Editoria del vino in Italia, ne parliamo con Andrea Fattizzo di Ampelos

Editoria del vino in Italia, ne parliamo con Andrea Fattizzo di Ampelos

di Massimiliano Ferrari

Continua la serie di interviste dedicate all’editoria sul vino. Sono chiacchierate fra un curioso di vini e libri (io) e persone che, in modi differenti e talvolta divergenti, esprimono punti di vista nel fare cultura del vino, attraverso libri, riviste o dispense.

Alcune domande ricorreranno, altre cambieranno a seconda dell’interlocutore. Lo schema non è fisso e come in un brano di free jazz ogni intervistato ha avuto libertà di esprimersi. L’intenzione è stata quella di scattare una fotografia del mondo editoriale che si sviluppa fra vini, bottiglie, libri e comunicazione.

È il turno di Andrea Fattizzo di Ampelos.

Raccontami qualcosa di Ampelos. Chi siete, cosa fate?
Edizioni Ampelos nasce nel 2019 da un’idea condivisa tra tecnici e appassionati di vino e di libri.
Il nostro obiettivo principale e primario è quello di dare un piccolo ma significativo contributo alla diffusione della cultura del vino in Italia.

Un aneddoto divertente: quest’idea nasce dopo la lettura di un libro in francese, che ritenevamo “sconcertante” non fosse stato ancora pubblicato in Italia e da qui l’intenzione di aprire una casa editrice specializzata. Ironia della sorte: il progetto è iniziato e sta andando avanti, e quel libro ancora non è stato pubblicato in Italia.

Sul vostro sito ho letto una frase che nella sua semplicità mi ha colpito, leggere il vino. Cosa significa per voi?
Riteniamo che il vino non vada solo bevuto o degustato, ma anche approfondito nei suoi vari aspetti: divulgativi, scientifici e storici… Il vino ha sempre generato una cultura che riteniamo debba essere veicolata anche, o forse soprattutto, attraverso i libri. Sicuramente arricchire la propria cultura enologica aiuta a bere meglio e con consapevolezza.

Il vostro catalogo è quanto mai eterogeneo. Si passa dalla biografia mainstream di un personaggio come Michel Rolland ad un libro sulla rivoluzione degli orange wine fino all’approfondimento sul linguaggio del vino di Francesco Annibali o al libro sui difetti del vino di Jamie Goode. Come scegliete i libri da pubblicare? Quali sono le premesse che vi ponete?
Cerchiamo di approfondire i vari aspetti della cultura del vino, da quelli divulgativi e passionali a quelli un po’ più tecnici e professionali.

Ognuno dei quattro libri finora pubblicati inaugura in realtà una collana, che ovviamente sarà arricchita da altri titoli nel corso del tempo.
Bompiani diceva: “Si pubblicano i libri che si sarebbe voluto scrivere”, è evidente che siamo innanzitutto affascinati dai libri che pubblichiamo. Cerchiamo e scegliamo i libri per così dire “mancanti” sul mercato editoriale italiano, che magari approfondiscono tematiche del vino poco diffuse o sentite, ma vitali per la conoscenza del vino stesso.

Cosa deve avere e non avere un libro che tratti di vino?
Varia per ogni tipologia di libro: l’autobiografia, per esempio, deve appassionare e non contenere molti tecnicismi, il libro storiografico deve essere ricco di riferimenti concreti e dimostrabili, il libro tecnico deve avere provocazioni valide, pur mantenendo sempre un aspetto divulgativo e non eccessivamente scientifico per essere apprezzato da un pubblico più ampio.

Non ci sono libri difficili o facili, ogni lettore fondamentalmente cerca ciò che ritiene utile approfondire e alla fine della lettura può sentirsi appagato o deluso, un po’ come quando si degusta un vino.

Siete uno dei pochi editori italiani che si occupano soltanto di vino. Cosa significa per voi pubblicare libri sul/intorno al vino?

Edizioni Ampelos nasce dalla passione per il vino; essere specializzati aiuta sicuramente a fornire una proposta editoriale immediata e concreta, ma contemporaneamente siamo coscienti che l’argomento di cui parliamo è tendenzialmente vasto e in alcuni casi rischia di essere addirittura ripetitivo in termini di prodotti editoriali presenti sul mercato.

