Sorgentedelvino live 2012 | Vini naturali ad Agazzano per amateur, con puzze o senza. Molti senza
di Fiorenzo Sartore
Bisognerà che introduca un nuovo parametro di valutazione, dopo gli assaggi dei vini naturali di Agazzano. A Sorgentedelvino live 2012, gli appunti che ho trascritto riportano in continuazione il descrittore “per amatori”: i vini caratteriali molto spinti rappresentano ancora un elemento amatoriale, che li fa apprezzare ad un gruppo ristretto di enofili. Il termine di valutazione non è nuovo né originale, basta leggere le torrentizie note di assaggio alle ultime anteprime toscane, per ritrovarlo spesso. Io l’ho riciclato da lì, a dimostrare che non si inventa quasi mai nulla. Volendo riassumere come erano molti vini assaggiati al castello, ci sono due declinazioni possibili: “per amatori con puzze” e “per amatori senza puzze”. Da che si discute di vini naturali, almeno su un punto andiamo quasi tutti d’accordo: le puzze costituiscono un difetto, e non un elemento di carattere, e rappresentano quindi un errore di percorso per il produttore. Detta così pare facile, ma quando tentiamo di definire cosa sia puzza e cosa sia carattere, inizia la bolgia. La difficoltà maggiore in una rassegna del genere è costituita quindi dal tentativo di definire la qualità, ovvero la misura della qualità di un vino. La sua manifestazione empirica, che chiamiamo recensione, è un esercizio difficile al limite dell’impossibile. Siccome la percezione sensoriale ferocemente soggettiva vanifica le speranze di oggettività, potremmo chiudere il qui post e andare tutti a chattare su Facebook, che è più divertente. E invece ricopio un po’ di appunti, scelti tra gli assaggi più ecumenici.
Per primo mi ha sorpreso la riuscita quasi perfetta del Vermentino Riviera di Ponente 2010 di Rocche del Gatto – produttore che, come è noto ai cultori, dà il meglio di sé nella maturità, ed in questo già si smarca dalla massa (un ligure che fa vini maturi, caspita). Quel Vermentino invece è una magnifica quadratura del cerchio, ora splendente di note balsamiche, mediterranee; e chissà cosa sarà da grande, vista la longevità dei bianchi di RdG. 85/100 (e prezzo interessante, sei euro più IVA). Commovente, pure se per amatori (eccolo) il suo Acini Rari 2006 (sempre vermentino) con note di rosmarino, in bocca fiero e quasi bruciante, per il retro di erbe aromatiche: 84/100.
Castellada rappresenta gli espositori terzisti ad Agazzano, una minoranza che non c’entra nulla coi due gruppi parametrati all’inizio del discorso: non è inseribile tra i vini “per amatori con puzze”, né tra quelli “per amatori senza puzze”. Non ha, cioè, elementi caratteriali pungenti o vinoveristi; per fare un altro esempio assomiglia ad Amerighi, che quando assaggi il suo syrah cortonese chiedi “ma è bio questo?” tanto è perfettino ed elegante. Però Castellada sconta uno stile esecutivo un po’ anni novanta, legno piccolo e vaniglia. Quindi nel caso la zuffa si innesca per cause differenti. Ciò detto, m’è piaciuto tanto-tanto quasi tutto, per esempio il sauvignon 2007, aromaticità composta e corpo gnoccolone: 84/100. Delizioso e centrato il pinot grigio nel suo colore ramato, da contatto con le bucce, 85/100. Peccato i prezzi raggelanti, ben sopra i venti euri (sono anni novanta pure quelli).
Montisci ha questo Cannonau Riserva, vendemmia 2009, che è una specie di pietra di paragone nel suo genere, bisogna assaggiarlo una volta nella vita, e poi riassaggiarlo, e riassaggiarlo, eccetera. Esagerato, lungo: 86/100.
Cote di Franze presentava un Cirò Rosso, 2010, che a parte i tannini ancora feroci era proprio invitante: piccoli frutti rossi, pieno, gran persistenza. 84/100
Toccomagliocco 2008 de L’Acino mi è sembrato ancora più convincente rispetto ad un assaggio già positivo qualche mese fa: frutta e spezie, tannini non ingombranti, poi arriva piano la nota tostata da caffè. 83/100.
Altrettanto buono Stupor Mundi 2007 di Sara Carbone, aglianico in zona Vulture: muscolare, stiloso, potente, pure un po’ fighetto, per dire. 84/100.
