Ancora su vino e salute. Arriva il Simposio di Assoenologi tra alimentazione e benessere (gulp!)
di Jacopo CossaterSorvolando sull’attacco e sul fatto Riccardo Cotarella nell’ultimo editoriale dell’Enologo si paragoni a Martin Luther King temo tocchi insistere sul tema, e sottolineare quanto questa battaglia che Assoenologi sta portando avanti sul vino che fa bene alla salute appaia vista da qui come vecchia, polverosa, anacronistica oltre che profondamente sbagliata.
Il presidente della più importante associazione di settore italiana se la prende con chi “in ambienti non estranei all’Unione europea e all’Organizzazione mondiale della sanità sta additando il vino come un prodotto cancerogeno”. Non lo è, forse? Ci siamo persi qualche novità delle ultime settimane?
Di più, proprio a questo tema Assoenologi dedicherà nientepopodimeno che un congresso nazionale: “un tema di cui ci stiamo ormai occupando quotidianamente e torneremo a farlo in gennaio con una grande Simposio a Napoli che si concentrerà proprio su “Vino e Salute”. Assoenologi ha deciso di farsi capofila della resistenza, necessaria per ricacciare indietro questi folli attacchi che rischiano, prima o poi, di creare seriamente dei danni inestimabili al vino, patrimonio della nostra storia e tradizione culturale e gastronomica.”
Un appuntamento durante il quale si alterneranno, sul palco, personalità anche molto diverse tra loro con interventi caratterizzati da un comune denominatore: nel vino c’è sempre qualcosa che può fare più o meno bene. Qui la locandina, apre PDF.
Qualche titolo?
Vincenzo Montemurro, cardiologo, membro del consiglio direttivo della Società italiana di Cardiologia: “Vino: antico e moderno rimedio cardioprotettivo e antivirale”; Giorgio Calabrese, medico dietologo, Presidente Comitato nazionale sicurezza alimentare ministero della Salute: “Bere vino durante i pasti è associato a un minor rischio di diabete di tipo due”; Michele Scognamiglio, specialista in scienza dell’alimentazione, in biochimica e patologia clinica: “Molecole bioattive del vino e salute umana” e tanti altri, tutti sul genere.
Niente di nuovo purtroppo, non più tardi di un paio di mesi pubblicavo proprio su Intravino un post dal titolo Vino e salute, smettiamola una volta per tutte, enfatizzando quanto ogni contributo in tal senso appaia oggi come fuori fuoco. Certo che il vino può essere un cardioprotettivo, ma si tratta del più tipico esempio di cherry picking: una fallacia logica caratterizzata da un’attitudine volta a ignorare tutte le prove che potrebbero confutare una tesi ed evidenziando solo quelle a proprio favore. Una pratica utilizzata anche da parte di chi cerca di convincere il pubblico ad accettare le proprie posizioni portando prove che ignorano appositamente tutte le controargomentazioni possibili. Suona familiare?
Quello che sta portando avanti Assoenologi sembra sembra essere un chiaro, e legittimo, tentativo di posizionamento anche politico. Un noi contro loro (istituzioni tanto europee quanto internazionali) utile ad ergersi paladini in difesa del vino italiano e quindi di tutto il settore, dimenticando però che a proposito della pericolosità dell’alcol, e quindi anche del vino, si sono espresse la stragrande maggioranza delle istituzioni anche italiane. Una cosa è fare lobbying specie a Roma e a Bruxelles, altra è organizzare convegni che provano a influenzare l’opinione pubblica su un tema che non dovrebbe indurre alcun tipo di dubbio.
Lo stesso CREA, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, ente nazionale di ricerca vigilato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, nell’ultimo report dedicato alle linee guida per una sana alimentazione dedica un paragrafo al tema intitolandolo “Bevande alcoliche: il meno possibile”. Questo un estratto:
Secondo le principali Agenzie Internazionali di salute pubblica, l’alcol è una sostanza tossica e cancerogena, tanto che la IARC (International Agency for Research on Cancer) classifica le bevande alcoliche nel gruppo 1 (sicuramente cancerogene per l’uomo). Il suo consumo prolungato e cronico è associato quindi ad aumentato rischio di cancro ed è molto difficile stabilire una quantità assolutamente priva da rischi per la salute. Va inoltre sottolineato che l’alcol può indurre assuefazione, dipendenza e alcolismo ed è responsabile di danni sociali, mentali ed emotivi.
