Viaggio a Marsala (o della non necessità di romanzare). Parte prima

Viaggio a Marsala (o della non necessità di romanzare). Parte prima

di Samantha Vitaletti e Emanuele Giannone

Capita spesso di condire il racconto di un viaggio romanzando scenografie, cornici e dialoghi; di cercare di trasmetterlo, pur attenendosi al vero, più bello, più vivace, più qualcosa. Ecco, stavolta non ce n’è bisogno, né voglia, anzi, il timore è quello di non riuscire a rendere nel profondo l’essenza di tutta la bellezza che non necessita di alcun effetto speciale. Marsala ci accoglie di notte e si presenta in vestito da sera. Il mare non si vede ma si respira a ogni passo.

A Sort of Homecoming
Al fondo è un soffio salso e di vecchi legni, iodio e part des anges, lo stesso che respiri tra la Cais de Gaia e, sull’altra sponda, le vie della Ribeira. Lo stesso alla foce del Guadalquivir, spiazzato ogni tanto dai vapori del pescado frito, o sull’Avenida Arriaga, e che qui ritrovi nei bagli o per le vie tra Porta Garibaldi e Porta Nuova. Ogni luogo ha la sua effigie e Vila Nova ha il Ponte Dom Luiz I, Sanlúcar il Castillo de Santiago, Madeira la Fajã dos Padres e Marsala la più iconica, cioè la lunga distesa delle saline con Mozia che anticipa le Egadi in prospettiva.

Ogni luogo ha il soffio comune e i propri loca amoena et voluptaria. Comuni a questi luoghi sono anche vini-effige di una finezza in extremis, dove gli extrema sono ossidazione, calore e gradazione alcolica; vini che il lessico ortodosso definisce ossidativi, fortificati, liquorosi e che per noi sono quelli della memoria e della durata, mutuando da uno scrittore a noi caro la convinzione che dar forma a una durata è l’esigenza della bellezza, ma è anche quella della memoria (cit.).

Il Marsala – lo racconta Renato De Bartoli – è un’effigie in crisi da oltre un secolo: lo era già prima delle due guerre per la progressiva riduzione di domanda e produzione, lo sarà dopo sia per l’ulteriore contrazione delle quantità prodotte, sia per le interpretazioni da facile e immediato tornaconto, i vini da cucina e quelli buoni soprattutto per demotivare amanti e amatori. Per giunta il Marsala non è vino da compiacere i canoni della moda e del gusto internazionali, che privilegiano intensità e immediatezza delle sensazioni e penalizzano complessità e identità espressiva.

Come i suoi affini iberici, è irriducibile a modi e riferimenti che ispirano il consumo di massa. L’ossidazione, ad esempio, mal si attaglia alle convenzioni dell’instrumentarium analitico-sensoriale e del suo lessico. Non è un caso che gli inglesi, founding fathers della fortificazione e più avvezzi di noi ad apprezzare tanto quella, quanto le ossidazioni, non si addentrino in fruttami e spezierie e si concentrino sulla texture prima che sugli aromi, apprezzando soprattutto il difficile equilibrio, o poise, di questi vini in extremis e così naturalmente “tanti”: tanto alcol, tanta acidità, tanta concentrazione, tanta dolcezza.

Il Marsala, come i suoi affini, è per chi ama memorie e non memorabilia, chi avvalora ricchezza e pienezza della durata anziché serializzare veloci magic moments attraverso magic bottles da esaltare mediaticamente, belle bottiglie senz’altro tempo che il presente, accese e spente nell’iterazione della celebrazione. Lui, come i suoi compagni di vecchi legni, iodio e part des anges, è un vino col tempo, vive nella durata e il tempo gli è coessenziale.

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Quando arriva Churchill?
A Porto il vino ha una casa accogliente e ben fornita, anzi due: l’Instituto dos Vinhos do Douro e Porto, con doppia dépendance a Lisbona (già se ne chiacchierò alcoolicamente qui) e Portologia (qui), che a sua volta ha una dépendance a Parigi. A Jerez trovi La Casa del Jerez, per divertimenti e approfondimenti estemporanei, oppure puoi arrivare avendo già conseguito il titolo – due livelli, in e-learning – della Sherry Academy. A Madeira, come a Marsala, scegli tu dove andare, prendi l’iniziativa, prenoti le tue visite.

