canale preferenziale e con la possibilità di portare qualche bottiglia da casa. In pratica, tutto quel che segue è figlio di una distorsione della realtà quindi pigliatelo con le pinze. Detto questo e modestamente, sui ristoranti più che sui vini – col vantaggio di non capire nulla di cucina – me la tiro di brutto.

Quindi, com’è Villa Crespi?

Versione ridotta.
Una esperienza di vero agio. Villa vista lago e grandissima accoglienza. Varie sale elegantissime che non difettano di ricerca architettonica ed ergonomica dalla cura quasi museale, comfort food di altissimo livello, numeri da capogiro a questi livelli (11 servizi a settimana con una media di 50/60 coperti ciascuno) gestiti con capacità rara da Massimo Raugi e il suo staff. Qui basso profilo e altissime prestazioni in sala hanno un senso. Gran posto. Due stelle meritate, tre sarebbero troppe, una sarebbe poca.

Versione estesa.
Un grande pranzo con due motori di pari importanza per il risultato finale. Da una parte la cucina solidissima di uno chef ormai star e personaggio pubblico che non osa ma conforta, con piatti eseguiti a perfezione su una base che tende al soffice e materno, avvolgente, di burro latte calore e pomodoro dolce. Quello di Antonino Cannavacciuolo è un messaggio profondamente italiano da sud a nord come il menu degustazione (200 euro).

Scampi di Sicilia alla “pizzaiola”, acqua di polpo è un piatto manifesto oltreché tra i più fotografati e il motivo è presto detto. Bellissimo da vedere, immediato al gusto, godurioso, tanto facile da capire quanto difficile da concepire per arrivare a sapori distinguibili ma armonizzati a meraviglia in cui non è scontato che lo scampo sia il centro del piacere.

Scampi di Sicilia

Col boost esplosivo del cucchiaino accanto.

Cannavacciuolo

Linguina di Gragnano, calamaretti, salsa al pane di segale è il secondo indizio che fa la prova. Piatto buonissimo, golosissimo, croccante e saporito che rimangerei altre mille volte: non cervellotico, non maniacale, non esplora gusti estremizzati, non vuole sconvolgere e mandare a casa col mal di testa da analisi gastronomica, non vuole ridiscutere i capisaldi della cucina. Chi cerca la scintilla dell’estro creativo che penetra la materia e la plasma tirando fuori il genio della lampada rimarrà deluso, chi invece vuole mangiare un piatto spaziale in un contesto regale starà proprio nel posto giusto.

Linguine

Questo è il lato cucina dell’esperienza e sarebbe parziale affrontarlo prescindendo dalla figura di Antonino Cannavacciuolo. Ormai celebrata e riconosciuta star televisiva con Master Chef e non solo, Cannavacciuolo è un brand solidissimo, che ispira competenza, simpatia e quel naturale essere “alla mano” che tanto piace. L’imprenditore Cannavacciuolo non sta facendo passi falsi – grazie anche al supporto della moglie Cinzia, centralina e copilota all’ombra del marito – e l’affluenza nella sua vetrina di lusso sembra confermarlo perché l’alta esposizione è al contempo trampolino e rischio.

La sensazione netta, però, è che una bella parte del successo di Villa Crespi stia proprio in sala, dove lo stile di cucina trova sponda in una gestione degli ospiti quantomeno degna di nota. Uno staff di circa 20 persone che si muovono felpate, cordiali, presenti e non pressanti, con la regia sorridentemente militaresca di Massimo Raugi. Un meccanismo perfetto che gestisce oltre 500 coperti a settimana di qui all’eternità: sorprende la quota crescente di aficionados che tornano con costanza e fa riflettere la percentuale “bulgara” di italiani, insolita in ristoranti di questo livello.

Raugi è il restaurant manager di Villa Crespi, non lo conoscevo di persona e ho prenotato tramite lui. Non lo avevo mai visto lavorare e ci tengo a condividere l’impressione che ho avuto perché credo che il suo ruolo sia davvero un tassello centrale nell’esperienza a Villa Crespi.

