Il club dei necrofili | Bonnet d’ânes 2004 Domaine Griottes

di Mauro Mattei

Lo ammetto, sono un eno-necrofilo. Nel vino cerco integrità ma adoro stressare un pò le mie bottiglie per vedere come reagiscono. Volete entrare nel club della buona morte vinosa? Ottimo, ecco le istruzioni. Sia chiaro, è tassativamente vietato saltare i passaggi. Dunque:

  • prendete un vino qualsiasi – meglio se naturale e puzzolente – e bevetene un bicchiere giusto per farvi un’idea
  • tappate la bottiglia in maniera approssimativa. Categoricamente vietati i moderni sistemi di conservazione, dal vacu-vin in sù
  • stoccate il vino a temperatura approssimativa controllata, per un lasso di tempo da definire
  • assaggiate periodicamente il prodotto-cavia. All’inizio sarete più curiosi di una scimmia, col tempo prima di 15 giorni neanche prenderete in considerazione la bottiglia
  • godete dei vostri wine-tasting cimiteriali: le complesse sensazioni mortuarie spazzeranno via il grigiume delle vostre giornate da sommeliè
  • con l’allenamento periodico arriverete a battere i vostri record personali. 40 giorni sono abbastanza ma si può fare di meglio

Recepiti i fondamenti? Bene, ora vi racconto la mia ultima esperienza ai confini della realtà. Un vero T.R.I.P. (twitting-rest-in-peace), cioé un liveblogging al contrario dall’oltretomba vinosa.
15 Aprile 2010: apriamo un misterioso chenin blanc in purezza della Loira, il Bonnet d’ânes 2004 di Griottes. Prezzo modico, soli 12° alcolici e qualche anno sulle spalle. Note: quasi ambrato con elementi in sospensione, naso non pulitissimo ma intenso, ricordi di melone e pesca sciroppata con note minerali e qualche cenno ossidativo. In bocca, attacco morbido e buona acidità a sostegno. Non è lungo e sembra magrino. Primo pensiero? Non supererà la settimana.
1 Maggio 2010: duro lavorare il giorno della Festa dei lavoratori. Affogo la disperazione nell’alcol nello studio. Verso un micron del già bi-settimanato chenin. Impressioni? Colore, appena più spesso (niente velature) naso immutato, bocca standard.
8 Maggio 2010: di nuovo sul luogo del delitto. Sono trascorsi 23 giorni dall’apertura, bottiglia scolma e ritappata col sughero iniziale. La linea cromatica osservata il 15 aprile s’è scurita, i depositi ormai assestati sul fondo rendendo più elegante l’analisi visiva. Il naso sembra aver scoperto l’eterna giovinezza sviluppandosi enormemente, la dinamica del frutto è più piacevole, l’ossidazione regala complessità al profilo olfattivo e stimola la fantasia descrittiva: roccia, zenzero, agrumi canditi, confettura di pesca gialla. La bocca rimane tesa e succulenta, l’assaggio sembra più lungo e disteso. Il tempo è stato un ottimo consigliere ed è valsa la pena aspettare tanto.
Certo, per un “esperimento” con l’happy end quante delusioni abbiamo inanellato? Poco importa, un’esperienza mistica del genere vale il rischio. Ora, chi condivide con noi qualche piacevole Trip eno-necrofilo?

Mauro Mattei

Sommelier multitasking (quasi ciociaro, piemontese d'adozione, siculo acquisito), si muove in rete con lo stesso tasso alcolico della vita reale.

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