Se vai alla wine lodge di Blandy’s (e di tutta la Madeira Wine Company) ci puoi lasciare felicemente due stipendy’s e ritirare direttamente in aeroporto. A Trapani-Birgi, no. Per giunta, la selezione di Marsala nei punti vendita è deficitaria. In compenso a Marsala, a differenza di Madeira, trovi in pieno centro il Museo del Vino, accasato nello splendido e settecentesco Palazzo Fici, dove puoi farti guidare in una degustazione.

Puoi? Forse sì, ma forse anche no perché se provi a visitare Palazzo Fici e arricriarti coi vini buoni, puoi anche capitare nel giorno un po’ così e trovarlo pullulante di sgargianti cravatte e haute couture per un evento privato, lui-Palazzo Fici che svolge una funzione pubblica; e a quel punto puoi chiedere cortesemente anche solo uno strapuntino e una quartara mentre gli altri presidiano arrapùni banchi tavoli bottiglioni e sedute, per vederti rimandato a una mezz’ora dopo in prima sede e a un’ulteriore ora e mezza in seconda.

Puoi, alla fine, anche scocciarti e spannàri e ciao Palazzo Fici, alla faccia dei geniali dilettanti in selvaggia parata, ragioni personali, una questione privata, salvando la giovane stagista educata e sinceramente costernata, lei che ci avrebbe accolti ma gli ordini superiori imponevano anticamera e fatevi-un-giro. Ciao Palazzo Fici e a quel punto puoi dirigerti verso un wine bar centrale, chiedere un Marsala secco e tosto nuovamente spannàri perché ti vien detto che è finito.

Che cosa segnalano simili scivoloni? Forse che l’era del turismo enoico è ferma alla separazione fattuale dei due termini turismo ed enoico, quasi il vino fosse un’esperienza residuale o un piacevole accidente nel contesto di un viaggio ricreativo o culturale, anziché parte integrante della ricreazione o acculturazione del visitatore consapevole. Peccato che, nell’era del turismo enoico, con tanta insuperabile bellezza, tanta storia, tanti viandanti bevitori e tanti buoni vini l’accoglienza presso certe case del vino sia ferma ai tempi e a livelli di servizio paleolitici, ovvero da Motel Agip. È arduo pensare di accomodarsi al tavolo di un wine bar del centro di Funchal, Jerez o Porto, chiedere un seco e sentirsi rispondere che è finito e sono disponibili solo versioni dulces.

Che a Marsala serva un Churchill come Sir Winston servì a Madeira per risvegliare coscienze, interesse e flussi turistici? Ovvero, per facilitare il definitivo passaggio del vino nel testo di cultura del suo luogo e non solo nelle splendide location with inconsistent management? Churchill visitò Madeira nel 1950, bevve parecchio – bevve tra l’altro il 1792 offerto a Napoleone in viaggio verso Sant’Elena e dal Còrso superbamente rifiutato – e così rilanciò subito la moda e, a seguire, la cultura del Madeira. A Marsala neanche servirebbe un redivivo Sir Winston perché qui i comunicatori colti sono già tanti e autoctoni. Peccato, semmai, che non gli si lascino spazio e ascolto congrui. Noi, in compenso, siamo stati fortunati e ne abbiamo incrociati molti.

Le enoteche – 1.
Si potrebbe pensare che nulla di più facile a Marsala sia l’assaggio del Marsala. Non è proprio così, visti i sopra ricordati ripassate più tardi, ripassate domani e non abbiamo Marsala secco. Poi però capitiamo in un’enoteca vecchio stile, nella centralissima Via Garibaldi, dove ci impossessiamo di un tavolino che abbandoneremo solo qualche ora più tardi e solo perché era sopraggiunta l’ora di cena. L’Enoteca Garibaldi è gestita da Franco, Lorenzo e dalla Signora Saladino che li supporta con il sorriso sulle labbra. Sugli scaffali, in prima linea, tanto Marsala ma anche Madeira e Porto, insomma tutto il vino che tanto ci piace. Per fortuna qui il Marsala anche in mescita, finalmente, non manca. Cominciamo quindi la prima degustazione decisa dal destino, da Franco e da Lorenzo.

