Chi è l’enologo e perchè dovremmo usarlo con moderazione
di Antonio TomacelliChe necessità avevo in questo post di spiegare al lettore entry-level il mestiere di enologo, ovvero, la figura professionale più controversa del millennio? Risposte che mi sono dato: A) È uno sporco lavoro ma qualcuno dovrà pur farlo, B) Sparito Bin Laden, aspiro al posto di “cattivo dell’anno”. Nel dubbio, meglio partire dalla definizione offerta dal ueb:
L’enologo è il professionista tecnicamente e scientificamente preparato che, dalla coltivazione della vite alla raccolta dell’uva, dalla vinificazione all’imbottigliamento, cura ogni operazione, sovraintendendo e determinando quanto serve a garantire, sia pure nei diversi livelli produttivi e nelle diverse fasce di consumo, la qualità del prodotto. (U.I.O.E).
Detta così sembra facile ma tra un enologo e l’altro c’è la stessa differenza che passa tra un Tavernello frizzante e un vino biodinamico di Elisabetta Foradori: un abisso interstellare popolato dai personaggi di Star Trek con le orecchie a punta. Ad aggravare la situazione, ci si è messo negli ultimi anni l’enologo “consulente”, detto anche winemaker, una recente figura professionale troppo aldilà dell’umana comprensione. In Italia non sono tantissimi ma la loro mission è una sola: trasformare i vostri dieci ettari di sterpi e lucertole in bottiglie da svenimento, possibilmente a base merlot. Attenti però, perchè questa è gente davvero disposta a tutto: dalla scelta del vitigno alla brosciur aziendale, non c’è campo dello scibile enoico che non finisca sotto il loro ferreo controllo. I più bravi riescono anche a venderlo e a voi resterà solo la soddisfazione di assaggiare “il frutto del vostro lavoro” (sic). Grazie a Bacco però, il uainmecher è merce rara, dato che costa quanto una manovra finanziaria (non di Tremonti, di Obama) causa rapidi spostamenti con l’elicottero personale. Sistemato il uainmecher ci restano altre tipologie di enologo da sviscerare e, considerando certi vini, sviscerare è la parola giusta. Per rendere meglio l’idea, userò dei termini mutuati dalla psicopatologia sessuale: rendono l’idea e fanno felici quei pirla di Repubblica che ci leggono di soppiatto. Il primo enologo al vaglio è:
Il Voyer o dell’amore platonico: fosse per lui l’uva, resasi conto dell’avvenuta maturazione, dovrebbe raggiungere con i suoi tralci la pigiatrice più vicina e a morte chi tocca il mosto. Il lievito è obbligatoriamente autoctono e si farebbe tagliare un braccio piuttosto che forzare la fermentazione con diavolerie chimiche. Scordatevi pure l’imbottigliamento filtrato, quel pizzico di citrico che il nonno metteva sempre e qualunque altra pratica di imbottigliamento che porta disordine nel cosmo: lui, il voyer, ha la verità rivelata e sarà dura spiegargli che la mission aziendale NON è “produrre aceto balsamico”, per quanto di ottima qualità. Quando ti va di culo è di stretta osservanza Biologica ma se l’enologo è un devoto di Rudolf Steiner beh, c’è poco da fare se non meravigliarsi del solstizio d’estate e passeggiare tra le vigne ammirando la bellezza della tignola. Dopo un paio d’anni di assoluta inattività e vita contemplativa vi verrà spontanea una domanda: ma io questo qui, che lo pago a fare? È l’ultima cosa che penserete prima di imbracciare il fucile al napalm con il quale darete fuoco a lui e alle sue corna di vacca. E alla tignola, ovviamente.
Il Performer o del sesso senza amore: paragonarlo a Rocco Siffredi non vi sarà difficile e, se il vostro vino è destinato a quel tristo mercato delle vacche chiamato GDO, chiamatelo con fiducia. Il performer in genere frequenta le cantine sociali ma non disdegna quelle di un certo rango con le quali ha frequentazioni settimanali del tipo “soddisfatto o rimborsato”. Tratta l’uva con disprezzo e se ne fotte delle fasi lunari: quando gli scatta la voglia di vendemmia non c’è Babo che tenga, si fionda nei campi e copula. È laureato in Solforosa Aggiunta, Gran Maestro delle fermentazioni indotte nonchè Cavaliere della Tartarica. Diciamoci la verità: il piccolo chimico ci sa fare ma com’è, come non è, i suoi vini hanno sempre quel tono un po’ frigido e senza passione delle pornostar alla decima ripresa. Con uno così al vostro servizio non beccherete un premio che sia uno ma, in compenso, finirete dritti nei discount del Bronx. Vuoi mettere la soddisfazione?
