Il Rosso 2008 di Poggio di Sotto? Un sangiovese del cuore

Il Rosso 2008 di Poggio di Sotto? Un sangiovese del cuore

di Daniel Barbagallo

Mi fermo un attimo a guardare la pioggia battente e il cielo plumbeo. Il tintinnio dell’acqua sulle tegole, insieme allo scroscio più forte contro le vetrate della veranda, mi regalano una sorta di concerto che immagino sia solo per me. Mi giro e guardo il camino che a casa mia va di continuo e sento tutto il calore e il colore che il fuoco sa dare.
Nel bel mezzo di questo contrasto penso che ho voglia di aprire una bottiglia e, non so perché, non mi viene in mente altro che un sangiovese.

È curioso come sia un vino che trovo perfetto per i momenti di intimità: sarà il profilo tormentato che assume nel momento di passaggio tra gli ultimi scampoli di gioventù e i primi accenni di maturità ad abbinarsi perfettamente con la malinconia di questi giorni; mi ricorda un po’ me, che mi sento ancora un ragazzino ma i miei quarantanove anni cominciano a farsi sentire e a prendere sempre più spazio fisicamente ed emotivamente.

Non ho dubbi e decido di aprire un vino del cuore, il Rosso di Montalcino di Poggio di Sotto. Purtroppo è l’ultima bottiglia di una 2008 che è senza dubbio la mia versione preferita e che, in più di un’occasione, ho messo di fianco a vini di blasone decisamente superiore, e ne è uscito sempre alla grande. Chiunque ami il vino conosce il dolore dell’ultima bottiglia, ma preferisco non attendere oltre rischiando che vada troppo avanti .

All’apertura è chiuso, con note ferrose. Si muove lento, capisco che questa bottiglia ha più bisogno di tempo di altre e mi leggo qualche pagina di un libro, tanto gli amici arriveranno tra due ore e c’è tutto il tempo del mondo. Tra una pagina e l’altra torno a vedere come sta, una nota di sanguinella fa capolino, la sensazione leggermente polverosa sparisce trasformandosi in terra bagnata, con forti accenti balsamici di pineta. Il sorso è ancora troppo diritto, l’ossigeno non ha ancora terminato il suo lavoro ma il naso cresce. Una leggera speziatura, cuoio e tabacco dolce. Oggi è un giorno di contrasti, fuori diluvia e questo vino mi regala sensazioni calde e mediterranee.

Alla fine esce il frutto rosso che assume i tratti di un’amarena matura. Naso nobile e sfaccettato. Abbandono definitivamente il libro e ne bevo un bicchiere, ora l’ingresso in bocca si fa più voluminoso e il centro bocca è esplosivo, ha una grande pressione e un’ottima acidità, tannini sottili e carezzevoli, lo definirei accogliente, anzi, amichevole. La lunghezza è buona ma non da campionato mondiale, comunque non è quello che cerco in questo momento. Un vino perfetto che ho sempre preferito al loro maestoso Brunello, più materico e complesso ma meno agile.

Le ultime annate, in particolare la 2016 e la 2018, mi sono piaciute ma le trovo un pochino troppo golose e mancanti di quel graffio che io amo tanto ma ci tengo a sottolineare che è solo un mio gusto personale , ho provato le ultime annate con fior fior di palati ed hanno riscosso un gran successo tanto da far pensare ai più che con l’uscita di scena di Palmucci lo standard sia comunque rimasto piuttosto elevato . Il prezzo per un Rosso non si può definire economico, siamo un po’ sopra ai cinquanta euro ma se invece dell’etichetta vi concentrate sul vino non credo rimarrete delusi.

Presto aprirò il Brunello 2010, magari vi farò sapere. Un vino eccellente da abbinare a un giorno di pioggia, cacciando la noia che forse oggi è il peggiore dei mali.

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Daniel Barbagallo

Classe 1972, di Modena, imprenditore nel tessile. Padre siciliano, madre modenese, nato in Svizzera. Adoro la Borgogna, venero Bordeaux e il mio cane si chiama Barolo. Non potrei mai vivere senza Lambrusco. Prima di dire cosa penso di un vino, mi chiedo cosa pensi lui di me. Ho sempre sete di bellezza.

