Sassicaieggiando (2019, 2000 e 1978)

Sassicaieggiando (2019, 2000 e 1978)

di Daniel Barbagallo

Per una serie di congiunzioni astrali mi sono trovato a bere tre bottiglie di Sassicaia in una settimana – coprendo un arco temporale di quarantuno anni – e vorrei condividere alcune riflessioni.

Anzitutto, è un vino al quale sono sentimentalmente molto legato: prima di finire nel vortice borgognone di fine anni ’90, è stato uno dei primi grandi vini con cui mi sono misurato e pure atteggiato. Perché diciamolo: bere un Sassicaia al tempo della lira era una figata e ti sentivi più raro di un panda.

Ma veniamo al punto. Eviterò la solfa del racconto su Tenuta San Guido* e il Marchese Incisa della Rocchetta per concentrarmi sul vino, di cui ho bevuto più volte tutte le uscite dalla 1988 in poi, grazie anche ad un amico invasato che lo compra in quantità tutti gli anni.

Insomma, Sassicaia è un grande vino? Certamente sì.
Forse negli ultimi anni l’appeal era un po’ calato ma le magiche uscite 2015 e 2016 lo hanno prepotentemente rilanciato tra i nomi che contano, con articoli, premi di ogni sorta e anche selfie, tanti selfie.

Già mi immagino quello che pensa il Mario Rossi di turno («Con cinquanta euro ci sono vini molto più buoni…») e su questa espressione c’è da fare una riflessione: nulla impedisce ad un vino meno blasonato di essere più buono, anzi ben venga visto che i soldi non ho ancora capito come si stampano, ma è anche vero che spesso sono casi isolati.

Bisognerebbe prendere alcune annate del nostro campione e paragonarle con alcune del “signor nessuno” da 50 € per avere un quadro più ampio. In più spesso i grandi vini, pur dovendo essere buoni da subito (su questo non accetto alibi), hanno nel loro dna la necessità di maturare e fondersi più degli altri e quindi per onestà intellettuale e avere un quadro più preciso la stessa prova andrebbe ripetuta anche a distanza di tempo.

Quindi, dopo avervi detto che è un vino al quale sono molto legato, vi dico anche che le annate di stampo più moderno (diciamo dopo la 2004) si sono sempre più allontanate dalle corde che mi piace sentir vibrare. Lo trovo un vino un po’ troppo pop per i miei gusti: troppo ben fatto, troppo piacevole, troppo buono ma meno intrigante, meno capace di farsi ricordare nel tempo, esattamente come un tormentone estivo.

Attenzione, è anche giusto che sia così, mica a tutti piace ascoltare Murubutu o Jovanotti quindi a ciascuno il suo.

Ora però vi racconto dei miei assaggi e di quanto mi sono divertito a farli con gli amici.

Sassicaia 2019
Mirtillo bruciato, vino che va nella direzione di un mercato vorace che non vuole fare cantina. Ricco, maturo, forse troppo: ciliegia e cacao amaro, ginepro, una punta di alcol fa perdere un po’ di definizione al naso e occorre giocare un po’ con la temperatura se si cercano i dettagli che comunque non mancano. In bocca è più a fuoco, preciso e con un bellissimo tannino, ha una buona pressione ma si perde un po’ in allungo, avrei preferito un po’ più di tensione. Vino ottimo, perfetto per il pubblico a cui si rivolge, bevuta veloce, selfie e sotto un’altra boccia. Non il mio Sassicaia. Oggi è così, fra qualche anno vedremo.

Sassicaia 2000
Versione un po’ anomala, figlia di un’annata calda ma comunque di grande energia. Un Sassicaia giocato su un impatto olfattivo di grande possenza e meno in punta di fioretto: frutta sotto spirito, radici, mirto, anche un po’ terragno e con ricordi di sigaro. Bocca ingombrante ma veloce, la sensazione di pienezza è accompagnata comunque da una buona spalla acida che lo tiene sù, anche qui tannino bello ma rispetto al naso si ha la sensazione di scendere di livello, non trovando grande corrispondenza con quello che senti in bocca. Chiusura piacevole ma un po’ corta. Meno buono e preciso del 2019 ma con più carattere. A voi la scelta.