Lo Stupratore seriale o del sesso senza limiti: È la figura più nota nello star-system enologico, meglio noto come “La Forza Oscura”. Molto simile al uainmecher di cui sopra, lo si riconosce dal numero siderale di cantine (non meno di cento) che si avvalgono della sua cattiveria. Il Male, come lo chiameremo d’ora in poi, non degna di uno sguardo la vigna, neanche se è posizionata sui migliori cru del Barolo o tra le colline di Montalcino. Nebbiolo e sangiovese per lui, sono vuote parole senza senso ma provate a mettergli sotto il naso un grappolo di cabernet e vedrete accendersi nei suoi occhi il lampo della malvagità. Il Male si nutre di vitigni internazionali e molesta le sue vittime con tutte le diavolerie che la moderna tecnica gli ha messo a disposizione. Prima di ogni stupro sniffa tannini e si inietta dosi da cavallo di solforosa. Tra i suoi strumenti di tortura preferiti c’è la barrique americana, meglio se di primo passaggio, dentro cui macera per anni le sue vittime innocenti. Una volta libero dalle torture, il povero vino è irriconoscibile ai più, ma riconoscibilissimo alla stampa specializzata che non vede l’ora di premiare cotanta efferatezza. Il Male, inutile dirlo, va pagato a peso d’oro e nel conto vanno messi tutti i tannini, le barrique e i lieviti selezionatissimi che lui stesso si fa produrre da misteriosi servitori. Scegliere uno così per guidare la propria cantina vuol dire gettarsi tra le braccia del Lato Oscuro della Forza e una volta dentro, non ci sarà nessuno Skywalker a salvarvi.
59 Commenti
gianpiero
circa 13 anni fa - Linke se sconvolgessimo un po' la figura del winemaker proposta?? mai visti enologi in Vespa 125 px vero?
RispondiAntonio Tomacelli
circa 13 anni fa - LinkIo mi occupo solo di patologie :-)
RispondiM.Grazia (Soavemente)
circa 13 anni fa - LinkLasciando da parte il sesso e le sue patologie, ma l' amore dove lo metti? Acluni enologi che conosco io sono veri maestri d' amore per l'uva, per la terra e per il loro lavoro. Di questi bisognerebbe parlare, altro che uinemecher!
RispondiSara Montemaggi
circa 13 anni fa - LinkA parte il fatto che molti si spacciano per enologi ma non lo sono, spesso sono solo enotecnici ma anche gente che ha solo visto fare il vino. Conunque, a parte questo, li salvo perchè hanno insegnano ai nostri contadini a fare del vino buono. Da noi fino agli anni 70 si bevevano delle schifezze e non perchè l'uva non fosse buona o i terreni non adatti, ma semplicemente per l'ignoranza più totale. Poi qualche contadino è andato a Persolino, o a Conegliano a imparare, diventando l'enologo di se stesso. E qui nasce la figura che ti sei dimenticato di citare: l'enologo proverbiale, quello di "ogni scarrafone è bello a mammate". Sono i più pericolosi, viaggiano da soli e sono armati. Comunque meglio un enologo in casa che al governo.
Rispondiuainmeicher
circa 13 anni fa - LinkSara sfiori un argomento davvero spinoso quando dici che molti enologi in realtà sono solo enotecnici. Il titolo di enologo dovrebbe spettare ai soli laureati...in realtà con la legge 10 aprile 1991, n.129 tutti gli enotecnici (e anche altri) che potevano dimostrare di aver lavorato per un certo numero di anni hanno potuto legalmente appropriarsi del titolo di Enologo: sta di fatto che almeno l'80% degli enologi in realtà sono solo enotecnici, cioè periti agrari con specializzazione in viticoltura ed enologia trasformati, molti enologi anche famosissimi sono solo diplomati alle scuole superiori. E chi si è diplomato dopo in quegli stessi istituti ? Non solo non sono enologi, pur magari conquistando sul campo decenni di esperienza ma addirittura non possono nemmeno dirsi enotecnici visto che il titolo non viene più ufficialmente scritto sui diplomi e pertanto sono solo dei periti agrari con specializzazione. Personalmente credo che i "vecchi" enotecnici che hanno accettato di trasformare il loro titolo hanno di fatto scippato le nuove generazioni di qualcosa, mostrando davvero poca considerazione dei loro figli stessi. E dovrebbero vergognarsi di fronte ai laureati, ai VERI enologi.