Il consumo di alcol rappresenta un importante problema di salute pubblica, in quanto responsabile in Europa di circa il 4% di tutte le morti e di circa il 5% degli anni di vita persi per disabilità. Piccole quantità di bevande alcoliche, configurabili in una modalità di consumo a basso rischio, sono state associate a un minore rischio di mortalità, soprattutto per la riduzione del rischio di malattie cardiovascolari ischemiche. Non sorprende che questa associazione abbia generato grande entusiasmo, sia nell’opinione pubblica che nei media. Tuttavia, da studi più recenti emerge che gli effetti protettivi stimati per la cardiopatia ischemica sono compensati da aumento di rischio per cancro. In questi ultimi anni, infatti, sempre maggiori evidenze scientifiche indicano che le stesse quantità a cui sono associati effetti protettivi sul cuore, possano aumentare il rischio di altre patologie come il cancro.
E ancora, con esplicito riferimento al vino:
La comunicazione indirizzata al grande pubblico sul consumo di bevande alcoliche rappresenta un problema delicatissimo, poiché da una parte queste fanno parte della nostra cultura e della nostra tradizione, ma dall’altra non bisogna dimenticare che l’alcol è una sostanza per la quale non sono identificate modalità e quantità di assunzione esenti da rischio. Pur trattandosi di bevande piacevoli al palato, che vengono ampiamente consumate e che fanno parte delle tradizioni alimentari del nostro Paese, occorre evitare di generare fraintendimenti, di fornire alibi di salute al consumo di bevande alcoliche e persino di indurre nuovi comportamenti pericolosi per la salute, in quanto non è sensato, né etico suggerire agli astemi di cominciare a bere, seppure in quantità riconducibili al consumo a basso rischio. Anche l’indulgenza nei confronti di vino e birra, ritenuti diversi dai superalcolici, deve essere considerata con attenzione: è vero che contengono una quantità inferiore di alcol in confronto con altre bevande alcoliche, ma restano comunque la fonte principale di alcol, e al riguardo è irrilevante la piccola quantità di componenti bioattivi in esse contenuta.
Parole che è possibile trovare, quasi identiche, anche sul sito del Ministero della Salute in una pagina il cui titolo non lascia spazio a interpretazioni: “Alcol, zero o il meno possibile”.
Infine, sempre dal report del CREA:
È fondamentale evitare di presentare, sia pure larvatamente, il consumo di bevande alcoliche come una forma di medicamento. Si dovrà invece insistere fino alla noia sui concetti del basso rischio, del consumo frazionato in occasione dei pasti e delle quantità da non superare nell’arco della giornata, per coniugare il piacere del bere con il minore rischio possibile.
Questo ultimo paragrafo credo dica tutto quello che serve a proposito della nostra passione più grande: beviamo poco, beviamo bene, spassiamocela alla grande ma con tutta la consapevolezza possibile relativamente ai rischi legati al vino, alla birra, alle bevande alcoliche in generale. E buone feste.
40 Commenti
Michele A. Fino
circa 1 anno fa - LinkPreciso Jacopo, ancora una volta. Non si ama il vino perché fa bene al corpo ma al al limite perché, sebbene non possa fare bene al corpo, fa bene alla mente. Chi ha bisogno di favole per amare il vino dovrebbe proprio mollare il calice: è una persona che mette a repentaglio la propria salute inconsapevolmente. E la parte grave della faccenda NON è mettere a repentaglio la propria salute, ma la consapevolezza.
RispondiOmikelet
circa 1 anno fa - LinkUna battaglia davvero di retroguardia… peraltro chi glielo ha chiesto agli enologi di ergersi a paladini della nostra salute? Abbiamo finito con i microbiologi e ora dobbiamo riempire un buco? Di fatto puntano alla endemizzazione di un basso consumo di vino con l’idea che sia salutare, se non ci fosse da ridere sarebbe una cosa da denuncia.