Sassicaia 1978
Bottiglia inizialmente straniante, tanto che alcuni commensali da me subito rassicurati temevano il tappo. Ma signori, qui siamo nel secolo scorso. Dormite voi 44 anni e vediamo una volta svegli quanto siete scattanti. L’ossigeno comincia a lavorare ed il calice si pulisce, fungineo e torrefatto all’inizio poi è un susseguirsi di sensazioni, prugna californiana, tamarindo, tabacco e dolci speziature. Sembra un sortilegio della maga Circe, non riesco a staccare il naso dal calice, sono ipnotizzato. Mi ribello e lo bevo. Madonna Santa che vino! Leggiadro, teso, dinamico, senza ombra di dubbio il più mobile dei tre con una beva da capogiro ed una lunghezza pari alla distanza che c’è tra Modena e Bolgheri. Post deglutizione con ricordi di more e caffè. Bottiglia stratosferica senza se e senza ma. Per me, da mettere insieme a ’88 e ’98 come le più belle versioni del ventesimo secolo. Integrità impressionante, fascino, complessità, impossibile chiedere di più.

Alla fine il Sassicaia è un po’ come gli amori che non ci sono più: lasciano sempre grandi emozioni.

* Per chi non conoscesse la storia del Sassicaia, eccola zippata da Andrea Gori al Taormina Gourmet di qualche anno fa.

[Foto: Enoteca Collovà]

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Daniel Barbagallo

Classe 1972, di Modena, imprenditore nel tessile. Padre siciliano, madre modenese, nato in Svizzera. Adoro la Borgogna, venero Bordeaux e il mio cane si chiama Barolo. Non potrei mai vivere senza Lambrusco. Prima di dire cosa penso di un vino, mi chiedo cosa pensi lui di me. Ho sempre sete di bellezza.

19 Commenti

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...confermo le tre annate citate da Daniel come le migliori ( secondo me) della storia di Sassicaia , avendo bevute tutte le annate più volte. Aggiungerei , per ovvii motivi , la 1985 ( più integro e emotiva la 1978) e , soprattutto , il trittico inavvicinabile 1977 - 1978 e 1979 . Le prime annate , 1968 E 1971 , ormai defunte , ahimè ...

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Paolo A.

circa 2 anni fa - Link

A quei prezzi, con 200 mila prodotte all'anno e una politica commerciale che, almeno in Italia, ti obbliga a farti carico degli inutili altri vini della cantina, che dire? Guadagni meritati per loro ma io francamente ormai passo. Assaggiate tutte le ultime dieci annate, solo il 2016 ha smosso qualcosa, ma è come dice perfettamente l'articolo, un amore che non c'è più.

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PINO SILVESTRE DETTO GAO'

circa 2 anni fa - Link

molto strano,è un vino fatto da donne,pensavo che le ultime annate fossero più sexy ed eleganti.commercialmente si comportano come tanti altri,il consumatore decide in autonomia se acquistare oppure no il prodotto. sarebbe più veritiero fare una degustazione comparata di tutti i vini di bolgheri 2019 di alta gamma e valutare il suo posizionamento,sarei molto curioso...penso l'abbia fatta il pall mall 67,poco tempo fà

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Andrea Gori

circa 2 anni fa - Link

Lo scorso anno alla cieca con il panel di intravino assaggiammo tutti i 2018, Sassicaia e Ornellaia batterono tutti all’unanimità. .., però se ti fidi più di PallMall senti loro…

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PINO SILVESTRE DETTO GAO '

circa 2 anni fa - Link

Non avevo dubbi....ma la 19?stesso discorso?

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marcow

circa 2 anni fa - Link

L'articolo, se lo leggete bene, esprime delle "OPINIONI" sul PREZZO del Sassicaia e fa dei paragoni.
Insomma è l'articolista che tira in ballo i PREZZI e non.... il solito rosicone... che non se lo può permettere...il sassicaia.
E lo tira in ballo, l'ARGOMENTO PREZZO, con un taglio preciso.
__
Questa la mia riflessione su questa parte dell'articolo.
Esiste anche il RAPPORTO QUALITÀ/PREZZO.
Che non c'entra nulla con il Prezzo.
Purtroppo questo elemento importantissimo nelle RECENSIONI Eno-Gastronomiche viene dimenticato.
E si preferisce..."giustificare"... i Prezzi ASSURDI di...
VINI I-NT-OC-CA-BI-LI.

