Nuove tendenze | Vogliamo parlare del tappo a vite?
di Jacopo CossaterQuesta non la sapete. Secondo il Daily Telegraph e Jamie Goode – un brillante wine writer londinese – lo screwcap, comunemente conosciuto come “tappo a vite”, è la cosa più importante accaduta nel mondo del vino nel decennio appena trascorso. Quello che non è chiaro, a prescindere, è se sia davvero necessario, qui-oggi-in Italia, affrontare o meno la questione delle chiusure alternative. Propendiamo per il si ma ben consci che il mercato non sia pronto ad accettarle, visto che molti produttori non hanno mai avuto la necessità di affrontare questa soluzione in modo serio e strutturato.
Ma facciamo un piccolo passo indietro. Verso la fine degli anni Novanta, in Nuova Zelanda ed Australia c’era bisogno di enormi quantitativi di tappi in sughero a basso prezzo. Questo poneva un grosso problema: abbassando la qualità dei sugheri aumenta il rischio di trovare lo spiacevole sentore di tappo, con fastidiosi annessi e connessi per aziende e consumatori. L’alternativa, allora, anche in termini di risparmio, era il neonato e bruttissimo tappo sintetico (che invece ha trovato grande fortuna dalle nostre parti).
Di fronte al problema, un ampio numero di produttori senza paraocchi decise di unirsi, iniziando ad utilizzare una chiusura mai usata prima per il vino – almeno da quelle parti: lo screwcap, appunto. Contestualmente, questa soluzione contribuiva a mantenere i vini più “vivi”, fragranti e freschi. Insomma, il processo non è stato immediato ma oggi la chiusura con il tappo a vite, in quei paesi, è socialmente accettata e percepita come indicatore di qualità sia dai consumatori che dagli stessi produttori (basti pensare che, in Nuova Zelanda, l’adozione è passata dall’1% del 2001 al 70% del 2004). Alla domanda “perché il tappo a vite?”, sistematicamente rispondono: “perché no?”. Oggi, timidamente, la buona novella inizia a farsi strada anche nel vecchio mondo del vino. Tra i precursori delle sperimentazioni, Michel Laroche – produttore top di Chablis (in questo video del Wine Spectator parla proprio dell’argomento).
In Italia, la questione è particolarmente delicata. Da sempre il tappo a vite è stato utilizzato da un segmento di mercato estremamente economico e legato alla grande distribuzione organizzata. E’ percepito come sinonimo di bassa qualità da praticamente tutti i consumatori (ci piacerebbe sapere se qualcuno avesse fatto indagini specifiche in tal senso) e solo alcuni pioneri stanno iniziando a provare questa soluzione sui propri vini. Giusto per fare un nome, i vini di Peter Pliger sono da qualche anno tappati con degli elegantissimi Stelvin (leader di mercato per i tappi a vite) neri.
Quanto ancora dovremo aspettare per un confronto aperto sulle chiusure alternative? Sarà mica che abbiamo paura delle novità, a prescindere? E se la tanto decantata micro-ossigenazione in bottiglia altro non fosse che una morte lenta e graduale di vini che, opportunamente tappati, potrebbero vivere molto più a lungo?
PS: per chi non lo sapesse, Pieropan – uno dei più importanti produttori del Soave – ha deciso di declassare il proprio Classico ed uscire in tutto il mercato inglese con la denominazione base, pur di utilizzare il tappo a vite. Interessa?
29 Commenti
Laura Rangoni
circa 14 anni fa - LinkConcordo appieno: meglio un tappo a vite che un pessimo sughero. Soprattutto per vini di pronta beva. Si potrebbe iniziare proprio da quelli, spiegando al consumatore disattento (ma come sono politically correct stamani!!) che il buon sughero scarseggia, e vini che per definizione vanno bevuti giovani possono benissimo essere tappati con sistemi alternativi. Come il tappo a vite. Ma anche quello in silicone. Gli italiani sono disposti ad accettare il silicone in quasi tutte le gnocche televisive, che comincino ad accettarlo anche nel collo delle bottiglie!!
RispondiAlessandro Morichetti
circa 14 anni fa - LinkLaura, la cosa interessante è - come dice Jacopo - l'adozione dello screw cap da parte di molti produttori di vini tutt'altro che di pronta beva. Nessuna micro-ossigenazione e il liquido si conserva molto bene. Di fronte all'evidenza, saremmo pronti a rimettere in discussione una convinzione così radicata?
RispondiLaura Rangoni
circa 14 anni fa - LinkSai Alessandro, per sradicare un pregiudizio ci vogliono anni e cannonate. Secondo te il consumatore comprerebbe un barolo con tappo a vite? Hai idea di quanti enosboroni tenterebbero di crocifiggere il coraggioso produttore? Cominciamo a far capire che il tappo a vite non è satana, magari con i vini di pronta beva, poi piano piano...
