Segnatevi il nome di Ilaria Addis

Segnatevi il nome di Ilaria Addis

di Alessandra Corda

Vigneti collinari, graniti affioranti, querce da sughero e macchia mediterranea: se l’osservazione empirica del paesaggio suggerisce una precisa identità di luogo, qui il terroir parla forte e chiaro. Insieme alle qualità pedoclimatiche (sol, sous-soul, climat), in Alta Gallura coesistono importanti elementi antropologici del rapporto che le comunità rurali hanno avuto con la “civiltà della vigna”. Siamo nel comune di Luras, 169 ettari vitati (agenzia regionale Laore 2020), molti meno rispetto ad altri distretti della DOCG Gallura, ma con un patrimonio vitivinicolo già noto dalla prima metà dell’800 per la bontà dei suoi vini.

Ilaria Addis, architetto del paesaggio e giovane produttrice, a Luras ha dedicato la sua tesi di laurea indagando segni tangibili di una storia identitaria nata molto prima della moderna denominazione. Nel suo studio elabora un interessante comparazione fra Saint-Émilion (Bordeaux) e il piccolo comune gallurese a proposito delle tracce materiali che la coltivazione della vite ha lasciato nelle aree prossime al centro urbano e da questo separate con accessi ben marcati e delimitati.

Ilaria Addis

Una viticoltura di sussistenza preesistente alla svolta che negli anni ’50 ha interessato questo areale con la nascita di una delle prime e più importanti cantine cooperative della Sardegna, la cantina Gallura di Tempio. Le ragioni di una piccola produzione come quella di Ilaria fanno intuire che è tempo di adottare altre possibilità, magari più sostenibili, che non disperdano un valore territoriale inalienabile con produzioni massificanti. Non significa marginalità di mercati o esercizio retorico delle proprie radici, ma consapevolezza necessaria al superamento del modello precedente oggettivamente entrato in crisi. I vigneti di famiglia insistono su una zona particolarmente vocata, quota altimetrica 300 metri. Conferire alla cantina sociale le uve è stata la modalità seguita per alcuni decenni da questa come altre famiglie dell’areale.

Proviamo a capire la visione di questa giovane signora, che fa la spola fra Bologna e la Gallura, imbottiglia meno di 4.000 bottiglie ma ha già ha suscitato l’attenzione del mercato giapponese. Lo facciamo camminando in mezzo alle viti che sono cresciute libere o hanno smesso di farlo in modo disciplinato, perché la cura assidua della vigna a un certo punto è venuta a mancare. La loro resilienza è diventata lo spunto programmatico da cui ripartire. Esposte a ventilazione costante, alcune specie spontanee si sono riprese uno spazio simbiotico accanto ai ceppi di vermentino: elicriso e lavanda selvatica, che prediligono suoli poveri e con un importante irraggiamento; poi leguminose e crucifere (antifungine naturali). Collezioniamo piccoli input.

Ilaria Addis

Lo sguardo della produttrice, vivace ed energico, è puntato proprio al vigneto di 2 ettari con una ricchezza biotica importante. Ripristinare i filari di circa 30 anni e adottare una conduzione agronomica sartoriale e poco interventista, così come in cantina, è un cambio di passo in una realtà dove gran parte delle aziende adotta il sistemico e opera vinificazioni di tipo convenzionale. Siamo ancora molto lontani da una prospettiva di distretto, con protocolli condivisi su scala territoriale più rispettosi dal punto di vista ambientale. Alessandro Dettori ha supportato Ilaria nei suoi esordi, con un approccio teso a preservare il più possibile il carattere di unicità di questa tenuta dal toponimo gentile, Sa Neula (la nuvola).

Cosa troviamo nei vini? Uno stile produttivo originale che restituisce vivida densità gustativa prima di tutto. Fermentazioni con lieviti indigeni, macerazioni sulle bucce di appena qualche giorno, nessun utilizzo di coadiuvanti tecnologici, maturazione sur lies per qualche mese, nessuna chiarifica o filtrazione, solforosa quando occorre. Acciaio e infine bottiglia. Assaggiando qualche campione ancora in tank di acciaio mi viene in mente Raymond Carver (lo scrittore americano che del minimalismo narrativo ha fatto capolavori con suoi racconti): di cosa parliamo quando parliamo di minimalismo nel vino? Un corredo di vibrazioni sensoriali pulite e di grande immediatezza. Da dove arrivi questo è difficile da spiegare, ma se ne resta colpiti.

