Krug Champagne Grande Cuvée 167éme edition: completare la melodia di un’annata difficle

Krug Champagne Grande Cuvée 167éme edition: completare la melodia di un’annata difficle

di Andrea Gori

Il grande inganno della musica stereo ci ha illuso e ha appiattito il nostro godimento auricolare per decenni: è giunto il momento di capire che la musica non ha solo due canali perchè abbiamo due orecchie. La musica e il vino non sono fatti per essere ascoltati con pochi sensi ma con molti più sfumature dei nostri apparati sensoriali di quanto sospettiamo.  Sarebbe come dire che un vino lo si beve e quindi ha solo un profumo e un sapore. Significherebbe tralasciare la profondità e l’altezza e il coinvolgimento spaziale che un impulso sonoro riesce a darci se coordinato con altri in una composizione completa.

Significherebbe pure negarsi il piacere di godere di un’opera prodigiosa come la Grande Cuvèe Krug arrivata alla 167 esima “ricreazione” a partire dalla prima realizzata da Joseph Krug nella sua pioneristica avventura del voler creare la cuvèe perfetta e ogni anno il più grandiosamente possibile a quella dell’annata precedente.  Il ritorno ai fasti del recente passato per la Grande Cuvèe , a detta pure dei molti che avevano notato dei tradimenti dello stile della maison, pare proprio essere coinciso con il rilascio sul mercato della tribolatissima cuvèe numero 167 ovvero quella basata sulla difficile annata 2011. Per capirla appieno e poterla apprezzare, fermo restando che in realtà vi basta aprirla per goderne a pieni sensi, Krug  ha organizzato una sorta di laboratorio musicale interpretativo in 3d con la collaborazione dell’artista belga Ozark, pioniere della musica 3d.

Ad occhi chiusi nel cortile del Chiostro delle Umiliate a Milano ci siamo lasciati condurre in un gioco di rimandi e costruzioni musicali intrecciate in cui Olivier Krug raccontava passo dopo passo la vendemmia 2011 (la più precoce dal 1822!) e le tracce aromatiche e gustative che quest’annata (millesimata da pochi e da nessuno dei grandi finora) aveva prodotto. Ozark Henry da par suo illustrava le note armoniche e le tracce musicali che al suo orecchio potevano descrivere gli chardonnay, i meunier e i pinot nero dell’annata. Dapprima li ascoltiamo separati su diversi canali e ne possiamo apprezzare la brillantezza e certi tocchi di complessità pregevoli: tanti begli elementi ma niente che assomigli ad una composizione completa e una musica di ampio respiro come deve essere una vera Grande Cuvèe. Ecco allora inserire gli elementi di raccordo musicali, ovvero, i vin de reserve (e in quest’annata pesano per il 42% ). Suonati tutti insieme rivelano la maestosità che si può raggiungere mediante l’assemblaggio sapiente e qualche tocco di genio: vale per la musica ma anche per i capolavori nei bicchieri e raramente lo abbiamo sentito e sperimentato in maniera così convincente come in questa occasione.

Krug Grande Cuvée 167ème Édition
Naso speciale agrumato rosso e scuro di bergamotto con tocchi speziati in grande evidenza, andamento tumultuoso, ricco ma anche rarefatto, pulsante e deciso eppure seducente ritmato e sinuoso. Note di caffè, fava tonka, patchouli, sorso esplosivo con freschezza e cremosità sopraffina, zenzero e pepe nero, fragole, ribes rosso e nero, tropicaleggiante in certi frangenti ma non scorda mai gesso petricore e tocchi di zolfo e salmastro. Ancora rimandi di ostrica, nocciole e burro occupano il palato e incantano i sensi rendendolo straordinario compagno di tavolo per i cappelletti di Giuseppe Iannotti del Kresios ripieni di pollo ed erbe e conditi con tre salse a base di peperoncini messicani di tre diverse varietà  97

Assemblaggio complessivo: 47% Pinot Noir, 36% Chardonnay, 17% Meunier da 191 vini di 13 annate tra il 2011 e il 1995.
58% della 2011 e il restante 42% da vins de réserve, dégorgement I trim. 2018, dosaggio stimato 5gr/lt – KrugID118013

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Poi dato che una serata Krug non è mai completa senza un millesimato, un Rosè e la Grande Cuvèe che riprende il millesimo dell’annata che non abbiamo fatto in tempo a bere consolandoci però con una Jeroboam d’antan.

Krug 2004 Champagne (37% pinot noir, 39% chardonnay, 24% meunier) – KrugID 417034
“Freschezza lucente” cangiante, pepato bianco, iodio, mare e sole, piglio che stuzzica tambureggiante tra fiori, senape e zenzero, sorso di freschezza e sapidità che sfiorano l’amarognolo, lunghezza stile e soavità. Il frutto è centrale e forbito, ha resina, pepe nero, caramello, nocciole caramellate e vetiver. In bocca è dirompente e tumultuoso con una energia dark propulsiva che emerge pian piano. Resta appena magro al centro bocca con una tensione ancora da risolversi, ma già ben inquadrato nel gioco chiaroscurale del millesimo che già abbiamo apprezzato in altre grandi millesimati 2004. Se potete, aspettate fiduciosi. 96+

Krug Rosè 23ème edition (29% pinot noir 45% chardonnay 26% meunier) – KrugID 217014
Color rosso corallo e iodio puro al primo naso, poi melograno, vaniglia, cassis e fragole, pepe nero di cayenna. Bocca sanguigna e saporita, carnosa eppure sottile, lunghissima, vinosa e cangiante, pulsa di frutta e rilancia in balsamico di rose, mentolo e timo. Vinoso quanto mai prima eppure perfetto nel sottolineare le meraviglie del piatto di Giuseppe Iannotti, Agnello cotto su brace giapponese accompagnato da shiitake thailandese e riduzione al peperoncino messicano. 95

Krug Grande Cuvée 160ème Édition in Jeroboam
Naso lineare floreale bianco e giallo, pesca gialla, susina matura, mallo di noce e cannella, mandarini tardivi, cassis e talco. Sorso agile, forse un po’ troppo e bollicina cremosa anche se rada. Sorso che però si rilassa restituendo tocchi di sapidità e frutto nitido soprattutto in abbinamento con gli iconici spaghetti allo scoglio di Iannotti, quelli conditi con una bique di 50 pesci e crostacei diversi cucinati per tre giorni in quel di Telese Terme. 92

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

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