RispondiAlessandro Morichetti
circa 14 anni fa - LinkAssolutamente d'accordo, ci vuole tempo. Vedo solo vantaggi all'orizzonte: meno problemi per i sommelier, minor cura necessaria per la conservazione e perfetto stato del liquido. Non ultima, in molti casi, una resa estetica formidabile. Ai tecnici del settore il compito di tenere viva l'attenzione e fare informazione sulle sperimentazioni in corso. [img]http://www.intravino.com/wp-content/upload/tappo a vite Pliger.jpg[/img]
RispondiMauro Mattei
circa 14 anni fa - LinkBeh, in Alto Adige il tappo a vite è stra-utilizzato. In Val Venosta produttori come Falkenstein o Kofelgut lo utilizzano alla grande. Felluga in Friuli sta facendo delle sperimentazioni interessanti e sembra che il bagaglio olfattivo delle varietà aromatiche sia rispettato oltremodo anche a lunga gittata. Per non parlare di Austria e Germania (Karlsmuhle o Heymann Lowenstein ad esempio)dove sul riesling sta prendendo facilmente piede, e non si tratta di certo di prodotto da bere subito. Però tornando al paesello ed uscendo dal panorama "stelvin" c'è in Langa che sta sperimentando soluzioni di tappatura alternativa - tappo in vetro- (in via sperimentale)anche su denominazioni in cui il disciplinare non prevede alternative al sughero. Sembra oltretutto siano state fatte degustazioni comparative..e ditemi quali sono state le boccie uscite meglio all'assaggio?
RispondiSimone e Zeta
circa 14 anni fa - LinkMicrossigenazione quando?
RispondiSimone e Zeta
circa 14 anni fa - LinkSono talmente favorevole al Tappo a vite che sto stressando da mesi il mio "capo" per fare un imbottigliamento separato, fuori Doc (visto che quest'ultima non lo permette). Tra l'altro permette di lavoarare meno invasivi, senza sottostare alle rigide disposizioni delle commissioni di controllo delle CCIAA.
RispondiSimone e Zeta
circa 14 anni fa - LinkDOCG
RispondiAndrea Gori
circa 14 anni fa - Linkne ho appena scritto su Business People, è una specie di rivoluzione e per lo meno bisognerebbe per legge consentire a chi vuole di usare lo screwcap, docg o no. Comunque per chi si lamenta che i tappi a vite un pò d'aria sarebbe meglio la lasciassero passare... http://www.korked.com/ita/index.asp
RispondiRinaldo Marcaccio
circa 14 anni fa - LinkSe deve essere un sondaggio, voto sughero; anche per non perdere la sorta di ritualità legata al suo utilizzo.
RispondiJacopo Cossater
circa 14 anni fa - LinkCiao Rinaldo, e ti capisco. Però almeno che il tappo a vite sostituisca l'odiatissimo tappo sintetico. Manterrà anche la ritualità, ma che amarezza nel vederlo, subito dopo aver tolto la capsula.
RispondiCastelwine
circa 14 anni fa - LinkIl tappo a vite? si.. penso che per il futuro posa essere molto interessante,giustamente proposto per tutti i vini di "pronta beva",sono ormai anni che tra tappi di vetro,silicone e altro.. consumiamo dei buoni vini,certo perde il suo fascino la bottiglia con tappi"alternativi",ma meglio il tappo a vite che i "vini" imbottigliati in pet e molto altro.... la storia ci insegna.quale vino matura e si trasforma per 36 mesi e oltre con il tappo a corona e a volte si rovina solo dopo essere passato al sughero???? Champagne e metodo classico.... cin cin
RispondiSimone e Zeta
circa 14 anni fa - LinkPer non parlare dei paradossi: è accettabile trasformare il vino in un liquido chimicamente corretto e alterato e basta tapparlo col sughero diviene tradizione. Un vino naturale col tappo a vite è rivoluzione. Se il tappo è più importante del vino, andiamo bene...
