Il corso sul vino nelle Langhe è piaciuto parecchio e vediamo perché (inclusi tutti i vini seriviti)
di Alessandro MorichettiSe fosse andato maluccio o mediamente bene conoscendomi lo avrei detto lo stesso ma le cose sono andate meglio del previsto da ogni punto di vista quindi riavvolgiamo il nastro sul corso del vino tenuto all’Osteria dell’Unione di Treiso tra maggio e la prima settimana di giugno a beneficio di chi non c’era. Unica nota dolente, tutti i mercoledì è piovuto, proprio tutti.
28 gli iscritti, i più grazie al passaparola albese e dintorni, qualcuno dal blog magari via Facebook, poco o nulla tramite locandina. Considerando che il limite tecnico era 29, un successone già prima di iniziare. Le serate si sono sviluppate tra i tavoli dell’osteria quindi in una dimensione spaziale poco accademica e molto conviviale: scelta necessaria e azzeccata, in linea con lo spirito intravinico: learning by drinking e atmosfera rilassata.
Il mio compagno di viaggio e relatore partner è stata un’altra scelta azzeccata perché Davide Pellizzari ha competenza scientifica e pratica da winemaker nonché capacità di spiegarsi in maniera brillante. Uno degli obiettivi era trovare il giusto mix fra esattezza dei concetti e simpatia nell’esposizione, per non essere dogmatici, pallosi, cattedratici o, men che meno, approssimativi. Ce la siamo cavata con un’oretta di slide a lezione, perché le slide aiutano ma alla lunga annoiano pure.
Al corso di Intravino l’idea era che si bevesse già all’inizio della lezione e devo dire che la situazione ci è sfuggita abbondantemente di mano da due punti di vista. Anzitutto con questa storia dell’aperitivo precorso in veranda. Incuranti della pioggia, la prima sera abbiamo sbicchierato coi primi arrivati circa mezz’ora prima dell’inizio del corso e l’azione estemporanea è diventata immediatamente pratica istituzionalizzata. In pratica, invece che alle 21 il ritrovo per molti è diventato 20:15 con bottiglie portate da chi voleva o messe da noi. In secondo luogo, la mia idea era che il corso fosse fatto più per bere e capire che tecnicamente per degustare e sputare, lasciando vino nei bicchieri o nelle sputacchiere. Essendoci perlopiù tutti locals, spalmando su due ore i sorsi e con un piatto servito in mezzo, si è sorseggiato di gusto, i bicchieri erano vuoti, le sputacchiere pure e la gente felice.
Che in 6 serate sia impossibile penetrare i segreti del vino non serve puntualizzarlo ma il nostro intento di base era molteplice: fornire delle basi di ragionamento sulla degustazione e sulle tecniche di vinificazione, disincrostare alcune false certezze, suscitare parecchi dubbi e soprattutto responsabilizzare chi beve invitandolo ad esplorare la propria sensorialità piuttosto che rimanere schiavo di schemi e preconcetti se non dell’amico-guru di turno, talvolta sommelier diplomato, spesso un genere di bevitore saccente da cui stare alla larga.
Capitolo vini. Credo che un elemento non secondario di successo sia anche dovuto alla scelta di vini azzeccati per il percorso da compiere e se ripenso alle etichette su cui mi sono cimentato durante l’esperienza con l’Associazione Italiana Sommelier mi dico bravo da solo. Il “vinone” di fine secondo livello fu Le Serre Nuove dell’Ornellaia, qui la terza lezione è iniziata con una Ribolla Gialla di Gravner seguita dal Vecchio Samperi di De Bartoli. Avendo una enoteca e vendendo vino che scelgo personalmente con il 100% di indipendenza, ove possibile ho attinto a piene mani tra gli scaffali, pescando poi al di fuori le etichette mancanti.
Una delle più belle soddisfazioni, all’atto pratico, è stata la degustazione condivisa. Non quindi il relatore che sciorina descrittori e considerazioni in solitaria ma, all’inverso, il tentativo di far emergere dalla platea gli elementi nel bicchiere, vagliandoli insieme e integrandoci ove necessario. Non esito minimamente a dire che, nella maggior parte dei casi, siamo arrivati a schede di degustazione collettiva davvero pregnanti e capaci di una lettura davvero centrata dei vini in esame. Quando a fine serata dal bicchiere di Gravner usciva un tripudio affascinante ed imprevisto di erbe aromatiche, il concetto di complessità aromatica ed evoluzione nel bicchiere si è palesato in autonomia senza necessità di alcuna forzatura.
Se avete curiosità di altre informazioni o dettagli sui vini serviti, siamo a disposizione. Nei limiti della mia memoria cercherò di essere il più preciso possibile.