Altro test memorabile, il Cirò 2008 da “vigne di collina” di ‘A Vita, complesso, stratificato, con ricordi di fondo di caffè: 84/100
Pian dell’Orino è facile da raccontare: tutti buonissimi, a partire dall’IGT 2010 (complimenti: straordinariamente beverino), per arrivare ai Brunello 2007 e 2005, nessun vino sotto gli 85/100. Montalcino rulez.
Molti produttori avevano in degustazione vini in una fase di maturazione avanzata; questa è un’opportunità di assaggio preziosa, perché la verifica del potenziale evolutivo in un vino è una misura quintessenziale: anziché immaginare come sarà, qui avevamo the real thing. Per esempio: i rossi ilcinesi de Le Chiuse erano di sicuro rilevanti, ma l’assaggio del notevole Brunello 2005, così complesso rispetto al 2007 inevitabilmente verde, aveva un gran valore didattico e, aggiungerei, ludico. E tutti apparivano piccoli (il produttore mi perdonerà l’aggettivo) se comparati al monumentale Brunello Riserva 2004, con quella serietà che suscita ammirata deferenza: 88/100.
Tenuta Grillo, a proposito di vini maturi, è un maturista militante; un esempio tra tutti è il suo Pratoasciutto (dolcetto): adesso ha in vendita il 2004. E’ un vino dai tannini mordaci, interpretazione old school della tipologia, eppure ha un piglio giovanile spiazzante, sia per il colore che per il corredo aromatico. Parlando col produttore, è venuto fuori un aspetto sempre utile per definire la cifra di quasi tutti i vini che ho assaggiato: queste vinificazioni servono a proporre vini che trovano, a tavola, il contesto migliore per essere bevuti. La degustazione asettica, un po’ pedante, non è adatta a valutare correttamente i vini naturali. A tavola, col cibo, questi hanno qualche tipo di conforto alle loro pungenze caratteriali. Anche questo è un parametro critico già detto, eppure io credo che vada ribadito a titolo di premessa, affinché anche le categorie del giudizio nei confronti di questi vini “nuovi” si possano dotare di parametri altrettanto innovati.
Che poi, a volerla dire tutta, quando ci imbarchiamo in questi discorsi finisce che dobbiamo rivedere l’intera liturgia degli assaggi seriali nelle fiere, in piedi, nel caos. Dopo un paio d’ore di stazione verticale sei stanco, inutile che fai finta di no. L’assaggio proféscional andrebbe fatto da seduto, in ambiente neutro, nel relax e col servizio al tavolo, performato da una sommeliera sexy (questo ce lo aggiungo io, magari passa la mozione). Insomma si finisce per ripetere che tutto è limitato, fallibile e la verità è inconoscibile. Poi come niente fosse ricomincia la recensione, per cui aggiungo: tutto è anche contraddittorio.
Difatti torniamo al lavoro. Ecco un piccolo estratto tra gli amatoriali senza puzze. O almeno, così sembravano. Il Nibiru 2009 (si chiama proprio come il pianeta) di Andrea Tirelli, pure quello un dolcetto (ma nella home non c’è menzione), pure quello old fashion, più che al naso convince in bocca, con l’astringenza vivida ed un retro succulento: 79/100. Porta del Vento è un campione del genere, visto che i suoi bianchi (catarratto), dalla vendemmia 2010 fino alla 2007 erano tutti alquanto irsuti; a me è piaciuto il 2009, con una dolce nota di camomilla ed una bella pienezza: 80/100. Molto buono il loro Maquè 2010, un blend perricone/nero d’Avola al naso piacevole e in bocca sorprendente, ficcante, fragrante: 84/100. Altro esemplare è Pradarolo, che con una malvasia parmense color tè, prepotentemente bucciosa e vinificata in metodo classico (“vino da culatello”, dice il produttore) strapazza il cavo palatale: tannico, duro, eppure curiosamente attrattivo. 79/100, ma il dibattito, come sempre, è aperto.
34 Commenti
Flachi10
circa 12 anni fa - LinkNon era presente lo "Spigau Crociata" di Rocche del Gatto? 2004 e 2005 sono un monumento al pigato! lunga vita a Fausto che li produce, duro e puro!
RispondiFilippo
circa 12 anni fa - LinkLo Spigau 2004 di De Andreis è un grandissimo vino.