N.b.: le degustazioni sono di Samantha Vitaletti (SV) ed Emanuele Giannone (EG)

Curatolo AriniMarsala Superiore Secco 5 Anni. Olive, salamoia, panpepato e finocchietto. Bocca andalusa di acciughe e mosciame (SV). Rabarbaro, mallo di noce, fiori secchi, sedani e verzure amaricanti. Rotondo e morbido, di calore dosato, levigato, sa di frutta secca e pasta di mandorle. Rancio fine e persistente (EG).

Francesco Intorcia Sel. Heritage – Marsala Vergine Secco 15 Y.O. 2004. Arancia essiccata ed erbe mediterranee in sottofondo. Tutto delicato ma presente e definito senza mai essere di troppo (SV). Tabacco, erbe amare, verbena, idromele e salamoia. Bocca aggraziata di mandorla dolce e fico, con dolcezza di sfondo e sapidità avvolgente (EG).

Francesco Intorcia Sel. Heritage – Marsala Superiore Ambra Semisecco 20 Y.O. 1994. Ambra significa che il vino è ottenuto con aggiunta di mosto cotto non inferiore all’1%. Ricorda uno Sherry Amontillado. Scurezze che sfociano in movenze lente e musicali. Dattero, pane scuro, zuppa inglese. In bocca la spinta verticale è data da leggera salamoia, olive e tante erbe. E un vino da vuotalo quando è pieno, pienalo quand’è vuoto (SV). Noce, sale e spezie (chiodo di garofano) in apertura, luminoso e voluttuoso con note morbide di marzapane e dattero, caramello e fichi secchi, contrappuntate da quelle saline. Bocca levigata e freschissima, di fendente sapidità che accompagna tutto il sorso e slancia il finale (EG).

Intorcia – Marsala Vergine Riserva 30 Anni 1980. Orzo e caffè. Spessore, pienezza e profondità. Rosmarino in infusione e ciambelle al vino fresche di forno. Da somministrare anche in gocce, tanta è la concentrazione (SV). Pasta di olive, sandalo, polvere di cacao, caffè, carruba. Sorso fitto di dettagli, di grande concentrazione, dolce e materico, lento, beato e solare, ravvivato dal calore che apprende la bocca (EG).

Intorcia – Marsala Superiore Riserva 30 Anni Ambra Semisecco 1980. Naso oscuro, profondo, da perdersi come in un bosco chiamando in aiuto altri sensi. Lana bouclé per una bocca cremosa e marina, lento e indolente, pigro come i movimenti alle 15 in un villaggio di mare. Dritto, verticale, per nulla seduto e comunque per nulla nervoso. A vedere quel colore ti aspetti altro, a sentire quel naso ti aspetti altro, lascia stare le aspettative e lasciati sorprendere (SV). Sale, spezie dolci, fico, creta, radici e resina. Bocca piena e fendente, di freschezza saliente e carezzevole dolcezza, coese nella sensazione globale di pienezza e slancio. Finale lentissimo e in diminuendo, il dolce è elegante resta a lungo sul proscenio a prendersi gli applausi (EG).

Francesco Intorcia Sel. Heritage – Marsala Superiore Riserva Oro 5 Y. O. 2012 (semisecco). Sbuffi di anice e menta fredda, manciate di sale. In bocca è salato e sa d’acciuga, sembra fatto nel mare (SV). Caramello salato, after eight, tabacco, albicocca disidratata e soprattutto mare. Bocca essenziale, cristallina, sale avvolto in dolcezza, tesa e nodosa sotto il vestimento morbido, nocciole e semi salati, rancio intenso e ammaliante. È il Marsala bebop, Dizzy Gillespie gli avrebbe dedicato Salt Peanuts (EG).

