Bicchieri, le dimensioni contano?

di Alessandro Morichetti

calice-grandeDel training per diventare sommelier non mi ha mai convinto la lezione sui bicchieri da vino: decine di tipologie, con differenze mai spiegate nel dettaglio ai neofiti un po’ basiti. Mi sono chiesto per mesi cosa distinguesse un calice da rosso corposo rispetto a quello da rosso strutturato ma l’ho capito tempo dopo: in estrema sintesi, nulla. Nei corsi era inevitabile distinguere il bicchiere da Chianti rispetto a quello da Barbaresco, il giusto veicolo dei rossi giovani e quello per i rossi importanti, quello per i bianchi beverini o per quelli da invecchiamento, poi la coppa da moscato e l’immancabile flute da prosecco, ben diversa dal calice per lo Champagne (saremo mica matti?!)… e via così, all’infinito:  tante chiacchiere. Mancavano solo i bicchieri di plastica.

A parte rare eccezioni, con un paio di calici te la cavi sempre o quasi. Poi sbizzarrirsi è sempre possibile, ma il primato del contenuto sul contenitore non si discute. O quasi.
Ieri a pranzo la realtà ha sorpassato l’immaginazione quando m’è arrivato in tavola un calice mastodontico.

calicione

Premessa: il vino era MAGNIFICO e servito a temperatura impeccabile, ma il bicchiere m’ha messo l’ansia. A conti fatti, ho trovato più contro che pro.  La suggestiva imponenza è contro: un bicchiere così pare il Santo Graal, e difetta in maneggevolezza. Secondo il sommelier, il vantaggio sta nel godere dell’evoluzione del vino direttamente nel bicchiere, senza passare dalla caraffa. Ammesso e non concesso che scaraffare serva, mi ha persuaso. Però poi tornando al bicchiere l’ansia risaliva. Unico modo per uscire dal meccanismo ansiogeno? Bere.

Ad ogni modo, quanti calici sarebbe il caso di consigliare a chi apre un’enoteca?
Io direi tre: uno per spumanti, bianchi e rossi semplici, uno per i vini importanti a prescindere dal colore e uno per passiti/distillati e company. Se pò ffà?

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

14 Commenti

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roberto gatti

circa 15 anni fa - Link

Se no avessi partecipato direttamente alla Riedel, ad una degustazione tecnica di alcuni vini, degustati in diversi bicchieri non ci avrei ( e non ci crederei ) creduto : lo stesso vino degustato in bicchieri diversi, può risultare piu' o meno intenso all'olfatto, piu' o meno tannico al gusto ecc. testimoni alcuni colleghi quali: Gianpiero Nadali Elisabetta Tosi il sottoscritto ecc. puoi leggere qualcosa a tal proposito qui: http://www.winetaste.it/ita/anteprima.php?id=4134 Ciao

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Alessandro Morichetti

circa 15 anni fa - Link

Roberto, grazie della segnalazione che aggiunge un contributo interessante. Posso immaginare lo stupore, su due piedi avrei immaginato che la forma influenzasse più l'odore che il sapore. Che il contenente influenzi il contenuto è chiaro, sarebbe interessante conoscerne tecnicamente il motivo. Però rimangono le esigenze dei professionisti del settore. Curioso che il bicchiere Chianti Classico sia stato usato per assaggiare uno Chardonnay californiano. Semplificando a partire dalle tue osservazioni: per un vino di pochi profumi meglio un calice piccolo, per un vino in cui giocano un ruolo i tannini meglio non sia troppo piccolo. Quindi, con un paio di calici ce la caviamo ;-)

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Kapakkio

circa 15 anni fa - Link

Ma chiaramente ce la caviamo con 2 calici, il resto serve a creare un esigenza nel pubblico e quindi a vendere nuovi prodotti!! Sono questi atteggiamenti che creano il sommelier di Albanese e purtroppo spingono verso il baratro del finto genuino molti consumatori.

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roberto gatti

circa 15 anni fa - Link

Ciao Alessandro Morichetti....sarai mica parente del Persichetti ?? Importante per tornare seri....è che il contenuto sia di qualità !! Comunque un'esoerienza che consiglio a tutti di fare, anche tra le mura domestiche : bastano pochi bichhieri e provare lo stesso vino nei vari formati di bicchiere e poi.... Ciao

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maurizio silvestri

circa 15 anni fa - Link

la degustazione tecnica in bicchieri differenti è molto interessante e senza dubbio didattica, anzi la sperimenterò al più presto, però sono d'accordo con morichetti. il discorso per un ristorante/enoteca è diverso e un bicchiere da magnum come quello della foto è imbarazzante e la sua imponente dimensione non è in relazione diretta con la struttura del vino servito, per il quale magari andava bene anche un bel tulipano ampio. senza contare la maneggevolezza. e poi un po' di sobrietà oggi non guasta di certo!

