E il naufragar m’è dolce in questo Mare e Vitovska 2022
di Emanuele GiannoneMi piace il Castello di Hohenschwangau, vicino sfigato di Neuschwanstein più famoso e disneyanamente celebrato. Mi piacciono molto il Castello di Malaspina perché c’è la camera di Dante, quello di Edimburgo perché ha l’one o’clock gun come il Gianicolo ha il cannone di mezzogiorno, quello di Suomenlinna a Helsinki iperboreali motivi che solo Eino Leino, Jari Litmanen, Aki Kaurismäki e vecchi amici capirebbero.
Mi piacciono il Castello di Velona e quello di Verona, il primo perché lo vedo dalla finestra a Castelnuovo dell’Abate, il secondo perché è citato nella carducciana Leggenda di Teodorico che mi faceva molto ridere da bambino, quando mio padre la declamava facendosi la barba. Amo l’Hohensalzburg perché, altior surgens, si vede dal giardino del Mirabell che è più in basso e cantato da Trakl, infatti ospita la targa coi versi di Musik im Mirabell. Amo Castel Sant’Angelo per ovvii motivi, tra questi un’altra targa che recita non Trakl ma Animula vagula blandula eccetera; e amo anche i Castelli Romani per senso di prossimità, appartenenza e identità, sebbene dei castelli restino oramai solo le spoglie. Amo il Castello del Wawel per l’ultimo inverno di cortina di ferro in cui mi ritrovai, dopo una partita a scacchi e abbondanti screwdriver, a far slittino col culo su un cartone giù per il colle; ma anche perché, a cortina di ferro divelta, vi ripassai mentre ospitava temporaneamente la Dama con l’ermellino.
Più di tutti amo forse il Castello di Duino, arroccato sul bianco raggiante delle falesie a strapiombo sul golfo, un affaccio d’abbagliante bellezza; lo amo anche per il fortepiano al quale suonò Liszt e per il sentiero panoramico intitolato a Rilke, uno che non metteva i likes alle ferragne ma era uso flirtare con Cvetaeva, Salomè e altr