Rispondibacillus
circa 13 anni fa - LinkRinunciai senza esitazione al titolo di enologo proprio perché non volevo appropriarmi indebitamente di una qualifica per la quale non avevo avuto la fortuna di sacrificarmi, offendendo, dunque, chi sui libri si era sacrificato davvero. Professionalmente non ho mai sofferto la cosa. Anche perché non ho mai giudicato in funzione dei titoli, ma solo per quello che uno è capace di esprimere in termini di conoscenza, esperienza, intelligenza. Tra l'altro, per me l' "enologo" neppure esiste. Esiste solo l'enotecnico. L'enologia, infatti, NON è una scienza, anche se il termine ne incarna etimologicamente l'idea. No, l'enologia è una tecnologia, ovvero una biotecnologia che si avvale a sua volta di scienze diverse (chimica, fisica, microbiologia, fisiologia vegetale, ecc.) per realizzare un prodotto alimentare. L'esperto di questa tecnologia è di fatto un "ingegnere" ed il termine "enotecnico" è senz'altro quello più corretto per definirlo in modo specifico. Tuttavia da sempre è invalso l'uso di "enologo" come di "esperto professionista nella produzione di vino". E la cosa mi sembra che in fondo non faccia male a nessuno, dato che non intacca minimamente la sostanza (che, come giustamente Tomacelli osserva, è ampia e variegata). Detto questo, la tiritera di questo qui che pone tutto sul piano formale per darsi un'aria di superiorità, devo dire che mi sta sulle balle assai (io sono il VERO enologo – perché ho il titolo, si badi bene!). Fa parte della cultura gretta e corporativistica di questo paese: ti senti qualcuno solo se appartieni ad un gruppo, ad una casta, ad una corporazione, appunto. ...ma va a cagher, valà... Firmato: un perito agrario specializzato in Viticoltura ed Enologia
RispondiNelle Nuvole
circa 13 anni fa - Link@Bacillus, che piacere leggerti di nuovo! Firmato Una blogghista enofila
Rispondibacillus
circa 13 anni fa - Link...tu mi fai arrossire :-) . E non so mica se mi merito i tuoi apprezzamenti... Comunque ricambio con sincero affetto. Sappi che ti leggo sempre volentieri.
Rispondicarolina
circa 13 anni fa - Linkbaci, anche io sono perita agraria specializzata in viticoltura ed enologia (a conegliano) e poi un tecnico enologo a padova (mi dicono equiparato alla laurea dei 3 anni in enologia). capisco bene quello che dici sull'appartenenza alla casta: alle cene degli enologi dove vado a sentire i neo laureati ci sono solo discorsi su " io vado a lavorare per tizio che mi da 2000 euri al mese", oppure " io vado in california ad imparare che fa curriculum". nessuno che dice niente sul vero lavoro che uno come te e me deve fare in vigna o in cantina, l'importante è diventare un enologo di successo... poi se uno non sa na mazza non importa... tanto il perito agrario "mona" che fa le cose per te lo trovi sempre no?
Rispondibacillus
circa 13 anni fa - Linkehi! carolina, ben trovata! Sì, è così, purtroppo. E allora sai cosa ti dico? Tanto per confermare la mia arrogante supponenza, ti dico che sono convinto del fatto che i "vini veri" li facciamo io e te. Siamo noi che incarniamo un rapporto particolare con questo mestiere, un rapporto passionale e genuino. No, nessuna pretesa di fare "grandi cose": solo un "vissuto" diretto e pragmatico che è da pochi, ormai. Tieni duro, carolina! ;-) Un abbraccio!
Rispondicarolina
circa 13 anni fa - Linkbaci ma personalmente, di vista ti conosco? che adesso son curiosa :)
Rispondibacillus
circa 13 anni fa - Linkno, tranquilla, non mi conosci. Forse è meglio così. ;-) Ciao.
RispondiNelle Nuvole
circa 13 anni fa - LinkTomax, sei un dilettante. Se ti ostini a mescolare il sesso con l'enologia usa meno parole. La verbosità annoia l'amore e uccide il sesso. ENOLOGO ONANISTA Spesso é il proprietario, se la canta e se la suona da solo. Dalla scelta delle barbatelle alla vinificazione con variazioni creative, dalla grafica delle etichette alla brochure quadrilingue. Fa tutto lui, anche bersi le bottiglie rimaste. ENOLOGO ONE NIGHT STAND/UNA BOTTA E VIA Arriva come in un appuntamento al buio (blind date) scovato all'ultimo minuto secondo nei momenti di emergenza, quando si cerca di salvare una partita di vino andata a male. Agisce rapidamente e scompare. A volte lo si ricorda con piacere, ma meglio non ripetere l'esperienza, troppo pericoloso. ENOLOGO AMANTE Ufficialmente é legato a qualcun'altro, ma non disdegna di concedersi qualche scappatella, basta che rimanga un segreto, che spesso si trasforma nel segreto di Pulcinella, lo sanno tutti a parte l'azienda cornuta. ENOLOGO MARITO Ha sposato l'azienda da anni e stancamente le rimane fedele, ma non c'é più brivido né emozione. Il rapporto va avanti per forza d'inerzia e i vini si susseguono annata dopo annata, senza infamia e senza lode. ps Kenray quanto mi manchi!
RispondiAntonio Tomacelli
circa 13 anni fa - LinkNN, mi fai paura...
RispondiSara Montemaggi
circa 13 anni fa - Linkazzarola, hai studiato dalle orsoline?
