Radici 2021: 7 vini bianchi che illuminano il Sud

Radici 2021: 7 vini bianchi che illuminano il Sud

di Antonia Maria Papagno

L’evento Radici del sud 2021 arriva puntuale i primi di giugno confermando la presenza di numerose cantine e la voglia di buttarsi alle spalle mesi di affanno a causa del covid.

Le giurie del concorso più seguito del mezzogiorno si sono confrontate come ogni anno attraverso l’assaggio dei vini da vitigni autoctoni bianchi, rosati e rossi diffusi nel sud d’Italia.

In questa edizione entrano nella competizione anche Sardegna, Abruzzo e Molise.

Il futuro del vino è arrivato a Radici attraverso la qualità della produzione e le cantine confermano sempre più il desiderio di utilizzare i vitigni del territorio come punto di forza per l’identità e il marketing verso i mercati più omologati sia nel gusto che nell’uso dei cosiddetti vitigni internazionali.

Il racconto si snoda tra singolari verticali, assaggi e visite in cantina che permettono soprattutto ai giornalisti esteri di toccare con mano letteralmente la “terra” le vigne e l’uva tra i filari di aleatico, bombino bianco, fiano, primitivo e cosi via.

A seguire le giornate dedicate al concorso e alla premiazione, arriva come un luna park quella più attesa dei banchi di assaggio. Il giro sulla giostra è doveroso per mandare a memoria le annate e l’evoluzione negli anni dello stile delle cantine.

Grafiche nuove, ultimi vini prodotti, sperimentazioni, nuove conoscenze fanno da sfondo alla serata conclusiva e l’evento di Radici del sud 2021 termina lasciando il ricordo delle risate tra amici e dei vini degustati.

Ho scelto per il tasting i vini bianchi di un sud fatto di zucchero d’uva, vigne calde e assolate e terroir pieni di luce che mi hanno parlato di casa.

Greco di Tufo Miniere Cantine dell’Angelo 2019
Angelo Muto segue la sua vigna personalmente lavorando a basso impatto ambientale. I vigneti dell’azienda sono impiantati sulle sotterranee miniere di zolfo e questo vino singolare si porta dietro l’eredità della terra dove viene allevato. Le miniere di zolfo dominano lasciando giusto spazio ad agrumi e mandorle e frutta bianca. Lunghissimo, come se fosse un vino rosso d’annata, chiude elegante e sontuoso.

Perda Pintà Sedilesu 2019
Il Perda Pintà  è un insolito vino bianco. Il carattere esuberante e la personalità eccentrica di questo vino da vitigno autoctono ne fa uno dei migliori vini bianchi d’Italia. Lo stupore accompagna l’assaggio ogni momento; infatti anche se la concentrazione di profumi e colore potrebbe far pensare ad un macerato, non lo è affatto.
La Granatza di Sedilesu è la sintesi della sua filosofia e del suo lavoro in vigna e in cantina. Roccioso, possente e concentrato apre a macchia mediterranea, agrumi e anice. Smisurato nella sapidità, calore e freschezza. Lunghissimo e secco. Da assaggiare come un compendio dei vini sardi.

Fiano igt Campania Particella 928  Cantina del Barone 2019
Con i terreni di origine vulcanica e l’esposizione delle vigne a sud nasce il progetto Particella 928. Qui il fiano coltivato in biologico e con la migliore maturazione trova il suo terroir d’elezione e arriva nei nostri calici con tutta l’opulenza della frutta gialla e della pesca nettarina. La sua intensità è dovuta all’affinamento sui sedimenti fini. Tra i filari e i raggi di sole si fa strada un finale minerale e note affumicate. Al gusto è esplosivo e sfrontatamente territoriale.

Funtanafrisca 2020 Isola dei Nuraghi igt Fradiles 
I vitigni del Funtanafrisca sono gli autoctoni nuragus e vernaccina. Si trovano nelle vigne centenarie del Mandrolisai nel cuore della Sardegna. Qui l’azienda Fradiles ha i vigneti più belli del mediterraneo (cit. M.V.)  tra pascoli, montagne con castagni e querce, boschi di lecci e agrifoglio.
Immediata è la tipicità dell’isola. Sale sottile l’agrume mentre la frutta bianca irrompe come deve. Fondono a dovere freschezza e polpa lasciando paesaggi a perdita d’occhio di selvaggia macchia mediterranea.

Vermentino di Gallura docg superiore Taerra 2020 Tani  
Questo vermentino di Tani rivendica più che mai la sua Taerra di origine rocciosa e granitica dove si allevano vigne di 30 anni a 350 slm. Qui, nella Gallura più alta soffia un vento marino e salmastro che muove iodio, sale e struttura mentre l’escursione isolana regala una progressione sistematica di fiori bianchi, agrumi, melone pesca bianca e accenni di frutta tropicale. Adoro il suo finale fresco, lungo e pieno. Un vermentino a regola d’arte.

Greco di Tufo docg 2018 Vigne Guadagno 
Le vigne dei fratelli Guadagno sono allevate tra colline, vallate e fiumi con escursioni termiche elevate, estati fresche e inverni rigidi. Quella del Greco di Tufo è Santa Paolina a 500 slm. Ciò che ho trovato nel bicchiere qualcuno lo ha definito: mostruoso. Vero è che la sua intensità è sconcertante. Vino articolato con varietà di  agrumi, albicocca e lime. Delineate le erbe aromatiche e la pietra focaia. Il sorso è minerale e vigoroso.  Finisce lunghissimo con sapore di cedro e di sale.

Fiano Biancofiore Daunia igp 2018 Kandea 
I vigneti di Kandea si estendono in una terra di confine detta per questo “terra di mezzo”. Puglia, Basilicata e Campania si fondono in questo pezzo di mondo dove si allevano piante che regalano vini superiori per le caratteristiche pedoclimatiche uniche e irripetibili.
Il fiano pugliese 2018 dell’azienda Kandea è la dimostrazione che i grandi vini bianchi longevi in Puglia si possono e si sanno fare. Competono con i più nobili terroir avellinesi a cui nulla hanno da invidiare in luminosità, eleganza, opulenza di frutto e mineralità. L’assaggio è appagante e fresco, la chiusura persistente e agrumata.

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Antonia Maria Papagno

Una vita sotto il segno del wine&food, divento sommelier AIS in tempi non sospetti. Enotecaria per alcuni anni, ora mi occupo di consulenza per ristoranti e cantine private. Assaggio oli per mestiere e per amore della mia terra. Scrivo di ciò che mi appassiona e amo.

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