Il piccolo e sconosciuto dipartimento dell’Isère: i vini di Nicolas Gonin

Il piccolo e sconosciuto dipartimento dell’Isère: i vini di Nicolas Gonin

di Salvatore Agusta

Oggi viaggiamo insieme, ed è un po’ che non racconto qualcosa della Francia, perché personalmente non è che mi entusiasmi molto l’idea di parlare dei cugini d’oltralpe, ma questa volta ho trovato qualcosa di interessante da raccontare, quindi mettetevi comodi che si parte…

Questa storia è ambientata in una zona veramente fuori da ogni radar vitivinicolo, e scommetto che in pochi tra voi avranno sentito parlare del dipartimento d’Isère. Lo stesso (che per noi italiani va inteso un po’ come se fosse una provincia) da il nome ad una IGP (per esteso Isère – Balmes Dauphinoises) che raccoglie tutti i vini prodotti in questa area montuosa, sita sul versante orientale della Francia. Sebbene al suo interno non vi siano vigneti appartenenti ad alcuna denominazione AOC (la nostra DOC), l’Isère è incastonato tra due regioni vitivinicole piuttosto rinomate: i vigneti alpini della Savoia si trovano a nord e i pendii soleggiati della Valle del Rodano si distendono a sud.

Il protagonista di questa storia è Nicolas Gonin, enologo originario proprio di quella zona, a cui è legato da relazioni che definirei quasi sentimentali. Si sa, i francesi sono un popolo per lo più fiero ed orgoglioso della propria identità vitivinicola e Nicolas ha da sempre provato un senso di malinconia nel pensare che le uve della sua terra fossero a rischio d’estinzione.

Invero, la passione per le uve tipiche della sua terra fiorisce in lui sin dai tempi dei primi esami in enologia, presso la facoltà di Dijon. Tuttavia, prima di poter dedicare corpo e anima a ciò che realmente desiderava, il nostro Nicolas ha dovuto fare i conti con una sana gavetta, che lo ha portato a lavorare in scenari direi niente male, Château Gilette a Sauternes e il mitico Domaine Tempier a Bandol. È qui, nella biblioteca della cantina che, scartabellando in giro, ha ritrovato un antichissimo manuale che elencava tutte le varietà francesi e le zone di origine delle stesse. Ancora oggi, molte delle sue ricerche vengono condotte proprio a partire da quest manoscritto di cui ne possiede una copia personale.

Nel 2003, grazie all’acquisizione di un piccolo vigneto dello zio Gaston Gonin, Nicolas finalmente può mettersi all’opera nel tentativo di perseguire il suo progetto. All’epoca, la superficie di questo vigneto non era sufficiente per accedere allo status di viticoltore. Tale status in Francia si ottiene solo dopo aver raggiunto la produzione di una certa quantità di uva che varia da regione a regione. A ciò si legava anche la c.d. acquisizione dei diritti di impianto ovvero uno strumento della politica comunitaria, vigente fino al 2015, diretto a mantenere l’equilibrio tra domanda e offerta di vino in Europa, e finalizzato a scongiurare una produzione di vino eccessiva rispetto alla domanda.

Per ottenere i diritti di impianto era quindi necessario affittare altri appezzamenti, spesso remoti, mal orientati o in cattive condizioni. Parliamo di tutte quelle vigne su cui nessuno voleva più lavorare da anni ormai. La tenuta è stata quindi creata poco a poco, con le vigne di ben 20 diversi proprietari. Dal 2005 l’intera tenuta è stata sradicata e reimpiantata esclusivamente con vitigni autoctoni: altesse, verdesse, jacquère, viognier, persan, mondeuse e mècle.

Oggi il vigneto è stato ristrutturato, sono stati eliminati gli appezzamenti cattivi e la superficie attuale della tenuta è di 5,5 ettari, ma la passione di Nicolas non ha limite e lo stesso giura che continuerà in questo progetto di tutela e salvaguardia di varietà autoctone anche fuori i limiti della sua Isère.