RispondiMarco Lugli
circa 13 anni fa - LinkScusatemi ma questo articolo lo trovo estremamente semplicistico e povero di veri contenuti. Gioca tutto su posizioni prese a partito preso ma soprattuto fa apparire l'enologo come assolutamente non è. O meglio, all'interno di ogni gruppo forse solo il peggiore dei tecnici di ogni paese è così (forse ripeto). La reltà è che il mondo è pieno di bravi enologi guidati da tanta competenza tecnica ed esperienza, ma prima di tutto guidati dall'amore verso la viticoltura ed il frutto di Bacco. Al giorno d'oggi l'enologo si limita a dosi bassissime di solforosa, le barrique nuove sono unite ad altre di secondo, terzo e quarto passaggio, blend di diversi legni (allier, nevers, troncais...). Gli enzimi e i tannini sembrano essere il pane quotidiano?? (boh, forse bazzichiamo in cantine differenti). La verità è che l'enologo nel 2011 è sempre più attento al lato di tutela e salvaguardia ambientale, alla salubrità del prodotto realizzato e alla creazione di una filiera produttiva eco-sostestinibile, partendo dal vitigno autoctono (per salvaguardare/valorizzare il patrimonio viticolo locale) fino al tappo Stelvin limitando l'eccessivo depauperamento delle foreste mondiali per un semplice sughero. Come esempio di malinformazione circa un mestiere invece l'articolo da leggere attentamente!!!!
RispondiMarco
circa 13 anni fa - LinkMamma mia, che concentrato di banalità...
RispondiMassimiliano Montes
circa 13 anni fa - LinkAntonio Tomacelli, nel tentativo di essere sensazionalista hai esagerato. Mettiamola così: Ci sono enologi che seguono il mercato. O almeno questa è la loro scusa. Hanno studiato in California e Nuova Zelanda. Sono davvero convinti che si possa fare un buon vino con rese di 180 Q/Ha (stile Mondavi) semplicemente concentrando il mosto in cantina, sovraestraendo con enzimi pectolitici, aromatizzandolo con aromi artificiali, microossigenando, affinando il vino in piccoli fusti di legno nuovo e resinoso. Preferiscono il Merlot ed il Cabernet Sauvignon solo perchè più facili da gestire, ti danno un vino morbido e rotondo anche se sbagli qualcosa ed in tempi brevi, senza bisogno di aspettare antieconomici lunghi periodo di affinamento (questo è il motivo per cui Constellation in Toscana sta oliando gli ingranaggi per favorire l'introduzione dei cosiddetti “vitigni migliorativi”). Quello che vuole il mercato è solo una scusa. Le vere motivazioni sono economiche nella gestione delle cantine. Questi non fanno vino da GDO ma bottiglie da 90 euro. Ci sono i metafisici del naturalismo che però di vinificazione non ne capiscono un tubo e producono porcherie “naturali”. Questi non sanno cos'è la “piè de cuvée”, hanno le cantine “naturalmente” sporche (sono un po' Amish), non sanno fare i giusti rimontaggi e le giuste follature, non conoscono il corretto “timing” dei travasi, etc. I loro vini sanno di aceto, di ridotto e di brett e non si riconoscerebbe la varietà di origine neanche se ad annusare fosse SuperPippo. Ci sono quelli che il vino lo sanno fare veramente bene. E per fortuna, altrimenti noi qui non ci staremmo a fare nulla. Ci sono produttori ed enologi che amano le loro vigne, hanno buone conoscenze tecniche, hanno imparato nel tempo a conoscere le proprie uve ed a gestirle nel migliore dei modi. Se hanno anche la fortuna di lavorare su terreni vocati e poco soggetti a malattie ed infestazioni si possono consentire il lusso di lavorare con metodi naturali o biologici. Sanno lavorare bene in cantina, non usano concentratori, aromi artificiali, lieviti selezionati. Hanno la pazienza di aspettare il giusto periodo di affinamento prima di commercializzare il vino. Ci sono, infine, i “copycat”, gli imitatori. Spacciano il loro vino per “naturale” perchè è di moda, ma nel segreto delle loro cantine qualche trucchetto lo usano. Ed il consumatore appassionato un po' più smaliziato se ne accorge. Degli enologi “di massa” da GDO è inutile parlarne. Nei loro prodotti devi solo sperare che l'uva non stia solo nelle etichette. Una piccola nota conclusiva. Negli ultimi anni ho conosciuto tanti giovani enologi. Tutti vantavano nel loro curriculum “stage” in California o Nuova Zelanda. Nessuno che mi abbia detto “sai, ho passato un periodo in Francia”. O meglio, solo uno, ma era stato a Pomerol, la patria di Michel Rolland e della micro-ossigenazione. Ma perchè questi giovani enologi non vanno ad “affinare” le loro conoscenze in Borgogna? Perchè non vanno a studiare come si fa il vino veramente, senza trucchi, in una regione dove l'amore per le vigne raggiunge parossismi estremi (qualcuna ama la vigna più della famiglia), dove non si sognerebbero mai di appestare il terreno con porcherie (tranne alcuni giovani purtroppo traviati), dove i vini sono naturalmente e splendidamente “trasparenti”?
RispondiAntonio Tomacelli
circa 13 anni fa - LinkMontes, il mio non è sensazionalismo ma solo un registro diverso.
RispondiGianluca
circa 13 anni fa - LinkCiao Max che intendi dire quando affermi che "questo è il motivo per cui Constellation in Toscana sta oliando gli ingranaggi per favorire l’introduzione dei cosiddetti “vitigni migliorativi”?
RispondiMassimiliano Montes
circa 13 anni fa - LinkMi riferivo alla zona di Montalcino
RispondiGianluca
circa 13 anni fa - LinkGossip o notizie vere? Mi dai una tua email e ne parliamo in privato?