Rispondivinogodi
circa 1 anno fa - Link...amen...
Rispondivinogodi
circa 1 anno fa - Link...
RispondiSisto
circa 1 anno fa - LinkBeh, dalla nazione che (unica al mondo) obbliga a fare un esame di stato e a iscriversi ad un albo per fare il giornalista (idem per poter elaborare/firmare cedolini paga a terzi, cioè il consulente del lavoro), con il più alto numero di ordini/albi del mondo e la più grande (nella UE) percentuale di microimprese e lavoratori autonomi, la stessa che ha recentemente tentato (per fortuna senza successo) di riconoscere legalmente una ciarlataneria come la biodinamica, ci si può anche aspettare che i consulenti che, per lo più, dicono al cantiniere quali (delle tante ammesse) polverine devono usare, discettino di materie che ignorano totalmente o invitino appositamente quelli che diranno che il "vino fa bene" (sic). Da chi sono pagate le fatture (o gli stipendi) degli enologici? Dai produttori di bevande alcoliche... Quando assoenologi inviterà ai suoi convegni qualcuno, "contro coglionato", tipo uno dello IARC a parlare di etanolo, allora la prenderò sul serio. Chi ama e conosce sul serio le bevande alcoliche (eccetto i super alcolici che non dovrebbero essere mai bevuti, e aggiungo purtroppo se si considera la loro storia e, in molti casi, la qualità organolettica) e quindi gli sono ben presenti i terribili e acclarati scientificamente effetti dell'etanolo, beve birra o vino con estrema moderazione e, soprattutto, con consapevolezza, senza inventarsi farneticazioni pseudo salutistiche.
RispondiFrancesco Romanazzi
circa 1 anno fa - LinkSisto sono d'accordo su tutto quanto hai scritto ma non capisco cosa c'entrano gli albi professionali e gli esami di stato. Grazie.
RispondiSisto
circa 1 anno fa - LinkGli enologi non hanno un albo obbligatorio? E nel resto del mondo? Allora perché non lo facciamo anche dei cuochi o dei riparatori di automobili o dei cybersecurity specialist? Non sono mestieri anche più rilevanti? Ovviamente, era - con gusto polemico-per sottolineare l'atavica ma ridicola moda italiana di dare dignità legale a onesti lavoratori che poi diventano casta autoreferenziale e si improvvisano esperti (interessati) di materie delicate e da far maneggiare a chi le studia sul serio.
RispondiDario
circa 1 anno fa - LinkAssoenologi, lo dice la parola stessa, è un'associazione e non un albo: c'è una notevole differenza.
RispondiFred
circa 1 anno fa - LinkCi sono iscritto ma non la frequento, mi lascia molti dubbi...
RispondiMauro
circa 1 anno fa - LinkNo, l'albo professionale degli Enologi (fortunatamente) non esiste. Esiste Assoenologi, che è, cito, "l'Organizzazione nazionale di categoria dei tecnici del settore vitivinicolo". Le opinioni/dichiarazioni/iniziative espresse da Assoenologi sono in condivise da tutti gli enologi italiani? Non credo, e visti i contenuti previsti nel Simposio di Napoli, ho il dubbio che qualcuno (tra cui il sottoscritto) potrebbe non avere troppa voglia di rinnovare l'iscrizione ad Assoenologi per il 2023.