Nel panorama dominante dei vermentino tutti giocati su note tioliche, degustarne uno di questa fattura è una bella sfida. Troviamo elementi costitutivi dei bianchi macerativi, in particolare la complessita olfattiva, la persistenza e la texture ricca, ma anche marcatori propri del vitigno. Questo fa ben sperare per vini ottenuti con fermentazioni spontanee da uve non trattate, allevate su un vigneto con una ricca popolazione di microrganismi provenienti da un ambito agrario ben definito. Ripenso al terroir di Luras e credo che lo capiremo meglio quando questa piccola azienda avrà uno storico significativo (su cui mi piacerà ritornare).

Ilaria Addis

Due le etichette degustate.

Madrighe (2022)
La madrighe in sardo logudorese è il lievito madre, la matrice.
Vermentino macerato sulle bucce per un giorno e mezzo. Presenta una leggera velatura. Fumé, scorza d’agrume, pasta di mandorle, frolla sablé. Al palato l’esordio fresco, il seguito saporoso, leggiadro e dalla rotondità gradevolissima. La matrice? Direi una componente gustativa sapido-minerale. Un “renano mediteranneo”. Acciaio, 12 gradi, sui 25 euro in enoteca.

Sa mama’ e su sole (2022)
Il nome è ispirato a una figura del folclore locale, evocata nei pomeriggi caldi e assolati quando tutti dormono, tranne i bambini. Vermentino in purezza, vendemmia tardiva, 4 giorni sulle bucce. Profilo olfattivo cangiante, erbe aromatiche essicate, fieno, mandorla. La surmaturazione delle uve conferisce una morbidezza percettibile, piacevolmente mitigata da un sorso vibrante e un da leggero grip tannico. Un manufatto delizioso. Acciaio, 13 gradi, sui 27 euro in enoteca.


Ilaria Addis
Località Monti di La Jesgia, 40
07025 Luras SS
IG: @addis_winery
addis.winery@gmail.com

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Alessandra Corda

Folgorata dalla visione di Mondovino, in un pezzo di vita londinese ottiene il primo certificato enofilo (WSET). Laurea in lettere, copywriter, è sommelier AIS responsabile dell’accoglienza per una cantina in Gallura. Collabora con il sito AIS Sardegna dal 2016, intravinica dal 2018. Pensa il vino come esperienza di bellezza totale, narrato con la contaminazione di ogni linguaggio creativo possibile.

5 Commenti

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Vinologismo

circa 4 mesi fa - Link

Prezzi???

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Alessandro Morichetti

circa 4 mesi fa - Link

Giustooo! Inseriti nel testo (comunque sui 25 e 27 in enoteca).

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Vinologismo

circa 4 mesi fa - Link

Grazie mille! Vendita "diretta" immagino o esiste un distributore ???

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Alessandro Morichetti

circa 4 mesi fa - Link

Contatta la produttrice, abbiamo messo i riferimenti in calce. Grazie ;-)

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LuigiD

circa 4 mesi fa - Link

...qualche sera fa, con amici, bevuta organizzata proprio per assaggiarli entrambi, presi da enoteca on line sarda. Entrambi godibili, ma Madrighe è più ruvido, a partire dal naso, piuttosto sgraziato, seppur affinatosi dopo qualche minuto nel bicchiere, e più verticale, fresco e spinto sull'acidità. Sa mama’ e su sole bellissimo naso, macchia mediterranea, frutta a polpa gialla, al sorso lieve abboccamento ma perfettamente bilanciato da bella acidità, il tutto persistente ed appagante. E' piaciuto moltissimo, bella scoperta! Nota di merito anche per le belle etichette, seppur un poco avare di dettagli.

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