Editoria del vino in Italia, ne parliamo con Samuel Cogliati di Possibilia

Editoria del vino in Italia, ne parliamo con Samuel Cogliati di Possibilia

di Massimiliano Ferrari

Continua la serie di interviste dedicate all’editoria sul vino. Sono chiacchierate fra un curioso di vini e libri (io) e persone che, in modi differenti e talvolta divergenti, esprimono punti di vista nel fare cultura del vino, attraverso libri, riviste o dispense.

Alcune domande ricorreranno, altre cambieranno a seconda dell’interlocutore. Lo schema non è fisso e come in un brano di free jazz ogni intervistato ha avuto libertà di esprimersi. L’intenzione è stata quella di scattare una fotografia del mondo editoriale che si sviluppa fra vini, bottiglie, libri e comunicazione.

È il turno di Samuel Cogliati di Possibilia.

Mi racconti cosa significa fare libri sul vino in Italia?
Quando nacque Possibilia, nel 2009, era innanzi tutto una sfida e una gigantesca incognita. Oggi, nonostante la casa editrice sia ormai solida e goda di un certo credito, rimane un lavoro tanto duro quanto appassionante, totalmente privo di “rete di sicurezza” e in costante evoluzione.

Cosa significa essere editori indipendenti nel mondo del vino?
Per me è un grande motivo di orgoglio. L’indipendenza non significa solo non accettare pubblicità, sponsor né finanziamenti, ma vuol dire anche restare equidistanti dall’oggetto delle proprie indagini, cioè non farsi condizionare da preconcetti, simpatie o amicizie. Non è tanto una questione di obiettività, perché siamo tutti sempre un po’ soggettivi nella nostra visione, quanto un desiderio di rettitudine. Io ho scelto inoltre di imporre una carta deontologica interna e di dichiarare nero su bianco tutti gli eventuali conflitti d’interesse, anche piccoli o indiretti, che autori o collaboratori possano avere.
Oggi spesso divulgazione e marketing si intrecciano, rendendo talora indistinguibile la prima dal secondo, e screditando così la credibilità di entrambi. È ciò che tengo fermamente ad evitare, anche a costo di qualche inimicizia. I nostri libri si rivolgono prima di tutto alle lettrici e ai lettori, non alle persone né alle aziende di cui scriviamo: a mio avviso è questo il principio fondante di una buona editoria. Se poi ci apprezzano anche vignaioli, distributori o importatori di vino, mi fa solo piacere!

Come nasce un volume di Possibilia?
Esistono varie possibilità. Alcuni di essi sono traduzioni di testi già esistenti, editi o inediti, che scopriamo nelle nostre ricerche. Altri li commissioniamo ad autori che riteniamo particolarmente ferrati per trattare un dato argomento. Ma nella maggior parte dei casi i nostri volumi nascono da un percorso condiviso con gli autori. Partono da una proposta, da un’intuizione, seguita da un’indagine e da una verifica della sua bontà. Se l’indagine preliminare conforta l’idea di partenza, procediamo a un meticoloso lavoro di ricerca e, nel caso l’opera lo preveda, anche di degustazione, che di solito avviene alla cieca. Tutte queste operazioni condizionano il contenuto, nel senso che l’approccio è sempre critico, oltre che analitico, e la valutazione iniziale può modificarsi strada facendo. Finora non è mai successo, ma potrebbe anche accadere di rinunciare strada facendo a portare a compimento un lavoro, se ne risultassimo perplessi. Uno dei princìpi di questa procedura è la revisione tra pari.

Qual’è la tua opinione sull’editoria dedicata al vino in Italia? Cosa ti piace e cosa no.
Non so risponderti, perché conosco male l’editoria di settore italiana. Le mie principali fonti di ispirazione sono fuori dal vino. Posso dirti che trovo ammirevoli per serietà e precisione le mappe di Alessandro Masnaghetti (Enogea), che peraltro ha avuto la lungimiranza e la competenza di credere e investire nel digitale. Tanto di cappello.