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Nicolas Godin, Altesse, IGP Isère – Balmes Dauphinoises, 2019
Il vitigno a bacca bianca altesse si esprime secondo una performance che mi ricorda uno di quei viognier nella versione più snella o scarica di sentori.
Medio corpo, non troppo espressivo e con una sorta di timidezza che richiede uno spiccato senso di osservazione per definirlo.
Ci sono i sentori di frutta bianca matura ma è chiaro che i livello di maturazione zuccherina nelle uve era piuttosto modesto, non capace di raggiungere quella esplosione di tonalità tipiche del viognier. Con ciò non voglio comunicare una parere negativo, anzi, direi che il vino era proprio di mio gradimento. Il sorso è comunque lungo e il vino indiscutibilmente esprime fattori di unicità come i riflessi di erba fresca (e non troppo intrusiva) che qua e là possono evidenziarsi al palato.

Nicolas Godin, Verdesse, IGP Isère – Balmes Dauphinoises, 2019
In questo caso abbiamo una varietà a bacca bianca capace di esprimere vini più longilinei, con una maggior freschezza e una quella linea di erba fresca che ho menzionato poc’anzi, questa volta più vivida e non semplicemente sfumata. È forte la croccantezza e in bocca lascia una sensazione molto piacevole. Sono un po’ deluso forse dal fatto che non ci sia una grossa complessità, ma nel contesto in cui mi trovo tutto ciò trova fondamento nelle basi di questo articolo. Sono varietà che in passato sono state messe da parte per diverse ragioni, talvolta queste possono anche fondarsi su valutazioni organolettiche.

Nicolas Godin, Persan, IGP Isère – Balmes Dauphinoises, 2019
Rosso di medio corpo, affascinante poiché ha una chiara e definita nota di pepe nero, che praticamente prevarica tutto il resto.
Ci sono soffusi sentori di sottobosco, di foglie secche e frutti rossi non maturi. Agile e speziato, lo trovo interessante.
Decisamente qualcosa che potrebbe per certi versi ricordare un sorta di pinot nero con una performance da syrah.
Questo vino con un piatto di salumi fa venire giù tutto lo stadio, come dice Fabio Caressa.

Per chi sia curioso di provare questi vini, c’è la possibilità che Nicolas possa spedirli direttamente in Italia. Basta visitare il suo sito ed informarsi.

 

 

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Salvatore Agusta

Giramondo, Francia, Lituania e poi Argentina per finire oggi a New York. Laureato in legge, sono una sorta di “avvocato per hobby”, rappresento uno studio di diritto internazionale negli Stati Uniti. Poi, quello che prima era il vero hobby, è diventato un lavoro. Inizio come export manager più di 7 anni fa a Palermo con un’azienda vitivinicola, Marchesi de Gregorio; frequento corsi ONAV, Accademia del Vino di Milano e l’International Wine Center di New York dove passo il terzo livello del WSET. Ho coperto per un po’ più di un anno la figura di Italian Wine Specialist presso Acker Merrall & Condit. Attualmente ricopro la posizione di Wine Consultant presso Metrowine, una azienda francese in quel di New York. Avevano bisogno di un italiano ed io passavo giusto di là. Comunque sono astemio.

3 Commenti

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Stefano

circa 2 anni fa - Link

Giusto per fare riferimento ad un altro, cliccatissimo post, accedendo al sito di cui hai messo il link compare la faccia del vignaiolo, e ti viene subito voglia di andare a visitare la cantina per conoscerlo! c'è pure una bella sitografia: consiglio un'occhiata a quella dei cépages francesi, davvero istruttiva per chi sostiene che "ah, come in Italia, non ce n'è di vitigni autoctoni nel mondo"

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SALVATORE AGUSTA

circa 2 anni fa - Link

Nicolas è un bravo ragazzo, una persona che ha una forte passione. Ha fatto cose che non molti avrebbero fatto per arrivare dove è, tanti sacrifici.

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domenico

circa 2 anni fa - Link

Proprio un bell'articolo. Fa venir voglia di andare a conoscerlo. Sui vini non discuto, vanno bevuti ma, la storia del vigneron merita. La riscoperta di vitigni autoctoni è una bella sfida, soprattutto per i francesi che non ne hanno sostanzialmente bisogno. Grazie mille

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