15 Commenti

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Omikelet

circa 2 anni fa - Link

Grande vino ma , parere personale ovviamente, lo ritengo troppo caro. Per un Rosso di Montalcino 50 euro mi sono sempre sembrati eccessivi. In Toscana si comprano dei grandi Sangiovese a cifre più contenute. Senza contare a cosa si può comprare nelle Langhe per 50 euro. Paradossalmente trovo più accettabile il prezzo a cui viene venduto il loro Brunello.

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Tommaso

circa 2 anni fa - Link

Posso essere sincero? Personalmente la 2009 dà diversi punti alla 2008. E voglio essere sincero fino in fondo: preferisco - da quando conosco Poggio di Sotto - il Rosso al Brunello. Il che, peraltro, credo non mi trovi solitario in questa opinione.

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Francesco Garzon

circa 2 anni fa - Link

Ma allora questo vino ( che peraltro non conosco) non è un rosso di Montalcino è qualcos'altro che per vari motivi cade nella DOC Rosso.... Bello lo spunto per questa... indicazione.

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rudy alias garrigue

circa 2 anni fa - Link

Pensavo che un'argomento interessante ed attuale fosse la bocciatura della biodinamica da parte del parlamento italiano a firma del megadirettore Mattarella Io metto davanti potazzine e g.brunelli whenever

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Mattia Grazioli

circa 2 anni fa - Link

Beati loro che hanno una doc di ricaduta ben gestita e spendibile a livello mondiale. Io mi trovo costretto a declassare tutto perché i vini che mediamente fruiscono di più quella DOC mediamente sono a scaffale a 4/5 €. Quanto la vorrei una doc che mi da plusvalore

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Pp

circa 2 anni fa - Link

"... ho provato le ultime annate con fior fior di palati ed hanno riscosso un gran successo tanto da far pensare ai più che con l’uscita di scena di Palmucci lo standard sia comunque rimasto piuttosto elevato ." Vorrei solo ricordare, per rendere il giusto merito, che la supervisione enologica è rimasta la stessa dall'epoca del grande Palmucci. I vini di Poggio di Sotto, orgoglio nazionale, a mio modestissimo avviso, sono il frutto di un altrettanto orgoglio enologico nazionale: il Maestro Federico Staderini. Alla salute!

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Nic Marsél

circa 2 anni fa - Link

Federico Staderini for president!

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AG

circa 2 anni fa - Link

Se posso correggere, sì Staderini è sempre consulente, ora in collaborazione con Luca, ma Gianni, lo storico cantiniere e vero autore dei vini di Piero, è approdato attraverso varie e molto brillanti consulenze ad altri lidi.

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domenico

circa 2 anni fa - Link

Non conosco né vino, né annata, quindi non commenterò il vino ma faccio i complimenti all'introspezione dello scrittore. Il "dolore dell'ultima bottiglia" è veramente un sentimento che pochi possono capire. Io, ammetto, comincio a sentire dolore dalla penultima.

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...domenico , personalmente non sento questo sentimento . Quel che hai bevuto è parte integrante la tua cultura personale e nessuno può togliertelo , quindi nessun rimpianto , anzi . Meglio guardare sempre alle bevute future con spirito "esploratore" ...

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Alberto

circa 2 anni fa - Link

Sarò certamente l'unico in Italia a pensarla così, ma i vini di Poggio di Sotto, pur nella loro (quasi) perfezione formale, non lasciamo in me quasi mai traccia del loro passaggio...

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AG

circa 2 anni fa - Link

Ti riferisci a quelli Palmucciani o post Palmucciani o, semplicemente, tutti?

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Alberto

circa 2 anni fa - Link

Agli attuali... la mia conoscenza con l'azienda, purtroppo, è relativamente recente... non so quale sia lo spartiacque, ma negli ultimi 6 o 7 anni vale quel che ho scritto (per me, s'intende)

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AG

circa 2 anni fa - Link

Quelli della proprietà Tipa. Cmq nello specifico concordo te

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Stefano

circa 2 anni fa - Link

Nella discussione mi spiace non si ricordi il grande Giulio Gambelli, colonna portante dei vini di Palmucci, Salute, e manteniamoci giovani Stefano

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