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A proposito del MITICO GUSTO PERSONALE.
(Dall'articolo)
"Lo trovo un vino un po’ troppo pop per i MIEI GUSTI: troppo ben fatto, troppo piacevole, troppo buono ma meno intrigante, meno capace di farsi ricordare nel tempo, esattamente come un tormentone estivo"
"Attenzione, è anche giusto che sia così, mica a tutti piace ascoltare Murubutu o Jovanotti QUINDI A CIASCUNO IL SUO"
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Quindi, mi sembra, anche gli... ESPERTI... hanno un gusto personale.
E che si fa sentire nelle degustazioni.
Sarebbe interessante vedere cosa succede se le degustazioni fossero eseguite secondo i criteri illustrati, in vari dibattiti, da Sisto.
Penso che tra i "non esperti" il GUSTO PERSONALE possa giocare un RUOLO MAGGIORE fino ad arrivare ad avere un ruolo preminente come nel mio caso, che non seguo il modello di degustazione "analitico" attualmente dominante.
__
Attenzione, gli ESPERTI degustano per RECENSIRE un prodotto, i non esperti non recensiscono.

I primi hanno il dovere di essere il più possibile OBIETTIVI nella valutazione. E...INDIPENDENTI.

I secondi sono più liberi e il gusto personale può avere una grande rilevanza nella degustazione e valutazione. I primi, gli esperti recensori, dovrebbero rispettare certi criteri affinché le recensioni risultino obiettive e indipendenti. I secondi possono fare come gli pare.

E allora perché non si valutano e recensiscono grandi vini come il Sassicaia seguendo dei criteri, dei metodi, delle modalità più rigorose che garantiscono il consumatore, il bevitore in fatto di....OBIETTIVITÀ....e....INDIPENDENZA ?
(V. Sisto e descrizione del suo metodo)

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Maurizio

circa 2 anni fa - Link

Non capisco il senso del ragionamento in calce a quest'articolo. Marcow scrive come se Barbagallo fosse un critico professionista che sta recensendo un vino, quando invece è un grande appassionato che sta raccontando di una sua esperienza personale, fatto senza alcuna mira di natura critica ma edonistica. Quindi, qual'è il punto? PS
Personalmente non mi trovo d'accordo sul confronto 2000 vs 2019, preferisco di gran lunga il secondo, soprattutto a parità di stadio evolutivo, quindi col 2000 bevuto nella prima metà del 2003. D'accordo su 78 invece.

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Alessandro Morichetti

circa 2 anni fa - Link

Scusa Marco ma chiunque dica di fare recensioni OGGETTIVE o è sciocco o in malafede. Le recensioni sono per propria natura espressione di una soggettività argomentata. Interpretano qualcosa - un vino, un film, un quadro - e ne trasmettono un senso al lettore. Indipendenza certo ma sempre per esprimere una soggettività, qual che essa sia.
Se invece vogliamo parlare di panel test e analisi sensoriale, è un'altra cosa ma non quella cui ci stavamo riferendo qui.

PS: o fai commenti più corti o a fine anno ti facciamo pagare un po' di banda ;-)

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marcow

circa 2 anni fa - Link

"Marcow scrive come se Barbagallo fosse un critico professionista che sta recensendo un vino"(Maurizio)
__
Quindi, dobbiamo distinguere i redattori di Intravino in
1- ESPERTI RECENSORI e
2- APPASSIONATI.

Chi scrive con continuità su questo blog e recensisce(dà punteggi) come in questo caso è un semplice Appassionato?
Per me non lo è.
Dal momento che con continuità scrive su un blog come Intravino, considerato uno dei più importanti wine blog italiani,e recensisce, dà punteggi,diventa un critico recensore di vini.

Vorrei sapere da Maurizio chi sono allora gli Esperti Recensori di Intravino.

E chi sono gli APPASSIONATI.

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Alessandro Morichetti

circa 2 anni fa - Link

Daniel non è un critico di professione perché campa di altro MA è un bevitore di lungo corso, ha esperienza e idee maturate negli anni quindi condivide la sua prospettiva sulle cose. Siccome troviamo che siano interessanti, se non c'ha il patentino da critico #machissenefrega

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Maurizio

circa 2 anni fa - Link

Non c'è da distinguere tra i recensori e non è un questione di capacità individuali ma di approccio e di finalità. Sbaglierò, ma non credo proprio che l'autore qui volesse esprimere un giudizio di natura critica, ma raccontare una esperienza. C'è una bella differenza. Come ha scritto Gori sopra ci sono articoli dove si esprimono giudizi e altri no. Non è che ci siano gli appassionati e gli esperti, c'è l'approccio da appassionato e quello da esperto (per usare una tuo termine, a me non piace, direi più critico) e la stessa persona può adottare uno o l'altro a seconda della circostanza.