RispondiLuigi Pittalis
circa 14 anni fa - LinkAldilà delle preferenze personali, è interessante osservare come le resistenze al cambiamento siano sempre presenti. Il tappo a vite sì o no? Io ultimamente, in USA, ho visto che lì neanche se ne parla... nel senso che si ragiona del vino, e non del tappo! E questo era spesso a vite. NOn si trattava di vini sempre al top, ma aspetterei qualche anno "a vite" prima di emettere sentenze su un sistema che dà ampie garanzie di conservazione del prodotto, economie di produzione e, aspetto non indifferente al giorno d'oggi, possibilità di riciclo del prodotto con il sughero (per quanto bellissimo!) non attuabili se non in maniera molto ridotta. E poi volete mettere? Andare in giro senza cavatappi nelle tasche, che magari te li requisiscono in aeroporto... ;-) Luigi
RispondiLuca Risso
circa 14 anni fa - LinkSegnalo che alcuni produttori tra cui l'ottimissimo Armin Kobler - che ha pure un bel blog (http://www.kobler-margreid.com/blog/) - già imbottigliano tutto con tappo a vite, riserve comprese. Luk
RispondiLuca Risso
circa 14 anni fa - Link..Anzi, mica solo Armin! http://www.kobler-margreid.com/download/Aufdrehen-Adessogira.pdf Luk
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 14 anni fa - LinkLavoro con soddisfazione il tappo Stelvin in tutta la produzione di Falkenstein, ma per maggiori dettagli sull'utilità di utilizzo di tappi alternativi rimado alla pagina di Pierre Frik (Alsazia) sul sito della moon import http://www.moonimport.it
Rispondimassimo sacco
circa 14 anni fa - LinkIo penso che per bottiglia di pronta beva il tappo a vite sia l'ideale, sopratutto per i produttori che cosi eliminano i problemi legati a tappi di sughero difettosi. La tendenza é questa, in Alsazia, Nuova Zelanda, Sud Africa, Australia per i loro vini aromatici di pronta beva ci si stupisce se non hanno lo screwcap!! Logicamente il rituale di noi sommelier che aprono, annusano e porgono il tappo al cliente finirà!!! Come la mettiamo con vini bianchi strutturati che hanno bisogno di tempo e dell'ossigeno che un buon tappo in sughero lascia passare e permette una evoluzione del vino? Ultimamente ho assaggiato un Terra Rossa della Parker Estate in Coonowarra (Australia)del 2005 con il tappo a vite ed il vino aveva una sua evoluzione legata molto al frutto e non alla complessità
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 14 anni fa - LinkTraggo dall'intervista a Pierre Frick: D-L'eliminazione del tappo in sughero sconvolge l'immaginario e ravviva l'odorato e il gusto. R-Dalla nostra raccolta del 2002 la bottiglia non sarà piú tappata da sughero ma da capsule coronate in inox. Con un piccolo disco di polietilene che assicura l'impermeabilitá. L'aumento incessante delle deviazioni organolettiche (sapori e aromi), causato dal tappo in sughero, ci ha portati a questa scelta. La diversificazione dei nostri fornitori di tappi e l'acquisto di sughero di qualitá sempre migliore non ha portato a nessun risultato soddisfacente. Al 4-5% del gusto di tappo, facilmente identificabile, si aggiungono almeno altrettante bottiglie "deformate", influenzate dai tappi. Questa seconda categoria è molto piú sorniona, perché il degustatore attribuisce al vino l'opacità che deriva dal tappo. D-Il tappo ermetico non impedisce al vino di evolversi ? R-già da trent'anni Emile Peynaud ha dimostrato che nella bottiglia nessun vino assorbe l'ossigeno dell'aria quando questo è tappato da un eccellente sughero; è proprio perché l'impermeabilità al gas è variabile da un tappo all'altro, che alcuni viticultori mettono della cera sul collo e sul tappo della bottiglia; Cosa ne pensate di queste dichiarazioni?
RispondiSimone e Zeta
circa 14 anni fa - LinkIo le sottoscrivo in pieno! tra l'altro oltre i tappi in sughero monoblocco, vi è un'infinità di livelli: , Agglomerato, Agglomerato+ cilindro, Agglomerato colmato, tutti con all'interno colle e Resine...a ragione il tuo Amico
RispondiSimone e Zeta
circa 14 anni fa - Linka col l'h, maremma vacca!
Rispondigianpaolo
circa 14 anni fa - Linkla cosa bella e' che in Italia non si fa nessuna sperimentazione su queste cose. E tutti i centinaia di ricercatori pubblici che cavolo fanno? Sarebbe interessante saperlo. Se si vuole conoscere qualcosa si deve guardare verso Nuova Zelanda e Australia, dove sperimentazioni sono partite negli anni '70! Pieropan puo' darsi che lo abbia anche fatto perche' alcuni distributori (per es. Tesco), lo stanno imponendo come condizione obbligatoria ai produttori.
Rispondigiulo
circa 14 anni fa - LinkProprio nessuno no, Gianpaolo, a Udine ci stanno lavorando da un po'... tanto che lo scorso 10 dicembre la SIVE ha organizzato un incontro tecnico a Cormòns proprio sul tema "SISTEMI DI CHIUSURA E PERMEABILITÀ ALL’OSSIGENO", dal quale sono emerse indicazioni sicuramente interessanti. giuliano boni
Rispondigianpaolo
circa 14 anni fa - Linklo so che qualcuno ci lavora, ma perche' queste cose devono sempre rimanere poco accessibili, perche' non esiste un giornale di divulgazione tecnica in Italia? Parlo di qualcosa di facile, accessibile a tutti, che faccia prendere delle decisioni ragionate e su basi oggettive, e non sulle voci dei rappresentanti, consulenti piu' o meno ferrati, ecc. Insomma, un punto di riferimento, e' possibile? Lo dico a te perche' so che saresti la persona giusta per organizzarlo.
Rispondigiulo
circa 14 anni fa - LinkScusandomi per l'autocitazione, direi che con Infowine ci stiamo provando, poi tutto è migliorabile, per carità... Prossimamente saranno on line anche i filmati del convegno di Cormòns, ti terrò aggiornato g.
RispondiMaurizio
circa 14 anni fa - LinkSperimentazione no, ma se ne parlò a novembre 2008 a Tarvisio (UD) ad Ein Prosit, con una tavola rotonda dedicata all'argomento, alla presenza di produttori che avevano iniziato ad utilizzarlo (L. Felluga p.e.).
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