Quando parliamo di “Vino in anfora” stiamo tutti sbagliando qualcosa

Quando parliamo di “Vino in anfora” stiamo tutti sbagliando qualcosa

di Jacopo Manni

In un recente incontro da me organizzato nel teatro romano dell’antica Tusculum, risalente al I secolo a. C., abbiamo cercato di approfondire il tema dell’utilizzo dell’anfora nell’antica Roma. L’idea era quella di fare un incontro in un sito archeologico, di straordinario interesse tra l’altro, su vino e anfora.
Il parco archeologico di Tuscolo si trova oggi nei Castelli Romani, circa 20 km a est di Roma, e ospita le rovine dell’antica città latina di Tusculum, distrutta dai romani nel 1191. Una bellissima serata in cui abbiamo cercato di capire come gli antichi romani utilizzassero le anfore in terracotta per fermentare, affinare e trasportare il vino e di come oggi molti produttori stiano riproponendo e studiando questa tecnica, una comparazione tra l’antico e il presente.

IMG_2591
Ospiti della serata con i loro vini, due produttori che hanno iniziato a riutilizzare questo antico contenitore di terracotta nella stessa zona dei Castelli Romani: La Torretta di Riccardo Magno e Maria Enqvist e Andrea Evangelisti dell’omonima azienda, da poco anche divenuto presidente del Consorzio Tutela denominazioni vini Frascati. Per la parte storico-scientifica era presente l’archeologa Emanuela Pettineli, responsabile scientifica della Cooperativa Iperico Servizi per la Cultura, che gestisce il Parco Archeologico del Tuscolo e che da anni scava e fa ricerca in questo meraviglioso sito.

Serata di grandissimo interesse con vini decisamente centrati e molto interessanti. Su tutti il Frascati Superiore Riserva Docg Vigna Casal Montani 2020 affinato in anfora in terracotta di Impruneta da 500 litri per 8 mesi. Un vino pieno e ricco che rimane molto composto e decisamente piacevole nella beva lunga e nel bel finale sapido. Decisamente fuori categoria poi la magnum di Malvasia 2020 de La Torretta, ormai introvabile. Una malvasia puntinata in purezza vinificata in anfore interrate con macerazione di 6 mesi sulle bucce, poi maturata un anno sempre in anfora e affinata per altri 6 mesi in bottiglia. Un vino con naso pomposo e solare e una bocca sapida ricca di polpa e materia. Un vino capace di evolvere sorso dopo sorso in una dinamica di bocca tridimensionale ed esplosiva.

IMG_2592 2
Prima di assaggiare i vini, in realtà abbiamo lasciato la parola all’archeologa Emanuela Pettinelli, ed è grazie a lei che abbiamo imparato qualcosa che ricorderemo a lungo. Pettinelli ci ha aperto gli occhi sull’etimo della parola anfora, che riporto direttamente dalla Treccani:

ànfora s. f. [dal lat. amphŏra, che, con cambiamento di declinazione, è dal gr. ἀμϕορέα, accus. sing. di ἀμϕορεύς, comp. di ἀμϕί «da ambo le parti» e tema di ϕέρω «portare»]. – 1.Vaso a due anse, adatto al trasporto e alla conservazione dei liquidi, largamente usato fin dalla tarda età micenea e in tutta l’antichità classica; vi erano tipi semplici, in terracotta grezza, soltanto utilitarî, e altri assai raffinati, con ricca decorazione dipinta.

L’archeologa Pettinelli, non essendo addentro alle dinamiche del mondo vino, non aveva mai sentito parlare di moderno vino affinato in questi vasi di terracotta e dopo averci ascoltato descrivere questi vini come Vini in Anfora  ci ha accademicamente tirato le orecchie. Secondo lei stavamo utilizzando una terminologia assolutamente non corretta. L’anfora – per definizione ed etimologia – è un vaso da trasporto e secondo Pettinelli non potremmo né dovremmo tecnicamente parlare di anfora quando parliamo di questi contenitori utilizzati per la fermentazione e la vinificazione del vino. Le anfore sono piccoli contenitori con due maniglie esterne costruiti per “trasportare” i liquidi. Quindi quando parliamo di “vino in anfora” stiamo praticamente tutti sbagliando?

La questione merita ovviamente ulteriori e doverosi approfondimenti. Partendo però da una facile ricerca sul nome, possiamo intanto notare che in effetti i vasi vinari e le giare in terracotta utilizzate dagli antichi romani per la conservazione di liquidi, specialmente del vino, non sono mai chiamate anfore. Questi recipienti sono quelli che i romani chiamavano dolia.