RispondiEugenio Muzzillo
circa 1 anno fa - LinkIl rapporto alcol/salute (in particolare vino) non è lineare ed è dipendente dal contesto generale di assunzione. Le variabili in gioco sono molte: le quantità assunte, l'età e lo stato di salute di chi beve, l'etnia, la dieta complessiva e lo stile di vita, il tipo di bevanda. Al mutare di queste variabili cambiano l'impatto e gli effetti sulla salute in un intervallo di possibilità che va da effetti gravissimi a piccoli effetti positivi (soprattutto nel caso di vini rossi da lunga macerazione). Gli studi a sostegno do questa variabilità sono tanti e il quadro non va semplificato in un senso o nell'altro. Per chi vuole approfondire ho scritto qui una rassegna sistematica sull'argomento. https://www.terredelgufo.it/fa-bene-o-fa-male-il-dilemma-del-bevitore-di-vino-tra-scienza-tradizione-e-dieta-mediterranea/
RispondiSisto
circa 1 anno fa - LinkNon ne abbia a male ma mi spiega perché questi raffinati distinguo non provengono MAI dai ricercatori che studiano, con metodo scientifico, non con i racconti bucolici della tradizione e del popolo bue-una delle classiche fallacie logiche, le correlazioni tra etanolo e danni alla salute o dalle organizzazioni istituzionali deputate a proteggere la salute delle persone? Sempre con spirito di polemica, mi ricorda il caso dei mescitori e servitori di vino che parlano (a vanvera) di biodinamica o di "mineralità" o di terroir o di enolegislazione (avendola appresa su Topolino) o di significatività statisticamente probante del racconto a pappagallo del guru di turno. Mi son sempre chiesto perché la gente vada dell'elettricista per apprendere qualcosa sull'elettricità o dal tributatista per sapere qualcosa sulle imposte, e poi beve qualsiasi fregnaccia pseudoscientifica proveniente da influencer o giù di lì, enologici compresi (= gente qualificata - con metodi e tecnologia comprovati - a produrre correttamente vino, non a spiegare/dimostrare i legami tra salute, cancro ed etanolo). E tanto per essere precisi: anche il medico che faccia solo il medico non è preparato a dimostrare questi legami, al più è qualificato per spiegare al paziente quello che apprende dalla letteratura scientifica e a indirizzarlo in tal senso.
RispondiEugenio Muzzillo
circa 1 anno fa - LinkHo allegato il link all'articolo per mostrare come, a partire dalle osservazioni di Ancel Keys, le associazioni tra consumo di vino ed effetti positivi sulla salute (in determinati contesti) sono stati rilevati in moltissimi e auterevoli studi scientifici. Vale la pena approfondire.
Rispondimarcow
circa 1 anno fa - LinkChurcill era un grande fumatore e un grande bevitore(arrivava anche alla sbornia) Era anche obeso. __ È scomparso all'età di 90 anni. Cosa ne deduciamo? Che fumo e alcol fanno bene alla salute?
RispondiEugenio Muzzillo
circa 1 anno fa - LinkQuesta sarebbe un'osservazione aneddotica senza alcun interesse che non ha niente a che vedere con le osservazioni sistematiche di Ancel Keys sulla dieta mediterranea. In generale esistono in lettaratura moltissimi studi che evidenziano effetti positivi, in contesti circostanziati di assunzione, sull'incremento di longevità in buona salute legate al consumo moderato di vino. Nell'articolo che ho linkato c'è una panoramica completa eritengo anche molto obiettiva (per quello che mi è dato di saper fare)
Rispondimarcow
circa 1 anno fa - LinkLa rimando alle argomentazioni di Sisto. __ Poi qualcuno che "crede", come Muzzillo, ai ”benefici" per la salute del vino(alcol) dovrebbe spiegare che c'entrano alcuni relatori del "simposio": enologi, cuochi, critici eno-gastronomici, docente in viticoltura ecc... quali competenze hanno per parlare di effetti sulla salute del vino?
RispondiEugenio Muzzillo
circa 1 anno fa - LinkNon posso spiegarle nulla a riguardo perché non ho niente a che vedere col simposio in questione e Cotarella e C. non mi sono neanche simpatici.
RispondiSisto
circa 1 anno fa - LinkMi indica la rivista scientifica che ha pubblicato il lavoro in oggetto? Poi, andrò a vedere i risultati della peer review e, soprattutto, l'IF della detta rivista. In alto c'e un commento di un docente universitario: vediamo se mi smentisce sul fatto che si deve procedere così.