Marco De Bartoli – Marsala Superiore Oro Vigna La Miccia (semisecco). C’era una volta l’uomo che conosceva l’essenza del grillo, le sue altre categorie e tutti i suoi accidenti che si divertiva a esemplificare a ogni vendemmia, per il divertimento di chi ne beveva i vini. Con la vinificazione a freddo e l’invecchiamento in botti nuove e mantenute colme, questo Marsala conserva l’integrità delle note fruttate e il gioco di rimandi delle sfumature più fini e fievoli. Freschezza, slancio e complessità olfattiva con albicocca disidratata, canditi (rabarbaro e arancia), spezie dolci, nocciola e fico; sorso vellutato e sapido, teso e dissetante, lungo e asciutto nella dolcezza di dettaglio, infusa e non debordante.

Le enoteche (& Co.) – 2, 3.
A pochi metri dalla “nostra” Enoteca Garibaldi c’è una piazzetta che risponde perfettamente alla definizione di salotto: Piazza Purgatorio. Qui, sotto la facciata barocca della Chiesa del Purgatorio, già San Sebastiano, ai tavolini di Ciacco Putia trascorriamo un piacevole intermezzo in attesa della cena. Oltre che per la scenografia di indubbia bellezza, scegliamo il locale perché offre la possibilità di intraprendere piccoli e grandi percorsi di degustazione di Marsala. Noi scegliamo – bonus: fuori orario, ma gentilmente concesso – quello che lo abbina a spuntini di estrazione locale, mentre l’opus magnum prevedeva cinque portate con abbinamento.

Arini – Marsala Vergine Soleras “Le Terre”. L’aperitivo perfetto. Un Marsala come questo ha tutte le carte in regola per conquistare gli irriducibili dell’Aperol/Campari delle 18:00. Fresco, facile e snello. Sa di mela cotogna e di fiori d’arancia, di pavesinj e zabaione. Very happy hour (SV). Attenzione, potrebbe esercitare effetto di spiazzamento sugli spritz ai quali, anche in assenza di politiche espansive, dà le piste. Secco e morbido, fresco e ponderoso, caldo e dissetante, insomma di tutti gli estremi il giusto mezzo. Pieno di allusioni ammiccanti: frutta gialla disidratata, ciliegia candita, acqua di ostrica, pesca sciroppata, anice (EG). Il truffaldino confonde diciannove gradi nella verve di un’acqua brillante (EG).

Mirabella – Marsala Superiore S.O.M. Ambra Secco. S.O.M. sta per Superior Old Marsala ed è una vecchia denominazione a corredo, tuttora ammessa dal Disciplinare. Crème brûlée, pane all’olio e, in sottofondo, olive e salamoia. Lascia le gengive cosparse di sale e buonumore (SV). Portami il girasole ch’io lo trapianti nel mio terreno bruciato dal salino. Fuor di metafora e di celebrazione, passati due giorni dal compleanno di Montale, semi di zucca e girasole abbrustoliti e salati. Poi olive, canditi e amarezze dosate, dolcezze di conforto e ben integrate, freschezza e agilità di beva (EG).

Pellegrino – Marsala Superiore Riserva 1998 Ambra Semisecco “Old John”. Miele su salamoia, cannella. Sorso snello che fa il tuffo: all’emersione quintali di sale ed elicriso e rosmarino e origano (SV). Gioca facile, gioca bene: caramello, fico secco, mandorle e note salmastre invitano al sorso che è essenziale, giustamente dolce, fresco e snello. Spigliato (EG).

La Sirena Ubriaca – Cristian è il giovane, perfetto padrone di casa (pur non avendone il titolo di proprietà). Consiglia, spiega, fa un po’ da psicologo, scherza, ride lui stesso e indovina i gusti. Con lui conosciamo la cantina Buffa: assaggiamo senza preconcetti, né aspettative perché quando tutto è nuovo è comunque bello. Il Marsala Vergine Secco è immediato, scacciapensieri, da compagni, con note prevalenti di frutta secca, uva passa, china e vaniglia. Il Marsala Special Superiore Riserva Ambra Semisecco offre un sorso più complesso e pieno, variegato e definito nel frutto e nelle spezie, arricchito da sensazioni iodate-salmastre e di erbe aromatiche (timo, origano), di lunga persistenza con ossidazione fine e freschezza ingente.