Rispondisuslov
circa 12 anni fa - Linkconcordo bevuta verticale 2004 2006 2007 grandissimo vino
Rispondishe-wolf naturally speaking
circa 12 anni fa - LinkBravo Sartore, certe cose di destra le può dire solo uno di sinistra. Più che le valutazioni dei singoli vini, comunque ben contenute e non roboanti, mi sono piaciuti l'introduzione e la divagazione sugli assaggi seriali. A parte la richiesta della sexy-sommeliera che rovinerebbe tutta la concentrazione del degustatore seriale, vanificando gli sforzi dell'organizzazone per farlo mettere seduto in ambiente neutro con servizio al tavolo.
RispondiAntonio Mainenti
circa 12 anni fa - Linkmi è capito di assaggiare vini bio molto buoni e profumati; mi è capitato di assaggiare vini bio che puzzano, puzzavano di qualcosa simile a terra bagnata per non dire...lasciamo perdere. potreste spiegarmi il motivo? in questo senso sono un po' ignorante grazie
RispondiFiorenzo Sartore
circa 12 anni fa - LinkDurante una vinificazione "naturale", cioè con un uso di chimica prossimo allo zero in cantina (e prima, in vigna) le cose che possono andare storte sono ennemila, qualunque produttore o tecnico che ci legge sarà in grado di spiegare meglio di me. E' sufficiente una proliferazione batterica, una rifermentazione in bottiglia, per generare note aromatiche più o meno sgradevoli. L'aspetto di maggiore fascinazione, secondo me, deriva dal fatto che molti tra di noi sono volentieri disposti a tollerare qualche difetto, a seconda della sensibilità soggettiva, in cambio di un vino dotato di un carattere suo, territoriale e non allineato. Accogliere l'imperfezione, appunto, ha un fascino tutto speciale.
Rispondienrico togni viticoltore di montagna
circa 12 anni fa - Linkscisa Fiorenzo ma non sono d'accordo.io uso lieviti miei, solforosa poca e i vini non puzzano!basta stare attenti, pulire tanto, fare analisi e quando necessario travasare. poi concordo che le cose non vadano sempre nel kmodo giusto, per cui nono si imbottiglia e si vende in damigina. Non ha senso giustificare i difetti con la storia del bio qualcosa o del naturale, non è giusto nè per chi le cose bio qualcosa le fa bene, nè per chi pur convenzionale lavora tanto e bene. E' come se tu scrivessi un post in un italiano scorretto, pieno di errori perchè lo hai fatto di getto senza controllare, e poi ti si dice "si esprime male, ma lo fa col cuore" Ha ragione Maurizio Gily, se i vini puzzano si è lavorato male!
Rispondienrico togni viticoltore di montagna
circa 12 anni fa - Linkecco, a proposito di errori di ortografia. lo diceva sempre il mio prof di italiano al liceo. "tu ti impegni, ma..."
RispondiAntonio Mainenti
circa 12 anni fa - Linkgrazie, più o meno era quello che sospettavo.
Rispondimaurizio gily
circa 12 anni fa - Linksi suppone che uno scelga il bio per fare vini più buoni, non per farli più cattivi. E spesso infatti è così. Non vedo validi motivi di indulgenza per chi fa vini che puzzano, bio o non bio. Poi, per carità, c'è anche chi gode a farsi picchiare. tutti i gusti sono gusti.
RispondiFrancesco Amodeo
circa 12 anni fa - LinkQuindi, per capire, in percentuale sui tuoi assaggi, quanti vini hai trovato difettati? Te lo chiedo perché ogni volta che si parla di "naturale" si dicono sempre le solite cose (che secondo me non hanno riscontro con la realtà). P.S. Per il mio modesto gusto, non c'è paragone tra il 2007 e il 2005 de Le Chiuse, in favore del primo. Concordo sulla straordinarietà della riserva 2004.
RispondiAdriano Aiello
circa 12 anni fa - LinkIo di puzze ne ho sentite alcune, in certi casi proprio eccessive, ma ho assaggiato anche moltissimi ottimi vini. Oltre ai citati mi piace aggiungere L'esegesi e il Doron di Eugenio Rosi e i Montepulciano Pepe
RispondiFrancesco Amodeo
circa 12 anni fa - LinkPerò sarebbe il caso di specificare il "rapporto", perché di vini difettati se ne trovano in qualunque manifestazione, non solo quelle di vini naturali. Se il rapporto è ininfluente, allora forse dovremmo smetterla di associare al "naturale" la parola "difetto", mentre se il rapporto è significativo no. Io di vini difettati ne ho trovati, come al solito, pochissimi rispetto ai miei assaggi.