RispondiEugenio Muzzillo
circa 1 anno fa - LinkNon c'è uno studio per il quale la relazione tra consumo di alcol e mortalità si distribuisce secondo una curva a J col minimo di mortalità in corrispondenza del consumo moderato; ce ne sono molti e li può trovare facilmente su internet cercando su pub med "alcohol + mortality" o altre parole chiave inerenti. Mi stupisce che non ne sia a conoscenza dal momento che si interessa di questo argomento. Ma ripeto, non c'è una risposta univoca sugli effetti sulla salute del consumo di alcol. Dipende dal contesto generale di assunzione, ricchissimo di variabili. La invito a leggere l'articolo che ho linkato perché fa una rassegna abbastanza completa degli studi su alcool e salute con un'attenzione particolare per il vino rosso che tra le bevande alcoliche è quella che presenta i dati più favorevoli (sempre, beninteso, all'interno di un consumo moderato). Se legge l'articolo avremmo la possibilità di confrontarci su argomenti piú concreti e non polemicamente in astratto.
RispondiSisto
circa 1 anno fa - LinkE per la 100a volta sia su questo spazio (basta fare delle opportune ricerche) che in altri, a differenza di quello che fa il sottoscritto, la fonte qualificata a sostegno di una tesi-fregnaccia non è stata prodotta.
Fred
circa 1 anno fa - LinkSono un Enologo e non sono molto convinto di Assoenologi e non solo per i contenuti di questo simposio. Comunque bevo abbastanza e fumo abbastanza (sigari) sicuramente ne risentirà il mio corpo ma non il mio spirito.
RispondiTommaso Ciuffoletti
circa 1 anno fa - LinkMi sembra molto corretto il commento di Eugenio Muzzillo. Che ringrazio personalmente per aver commentato con nome e cognome.
Rispondimarcow
circa 1 anno fa - LinkCondividi tutte le argomentazioni di Sisto.
RispondiElia
circa 1 anno fa - LinkIo ho letto l'articolo linkato da Eugenio e l'ho trovato Interessante. Capisco però che su Intravino si prenda la posizione secondo cui "il vino danneggia la salute". Perché sostenere il contrario per ragioni di marketing è da infami ed è giusto condannare questa strategia. Inoltre non esistono solo bevitori coscienziosi, ci sono migliaia di persone che si ubriacano e che non si limitano a cantare in piazza per tutta la notte... L'alcol crea dipendenza, è di per se una sostanza estremamente problematica quindi è preferibile avvertire i consumatori dei rischi possono derivare (non necessariamente ma purtroppo frequentemente) dall'assunzione di questa sostanza. Poi che vi devo dire...mi nonna ha 91 anni e non beve acqua se non sotto forte pressione e comunque sempre lontana dai pasti...speriamo che la genetica sia la stessa...
RispondiAlessandro Morichetti
circa 1 anno fa - LinkElia, una precisazione.
RispondiQui non abbiamo nessuna posizione da sostenere se non quelle più aderenti allo stato dell'arte. Non serve ricordare che saremmo tutti ben felici di bere come spugne e svegliarci ogni giorno in perfetta forma, con salute eccezionale e longevità invidiabile. Non più tardi di qualche giorno fa è uscito su Nutrients un articolo dal titolo "Moderate Wine Consumption and Health: A Narrative Review" che sto leggendo avidamente, poi da questo al trionfalismo crociato che invoca Martin Luther King ce ne passa.
Elia
circa 1 anno fa - LinkCerto Alessandro, quello che voglio dire è che su questo blog spesso si leggono articoli che cercano di mettere in risalto come una politica pubblicitaria che incoraggia il consumo di alcolici in quanto benefici per l'organismo sia quantomeno superficiale se non addirittura mendace. Proprio perché si tratta di una forma di marketing secondo me si tratta di una modalità sbagliata e trovo giustificata una certa posizione da parte della redazione di Intravino. Poi esistono studi che indicano come il consumo moderato di vino non necessariamente porti a problematiche di salute ma addirittura possa essere benefico. È quindi giusto problematizzare l'argomento e non avere una posizione aprioristica ma semplicemente seguire lo svolgimento delle ricerche sul tema. Poi il problema non è quasi mai la cosa in se, il vino, ma l'uso che se ne fa. A questo uso vanno educate le persone altrimenti si rischia l'eccesso, da una parte o dall'altra. L'uomo fa vino da millenni ma con quale scopo viene fatto vino adesso? Perché è un prodotto richiesto dal mercato? Perché fa parte della nostra cultura? Ma la nostra, che è una cultura del consumo, riesce a vedere nel vino qualcosa che trascende l'essere semplicemente un prodotto da acquistare o semplicemente si tratta di un piacere spesso molto costoso?