Quali sono i vostri titoli che hanno avuto maggior successo sul mercato? 
Le monografie dedicate alla Champagne, ai vini naturali, alla Loira e alla Borgogna. Quando eravamo più addentro al mondo del rugby, anche i libri dedicati alla palla ovale sono andati molto bene. Tra le ultime pubblicazioni in ordine di tempo, i libri di Giorgio Fogliani su Marsala e il Nord Piemonte.

Vicino a libri che trattano di zone classiche (Champagne, Loira, Borgogna), avete pubblicato libri che affrontano zone più appartate, con meno riflettori puntati. Penso al Nord Piemonte, al Muscadet etc… che risultati hanno avuto fra i lettori?
Controversi ma sostanzialmente confortanti. Credo fermamente nella necessità di occuparci di aree meno note, come anche Cirò o il Sud-Ovest francese, anche se non vendono così tanto come i volumi che trattano di regioni blasonate. Continueremo a farlo. Io sono un convinto sostenitore di una visione non gerarchica del vino (così come dell’arte e della vita in genere). È stato uno degli insegnamenti più preziosi che devo a Sandro Sangiorgi. Non mi piace quando mi chiedono quale sia il mio vino preferito o l’elenco delle aziende da visitare in una certa regione, anche se ne capisco le motivazioni. I punteggi e le competizioni del tipo “sfida Francia-Italia” o le classifiche tra etichette mi dànno l’orticaria…

Tu hai un rapporto diretto con la Francia. Che differenze ci sono fra l’editoria francese sul vino e quella italiana?
Di nuovo non so rispondere con pertinenza, perché conosco troppo male l’editoria di settore, specie quella italiana. Potrei sbagliarmi, ma l’impressione di massima è che in Francia ci sia, tra tante altre cose, anche mediocri, una proposta assai rigorosa, d’impronta scientifica, che forse è meno sviluppata in Italia. Possibilia sta andando sempre più in quella direzione, con la cura di evitare però di essere iper-specialistici. Non amo l’eccessiva specializzazione che governa il mondo contemporaneo. Ne capisco i benefici, ad esempio nei progressi tecnologici che può produrre, ma comporta anche una perdita di visione d’insieme, umana e filosofica, che sta minando il respiro della cultura. Per sapere tutto dei dettagli ci perdiamo il panorama. Abbiamo in tasca telefonini che fanno ormai qualsiasi cosa, ma non sappiamo più da che parte guardare il cielo o che segnali tattili cogliere per capire che tempo farà tra poche ore. Avevo una zia che ascoltava il proprio corpo e sapeva dirti il meteo dei prossimi due o tre giorni senza bisogno di applicazioni; non sbagliava quasi mai.

Nel catalogo di Possibilia trovano spazio anche ebook, sono testi più brevi, agili, sempre dedicati al vino. Che posto occupa il digitale nella vostra produzione, anche in termini commerciali.
Purtroppo uno spazio marginale, attorno al 5% del nostro giro d’affari. So che la carta ha un fascino diverso ma il disamore del lettorato italiano per gli ebook è miope perché la lettura in digitale, specie per la saggistica e la manualistica, è di una comodità e di un’immediatezza di consultazione che il cartaceo non può raggiungere. Inoltre non accumula peso, porta via poco spazio, ed è più economica per l’acquirente. Noi continueremo a investire anche nel digitale.

Ultima domanda: un libro (sul vino) e una bottiglia da avere sempre con se.
Il libro: l’Atlante mondiale dei vini di Hugh Johnson e Jancis Robinson, per quanto non esattamente tascabile ma del quale esiste anche la versione digitale a dimostrazione del potenziale formidabile del digitale.

Quanto alla bottiglia, data la mia profonda refrattarietà alle classifiche e ai palmarès, il vino che ciascuno di noi vorrebbe per vino quotidiano.