RispondiMassimiliano Montes
circa 13 anni fa - Linkmmontes@infinito.it Un piccolo produttore, amico, contattato da un avv locale. Continuiamo in privato.
RispondiNelle Nuvole
circa 13 anni fa - LinkNon ti facevo agente segreto... Povera Montalcino, ti continua di subire di tutto e di più, trame oscure e dietrologia infinita!
RispondiGiovanni Solaroli
circa 13 anni fa - LinkUn pò di invidia per chi vive a montalcino la provo. specie ora che, appena alzato, lo sguardo non si schioda dalla prima betulla di casa. ed anche perchè le spy-story mi hanno sempre appassionato sin dai tempi di Profumo. NN, un abbraccio!
RispondiRiccardo Campinoti
circa 13 anni fa - LinkE che interessi avrebbe la Constellation a Montalcino?
Rispondigianpaolo paglia
circa 13 anni fa - LinkParlando di tecnica, ne ha, e tanta, anche Tomacelli. La stategia e' questa: faccio un post dove illustro una realta' estrema, condivisibile ma molto parziale, ai limiti del caricaturale, cosi' molti interverranno indignati scatenando una discussione che ci portera' alla fatidica soglia dei 100 commenti, ecc., ecc. Solo che il rischio e' che, a furia di vedere le cose dalla lente distorta del Tomacelli -pensiero, invece che indignarsi si rischia di annoiarsi. Un po' di approfondimento? Troppo banale?
RispondiAntonio Tomacelli
circa 13 anni fa - LinkPer la quindicesima e (ormai dispero) ultima volta: questo non è il blog dell'Assoenologi o dei "Piccoli produttori che sanno tutto, ma proprio tutto, sul rutilante mondo della vinificazione e fanno a gara a chi ce l'ha più lungo", chiaro? C'è un sacco di gente che legge e non commenta per paura dei soliti quattro sboroni ma è gente che vuole sapere e, a volte, la conoscenza passa pure per il divertimento o l'iperbole. Li vogliamo scacciare a colpi di SO2 e milligrammi di pallosità? Dio, che noia...
Rispondienrico togni viticoltore di montagna
circa 13 anni fa - Linksig. Tomacelli, il post l'ho trovato sicuramente divertente, devo ammettere che mi sono fato alcune risate, ma proprio perchè "C’è un sacco di gente che legge e non commenta per paura dei soliti quattro sboroni ma è gente che vuole sapere", per far sapere è necessario che le notizie siano complete. alle categorie da lei elencate ne mancano molte, credo che se davvero si voglia che la gente sappia, sia necessario occuparsi non solo delle patologie, ma raccontare TUTTA la verità. cordialmente
RispondiAntonio Tomacelli
circa 13 anni fa - Link"alle categorie da lei elencate ne mancano molte" Benissimo, ma se copro tutto lo scibile enoico NN mi mena ;-) E poi i commentatori che li hanno inventati a fare? P.s.: ci davano del tu o sbaglio?
Rispondienrico togni viticoltore di montagna
circa 13 anni fa - Linkil lei era solo per dare del manico al mio commento, così per darmi importanza ;) NN non menerebbe nessuno, troppo Signora per scendere così in basso, al max glissa per la serie la classe non è acqua. cmq mi sembrava un pò troppo categorico, lo sai anche tu che non tutti gli enologi sono così dai. cmq quella dell'elicottero è vera, vista coi miei occhi e ci sono rimasto male, ma male tanto
RispondiAntonio Tomacelli
circa 13 anni fa - LinkTe l'ho già detto: io mi occupo solo delle patologie del sistema :-)
RispondiMassimiliano Montes
circa 13 anni fa - LinkIn questo hai ragione
Rispondigianpaolo paglia
circa 13 anni fa - Linkah, ora ho capito, tu vuoi fare intrattenimento, non informazione. L'informazione e' pallosa, e' vero, e' come la matematica, la georgrafia, tutte quelle palle li'. Meglio una bella barzelletta. Lo dice sempre anche Mr. B.
RispondiAntonio Tomacelli
circa 13 anni fa - LinkGianpaolo, te lo dico con il cuore in mano: sono i noiosi come te che allontanano la gente dal vino e il vino ha, grazie a dio, un lato ludico che i noiosi come te spesso dimenticano. Io, con il vino, ancora mi ci diverto. Non esistono solo le reazioni chimiche, i lieviti indigeni e il cash che riesci a farci che sono tutti argomenti, tra l'altro, che Intravino ha già affrontato ma dai quali ti tieni accuratamente alla larga. Io cerco di trattare anche gli argomenti più pesanti con leggerezza, ma resta il fatto che esistono enologi con oltre 100 consulenze e dio solo sa come ci riescono! Tutto il resto, al netto delle "sniffate", è maledettamente vero, elicotteri compresi: puoi negarlo?
