Famolo strano (il nome) | Tselepou, Sexual Chocolate o l’A4 di Antonio Banderas?

di Elena Di Luigi

BOSTON. Il Journal of Wine Economics si chiede come mai nel corso degli ultimi venti anni il contenuto alcolico dei vini californiani sia aumentato costantemente. È perchè è cambiato il clima o è quello che fanno i winemakers in cantina a fare la differenza? Mettendo a confronto i dati si esclude una correlazione tra aumento delle temperature climatiche e aumento alcolico, mentre invece si parla di un trend del mercato che stabilisce una correlazione tra vini muscolosi e vini buoni. Uno potrebbe osservare che lo stesso accade con le macchine quando si contano i cavalli, ma chi comprerebbe una macchina solo in base a questo dato?

NEW YORK DAILY NEWS. Anche il nome di un vino influenza la percezione qualitativa del prodotto stesso. La ricerca della canadese Antonia Mantonakis conferma che più un vino ha un nome è impronunciabile più lo si pensa costoso e quindi buono. La Mantonakis ha condotto il suo studio su tre gruppi di persone, tra i 41 e 48 anni; a tutti ha fatto degustare lo stesso Chardonnay, ma a un gruppo ha detto che il vino si chiamava Titakis, a un altro Tselepou e a un altro ancora non ha dato nessun nome. Come prevedibile il nome più difficile da pronunciare, Tselepou, è risultato top in qualità e prezzo.

SAN FRANCISCO GATE. È possibile diventare produttori di vino di successo senza una diponibilità milionaria di partenza? In America yes, you can! La carriera enologica di tre giovani americani produttori del vino Sexual Chocolate iniziò otto anni fa con l’imbottigliamento dei residui raccolti dai contenitori di fermentazione eliminati dalle cantine, insomma un blend di uve e lieviti. Brandon Allen, Bo Silliman e Chip Forsythe, oggi proprietari di SLO Down Wines, vendettero le prime 300 bottiglie mettendo il numero di cellulare sulle etichette e facendolo girare tra gli studenti dei dormitori dell’università dove risiedeva uno dei tre. Oggi invece il vino lo fanno appoggiandosi a una cantina di Santa Barbara e si servono anche di una Volkswagen del 1967 come cellar. Lo stile rimane lo stesso però: il passa parola e la vendita diretta chiamando il numero di cellulare sull’etichetta.

FnB NEWS. L’India vuole diventare un serio produttore di vino e lo dimostra con la costruzione di un parco dedicato alla viticultura & Co nella zona di Bijapur, nel sud del paese. Il progetto che avrà anche il pieno appoggio del ministero dell’agricoltura, occuperà un’area di oltre 60,000 ettari e sarà munito di laboratori per la ricerca, di un centro per la degustazione e per il controllo della qualità e sarà la sede del know-how della produzione viti-vinicola. Bjapur è il distretto che produce la gran parte del vino indiano e le uve più coltivate sono quelle comunemente definite internazionali.

MIAMI NEW TIMES. Se Lady Gaga ci sta pensando Antonio Banderas lo ha già prodotto il vino nella sua Spagna. Nulla di nuovo sotto questo cielo, direte voi. Infatti, ma Banderas si impegna a fare la differenza rispetto agli altri produttori VIP dicendo di seguire il progetto come un padre che segue l’educazione di un figlio e poi descrivendo il Tempranillo come un’ uva con il carattere di un matador, pura passione.

2 Commenti

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she-wolf disgusted

circa 12 anni fa - Link

Che schifo il vino fatto con i fondi di vasca putridi! Mi piacerebbe sapere il nome dell'Università che accoglieva gli studenti intraprendeti e geniali. Riuscire a vendere la merda come Sexual Chocolate ti da la misura di come in alcuni luoghi si intenda il sesso, la cioccolata e anche il vino.

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Luca Cravanzola

circa 12 anni fa - Link

Dai, che con le chiarifiche si fanno miracoli.... ;)

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