Prosecco col fondo Republic | Lo sbarco alla Banca del vino è storia. Cronaca di quel che verrà

Prosecco col fondo Republic | Lo sbarco alla Banca del vino è storia. Cronaca di quel che verrà

di Alessandro Morichetti

Sono 600.000 su circa 600 milioni, quindi una bottiglia su mille di Prosecco venduto ha il fondo della rifermentazione in bottiglia senza sboccatura. Sono poche ma fanno molto casino e il motivo è presto detto: torbide quindi apparentemente impresentabili in società – e questo è il motivo che per decenni le ha relegate ad un consumo familiare orgoglioso ma timoroso – inizialmente ostiche, prive di residuo zuccherino quindi spiazzanti e poco accomodanti eppur così affascinanti. E quando va bene semplicemente buone, anzi buonissime, anzi è finita la bottiglia. I vecchi lo sanno e alcuni giovani valorosi lo stanno capendo: sono la Prosecco col fondo Republic con un commissario tecnico d’eccezione.

Quella di Giampaolo Giacobbo alla Banca del Vino di Pollenzo è stata una presentazione per certi versi storica. Il Prosecco col fondo, in pubblico, non varca quasi mai le colline di Asolo e Valdobbiadene. Ricordo la prima bottiglia che Giampi – in vacanza a Numana – mi portò una decina di anni fa: terrificante. Poi tante chiacchiere seguirono, fin dentro alla sauna delle Terme di Merano.

Parlare di Prosecco col fondo tra appassionati e intenditori è difficile non tanto per il fondo quanto per l’immaginario suggerito dal Prosecco: produzioni abbastanza industriali in autoclave, rese alte, profumino accattivante mediamente ben solfitato perché si butta via poco o niente, velocità di ingresso sul mercato e soldi, tanti soldi. Il successo commerciale di un prodotto così “facile” infastidisce molti, certo non chi produce né chi in giro per il mondo beve qualcosa di gradevole, profumato e morbido sebbene non così caratteriale.

La lezione di Giampi parte indietro nel tempo, dalle genti di Valdobbiadene che hanno conosciuto guerra e fame, radici non così insolite in Italia. Quando un giorno arrivarono le autoclavi furono la panacea di tanti mali, quasi un segno distintivo d’elezione sociale. E il fondo diventà uno stigma, qualcosa da nascondere, una ritrosia contadina da non pubblicizzare.

Così per decenni in cui il Prosecco è diventato quello che conosciamo, che il mondo apprezza e richiede in quantità vertiginose, iniziando tra l’altro a rubacchiare fette di mercato a bottiglie magari metodo classico e ancor più ambiziose.

Veniamo all’oggi. Da ormai alcuni anni questo discorso del fondo e della rifermentazione in bottiglia senza sboccatura sta sgomitando per entrare nel discorso contemporaneo sul vino, non solo in Veneto. Pensiamo al mondo dei lambruschi, su tutti, che riserva sorprese ogni anno e che ne riserverà (scoop!) anche negli anni a venire, con nomi importanti che iniziano ad esplorare un percorso antico eppur modernissimo.

Prosecco col fondo è un ritorno all’orgoglio contadino, inno a vigne, boschi e stalle con vacche, legame strettissimo con l’ecosistema in cui nasce. Assenza di residuo zuccherino, parsimonia nell’utilizzo dei solfiti, fanno sì che con il fondo il Prosecco sia nudo, una prova costume senza appelli che traduce in bottiglia un lavoro retrostante di senso inverso rispetto al passato: da prodotto di scarto a prodotto di punta, da risultato delle uve peggiori a elaborazione delle vigne migliori. Un’inversione di tendenza e consapevolezza che ha nell’autoproclamata Prosecco col fondo Republic una cellula di resistenza creativa, mix di giovani che hanno studiato le regole dell’enologia classica (do you know Conegliano?) e sanno come trasgredirle per ottenere risultati nuovi e intriganti.

I “nuovi prosecchisti” discutono, si confrontano, mangiano e bevono insieme laddove i padri si sarebbero scornati ogni tre per due. La foto sotto non ha più di una settimana e ritrae alcuni di questi: Ivo Frozza, Giovanni Frozza, Andrea Miotto, Marco Spagnol, Lorenzo Rebuli, Nicola Frozza, Gianpaolo Giacobbo (commissario tecnico), Omar Girotto.