Rispondigianpaolo paglia
circa 13 anni fa - LinkIo te lo dico senza cuore in mano, che mi sembra una espressione di uno che ti vuol prerndere per il culo piuttosto che discutere: ho come l'impressione che possa essere piu' dannosa la disinformazione che la noia. Pensa se uno dovesse fare un articolo descrivendo il mestiere di giornalista dicendo che esistono solo tre categorie: i corrotti, i cretini, e quelli di parte. Certo, ammetterai che che pur essendo divertente, e in parte vero, se sei un giornalista - e per foirtuna la cosa non ti tocca - ti potresti sentire, diciamo sminuito. Giusto per informazione, sono cosi' tanto preso dalle reazioni chimiche, i lieviti (e il cash?!), che non ho piu' l'enologo da tre vendemmie.
RispondiNelle Nuvole
circa 13 anni fa - LinkFortificata dall'ultimo incontro con l'enologo che frequento abitualmente quando non sono in viaggio, proverò a fare la seria visto che il tentativo di leggerezza di Tomax non é stato recepito. La figura professionale dell'enologo negli ultimi anni mi sembra che venga recepita in modo ambiguo e confuso. Parlo della percezione da parte di appassionati, sebbene anche certi professionisti del settore mi danno l'impressione di non aver ancora afferrato bene cosa fa e cosa non deve fare l'enologo. Innanzitutto ci tengo a dire che la maggior parte degli enologi sono poco conosciuti, ma lavorano sodo ed hanno una preparazione scientifica sempre più completa. Spesso investono i loro soldi ed il loro tempo per aggiornarsi, viaggiando e visitando cantine, partecipando a masters, ecc. Così come molti produttori di piccole o piccolissime realtà sono loro stessi enologi e sacrificano lavori certi per buttarsi nella produzione del proprio vino. A tutti questi va la mia ammirazione e rispetto. Però é bene chiarire alcuni aspetti - l'enologo é un tecnico-artigiano, cioé qualcuno che ha studiato l'evoluzione del succo d'uva in vino e grazie alle sue conoscenze riesce a tirare fuori da una materia grezza un prodotto finito. - l'enologo oltre alla sua mera preparazione scientifica ha la capacità di interpretare la materia che lavora, ogni anno leggermente differente perché ogni vendemmia é diversa dalla precedente. - l'enologo é anche in grado di coordinare il lavoro di una squadra più o meno numerosa che in cantina quotidianamente segue le sue direttive.Oltre naturalmente a entrare in sintonia con il proprietario-produttore, nel caso non lo sia lui stesso. Questo uultimo aspetto é fondamentale per una espressione costante di qualità nel vino. - l'enologo NON é un'artista. Purtroppo qualcuno della categoria si ritiene tale e quindi piega al suo "senso artistico" lo stile di un vino che invece vuole andare per conto suo. - L'enologo NON é un divo o una primadonna. Grazie anche al contributo di certa stampa, perlomeno ingenua, negli ultimi anni si era portati a credere che la qualità di un vino fosse merito dell'enologo e non di tanti fattori combinati insieme. Stavolta ho usato una marea di parole, ce ne vorrebbero forse di più. Spero che altri si aggreghino. Aggiungo solo che apprezzo questo post di Antonio Tomacelli. Una volta tanto non lo considero teso a provocare, ma genuinamente desideroso di creare e soddisfare curiosità da parte di tanti seguaci di Intravino su un argomento che ho visto recentemente girare su vari blog e riviste specializzate.
Rispondienrico togni viticoltore di montagna
circa 13 anni fa - Linkbrava nn,così è tutto completo e ok. anch'io ho apprezzato il post di Tomacelli, ma ripeto che non ci sono solo patologie, fortunatamente aggiungerei. è indubbio che in alcuni casi l'enologo, così come l'agronomo, siano state figure importanti nel mantenere ed aggiornare il sapere agricolo che altrimenti si sarebbe perso a causa della sua incapacità di saper stare al passo coi tempi. è altrettanto indubbio che a volte enologi ed agronomi si siano creduti investiti dal verbo e abbiano contribuito a perdere e distruggere il sapere contadino. secondo me i secondi oggi non hanno più un futuro, se lo sono bevuto negli anni.
RispondiMassimiliano Montes
circa 13 anni fa - LinkCondivido (non si può più dire "quoto").
RispondiGiovani enologhe
circa 13 anni fa - LinkSiamo due giovani e appassionate enologhe,abbiamo trovato molto divertente l'articolo,della sana ironia non fa mai male! certo che non ci siete andati leggeri e dal momento che ,spesso , quando la gente comune ci chiede del nostro lavoro non sa neanche che esiste,questo post non gioca a nostro vantaggio!!!!!
Rispondivinogodi
circa 13 anni fa - Link..potete postare la vostra foto : potrebbe darvi grande vantaggio ma anche affossare le vostre speranze del tutto...
RispondiGabriele
circa 13 anni fa - LinkE te pareva.... :lol:
RispondiMassimiliano Montes
circa 13 anni fa - LinkE se una fosse tarchiata e con la barba e l'altra avesse gli occhiali e la faccia da professorino? ;-)
Rispondicarolina
circa 13 anni fa - Linkminchia lo sapevo che se diventavo enologo avrei sbagliato tutto nella vita... se rinasco resto contadinella e basta.... anzi, da ora in poi eviterò di dire che sono della specie qui descritta.... sia mai che mi prendiate a fiondate in testa. cordialmente, anche se non mi ritrovo in nessuno dei casi descritti.
