Tre ottimi Borgogna

di Alessandro Morichetti

Parlando di Borgogna riconosco una beata ignoranza curiosa che non necessariamente vien per nuocere. Assaggio, non studio molto e cerco di capire per via induttiva, dal vino ai climat. A cena con amici non ho preso grandi appunti quindi quello che rimane in mente sono considerazioni di pancia, esplicite, alla Homer Simpson. Cosa comprerei, perché, da bere quando? Serviti alla cieca, rigorosamente in ordine, 3 grandi rossi davvero didattici.

Volnay 1er cru Les Fremiets 2005, Domaine Joseph Voillot: vino di apertura, naso borgognone classico, spezie orientali e qualche sbuffo riduttivo. Si lascia spizzicare col talento dei nobili compagnoni, di poche movenze così ben assestate da sembrare popolari. La bocca è adorabilmente finto-semplice, senza peso. Non un vino di lunghezza e materia, colpisce per equilibrio delle parti, flessibilità e scioltezza. Lo sviluppo longilineo è declinabile in più versioni, dall’aperitivo a fine cena, perché il sorso significativo e ritmato sta bene con tutto. Bello bello.

Gevrey Chambertin 1er cru Les Goulots v.v. 2006, Domaine Fourrier: parte ingessato e per vari minuti non si concede. Percettibile il bonus di materia rispetto al Volnay, direi ingentilito dall’affinamento che lo segna con un tocco di rimmel esattissimo: nel bicchiere cresce lentamente. A fine serata sarà forse il mio preferito perché naso suadente e corpo robusto ma non più imbrigliato regalano succo e affabilità. O forse perché dopo una buona dose di Vermouth è l’unico che riesco ancora a sorseggiare con piacere: ha la stazza del vino successivo ma si concede, non ha la grazia del vino precedente ma qualche maniglia dell’amore in più. Les Fremiets va bene sempre, è duttile, Les Coulots è da sera elegante e non necessariamente in discesa.

Clos-Vougeot grand cru v.v. 2005, Chateau de la Tour: last but not least, il grand cru della serata, 100% barrique nuove e vinificazione coi raspi all’interno del Clos, caso unico. Dalla extra-ordinaria 2005, un vino tanto aristocratico da sembrare stronzetto. Ha materia, spessore, cenni boisé più in evidenza e richiama nitidamente la prima parte di 2001: Odissea nello Spazio: un monolito scuro con 4 ominidi intorno che cercano di penetrarlo, interpretarne natura e fisionomia, leggerne il significato. Ma lui niente. Un vino di potenza più che di atto, lascia solo immaginare qualcosa che probabilmente sarà. In questo mi ricorda le sensazioni condivise con Angelo Di Costanzo riguardo al Monfortino 2001 bevuto insieme. (Magari sarà stato un giorno di radice. O di sfiga, vai  a sapere). Cambiandogli il bicchiere prende un po’ di respiro e andrebbe studiato scientificamente dove si collochi il beneficio tratto, se verso il 20 o il 50% del beneficio generale. Fonti certe danno questo vino potenzialmente al top tra 15 o 20 anni e ci sono buoni motivi per essere certi che sia così. Se però il vino è anche valutazione dell’hic et nunc, vale anche quanto sopra.

Considerazioni conclusive: comprerei i campioni 1 e 2, il 3 no. Sarà interessante in futuro, quando non avrò più soldi sufficienti per permettermelo, e poi dover aspettare così tanti anni mi mette ansia e senso del limite. Berrei l’1 tutti i giorni e il 2 nei week end. 1 e 3 vini agli antipodi, a parità di annata. Immediato, di slancio, aperto e pimpante Voillot, fibroso, denso, ipercompatto e un po’ muto Chateau de la Tour.

Abbinamenti: un bancale di insalata russa, vitello tonnato come se piovesse, raviole e tante chiacchiere.