Prosecco col fondo Republic

 

Assente giustificato quel Christian Zanatta – aka Cà dei Zago – che alcuni individuano quale  leader silenzioso di questa renaissance e soprattutto in virtù di un aspetto non secondario: i vecchi lo rispettano. Fu proprio il grande Primo Franco – autentico patriarca della denominazione – a dirmi telefonicamente che Zanatta è l’unico extra-azienda a poterne assaggiare le basi, e ritengo questo aspetto un motivo di orgoglio per entrambe le parti. Loris Follador è il patriarca, e non si discute.

Loris Follador si alza, ha la teatralità di un senatore romano che parla ad un’assemblea, la voce è bassa, burrosa, aspirata. Racconta una storia, un’altra, l’ennesima: parla dei francesi che assaggiano questo vino meravigliandosi, che lo scelgono perché cambia l’idea di prosecco, perché lo libera dall’idea globalizzante e apolide di spumante di successo e gli conferisce un attributo di luogo che lo colloca in un territorio, che gli da un arcadia, una matrice. (Giovanni Corazzol)

Non scenderò nel dettaglio dei vini proposti alla Banca del Vino anche perché i miei acquisti col fondo sono da sempre ispirati ai consigli del Giacobbo quindi potete immaginare che so benissimo cosa scegliere. Basti memorizzare solo un paio di annotazioni: il Prosecco col fondo è la ricerca di un equilibrio sulla delicatezza e ogni piccolo errore si paga. Il profumo non punta tanto alla complessità quanto alla nitida espressione di aromi delicati e fruttati, prevalentemente pera e mela. Diffidate di chi snobba e pure di chi tira fuori dieci descrittori: non ci stanno lì dentro tutti questi odori, non ci vogliono stare e quindi evitiamo di cercarceli. Il Prosecco col fondo è immediato, sbarazzino, profumino e asciutto, quasi dissetante, non impasta la bocca ma la pulisce con una carbonica che è l’altro grande asse d’assaggio: nelle migliori espressioni essa è raffinata, una sottile punteggiatura del sorso, non grossolana, rinfrescante.

Le derive possibili: aromi di frutta troppo matura, odori di riduzione spinta, bolle grossolane, squilibrio generale, finale potentemente amaricante.

Prosecco col fondo

Note a margine:

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

22 Commenti

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Riccardo

circa 7 anni fa - Link

Manca all'appello un certo Eros Zanon... produttore straordinario per determinazione e capacità

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LuX

circa 7 anni fa - Link

La svolta ci sarà quando tutti i produttori cominceranno a credere in questo straordinario Prosecco. Negli ultimi 10 anni sono cambiate molte cose ma il bello deve ancora venire.

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Luca De Marco

circa 7 anni fa - Link

Bell'articolo che parla di un vino che, se fatto con tutti i crismi, fa parlare alla glera la sua vera lingua. Mi unisco alla segnalazione fatta da Riccardo... Andate in cerca del colfondo dell'enologo Eros Zanon. Difficile non inserirlo nell'eccellenza del settore.

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Gianpaolo Giacobbo

circa 7 anni fa - Link

Ce ne sono molti altri che meritano la segnalazione oltre a Eros Zanon. Ogni valle ogni riva ha qualcosa da dire e ci sono molti validi interpreti di nuova generazione.

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giulio

circa 7 anni fa - Link

Cosa pensi di questo Zanon? Non conosco e vorrei un tuo parere

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Gianpaolo Giacobbo

circa 7 anni fa - Link

Onestamente non l'ho mai assaggiato ma lo faró quanto prima.

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Mattia Tabacco

circa 7 anni fa - Link

Consiglio di provare VinellNATURE dell'Azienda Agricola Tre Mat.

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LuX

circa 7 anni fa - Link

non mi pare che faccia col fondo, giusto?

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Enri

circa 7 anni fa - Link

Grande vino il Colfondo, risponde a un desiderio di verità e purezza del vignaiolo, caratteristiche di cui abbiamo molto bisogno. Aggiungo alle segnalazioni, sebbene non a base glera, il Colfondo di Volcanalia, prodotto con uva garganega che può sfidare il Colfondo di Eros Zanon in quanto a qualità del risultato. Ho avuto il piacere di assaggiare entrambi alcuni mesi fa e sono state bellissime scoperte!

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luis

circa 7 anni fa - Link

Bello scritto, finalmente si parla di vino vero e non di industriale caramellato.