Nel mio caso almeno tre bottiglie: un buon muscadet, il miglior prosecco col fondo reperibile, una buona bonarda frizzante dell’Oltrepò pavese.

Foto: © Donatella Arioni

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Massimiliano Ferrari

Diviso fra pianura padana e alpi trentine, il vino per troppo tempo è quello che macchia le tovaglie alla domenica. Studi in editoria e comunicazione a Parma e poi Urbino. Bevo per anni senza arte né parte, poi la bottiglia giusta e la folgorazione. Da lì corsi AIS, ALMA e ora WSET. Imbrattacarte per quotidiani di provincia e piccoli editori prima, poi rappresentante e libero professionista. Domani chissà. Ah, ho fatto anche il sommelier in un ristorante stellato giusto il tempo per capire che preferivo berli i vini piuttosto che servirli.

4 Commenti

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marcow

circa 3 anni fa - Link

DOMANDA "Cosa significa essere editori indipendenti nel mondo del vino?" __ RISPOSTA "Per me è un grande motivo di orgoglio. L’indipendenza non significa solo non accettare pubblicità, sponsor né finanziamenti, ma vuol dire anche restare equidistanti dall’oggetto delle proprie indagini, cioè non farsi condizionare da preconcetti, simpatie o amicizie. Non è tanto una questione di obiettività, perché siamo tutti sempre un po’ soggettivi nella nostra visione, quanto un desiderio di rettitudine. Io ho scelto inoltre di imporre una carta deontologica interna e di dichiarare nero su bianco tutti gli eventuali conflitti d’interesse, anche piccoli o indiretti, che autori o collaboratori possano avere. Oggi spesso divulgazione e marketing si intrecciano, rendendo talora indistinguibile la prima dal secondo, e screditando così la credibilità di entrambi. È ciò che tengo fermamente ad evitare, anche a costo di qualche inimicizia. I nostri libri si rivolgono prima di tutto alle lettrici e ai lettori, non alle persone né alle aziende di cui scriviamo: a mio avviso è questo il principio fondante di una buona editoria" (Prima domanda e risposta dell'intevista sull'EDITORIA del VINO di Massimiliano Ferrari) ____ Mi sono fermato a questa prima domanda perché c'è, secondo me, tutto quello che, con altre parole e meno efficacemente di Samuel Cogliati, ho cercato di proporre nei pubblici dibattiti di Intravino. Mi sono fermato per applaudire l'Editore di Possibilia. Poi mi leggerò le altre domande e risposte.

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Vinogodi

circa 3 anni fa - Link

.. Marcow, cosa ne pensi di Luca Maroni? (sorrisetto..)

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marcow

circa 3 anni fa - Link

Samuel Cogliati, intervistato da Massimiliano Ferrari: 2 "Oggi spesso divulgazione e marketing si intrecciano, rendendo talora indistinguibile la prima dal secondo, e screditando così la credibilità di entrambi" "I nostri libri si rivolgono prima di tutto alle lettrici e ai lettori, non alle persone né alle aziende di cui scriviamo". _______ Vinogodi, alla base ci sono le competenze, le abilità tecniche: saper valutare, con la degustazione sensoriale, un vino. Io penso che, in Italia, siano abbastanza diffuse queste competenze. Quello che è carente, e l'ho ripetuto più volte su Intravino, sono quelle QUALITÀ, in primis l'INDIPENDENZA, che ispirano il lavoro di Samuel Cogliati. _______ Luca Maroni sta insieme a molti altri FAMOSI ESPERTI e CRITICI. Se vuoi ti faccio l'elenco. ________ La critica eno-gastronomia italiana... non si rinnoverà mai se... i bevitori, i consumatori, i clienti, i lettori... non faranno sentire la loro voce. Il desiderio di vedere sempre più Esperti e Critici che la pensano....... come l'EDITORE di Possibilia Saluti, Vinogodi.

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Vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...la questione dell' indipendenza della critica è abbastanza pelosa. Andrebbe approfondita.

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