La regola fondamentale è rappresentata dagli approfondimenti che vogliamo o possiamo dare su alcuni aspetti del mondo del vino; sicuramente alcuni di questi interessano esclusivamente un pubblico già appassionato, altri invece potrebbero interessare ai neofiti del vino, semplici curiosi di leggere un libro come di assaggiare una bottiglia che non si è mai bevuta.

Cerchiamo di porre sempre prima l’attenzione al testo e non al mercato di riferimento, stando ovviamente attenti alle tirature!

Cosa si chiede ad un libro sul vino?
Un libro sul vino deve confermare nel lettore la passione per l’argomento, dare risposte e contemporaneamente porre domande. Oggi alcune fasce di età, come ad esempio i millennial, hanno tanta sete di vino e cercano libri per appagare la loro curiosità.

Un libro (sul vino) e una bottiglia da avere sempre con se.
Per il libro, The Wine Experience di Gerard Basset. Per il vino non vorrei sembrare snob ma Chateau Pavie con rispettivo libro dell’Editions Glenat “Chateau Pavie Signature Perse”. Un connubio libro-vino perfettamente riuscito.

Come vedi l’editoria dedicata al vino nel nostro paese?
Essendo l’Italia il “paese del vino”, forse pecchiamo un po’ di “nazionalismo editoriale”, siamo convinti cioè che i nostri autori o le nostre pubblicazioni siano sufficienti e con questa dialettica abbiamo trascurato vari testi ed autori importanti stranieri che hanno arricchito la cultura del vino nel loro paese. Ovviamente i grandi editori ragionano solo in termini di best-seller, dando poco spazio ad autori che meriterebbero senza dubbio di essere pubblicati. L’editoria di settore italiana, salvo rarissime eccezioni, è fondamentalmente legata ad un aspetto generalista del vino, e tralascia appunto gli approfondimenti.

Alla fine, la cosa più importante è leggere. Leggere sempre!

Abbiamo fatto nostre queste frasi di Gérard Oberlé, (che prima o poi avremmo il “coraggio” di pubblicare!)

«I vignaioli sono dei benefattori dell’umanità, dei monumenti nazionali che dovrebbero essere onorati come i musicisti, i pittori e i poeti. Io li guardo come colleghi, tali e tante sono le affinità tra l’uomo del libro e quello del vino.

Un anno di lavoro paziente, di cure meticolose, le stesse preoccupazioni durante la gestione, i temporali, le grandinate, le gelate tardive, i periodi di siccità…

Potatura, diserbo, concimazione, cancellature, rettifiche sono necessità che si impongono nello stesso modo al vignaiolo e allo scrittore fino al momento dell’imbottigliamento o della stampa.

Alla fine, si confezionano i libri e si incollano le etichette. In entrambi i mestieri, si parla di “tirage”.

E poi, la creatura vi sfugge di mano, i critici lo incensano o lo stroncano, è il momento del successo o della delusione. Fiere e saloni, assegnazioni di premi e di medaglie; traduzioni in lingue straniere ed esportazione.

La messa in vendita di un millesimo è l’inaugurazione della nuova stagione editoriale del vignaiolo.

I bevitori e i lettori attendono le novità. Con gli anni, alcuni di loro diventano fedeli, altri sono delusi e vi abbandonano, ma a volte tornano.»

Gérard Oberlé, Itinéraire spiritueux, Éditions Grasset, Parigi, 2006.

 

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Massimiliano Ferrari

Diviso fra pianura padana e alpi trentine, il vino per troppo tempo è quello che macchia le tovaglie alla domenica. Studi in editoria e comunicazione a Parma e poi Urbino. Bevo per anni senza arte né parte, poi la bottiglia giusta e la folgorazione. Da lì corsi AIS, ALMA e ora WSET. Imbrattacarte per quotidiani di provincia e piccoli editori prima, poi rappresentante e libero professionista. Domani chissà. Ah, ho fatto anche il sommelier in un ristorante stellato giusto il tempo per capire che preferivo berli i vini piuttosto che servirli.

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