Rispondiesperio
circa 12 anni fa - LinkPensiero valido e conclusivo. Sei arrivato al capolinea come per i treni o al pettine per i nodi. E' fatale che i vini naturali siano difettosi, o e' una maldicenza infondanta?
RispondiAndrea
circa 12 anni fa - Linka me non dispiacciono affatto i vini di Zampaglione sentiti a Terra di vite http://primobicchiere.wordpress.com/2011/11/22/terre-di-vite-2011-tenuta-grillo/
RispondiSimone
circa 12 anni fa - LinkGrande rispetto per Zampaglione...i suoi vini valgono come un cd dei Fugazi..
Rispondigabriele
circa 12 anni fa - LinkMamma i Fugazi, me li ero dimenticati!!!
RispondiSpanna
circa 12 anni fa - LinkSe l'anno scorso qualche puzzetta l'avevo avvertita, quest'anno le cose sono andate decisamente meglio. Sarà che ho avuto fortuna nella scelta dei produttori da assaggiare ( Iuli, San Fereolo, Foradori,Rosi,Monte dell'Ora,Pian del'Orino) ma di sorprese spiacevoli non ne ho avute. Piuttosto mi è spiaciuto che alcuni produttori non avessero bottiglie da vendere.Inoltre alle 10 di domenica, all'apertura ,non erano presenti tutti gli espositori e nel pomeriggio è IMPOSSIBILE riuscire anche fisicamente avvicinarsi ai banchi d'assaggio.Un peccato!
RispondiOlimarox
circa 12 anni fa - LinkSono contento per Porta del Vento, che l'anno scorso a Vicenza avevo catalogato 'per amatori con puzza', soprattutto i rossi. Montisci fa vini che colpiscono, io dopo il suo cannonau ho dovuto mettere l'apparecchio per riportare i denti in fuori.
RispondiAle
circa 12 anni fa - LinkLa puzza 'principe' e' il sulfureo, spesso presente nei vini naturali, e non solo. Intollerabile e nociva.... E spesso alcune beoni assegnano a questa una caratteristica del vino, la sua personalita', o magari il terroir....
RispondiPaolo Rusconi
circa 12 anni fa - LinkCome sulfureo intendi uova marce (acido solfidrico)?
RispondiAle
circa 12 anni fa - LinkIdrogeno Solforato (H2S) ... Veleno puro.
RispondiPaolo Rusconi
circa 12 anni fa - LinkUn classico da solforosa aggiunta in ambiente fortemente riducente...
RispondiGabriele Succi
circa 12 anni fa - LinkPaolo, il caso che citi è reale e riscontrabile... ...ma non è l'unico... ...a volte l'odore di H2S viene fuori in maniera pronunciata quando il vino viene lasciato troppo sulle fecce grossolane (post vinificazione)... ...lo dico per esperienza personale; mi è capitato un po' di anni fa che mi dimenticai di brutto di togliere il vino dalle fecce in una vasca (distrazione mia) e accadde quella bruttissima sorpresa... ...praticamente rovinai 15 hl di vino che non riprese più i profumi che aveva in precedenza...nonostante i travasi all'aria ripetuti, fui costretto a vendere il prodotto sfuso... Tieni presente che non vado oltre i 5 o 6 g. di metabisolfito in fermentazione e alla svinatura non ne aggiungo perchè voglio che la malolattica venga svolta liberamente...quindi non credo fosse quello...
RispondiSimone
circa 12 anni fa - LinkCapisco cosa intendete con "puzzetta", però mi sembra che questa storia dei vini naturali che "puzzano" sia da superare. E' vero che quando bevi una bottiglia intera che "puzza" diventa una faticaccia, però io ci sono nato con il Critical Wine, La Terra Trema ecc... credo ci sia anche una ragione "culturale" che ci spinge ad apprezzare o meno certi vini. Non sempre certe sensazioni "puzzettose" devono obbligatoriamente essere ritenute dei difetti. Semplicemente c'è chi ama cantare musica pop e chi preferisce il noise... definirlo solo rumore sarebbe riduttivo. Questa la mia esperienza ad Agazzano... http://simodivino.blogspot.com/2012/03/sorgente-del-vino-live-2012-agazzano-il.html
RispondiPaolo Rusconi
circa 12 anni fa - Linkin altri tempi erano considerato rumore Frank Zappa, i Pink Floyd, i Clash, Nina Hagen... ... chiaro che i vini non debbano puzzare, ma sono disposto a scambiare qualche imprecisione olfattiva con la bocca di questi vini, quel ritorno alle origini che fa si che il vino ritrovi il suo posto da principe della tavola e non sia più relegato al tavolo di degustazione tecnica tutta profumi e bottiglie che si fatica a terminare... giusto per non citare i soliti noti, dove erano le puzze negli aglianico di Musto Carmelitano, in quelli di Grifalco o del Cancelliere? se qualcuno mi dice che puzzano i vini di Andrea Zanfei, Cerreto Libri, vada a farsi tarare il naso ;-) o il pinot nero "Cuna"... i vermentini di Andrea Kihlgren...
