L’anteprima della Ribolla Gialla 2013 con Mateja Gravner

L’anteprima della Ribolla Gialla 2013 con Mateja Gravner

di Jacopo Manni

La Ribolla è la causa di tutto.

Cosi Mateja figlia di Josko sintetizza con la sua dolce armonia la storia della famiglia Gravner e l’essenza dei loro vini.
Vedendola parlare dei vini di Josko e della sua famiglia con tale grazia e incisività, non riesco a non fare degli stupidi giochi di associazione col suo nome. Mateja…materia…eterea. Materici ed eterei sono gli aggettivi che mi sembrano perfetti per i vini dei Gravner e osservandola parlare direi la stessa cosa anche di lei.

Assaggiamo l’anteprima 2013 della Ribolla in magnum che andrà tra poco in commercio.
L’estate 2013 ad Oslavia è stata una estate nella media ma non bellissima. Un’annata molto piovosa e una vendemmia che è stata portata a termine il 2 Novembre. Lei stessa la racconta come un’estate bella ma “non calda da andare al mare senza pensarci”. Io mi immagino il Collio e il confine Sloveno sempre e solo come zona di montagna e montanari, magari sciatori e giocatori di basket ma mica gente da aperitivo al mare. Invece Mateja, come il suo territorio, quando pensa all’estate pensa al mare proprio come me, che appena vedo il sole penso solo a Fregene e agli spaghetti con le vongole di Benny alla baia. Dalle vigne Gravner al mare ci sono appena 15 km, come da casa mia a Fregene.

Assaggiamo insieme a lei la 2013 che a breve andrà in commercio.

Il vino è stato servito sui 14 gradi, per non far chiudere troppo la struttura e non far spiccare eccessivamente la parte tannica.
La 2013 ha il classico colore seducente dell’ambra. Una spiccata piccantezza balsamica sale su per le narici, resina dolce, miele di castagno, cera d’api, una leggera nota di incenso, la curcuma, i datteri, poi una nota dolce e quasi burrosa di marron glacé e a chiudere una leggerissima nota fumè che ci rimanda a quel meraviglioso monumento gastronomico del Collio che è il prosciutto di Cormons, roba che mi fa sbavare come una lama al solo pensarci.

Un vino di luce e di sole. Un orgasmo olfattivo.

In bocca entra tagliente e vibrante, ci dà una sferzata di bella acidità, forse un poco troppo compulsiva, leggermente sbilanciata e fuori controllo, la sapidità però ci aiuta molto a bilanciare e pulire la bocca. Una bella pungenza balsamica rende il sorso pieno e esplosivo. La parte tannica e quella alcolica sono spettinate, poco inclini a conciliarsi, è un cavallo di razza e si sente, ma ancora giovane e indomito. Mateja lo paragona a quei ragazzi adolescenti pieni di energia ma sgraziati e ancora senza la minima idea di cosa sia veramente l’eleganza. Ma ci arriverà.

Mateja poi tira fuori il coniglio dal cilindro e ci presenta il bicchiere che Josko si è fatto costruire apposta per i suoi vini. Durante l’ennesimo viaggio in Georgia, in un monastero gli viene servito un bicchiere di vino in una coppa di argilla. Tornato a casa lapidario si rivolge alla famiglia: abbiamo anche il bicchiere sbagliato. Mi sono troppo immaginato la reazione dei suoi. Occhi in alto e testa ciondolante. Io avrei detto una cosa tipo: aridaje ci risiamo.

Il bicchiere Gravner è una coppa di vetro con giochi di concavo e convesso che ricordano molto il gioco dei pieni e dei vuoti e le linee dolci delle sue anfore.

La 2013 scaraffata dal bicchiere di degustazione al calice di Gravner si trasforma, e dobbiamo dare ragione a Josko (again). Il vino subisce una bella metamorfosi. Lo shock di ossigeno lo fa aprire su toni decisamente più disponibili, la vena acido sapida, l’agrume, il balsamico si legano e supportano alla perfezione il tessuto e il corpo del vino. Bellissimo come solo questo bicchiere, aiutato anche dal travaso forse, ci porti nel bicchiere una dimensione completamente diversa sia a livello olfattivo che gustativo.

Prendo e porto a casa… figata pazzesca.

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Jacopo Manni

Nasce a Roma ma si incastella a Frascati dove cresce a porchetta e vino sfuso. L’educazione adolescenziale scorre via in malo modo, unica nota di merito è aver visto dal vivo gli ultimi concerti romani dei Ramones e dei Nirvana. Viaggiatore seriale e campeggiatore folle, scrive un libro di ricette da campeggio e altri libri di cucina che lo portano all’apice della carriera da Licia Colo’. Laureato in storia medievale nel portafoglio ha il santino di Alessandro Barbero. Diploma Ais e Master Alma-Ais, millantando di conoscere il vino riesce ad entrare ad Intravino dalla porta sul retro.

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