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Alessandro Morichetti

circa 2 anni fa - Link

Maurizio a me sembra invece che qui Daniel esprima proprio la sua prospettiva critica su Sassicaia, anzi non vedo cosa altro potrebbe essere se non questo.

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Daniel Barbagallo

circa 2 anni fa - Link

Io sto in intravino per raccontare esperienze , qua ci sono articoli di ogni taglio, dai più tecnici a quelli più sbragati ed è il suo bello. A me piace bere così , non amo fare ottanta assaggi e dare punteggi ( cosa che ho fatto ) tanto è vero che non ho fatto nessun articolo sul Grand Jour de Bourgogne perché così facendo perdo il piacere di farmi assorbire dal vino e da quello che ha da raccontare. Per quello ci sono già altri che lo fanno benissimo . Intravino è letto da professionisti , appassionati e anche da persone che si sono affacciate su questo mondo da poco , per questo credo debba parlare a tutti con linguaggi diversi.

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Maurizio

circa 2 anni fa - Link

Che è esattamente quello che ho scritto io: una esperienza, non una critica. E sia chiaro, a me piacciono entrambe, e trovare entrambe sullo stesso portale. Gli articoli di Daniel sono sempre emozionali e intimi (nel senso che raccontano del suo rapporto con la bottiglia), non li ho mai letti diversamente. Ciò non prescinde dal fatto che se volesse avrebbe senza dubbio le capacità per fare qualcosa di più analitico.

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...Daniel , conoscendolo di persona, è categoria a parte di "critico/edonista/appassionato/caciarone/ca**one/ articolista/scrittore/fig*aiolo"/enobulemico , per cui relativamente dispensato da seguire le regole codificate...

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Non mi sembrano sciocchezze le questioni che ho sollevato. Ed infatti le 4 repliche le trovo interessanti perché sono diverse tra loro. L'importante è poter esprimere dei PUNTI di VISTA diversi, anche se in minoranza. Ora i Lettori(io penso sempre a quelli che non intervengono mai) hanno dei dati in più su come interpretare gli articoli di Intravino.

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Magari si riuscisse a dire...con meno parole possibili...le stesse cose!(In risposta all'arguta critica di Alessandro M) Essere sintetici e chiari è il massimo per me delle capacità espressive Comunque, è meglio... un commento... "un po' prolisso" ... che il silenzio. A parte gli insulti(da censurare), è meglio TUTTO. Anche un commento sgrammaticato è...meglio. Anche un commento, apparentemente senza né capo né coda, è...meglio. Gli articoli senza commenti sono tristi. PS "Maurizio a me sembra invece che qui Daniel esprima proprio la sua prospettiva critica su Sassicaia"(Alessandro M) Ad essere onesti "intellettualmente" effettivamente anch'io ho visto questo lato della recensione che abilmente Alessandro ha evidenziato. Il senso del mio intervento(che poi ripeto spesso) è che si dia ancora più rilievo al lato critico delle recensioni. Ed, ad onor del vero, anche il commento di Andrea Gori va in questa direzione. PPS Maurizio, fatti sentire più spesso. Ti rinnovo la mia simpatia

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...dico solo una mia opinione personale: come fautore , persino accanito, della categorizzazione dei vini , per esaltarne peculiarità , personalità e caratteristiche , così sono contrario alla categorizzazione di chi scrive e a quale titolo sono legittimati a spendere la loro opinione . Se l'opinione mi risulta non centrata rimane , etimologicamente , opinabile ma strettamente personale , che sia un critico o un comune bevitore , che sia Parker oppure Morichetti (risatina) . Secondo me , lo scritto di Daniel è talmente distante da qualsiasi pretesa critica , che non mi pongo neppure il problema . Tra l'altro mi ci rivedo , ma non per questo un capolavoro letterario, quanto un bello scritto di un appassionato che ha espresso considerazioni legate ad esperienza personale e umana ... ...PS ... ma Daniel "E' "un caso umano ...

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Matteo

circa 2 anni fa - Link

I critici di vino non esistono , questo il problema vero. Tutto è opinabile, ma in altri settori, calcio cinema,teatro spesso si fanno critiche aspre anche a mostri sacri, che siano allenatori super vincenti, calciatori come CR7 o registi di fama mondiale. Nel mondo del vino si evita di farsi "odiare" dalle grandi maison, piuttosto non ne parlo se non mi è piaciuto ma non lo "stronco"

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