 

14 Commenti

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Lanegano

circa 2 anni fa - Link

Ben scritto e molto interessante. La citazione dei CSI, poi, è tanta roba.....

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Francesco Romanazzi

circa 2 anni fa - Link

E quella degli U2 non è da meno

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Francesco Romanazzi

circa 2 anni fa - Link

Comunque, piacciano o no, i vini ossidativi, specialmente quelli con una storia importante, sanno essere molto evocativi. Sono capaci di trasportare sensi e mente avanti e indietro nel tempo e nello spazio. Suscitano emozioni e riflessioni, colpiscono gli appassionati e stimolano gli occasionali. Stupiscono e arrovellano. Trovo assolutamente inconfutabile questa loro irresistibile peculiarità, insieme a quella di essere dei perfetti compagni della tavola, intendendo tavola nell'accezione meno letterale del termine.

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A

circa 2 anni fa - Link

Il Marsala è vino stupendo e stupefacente, ma al netto di questo, mancano gli interpreti. Il solo de Bartoli ne è la prova.

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Alberto R.

circa 2 anni fa - Link

Infatti, bevi un Amontillado da 8 EUR di una bodega di Jerez a caso che tritura il 95% dei Marsala (ovvero, più o meno tutti tranne De Bartoli), e la prospettiva delle cose si fa più realistica.

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Emanuele

circa 2 anni fa - Link

Eh, no, Alberto. Così non vale. Nulla è per caso: dacci due o tre (o quattro, o cinque...) indicazioni su Amontillados di tuo gradimento. Magari anche superando la soglia degli 8 euro...

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Alberto R.

circa 2 anni fa - Link

Doverosa premessa: gli 8 EUR che citavo sono prezzo da enoteca spagnola onesta, che con la spedizione fanno in genere 10-11 per un cartone da 6. Estendendo il campo anche agli Olorosos, direi: in quella fascia di prezzo la linea base di Romate, l'Alfonso di Gonzalez-Byass, il Rio Viejo di Lustau (ecco, forse 1-2 eurini in più); andando un po' più su (attorno ai 13-15) la linea superiore della stessa Romate, il Tio Diego di Valdespino, il Gobernador di Hidalgo. Se invece parliamo di dolci, il Moscatel Toneles di Valdespino, pound-for-pound, è uno dei più grandi vinos de postre mondiali, altro che. Con 15 EUR a scafffale enoteca qui da noi prendo, ultimo esempio bevuto di recente, la Riserva di Curatolo Arini, che ho trovato un Marsala piuttosto modesto.

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Alberto R.

circa 2 anni fa - Link

Urca, ovviamente non volevo scrivere Moscatel TONELES ma Moscatel PROMESA...lapsus freudiano (nel senso che mi piacerebbe molto un giorno poter provare il mitico Toneles, vino centenario).

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Emanuele

circa 2 anni fa - Link

Grazie, niente da dire, né da aggiungere. Praticamente hai coperto la selezione che, a prezzi incredibilmente bassi, può godersi chiunque (e io felicemente tra quelli) girando per 2-3 locali a Sanlùcar, Cadice e non solo. Per Cadice, tutt'al più, potrei aggiungere l'Oloroso (e non solo) che puoi bere o acquistare presso la Taberna La Manzanilla a Calle Feduchy: Pepe, il proprietario, lo acquista da Delgado-Zuleta e lo mette a dormire nella sua cantina, che è uno dei pochi luoghi umidi e ventosi in città per essere proprio sopra una delle rarissime falde e risorgive. Non siamo fan sfegatati dei Moscati, quindi li avviciniamo più per cuore che per gusto. Il cuore indica due isole, Pantelleria e Porto Santo. Buona domenica.

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Nic Marsél

circa 2 anni fa - Link

Ho appena bevuto il Manzanilla Papirusa di Lustau che mi è sembrato, oltre che buono e davvero economico anche molto interessante per avvicinare il bevitore non avvezzo al genere.