 [Grazie a Luca Santini. I 3 vini sono importati da Heres]

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

9 Commenti

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Sir Panzy

circa 11 anni fa - Link

Innanzi tutto grazie al Maestro Luca Santini, ho imparato di più in un paio di ore con lui che in 5 viaggi in Borgogna. ;) Condivido ogni virgola del post, bravo Ale, tranne che sull'ultimo vino: per me quel Clos Vougeot è la Borgogna che cerco e che amo. Vino chiuso, si concede poco ma mostra una potenzialità inaudita. Legno che non sovrasta mai la stoffa del vino e equilibrio perfetto tra acidità e tannino. Cambiando bicchiere si apre e mostra un frutto rosso quasi caldo che sarà un sogno. È solo una questione di tempo e per me mettere in cantina vini da godere tra 20/30 anni è un onore. Voglio bene alle mie bottiglie e con loro cresco (di panza) ogni anno. Pensare di avere un piccolo tesoro di gusto che matura nel tempo mi piace assai. Se poi non ci sarò più avrò un bel modo per farmi ricordare da amici e parenti. Volnay e Gevrey spiazzanti per bontà e fedeltà al territorio. Bottiglie ideali per capire il concetto di Terroir. Persino ad un marchigiano bianchista convinto come Morichè! ;)

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Alessandro Morichetti

circa 11 anni fa - Link

Non conosco troppo bene Chateau de la Tour ma so per certo di non esserci mai entrato in sintonia. Anche lo scorso anno ai Grands Jours, proprio al Clos Vougeot, i vari vini in linea non mi rapirono, come invece accadde per Sylvain Cathiard, che mi piacque moltissimo e di cui riesco a conservare tracce di buon ricordo nonostante ci accolse in cantina senza farci assaggiare nemmeno un vino (caso unico nella storia, li mortacci sua). Credo quindi che la fiducia nel futuro di quelli come te vada compenetrata con la sete da fine del mondo di quelli come me :-D.

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Leonardo Fi

circa 11 anni fa - Link

De la Tour non mi ha mai entusiasmato e Fourrier lo conosco troppo poco per sbilanciarmi (i pochi assaggi del Les Coulots non me lo fanno prediligere, fra l'altro è il climat con le vigne più giovani, anni '60. Luminosi i Griotte-Chamertin). Fra questi tre quindi io mi butterei a occhi chiusi sul Volnay. Fra l'altro l'ottima annata 2005 credo sia stata particolarmente generosa con i Volnay. I 2005 assaggiati finora sono assolutamente spettacolari, nella mia personale classifica Voillot e Lafarge vanno a braccetto.

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Suslov

circa 11 anni fa - Link

il les fremiets celo. vino rarefatto - di grande grazia, come dicono i franciosi tout en dentelle. meraviglioso. bevuto con orecchiette al ragu d anatra e con terrina di coniglio al whisky e frutta secca. da uuurlo.

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Cristiana Lauro

circa 11 anni fa - Link

Fourrier è sempre un po' greve ma non ho provato la 06, de la Tour era solo troppo giovane, nel giro di pochi anni gli altri due se li frigge in padella. Secondo me già ora, l'ho bevuto un mese fa, 2005, mi è piaciuto assai.

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Paolo De Cristofaro

circa 11 anni fa - Link

Davvero trovi Fourrier "greve", Cristiana? E da che punto di vista? Ho iniziato a frequentarlo con una certa regolarità dalla vendemmia 2005 e personalmente gli associo uno stile luminoso e slanciato.

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Cristiana Lauro

circa 11 anni fa - Link

@paolo, Ma no in effetti volevo dire un po' rustico per via di una struttura non propriamente fine, greve è eccessivo in effetti,. A me piace la personalità di Fourrier e la 2005 è veramente una grande bottiglia, decisamente più slanciata e brillante rispetto ad altre edizioni. Comunque Fourrier mi piace parecchio pur non essendo il principe dell'eleganza. Un po' come Morichetti :D

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Filippo

circa 11 anni fa - Link

Ma guarda il Clos Vougeot 2005 bevuto proprio settimana scorsa. Per me vino immenso senza dubbio, anche in quell'occasione ci ha messo un'oretta buona ad aprirsi un po', ma poi ... non ce n'è. Attenzione a non farsi fregare da vini bevuti assieme, magari più esplosivi da subito, come il Clos Vougeot di Gros Frere stessa annata bevuto di fianco. Consiglierei scaraffamento, anche se odio usare il decanter.

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Filippo

circa 11 anni fa - Link

Ah Gros Frere era il "Musigni" quello con la "I" finale.

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