Lista dei vini (serviti quasi tutti alla cieca)
Prima serata
– Voglar 2014 Dipoli
– Bandol Rosé 2015, Domaine Tempier
– Langhe Nebbiolo 2016, Pellizzari
– Gioia del Colle Primitivo Muro Sant’Angelo Contrada Barbatto 2013, Nicola Chiaromonte
Seconda serata
– Fiano di Avellino 2015, Pietracupa
– Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Riserva 2004 San Paolo, Pievalta
– Serrapetrona doc Pepato 2014, Fabrini/Fontezoppa
– Barbera d’Asti I Bricchi di Castelrocchero 1996, Scarpa
Terza serata
– Ribolla 2008, Gravner
– Vecchio Samperi, De Bartoli
– vino del contadino/dolcetto 2017 (anonimo)
– Tavernello Rosso
– Pico 2016, Maule
– Barolo Ravera di Monforte 2013, Principiano
Quarta serata
– Lambrusco 2016, Podere Magia
– Conegliano Valdobbiadene Extra Dry Col del Sas 2017, Spagnol
– Annamaria Clementi Franciacorta 1989, Ca’ del Bosco
– Moscato d’Asti Sant’Ilario 2016, Ca’ d’Gal
– Moscato d’Asti Vite Vecchia 2014, Ca’ d’Gal
– Moscato d’Asti Vigna Vecchia 2005, Ca’ d’Gal
Quinta serata (Riedel Experience)
– Pinot Nero Ris. Mimuèt 2015, Lageder
– Crozes-Hermitage 2016, Graillot
– Pievi 2014 Bolgheri Rosso, Fabio Motta
Sesta serata (tutti Barbaresco docg)
– Basarin 2014, Adriano Marco e Vittorio
– Barbaresco 2015, Produttori del Barbaresco
– Barbaresco 2015, Francesco Versio
– Pajorè 2008, Rizzi
(bonus)
+ Barbaresco Asili 2004 mg Ca’ del Baio
+ Barolo Cannubi Boschis 2010, Virna Borgogno
+ Wolfrest Gin
13 Commenti
Giusy
circa 6 anni fa - LinkScanzonati e competenti...mi piacerebbe conoscervi ..e collaborare con voi..sono avvocato e mi occupo di diritto e legislazione vitivinicola....
RispondiGiuseppina Almaviva
circa 6 anni fa - LinkSiate gentili...rispondete...
RispondiAlessandro Morichetti
circa 6 anni fa - LinkMa a cosa esattamente? Siamo sparsi per l'Italia, non abbiamo una sede fisica, se ci legge già ci conosce un po' :-)
RispondiAd ogni modo scriva a dillo@intravino.com perché qui siamo off-topic. Un caro saluto e piacere di averla tra i lettori.
Riccardo
circa 6 anni fa - LinkUna precisazione: il Pievi di Fabio Motta è un Bolgheri Rosso, il suo Bolgheri Superiore è Le Gonnare.
RispondiCorretto, grazie.
Marcovena
circa 6 anni fa - LinkOh Alessa' ma che c'hai i vini di Podere Magia in enoteca??? Aspetto sempre fiducioso che il vostro corso si materializza a Perugia...dillo a Jacopo.....dai che lo famo strano!!
RispondiAlessandro Morichetti
circa 6 anni fa - LinkNon ce l'ho ma conoscendo Stefano Pescarmona sia io che Davide, che ci ha anche lavorato insieme, ci piaceva l'idea di proporlo.
RispondiJacopo si sta attivando, tu intanto spargi la voce ;-)
Federico
circa 6 anni fa - LinkOT o non OT, ho assolutamente bisogno di sapere dove hai pescato quella maglietta di Hattori Hanzò! 😍 La voglio...non puoi tenerla solo per te, è un delitto, ti prometto di non mettermela mai a meno di 100 km dalla tua posizione
RispondiFederico
circa 6 anni fa - LinkHo visto solo ora la scritta del birrificio....ero stato ammaliato dalla scritta sopra, certi nomi mi fanno questo effetto :-)
RispondiAndrea Gori
circa 6 anni fa - Linkoh pure io ho pensato la stessa cosa e non avevo letto del birrificio!!! Hattori Hanzo rulez
RispondiGianluca Zucco
circa 6 anni fa - LinkAlessandro, prendendo spunto dalla foto e relativa didascalia, la mia curiosità riguarda l’argomento temperatura di servizio, a riguardo del quale magari sarebbe interessante conoscere i vostri principali spunti. Saluti
RispondiAlessandro Morichetti
circa 6 anni fa - LinkEhhhh.... anzitutto tararsi un po' per riconoscere le temperature e poi partire sempre dal presupposto che tendenzialmente beviamo i bianchi troppo freddi e i rossi troppo caldi. Il resto consegue... ma in aula è molto + divertente:-)
Rispondibt
circa 6 anni fa - Linksei sere? sei sere di fila a treiso?!?!?!?!?!? cioè o si rivolgeva ai locals oppure è una vacanza! ma i non locali che facevano il resto del giorno? a bordo piscina?!
RispondiAlessandro Morichetti
circa 6 anni fa - LinkSei mercoledì di fila ;-)
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