RispondiSisto
circa 1 anno fa - LinkForse io uso concetti e terminologie (comunque presenti financo su Wikipedia) che do per scontati, tenuto conto che qui ci sono lettori che discettano di vini da 500 € in su (probabilmente i 2 fatti sono collegati). Mi sa che sbaglio. Ma voi sapete cosa sia l'IF? Lo sapete che metà dei lavori pubblicati (e quindi non robaccia buona per le letture dal barbiere) poi non ha una revisione paritaria (non arriva a essere indicata su una meta analisi), e quindi è rifiutata? E poi, arrivati qui N lavori non sono accettati lo stesso perché l'IF è insufficiente? Ci "sono studi", l'articolo linkato e le altre migliaia di affermazioni generiche, senza fonte, provenienti da ambiti non comprovati e non riconosciuti, senza misurazioni statistiche adeguate e accessibili, cioè non pubblicati o citati secondo le regole della ricerca internazionale) etc sono pura fuffa, scemenze, fregnacce. Roba da marketing, influencer, mescitori, cose così. L'unica modalità accetta oggi al mondo per dimostrare tesi che si appoggiano sulle scienze è quello che ho sintetizzato io sopra, quando ho fatto la richiesta. Ed è un metodo complesso. L'ho già scritto altre volte: altrimenti meglio parlare di poesia o metafisica, ma basta che sia chiaro che si sia in questi ambiti. Ora basta, a ogni piè sospinto, tirare fuori impunemente scemenze ammantate da una vaga patina empirica che è la definizione di pseudoscienza.
RispondiEugenio Muzzillo
circa 1 anno fa - LinkLei continua a fare affermazioni di principio ma ha il vizio di non leggere e perciò di non documentarsi che non è il massimo per chi vorrebbe farsi tutore del metodo scientifico. Discetta di revisione paritarie e IF, non so su quali basi, e non si accorge che nell'articoletto che ho linkato sono citati 25 articoli tratti da riviste di assoluto prestigio come Lancet. Non le chiedo di leggere il mio articolo che chi se ne frega, ma perlomeno di fare lo sforzo di clickare sui numeretti in alto tra due parentesi quadre che rimandano alla letteratura scientifica di riferimento. Magari troverá qualcosa di interessante o forse no ma eviterá di fare la figura di chi parte lancia in resta alla difesa della Scienza con la croce sul mantello e le armi spuntate. Si rilassi.
RispondiSpetnat
circa 1 anno fa - Link
RispondiSto Sisto deve avere una vita molto triste, lasciamolo perdereI commenti sulla persona anche no, grazie. [a.m.]Francesco Romanazzi
circa 1 anno fa - LinkPeccato, perché dopo un commento così stupido avrei tanto voluto immaginare e commentare io la felice, invidiabile e spensierata vita di Spetnat. Sarà per un altra volta :)
RispondiSpetnat
circa 1 anno fa - LinkAnche sto Romanazzi non scherza
RispondiFrancesco Romanazzi
circa 1 anno fa - LinkMa infatti! Ribadisco che la mia è tutta invidia nei confronti di quelli come te che riescono a vivere una vita talmente felice e rilassata che non si rendono neanche conto di quello che scrivono (e quindi pensano). Chi parla (scrive) male pensa male e vive male? Ma no, è un'equazione da vecchi intellettuali sessantottini delusi. Bisogna dedicarsi solo al fraseggio frivolo e spensierato, ed eventualmente dare per buono tutto quello che si legge in giro. Inebriatevi di vino, musica e poesia! Magari io avessi tanta leggerezza! Ripeto, tutta invidia la mia. Chapeau.