RispondiSara Montemaggi
circa 13 anni fa - LinkOra mi sembra che con il commento di Nelle Nuvole il quadro sia esaustivo. Purtroppo, o per fortuna, alcuni commentatori tradiscono la loro giovane età che non gli ha fatto vivere una stagione importante del vino italiano. Solo chi ha una cinquantina d'anni o più può sapere cosa voglia dire non riuscire a trovare un vino decente, anzi avere nel proprio immaginario l'idea che il solo vino esistente sia quella schifezza che trovi dove abiti. Parlo per me che vino nella bassa romagna dove gli enologi hanno dato pulizia e piacevolezza DA SUBITO ai vini. E hanno resa precaria la frase "sarà buono tra dieci anni". Poi ci sono anche le caricature descritte da Tomax, ma sta solo ai produttori relegarli alla sfera dell'iperbole. Senza un certo tipo di committenti, non esisterebbero nemmeno certi tipi di enologi. E l'informazione, lo dico a voi di eno-giornalisti, deve fare il proprio mestiere senza censure. Noi vogliamo bere ma anche sapere. Saluti dalla bassa.
Rispondishaktar
circa 13 anni fa - Linkho lavorato in cinque cantine finora e posso dire che i tratti comuni agli enologi erano: ignoranza crassa, proprio settore a parte (tipico dei tecnici da turbocapitalismo) scarsa passione per il proprio prodotto, due sono astemi, gli altri non bevono quasi mai ego smisurato, personalita' autoritaria, in genere caratteri impossibili, frustrati dal carico di responsabilita' che grava dal titolare, dai giudizi degli altri tecnici, delle guide, oltre che dal fatto di svolgere un lavoro totalizzante, di gestire in prima persona cantine da milioni di bottiglie e magari ogni tanto farci anche da operaio. non consiglierei a nessuno di laurearsi in enologia (come ho fatto), a meno di non avere gia' un attivita: o si finisce come sopra, oppure a fare i braccianti o i cassieri in supermercato.
RispondiGiovani enologhe
circa 13 anni fa - Linkma in che cantine hai lavorato????!!!! siamo anche noi laureate in enologia e con qualche vendemmia alle spalle, per nostra fortuna abbiamo sempre avuto esperienze positive e incontrato produttori e enologi competenti e soprattutto APPASSIONATI! Probabilmente hai conosciuto le cantine e le persone sbagliate!Saremo giovani e non abbiamo forse avuto modo di conoscere "certi vini"ma abbiamo bene in mente cosa vuol dire fare e lavorare per un Vino di qualità!
Rispondivinogodi
circa 13 anni fa - Link..sia voi che le altre con esperienze diverse :invece di parlare in maniera generalista senza riferimento alcuno , perchè non prendete un pò di coraggio e fate nomi e cognomi?Per chi avete lavorato per avere esperienza così positiva e , viceversa , chi ha avuto riscontri differenti , con chi? Il generalismo comporta una posizione troppo sottotraccia , dove l'opinione prevale sulla realtà.Esistono realtà dove l'enologo è obbligato a comportarsi in una certa maniera e dove il "legare l'asino dove vuole il padrone" è una questione esclusivamente di sopravvivenza . Altri , forti del successo mediatico o di indubbia capacità personale a perseguire leve economiche "salvaaziende" riescono ad imporre il loro modo di lavorare a prescindere ... bene ho detto tutto e niente . Non siamo , come dice Tomacelli , in un'arena opinionista fine a se stessa. Abituiamoci a prenderci la responsabilità delle nostre affermazioni , come quando giudichiamo i vini . PS: per esperienza so per certo che le gran tope e i garn fighi , hanno più successo professionale ... che non ci son più le mezze stagioni e che fin che la barca va , lasciamola andare...
Rispondishaktar
circa 13 anni fa - Linkche discorso e'? allora dovrei dire:io, tizio, dico che x, enologo della azienda y, e' un ignorante e odia il suo lavoro? (esempio) oppure le altre dovrebbero dire analogamente il contrario di qualcun altro? a che pro? gossip? non parliamo mica di reati. il mio discorso e': io ho avuto queste eperienze (negative o positive che siano) ed individuo delle caratteistiche peculiari ai tipi che ho incontrato
Rispondiuainmeicher
circa 13 anni fa - LinkNon posso esimermi da un commento. Solo ora ho letto il post, oggi ho comprato una vigna: non per me, ma per l'azienda per cui lavoro: sangiovese di 40anni... ma veniamo al quesito. L'enologo è stato sovraesposto, più che tecnico del vino ha finito per diventare un tuttologo primadonna. Cosa dire ? Per indole ho sempre creduto che la mano perfetta dell'enologo è quella che non c'è, o meglio che non si sente, in fondo è una questione zen. L'enologo deve inevitabilmente interfacciarsi con il mercato e la critica e pertanto volere o nolere deve stare alla loro mercè: fino a ieri andavano "le labbra siliconate, le tettone fuori misura", oggi le richieste si stanno facendo più raffinate e la mano del chirurgo di conseguenza deve essere più naturale, invisibile appunto. La sfida ultima sarebbe riuscire a creare un "vin de terroir", capace di maturare a lungo, partendo da un vino banale, comune... ma in cuor mio, spero non sia possibile.