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Federico

circa 7 anni fa - Link

Slurp! Qui a Bologna ci piacciono tanto, da sempre. Affinità socio/storiche 😁

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Gianpaolo Giacobbo

circa 7 anni fa - Link

Urge un gemellaggio! :-)

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Sisto

circa 7 anni fa - Link

Ci sono dei link sbagliati

fixato, grazie. il responsabile e' stato consegnato al braccio secolare. [f.]

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Sisto

circa 7 anni fa - Link

Di nulla. Leggendo, appunto, gli articoli precedenti e il dibattito tra produttori/esperti, a me è sorto un dubbio. Da quel che si capisce, in loco: 1) il prosecco era solo quello tranquillo (intendo per la massa), almeno fino agli anni '70 (lo so che si faceva spumante/frizzante, martinotti, ma non era per la massa, in quanto questi erano in bottiglia e lo bevevano i signori al ristorante oppure fuori dal Veneto) 2) il prosecco spumante metodo classico è sempre rimasto poco più che una sperimentazione, sconosciuto a livello di commercializzazione 3) il colfondo esisteva ma non apparteneva alla tradizione e al consumo di massa. In pratica, se lo bevevano quelli che lo producevano, o per sbaglio o per calcolo. Ho capito bene? Gli esperti (locali e no) possono indicare qualche testo/tesi che ricostruisca la storia in modo scientifico? Un vino da 500 milioni di bottiglie dovrebbe avere una bibliografia 20 volte quella del Barolo! Grazie.

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Alvaro pavan

circa 7 anni fa - Link

Scusate, è inutile cercare di disquisire su quale sia il vero prosecco, in quanto il prosecco di un tempo che era una combinazione di vitigni che definivano il territorio, attualmente non esiste più. Abbiamo una devastante monocoltura di glera. Questa è la vera tragedia.

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Sisto

circa 7 anni fa - Link

Abbia pazienza: si possono leggere almeno 10 testi, solo in italiano, sulla storia dello Champagne. E' troppo chiedere di saperne di più su un vino italiano che si vende di più dello champagne?

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Luca Ferraro

circa 7 anni fa - Link

*piccolo spazio pubblicità* http://www.fivi.it/varieta-minori-un-patrimonio-preservare/

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Alvaro pavan

circa 7 anni fa - Link

La champagne viticola ha 600 anni di storia codificata, il prosecco é ancora nella sua fase orale. Giri il territorio, ascolti i vecchi, ne rimangono pochi, sentirà diverse teorie, ne faccia una sintesi e avrà, a spanne, un quadro di ciò che era il prosecco. Poi viene il presente e come dicevo... questo non vuol dire che il prosecco non avrà un grande futuro, anzi.

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andrea

circa 7 anni fa - Link

Delle bottiglie in foto tre le compro ogni anno da diversi anni. Avevo provato con soddisfazione pure Mongarda e mi piace pure Gregoletto. In ogni caso il colfondo da questi produttori costa sempre un po' meno dello charmat. Poi però vedo nella foto anche qualche bottiglia che da sola costa come 4-6 di quelle che compro. Il colfondo si sta guadagnando una nicchia di mercato, e qualcuno ci sta ampiamente lucrando ricamandoci sopra un po' troppo.

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Simeone

circa 7 anni fa - Link

"Le derive possibili: aromi di frutta troppo matura, odori di riduzione spinta, bolle grossolane, squilibrio generale, finale potentemente amaricante." hai detto niente! Purtroppo non bevo, se non costretto, Prosecco da decenni, quindi non so il prezzo delle btl dei nuovi produttori. Se il prezzo è centrato e si può riscontrare uno dei difetti sopracitati (anche se mi è capitato di parlare con persone che si esaltavano per il fantastico sentore di ridotto di alcuni vini....no comment), è un rischio che si può prendere, Altro discorso se la btl supera abbondamente la soglia dei 15/18 € a scaffale.

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Alvaro pavan

circa 7 anni fa - Link

Forse a qualcuno conviene optare per un tavernello frizzante: buono, bello, fresco... così tanto per prenderla in allegria. Personalmente un sui lieviti duro e puro può posizionarsi anche a 30 euro bottiglia. "Lavorare stanca."

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Pierluigi

circa 6 anni fa - Link

BIANCO COLFONDO (2016 Lotto 17A) di Eros Zanon SPETTACOLO di finezza, eleganza e autenticità.

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