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fabrizio scarpato

circa 15 anni fa - Link

All'esame mi chiesero proprio di allestire una linea di bicchieri pe runa cena importante. Avevo a disposizione una caterva di bicchieri, ne misi in fila una tal quantità che, seppur in sequenza corretta, qualunque commensale si sarebbe alzato brillo o quantomeno confuso data la quantità di vini diversi proposti. Credo anch'io che pochi bicchieri bastino, purchè siano belli e funzionali, leggeri ma che stiano in piedi. Per mio conto, poi, abolirei la flute, la coppa, tutti i bicchieri svasati ai bordi, i palloni, in cambio di una semplice linea a tulipano di tre diverse dimensioni. L'esagerazione mette ansia: si favorisce il vino, si avvicina la gente, anche proponendolo "normalmente bene" , in bei bicchieri semplici di linea, anche in ristoranti e trattorie normali.

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Fabio Italiano

circa 15 anni fa - Link

Confermo quanto detto da Fabrizio, un linea di 3 bicchieri a forma di tulipano è perfetta, praticamente per tutto. Tutte le altre forme e misure sono solo scena per far colpo sui consumatori. Tornando ai bicchieri più grandi, come i Ballon per esempio, lo scopo è quello di permettere una adeguata ossigenazione ai vini invecchiati, e liberare i profumi più complessi (ma chi li sente questi? solo i grandi professionisti), ma la stessa cosa la si può ottenere con i bicchieri più piccoli facendo roteare il vino più volte all'interno del bicchiere. Inoltre, è stato scentificamente dimostrato, con test di laboratorio, che la quantita di ossigeno disciolta nel vino dopo 24 ore è infinitesimale. Poi vorrei dire a Roberto che, probabilmente le vostre degustazioni alla Ridel sono state influenza più dal posto che dalla forma dei bicchieri. Eravate gli ospiti d'onore in quella occasione, e siete stati trattati con i guanti di velluto, quindi super influenzabili dall'ingegnere della Ridel. Il posto, il momento, la compagnia, tutto può influenzare una degustazone, addirittura anche il colore della luce ambientale. E' solo suggestione. Ricordo che lo champagne più buono che, io abbia mai bevuto, è un Gosset del 1968 invecchiato oltre 20 anni, in quella bellissima serata goliardica con gli amici abbiamo bevuto lo champagne, non dai flutes, ma direttamente dal secchiello del ghiaccio :).

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Roberto Gatti

circa 15 anni fa - Link

Ciao Fabio, come stai innanzitutto ? Per quanto riguarda i bicchieri....hai proprio trovato quello che si lascia influenzare..... dopo 25/30 anni di ....bevute. A parte le battute facili, ti assicuro che è come ho scritto: prendi un cognac di tuo gradimento ( o non gradimento ) mettilo in un ballon tipo " vecchia Romagna etichetta nera....", poi lo annusi e lo degusti; poi prendi lo stesso cognac e lo versi in un bicchiere dalla forma piu' stretta....come indicato nell'articolo e mi saprai dire. L'inclinazione diversa dell'apertura del bicchiere ci fa andare la lingua in alto ( contro il palato ) o in basso....ed ecco le diverse sensazioni gustative. E' piu' facile da fare che da dire...ma bisogna farlo, altrimenti si rischia di parlare cosi' a spanne. Interpella gli amici presenti...ti potranno dare conferma. Ti garantisco che quando degusto vino non mi influenza neanche il Padreterno ( con tutto il rispetto) Ciao a presto ( dopo che avrai provato.....) Roberto

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Francesco Fabbretti

circa 15 anni fa - Link

Credo che le imensioni siano strettamente collegate alla specifica qualità del vino: più è pregiato (non tanto per il valore economico quanto per quello oggettivo) più ha una "cifra" quasi unica. In tal senso una ampia scelta di forme e dimensione aiuterebbe a degustarlo meglio. Normalmente uso il bicchiere da degustazione A.I.S. per i vini fermi, la flute larga per le bollicine, un bicchiere apposito per i passiti e uno per i distillati. Non posso nascondere però di avere il "pancione" ricurvo per i baroli, il "coppettone" per il bordeaux giovane, il "trapezoidalone" per i bordeaux vecchi, il "caliciotto" per i bourgogne rouge. Ancora non ho preso quelli per i fgrandi brunelli e quelli per i grandi bourgogne blanc. Insomma, se non mi prendete troppo in giro, io se potessi mi prenderei tutta la collezione "tasting" ella riedl più quella "high restoration" della spiegelau. Saprete perdonare la mia fissa?

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roberto gatti

circa 15 anni fa - Link

@ Francesco Frabbetti Ed io pure farei come Te caro Francesco, Ho avuto l'opportunità di visitare il negozio della Riedel direttamente in Austria, ed ho comprato un bel po di bicchieri : 6 ballon enormi che contengono 1050 cc. 6 flute bellissimi unico problema che costano una cifra, ma essendo soffiati a mano uno ad uno, è piu' che giustificata. Le Ferrari dei bicchieri da degustazione Ciao

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Paola

circa 8 anni fa - Link

Buongiorno, ma dove è possibile acquistare calici come questi?? Grazie!!

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Roberto Gatti

circa 15 anni fa - Link

No.....le donne dicono che le dimensioni non contano.....poi....cercano sempre quelli piu' grandi ( di bicchieri....di bicchieri....) che avevi capito ?? Ciao

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