RispondiSimone
circa 12 anni fa - LinkCon altre parole, non so se si era capito... la penso esattamente come te, Paolo.. Trovo così intrigante e affascinante la musica noise (diciamo non commerciale) e il suo contatto con la strada, il pubblico, il sudore.. che ci vedo lo stesso valore culturale nei vini naturali.. A me sono piaciuti tutti quelli che ho provato ad Agazzano, non a caso ho detto a Guido che Tenuta Grillo per me é come i Fugazi (per chi li conosce).. per molti indigesti e incompresibili con il loro post-punk gridato..., ma per quei pochi che sanno capirli.. é amore vero, forse faticoso al primo ascolto ok, ma si crea come una forma di rispetto reciproca tra band (vignaiolo) e il pubblico, che li fa diventare i re della nostra tavola (o del nostro giradischi..)
RispondiZakk
circa 12 anni fa - LinkAndrea zanfei e i suoi ivi: che Dio ce li conservi a lungo. Tornando al capitolo puzze: ma siam sicuri che certi vini lavati, stirati e pettinati non puzzino? Perchè a me sembra che ormai certi sentori di agrume sintetico, di banana matura, di albicocca macerata e via discorrendo siano ormai stati sdoganati come profumi mentre sono tutto meno che sentori naturali. Insomma chimica pura.
Rispondimoreno
circa 12 anni fa - Linkbuona sera, scusate se vado contro corrente ma io ho assaggiato parecchi vini difettati, eseguiti male e con poca sensibilità enologica, poi se i racconti e il filosofeggiare dei produttori giustifica questo va bene ok ci sto ma non si parla più dei vini ma del contorno!
RispondiGabriele Ferrari
circa 12 anni fa - LinkQualche nome, così per capirci?
Rispondimoreno
circa 12 anni fa - Linkporta del vento....andi fausto....
RispondiGabriele Ferrari
circa 12 anni fa - LinkAzz, in effetti i vini di Fausto Andi mi piacciono. Ho a casa un barberone 2007 con 40g/l di zuccheri residui buonissimo. Se approfondisci il discorso mi fai una cortesia, mi interessa molto.
Rispondimoreno
circa 12 anni fa - Linkbeh ho assaggiato un 2007 ora non ricordo il nome, non l'ho seganto nn essendomi piaciuto...chiusissimo puzzolente gonfio di alcol senza equilibrio e gonfio di zuccheri... poi un 98 ok quello stava in piedi ma non di più....si quello non puzzava ma era ossidato, poi una barbera in magnum che dice di voler iniziare a vendere nel 2020...ho chiesto il perchè di quella data e se ha esperienza di un vino del genere, un annata vecchia di quel tipo... mi ha risposto parlando mtlo spiegando argomentando anche in maniera bella interessante ma in definitiva no ha fatto 3 annate di quello specifico vino e non ha esperienza quindi xè il 2020?poi una bonarda......alcolica cicciona dolce e senza bolle ache se mi ha indorato la pillola dicendo che l'acolica si è fermeta ha provato a rifermentare per dare l'effervescenza, operazione non riuscita e quindi cosa mi ha raccontato che per far bruciare una parte degli zuccheri ha FAVORITO una fermantazione batterica in bottiglia.......il vino aveva 0 bolle....
RispondiGabriele Ferrari
circa 12 anni fa - LinkRi-azz, sono passato in cantina a cercare quella bonarda almeno 4 volte e ogni volta questa era li che non ne voleva sapere di rifermentare. Ora almeno so com'è andata. La barbera che ho in cantina dovrebbe essere quella in magnum, solo che io ho le classiche 0.75. Che potrebbe essere a sua volta il 2007 da te assaggiato. A dir la verità l'unico che non ho capito e che davvero non mi è piaciuto è La Creatura 2005, un PN vinificato in bianco in iperossidazione con una specie di appassimento-non appassimento. Mah... Grazie!
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