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marcow

circa 2 anni fa - Link

I VINI DELLA MEMORIA ____ "Ogni luogo ha il soffio comune e i propri loca amoena et voluptaria. Comuni a questi luoghi sono anche vini-effige di una finezza in extremis, dove gli extrema sono ossidazione, calore e gradazione alcolica; vini che il lessico ortodosso definisce ossidativi, fortificati, liquorosi e che per noi sono quelli della MEMORIA e della durata, mutuando da uno scrittore a noi caro la convinzione che dar forma a una durata è l’esigenza della bellezza, ma è anche quella della memoria" __ "Dar forma a una durata è l’esigenza della bellezza, ma è anche quella della MEMORIA Ciò che è informe è inafferrabile, non è morizzabile" Milan Kundera La Lentezza 1995 __ "Il Marsala, come i suoi affini, è per chi ama MEMORIE e non memorabilia, chi avvalora ricchezza e pienezza della durata anziché serializzare veloci magic moments attraverso magic bottles da esaltare mediaticamente, belle bottiglie senz’altro tempo che il presente, accese e spente nell’iterazione della celebrazione. Lui, come i suoi compagni di vecchi legni, iodio e part des anges, è un vino col tempo, vive nella durata e il tempo gli è coessenziale" __ LA MEMORIA POETICA "Nel cervello c’è una zona speciale che potremmo chiamare MEMORIA POETICA che registra tutto quello che ci affascina o ci commuove, cioè che rende bella la nostra vita" (M.K. ) L'insostenibile leggerezza dell'essere di Milan Kundera __ A me è piaciuto molto.

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Giuseppe

circa 2 anni fa - Link

Bellissimo articolo, ben scritto e pieno di spunti interessanti. Sono stato in zona il mese scorso ma, complice pigrizia e sprovvedutezza, non siamo riusciti a visitare nessuna cantina perche` serviva prenotazione e nei giorni che ero li` io erano full. Noto pero` che le cose non sono cambiate molto (nel bene ma soprattutto nel male!!!) rispetto al 2006 quando ci passai un intera settimana visitando Florio, Pellegrino e qualcun altro. Peccato ma se sono proprio i locali a non crederci troppo sara` davvero faticoso che le cose cambino. Piu` facile trovare Italiani espertissimi di Porto, Sherry e Madeira che di Marsala e d'altra parte chiunque abbia visitato le zone di produzione dei medesimi si sara` reso conto che "l'intero tessuto geo-sociale" verte intorno all'eccellenza di questi prodotti che, giustamente, sono conosciuti e apprezzati a livello mondiale. Eppure il potenziale ci sarebbe. Un ricordo indelebile, diversi anni fa ad una degustazione bevvi un Marsala dell'Anno di fondazione dell'Italia!!! A primo acchito non mi impressiono` ma fummo presi alla sprovvista non era "in lista" fu gentilmente offerto da un presente, io non avevo piu` nemmeno bicchieri puliti, svuotai uno che conteneva gia` un altro vino e lo sciacquai velocemente con acqua e mi venne versato un piccolissimo quantitativo e ricordo che all'assaggio non mi strabilio`. Fu quando a fine serata riposi i bicchieri nella valigetta che mi accorsi che quel bicchiere profumava piu` di tutti gli altri, un bouequt completo persino di note floreali, davvero incredibile. Una volta a casa fui quasi tentato di non lavare il bicchiere e lasciarlo come "reliquia odorosa"... Un saluti a tutti Giuseppe

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Alessio Cavallini

circa 2 anni fa - Link

Apprezzo tantissimo il commento sull'accoglienza e in generale sui servizi legati al turismo. Imbarazzanti.

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Alberto R.

circa 2 anni fa - Link

@Emanuele Ti ringrazio. Comunque, la voglia di approfondire il Marsala, da amante dei "generosos", non è che mi è sparita...ed infatti aspetto la parte seconda del report... P.S.: Intorcia lo incrociai ormai un decennio e passa fa, ed i suoi Marsala mi piacquero, anche se non ricordo nello specifico che etichette in particolare. Il problema come sempre è duplice: reperibilità, e prezzo in relazione alla qualità.

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