Ciao Maria Felicia…

Ciao Maria Felicia…

di Simone Di Vito

Ho conosciuto Maria Felicia Brini qualche anno fa ad un evento sul vino al Castello di Santa Severa, una degustazione a tema Marche e Campania, con tante aziende e banchi d’assaggio. Ero un giovane sommelierando alla fine del secondo livello AIS e in assaggio c’era tanto verdicchio, fiano, greco e tantissimi aglianico. Come di consueto avevo fatto i compiti a casa su cosa mi dovevo concentrare, ma alla fine feci poche Marche e pochi bianchi, ma tutti o quasi i rossi e i Taurasi.

Ricordo che dopo diversi vini capitai quasi per sbaglio davanti al suo banco d’assaggio: un rapido sguardo e «Ciao, cosa volete assaggiare?» disse lei a me e mia moglie «Noi siamo a Sessa Aurunca e facciano Falerno del Massico con piedirosso e aglianico». Mi fermai a pensare alla denominazione, al piedirosso, ma da sbarbatello del vino com’ero suonavano un po’ strani e sconosciuti, subito dopo pensai «quasi quasi neanche assaggio e passo a quello dopo», ma lei vestita di un bell’abito rosso fiammante e col suo far esuberante e quasi minaccioso mi disse «Vuoi provare qualcosa? Dai… Prova questo» e iniziò a versarmi i suoi vini «E questo? E quest’altro ancora? Che ne pensi? Ti Piacciono? Ora però devi provare questa chicca…» e ricordo ancora che mi aprì una magnum di piedirosso in purezza dicendomi più volte «Com’è? Com’è?» risposi «Cavolo che buono!» e lei sorridendo «Ecco, ora hai capito cosa facciamo noi, quando vuoi vieni a trovarmi in cantina».

Da quel momento in poi i suoi vini come anche la sua energia nel raccontarmeli mi rimasero impressi, al punto che anni dopo decisi di organizzare con alcuni ex-compagni di corso una visita in azienda. La contattai utilizzando il numero sul biglietto da visita che mi aveva lasciato anni prima, lei mi rispose quasi subito e che voleva conferma di quando e quanti eravamo. Tempo qualche ora e un giro di messaggi col gruppo gli comunicai giorno, orario e quante persone sarebbero venute attendendo conferma da parte sua.
Passarono due giorni ma purtroppo non ricevetti alcuna conferma, una cosa che non mi aspettavo e che mi stupì non poco. Dopo quasi una settimana di attesa vana fui costretto a cambiare la nostra visita in Campania ripiegando con una di emergenza in Toscana, ma del passo falso con lei ci rimasi un po’ male – sarà per la prossima volta- pensai.

Passò qualche giorno e mi arrivarono uno o due suoi messaggi su whatsApp: si scusò ovviamente, scrivendomi anche che il padre era malato ed essendo distrutta giustamente aveva staccato la spina da un po’ tutto, ed io non sapevo che dire e pensare. Subito dopo mi scrisse ancora «Dai riorganizziamo quando vuoi, noi siamo qua….».
Purtroppo però non ci fu più occasione, se non di riassaggiare i suoi vini in qualche altra degustazione, ma non in sua presenza.

Oggi sono a lavoro e mentre fumo una sigaretta apro facebook e improvvisamente scopro che lei non c’è più… E anche se non la conoscevo minimamente rimane in me un piccolo vuoto per la scomparsa di una persona a cui è bastata una ventina di minuti per farmi capire tanto di lei… E posso capire il cordoglio di chi invece piange perché la conosceva bene ed era suo amico.

Che la terra ti sia lieve Maria Felicia.

foto da ilmangiaweb.it

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Simone Di Vito

Cresciuto a pane e corse automobilistiche (per via del papà pilota), sceglie la sostenibilità di bacchette, tamburi e corde grosse, tra batteria e basso elettrico. Si approccia al vino grazie a una breve carriera da scaffalista al supermercato, decidendo dopo anni di iscriversi ad un corso AIS. Enostrippato a tempo pieno, operaio a tempo perso. Entra in Intravino dalla porta di servizio ma si ritrova quasi per sbaglio nella stanza dei bottoni. Coltiva il sogno di parcellizzare tutto quel che lo circonda, quartieri di Roma compresi.

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