RispondiFrancesco Amodeo
circa 13 anni fa - LinkNella mia esperienza è capitato parecchie volte di confrontarmi con enologi, e nella maggior parte dei casi mi sono reso conto che la loro cultura e sensibilità estetica è fondata su LAVORAZIONI a loro preferite, INDIPENDENTEMENTE dal vitigno/territorio/produttore in questione. Questo nella maggior parte dei casi, poi c'è sempre una minoranza composta da grandi professionisti (Lanati, Castelli ad esempio) che nobilitano la professione. Ma la stra-grande maggioranza di enologi che ho avuto il dis-piacere di incontrare si è rivelata totalmente INCOMPETENTE dal punto di vista degustativo, e sensibile solo a determinate pratiche in voga tempo fa e che oggi mostrano tutti i loro limiti, specie se applicate iniscrinatamente ad ogni tipo di vino. La classe degli enologi ha avuto dei meriti indiscutibili per quanto riguarda la qualità del vino che si fa oggi, questo però non significa che bisogna negare l'evidenza che si presta davanti ai nostri occhi: la maggior parte di essi sono degustatori SCADENTI, la cui unica estetica è basata su un certo tipo di lavorazioni/tecniche di cantina che LORO reputano fondamentali per fare IL grande vino, fregandosene altamente del fatto che il vino E' particolare per definizione, e non può essere standardizzato. In realtà le responsabilità vere di questa situazione sono da ricondurre ai tanti PRODUTTORI, i quali si affidano ad occhi chiusi all'enologo di turno, dal momento che sono loro stessi PRIVI di capacità degustativa. Lo dice bene Gianfranco Soldera, un grande Produttore deve avere anzitutto un grande naso. Altrimenti ci si rimette al gusto degli altri, che in questo caso è il gusto standardizzato della maggior parte degli enologi di grido sul quale essi hanno costruito la loro fortuna economica negli anni passati. Ma il tempo è appunto passato, occorre rendersene conto.
RispondiMassimiliano Montes
circa 13 anni fa - Link;-) Ho avuto le tue stesse esperienze e sensazioni. Spesso sono stato stupefatto da enologi che non conoscevano vini fondamentali. E' come se uno volesse scrivere un libro senza prima avere studiato l'ABC della letteratura. Ma d'altro canto se oggi tutti scrivono libri non vedo perchè tutti non possano fare vino.
RispondiMauro
circa 13 anni fa - LinkQuindi largo alle nuove generazioni di enologi! :D
Rispondivinogodi
circa 13 anni fa - Link...e enologhe...
RispondiClaudia Donegaglia
circa 13 anni fa - Linke c'è l'enologo stile Quasimodo ( Gobbo di Notre Dame) che si carica sulle spalle il lavoro dei viticultori, che cerca di portare a casa il risultato con onestà , che non dorme se una fermentazione stenta a partire o il giorno prima dell'imbottigliamento, che conosce la sua cantina ad occhi chiusi e che rispetta le bottiglie degli altri, Brunello o Tavernello che sia claudia
Rispondigianpaolo paglia
circa 13 anni fa - Linke' un enologo che non fa audience, quindi non esiste, rassegnati.
RispondiPietro
circa 7 anni fa - LinkDal tuo punto di vista è un alcolizzato che se la tira sparando a mille sul prodotto finale, la tua teoria va a smentire quella che è la definizione che trovi su internet. Il problema di internet è che vi sono buone fonti e cattive fonti, in questo articolo vi è sicuramente una cattiva fonte di scarso contenuto. Nessuno dei tre sembrerebbe conoscere la terra o il lavoro che vi è dietro. Che assolutismi e articolo di bassa qualità. Penso che bevi troppo per produrre una scemenza del genere. Cercar di far ridere con questo bassismo sarcastico non fa che peggiorare la situazione. Mi spiace ma sdegno chiunque etichetti qualsiasi figura, che sia una pornostar o un politico. Non sei nemmeno molto bravo perchè tra le tre etichette non vi sono nemmeno molte differenze, perciò non c'è nemmeno la capacità di definire un idea che dovresti aver chiara in testa prima di metterti a scrivere. Un paciocco.
RispondiRiccardo
circa 5 anni fa - LinkSalve, Bell'articolo 😀 io volevo porre una domanda da neofita: Per chi come me vorrebbe cambiare lavoro e stile di vita, tornarnando alle radici contadine, c'è possibilità di inserirsi nel mondo del lavoro del settore vinicolo? Premetto che io vivo nel Veneto e sono intenzionato ad intraprendere un percorso professionale iscrivendomi al corso di laurea in scienze viticoltura ed enologiche di Padova?
RispondiGiovanni
circa 3 anni fa - LinkBanale e insignificante come la maggior parte degwli articoli di questo sito.
Rispondi