Avete presente gli egocentrici sotuttoio che al tavolo vi ammorbano con decine di titoli ed esperienze che a un certo punto li manderesti a stendere per un misto di noia e inopportunità? Ecco, Massimo Raugi avrebbe tutti i titoli per farlo anche perché sentendo il suo CV mi sarei buttato nel lago. Ha lavorato in grandi capitali del mondo, parla circa 10 lingue e vi consiglio caldissimamente di leggere la sua storia qui perché ne vale la pena. Tutto questo per dire che non serve ostentare slogan e frasi a effetto quando sai il fatto tuo. Cinque anni fa è entrato nel Gruppo Cannavacciuolo rivoltando la sala di Villa Crespi con la fiducia della proprietà. Maquillage estetico, accorgimenti tecnici e fonoassorbenti (dal mollettone sul tavolo sotto alla tovaglia fino alle sedie) ma più in generale uno stile di gestione che c’è ma non si vede.

Così mi ha confermato off the records un addetto ai lavori: “Massimo in sala è un fuoriclasse assoluto. Calmo, attento, competente. Molto militaresco nell’impostazione del servizio ma ai ragazzi che fan sala piace quando hai autorità e autorevolezza per dare gli ordini. Tanti che hanno lavorato con lui ne sono innamorati proprio per questo motivo, perché quando hai uno che ti insegna tutto prenderlo un po’ in culo ogni tanto ci sta”. Discorso che trovo lineare e comprensibilissimo: ti do tanto e ti chiedo tanto nell’interesse di un ospite a cui dobbiamo il meglio sempre, ad ogni servizio su ogni tavolo. Cosa che spesso in celebri pluristellati non succede nemmeno lontanamente, se non a parole. Qui invece è percettibile.

Sul capitolo vini posso dire poco perché qualcuno me lo sono portato e perché in assenza di carta online (a questi livelli, una necessità!) ho consultato abbastanza velocemente la lista digitale: purtroppo non so quando mi ci abituerò, è certamente comoda per il ristoratore ma la suddivisione in sottocartelle invece di un file unico scrollabile è abbastanza respingente per me. Vista l’affluenza, di sicuro a Villa Crespi potrebbero permettersi praticamente qualsiasi cosa sul vino: non è il focus del ristorante e probabilmente avrei fatto il wine pairing da 100 euro. Lato beverage, a naso, non mi sembra il posto per esploratori di novità e cercatori di perline. A seguire il servizio del vino al nostro tavolo, menzione di merito per Elena Tremontani, cordiale e paziente anche con degli spaccacazzi come noi.

Non avanguardia, quindi, ma un eterno ritorno alla migliore delle case possibili. Conto finale da 1.100 euro in tre con tre bottiglie prese alla carta, una meglio dell’altra: Giulio Ferrari 2009, Chianti Classico Riserva Castell’In Villa 2006 e Passito di Pantelleria Bukkuram Sole d’Agosto 2015 Marco De Bartoli. Villa Crespi è stata una grande esperienza.

Questo sotto è solo un piccolo assaggio.

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

13 Commenti

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Mattia Grazioli

circa 2 anni fa - Link

Ci sono stato due volte. La cucina è solidissima e approcciabile anche da chi non ha mai mangiato in uno stellato. La sala è precisa e affidabile, elegante e disinvolta. Non ci sono guizzi eccessivi, ma nulla è criticabile. Anzi, una cosa si; i piatti dei menù degustazione sono gli stessi da un po’…

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1 come tanti

circa 2 anni fa - Link

Grazie, ma al momento invece di dare 1.100 euro a Cannavacciuolo, preferisco donare qualcosa ai poveri profughi ucraini che hanno perso tutto. I ristoranti stellati possono attendere.

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

... carissimo 1 come tanti : il tuo è ormai il periodico commento inutile in un blog di appassionati di enogastronomia .... è proprio necessario?