RispondiElia
circa 1 anno fa - LinkGuarda che il vino faccia male è scontato...non ci vuole chissà quale scienza per capirlo...io non do da bere vino a mio figlio che ha 5 anni (l'alcol è presente come conservante in molte merendine confezionate)...quindi smettiamola di prenderci troppo sul serio e usiamo il buonsenso quale base comune di discussione...poi se vogliamo addentrarci in pubblicazioni scientifiche per approfondire la questione facciamolo pure, se ne abbiamo le competenze. Magari ha più senso parlare di educazione all'uso visto che qui il vino si racconta ma si beve anche e in generale partire dal presupposto che il vino fa male (come dimostrato da studi affidabili e verificabili) ma noi lo beviamo ugualmente mi sembra un discorso veramente banale. Pongo nuovamente la domanda: quali valori veicola, secondo voi, il consumo di vino?
RispondiElia
circa 1 anno fa - LinkIo intendevo rispondere a Sisto...poi credo sia bello parlare delle cose quindi scusatemi se ho utilizzato un tono troppo perentorio o offensivo
Rispondivinogodi
circa 1 anno fa - Link...il vino bevuto in dosi moderate , non fa male . Ve lo assicuro io...
RispondiAntonio Cappa
circa 1 anno fa - LinkMah, mi viene da dire che fanno invece bene. Esiste un consumo ragionevole, come qualcuno qui ha bene scritto correlato a età, peso, stile di vita e tanto altro, che semplicemente per il corpo è irrilevante, ma per lo spirito fa tanto. Se no azzerate alcolici, caffè, the, fritti, ogni grasso, e vediamo se lo stress di tale vita vi allunga la stessa. Chiaro, questo articolo di Intravino tende alla confutazione della affermazione "il vino fa bene". Accusando di cherry picking, e mi troverei d'accordo. Ma mi piacerebbe appunto sapere dagli altri se l'azzeramento degli alcolici vs basso consumo di qualità non è peggio per la salute.
Rispondimarcow
circa 1 anno fa - LinkVorrei esprimere una considerazione "scomoda". __ Fumo e Alcol sono due sostanze che "possono" nuocere gravemente alla salute. Ho usato "possono" perché non sempre producono patologie: ho portato l'esempio clamoroso di Winston Churchill. Ma conosciamo anche personalmente persone che fumano e bevono senza gravi conseguenze(e, chiaramente, conosciamo anche chi si è ammalato gravemente) __ Perché non sono state vietate? Ma perché la storia delle civiltà, e in particolare la vicenda del PROIBIZIONISMO in Usa, dimostrano che proibire, vietare ecc... è una strada sbagliata. E allora? Occorre, secondo me, incoraggiare un consumo moderato e consapevole. Io sono consapevole dei rischi: ho smesso di fumare(perché non piaceva poi molto) ma non ho smesso di bere vino e birra. Ho soltanto ridotto la quantità. Allora mi chiedo: perché invece le cd. droghe leggere(di cui, attenzione, non faccio uso) sono ancora vietate? Il dibattito sarebbe lungo e non è questa la sede. Ma a volte parlando con amici e conoscenti che bevono e fumano è quasi impossibile dialogare su hashish e marijuana. __ E sul caffè, che è la mia personale e più forte dipendenza( più dell'alcol) sembra che nessuno abbia da ridire: e invece, ma viene sottovalutato, un buon caffè non è innocuo come l'acqua liscia.
RispondiSisto
circa 1 anno fa - LinkAi 2 commentatori sopra: avete ragione, non c'è l'albo quindi rettifico. Ricordavo la proposta di legge: non sono riusciti per un pelo. https://www.teatronaturale.it/tracce/italia/36852-albo-degli-enologi-le-posizioni-degli-ordini-professionali.htm
RispondiSisto
circa 1 anno fa - LinkE comunque poco ci manca dato che dal 1991 esiste l'Elenco degli Enologi tenuto dal ministero...
Rispondimarcow
circa 1 anno fa - LinkComunque secondo me, il "senso" di quello che Sisto ha detto "non cambia"... se esiste o non esiste l'albo. Il fatto è che quando non si hanno valide ..."CONTROARGOMENTAZIONI" ... per contrastare le opinioni che non si condividono... tutto è buono: il fatto che non esiste l'albo professionale, un accento sbagliato, L'USO INDISCRIMINATO della fallacia ad Hominem, ecc...
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