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Francesco Romanazzi

circa 2 anni fa - Link

1cometanti, ammazza quanto sei forte! Ma lo sai che non ci avevo pensato? Anzi prima del tuo commento nemmeno m'ero accorto che c'è una guerra in corso, e nemmeno m'ero accorto di tutte le guerre già in corso prima e di tutte le altre disuguaglianze che opprimono questo mondo. GRAZIE DAVVERO, con tutto il cuore.

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Paolo

circa 2 anni fa - Link

Cosa c'entra la a guerra con chi vuole spendere i suoi soldi come più gli aggrada?quindi quando ci saranno i ponti x Pasqua ecc. Le persone non dovrebbero partire .?

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Enrico

circa 2 anni fa - Link

Verissimo in Italia soprattutto si vive di cose finte e superflue come Cannavacciuolo,pensate al banchiere DRAGHI messo lì dai potenti per fare fallire il paese sveglia italiani ......... altrimenti tra un anno chiediamo elemosina per strada ed il ristoratore Cannavacciuolo gli consiglio una bella e sana dieta che gli conviene.

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...che bravo... chapeau...

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...parlo di Raugi...

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Lanegano

circa 2 anni fa - Link

La butto lì così, en passant; con il Comtè stagionato consiglio di provare l'abbinamento anche con uno champagne che abbia diversi anni dalla sboccatura o una lunghissima permanenza sui lieviti (provato con Guy Michel 1998 sboccatura 2019, veramente sorprendente).

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Visconti

circa 2 anni fa - Link

Sono stato a Villa crespi con dei clienti olandesi, e devo dire fave e pecorino erano davvero eccezionali. Da ripetere sicuramente

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Visconti, ti chiedo anticipatamente scusa se approfitto del tuo commento per fare una battutaccia :-) __ Una volta si andava dagli STELLATI, si diceva, per... "fare un'esperienza". Si andava per vedere cosa significa Creatività e Innovazione in Cucina. Ora si va per FAVE e PECORINO! (Che, attenzione, a me piacciono) E gli danno anche 2 stelle a Cannavacciuolo. Cannavacciuolo, insieme ad altri noti personaggi mediatici della ristorazione, è l'esempio di come l'esposizione mediatica GONFI i personaggi che vediamo spesso sui MEDIA.

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...bisogna essere anche bravi a sostenere l'esposizione mediatica . Diventare "personaggi" pubblici non è da tutti . Il più grande chef che abbia mai conosciuto ( ...tale Fulvio Pierangelini , che saluto affettuosamente) era refrattario ad ogni impulso comunicativo ...

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Fulvio Pierangelini lo ricordo, con te, con simpatia e stima. E ricordo la sua mitica lezione sul nostro piatto più famoso, spaghetti al pomodoro. __ Certamente, come dici, ci vogliono alcune capacità, abilità specifiche per condurre trasmissioni televisive ma il risultato è sempre quello di gonfiare l'immagine presso il grande pubblico. Anche i personaggi di 4ª fila che riempiono i Reality di Mediaset acquisiscono, con la partecipazione e l'esposizione, una visibilità che aumenta, gonfia l'immagine e l'importanza presso la massa. __ Chiarisco meglio il mio pensiero. 1 Cannavacciuolo è sicuramente un bravo cuoco. Ci mancherebbe. 2 Ma viene "sopravvalutato", secondo me, proprio per il prestigio acquisito come PERSONAGGIO MEDIATICO. 3 D'altronde, se uno s'intende un po' di Arte Culinaria e di Cucina Creativa o D'Avanguardia può farsi un'idea dei piatti che offre a Villa Crespi. E la recensione lo mette onestamente in chiaro. Certamente questa cucina può piacere. E piacerebbe anche a me. Ma, ripeto, non penso che meriti 2 stelle. Una stella è forse il risultato di quella GRANDE ESPOSIZIONE MEDIATICA che ha trasformato...un Bravo Cuoco...in un Grande Personaggio Mediatico. __ Vinogodi, ti saluto con simpatia sincera.

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