Quegli stessi contenitori che i greci chiamavano invece pithos e che i georgiani ancora chiamano – perché tuttora li utilizzano – qvevri. In molti paesi del Mediterraneo ovviamente ancora si utilizzano, ad esempio in Spagna li chiamano tinajas, in Portogallo talha, anche in Armenia esistono e sono chiamate karas.
Non sono riuscito a risalire agli albori della definizione di “vino in anfora”, a capire cioè da chi sia nato questo modo di definire un vino che in Italia ri-esiste dagli anni ’90 praticamente.

Sarebbe molto interessante capire: da quando chiamiamo questi vini “in anfora”? Chi ha iniziato a chiamarli cosi? Quello che risulta chiaro oggi però è che tale definizione anche se forse errata è ormai talmente sdoganata che sembra praticamente impossibile tornare indietro.

 

[Foto cover Wikimedia Commons]

avatar

Jacopo Manni

Nasce a Roma ma si incastella a Frascati dove cresce a porchetta e vino sfuso. L’educazione adolescenziale scorre via in malo modo, unica nota di merito è aver visto dal vivo gli ultimi concerti romani dei Ramones e dei Nirvana. Viaggiatore seriale e campeggiatore folle, scrive un libro di ricette da campeggio e altri libri di cucina che lo portano all’apice della carriera da Licia Colo’. Laureato in storia medievale nel portafoglio ha il santino di Alessandro Barbero. Diploma Ais e Master Alma-Ais, millantando di conoscere il vino riesce ad entrare ad Intravino dalla porta sul retro.

18 Commenti

avatar

AG

circa 10 mesi fa - Link

Una nota storica: 'dell’antica città latina di Tusculum, distrutta dai romani nel 1191' Non è che l'origine della città sia etrusca e che la data sia il 191 ac?

Rispondi
avatar

Jacopo Manni

circa 10 mesi fa - Link

ciao l'origine della città si pensava etrusca ma poi è stata datata XI sec a.C. e gli etruschi invece sono attestati dal IX per cui è una città latina. La distruzione avviene nel 1191 dopo Cristo ad opera dei romani che nel frattempo non erano più ovviamente gli antichi romani.

Rispondi
avatar

AG

circa 10 mesi fa - Link

Che nel 1191 i romani avessero velleità di espansione lo apprendo ora. Mea culpa

Rispondi
avatar

Giuseppe

circa 10 mesi fa - Link

Davvero interessante, sarebbe uno dei tanti casi in cui usiamo un etimo sbagliato e, tutto sommato, neanche tanto grave come dici anche tu. Azzardo un ipotesi: chiunque abbia iniziato a usare il termine anfora non avendo studi approfonditi come la prof presente (e ci credo... giusto storici e archeologi possono vantarne di tali) l'ha scelto perche' nel "comune sapere" chiamiamo cosi` tutti i contenitori con quelle forme e di quei materiali senza troppo andare per il sottile. Buona giornata a tutti

Rispondi
avatar

Jacopo Manni

circa 10 mesi fa - Link

Ipotesi assolutamente plausibile.

Rispondi
avatar

marcow

circa 10 mesi fa - Link

Dall'articolo: "Quegli stessi contenitori che i greci chiamavano invece pithos e che i georgiani ancora chiamano – perché tuttora li utilizzano – qvevri. In molti paesi del Mediterraneo ovviamente ancora si utilizzano, ad esempio in Spagna li chiamano tinajas, in Portogallo talha, anche in Armenia esistono e sono chiamate karas" (Dall'articolo) ____ In Puglia sono chiamati CAPASONI. Sul web ci sono molti articoli: questo link spiega brevemente come venivano usati nella produzione del vino, qual è la forma e quali nuovi usi si fanno più recentemente dei capasoni. Link: "Cosa sono le capase o capasoni, i recipienti dei contadini pugliesi" https://www.laterradipuglia.it/2023/arte-cultura/cosa-sono-le-capase-i-recipienti-dei-contadini-pugliesi.htm

Rispondi
avatar

Sergio

circa 10 mesi fa - Link

In sardegna detti contenitori si chiamano giare come la località dove sono i cavallini

Rispondi
avatar

Franca

circa 10 mesi fa - Link

La Giara di Gesturi, anche nota per i cavallini, non mi risulta collegata in alcun modo con le anfore

Rispondi
avatar

Capex

circa 10 mesi fa - Link

A Cagliari la giara, oltre ad essere un contenitore in terracotta per olio o vino, era anche un’unità di misura: due giare corrispondevano ad un barile. Su un eventuale legame alla Giara come zona geografica non mi pronuncio. Saluti

Rispondi
avatar

Capex

circa 10 mesi fa - Link

Esattamente! La Giara di Gesturi che conosco bene avendo madre sarda di Genoni da lì non lontano.

Rispondi
avatar

marcow

circa 10 mesi fa - Link

1- Il Tuscolano(quartiere di Roma), 2- la Tuscolana(via -medioevale-e non romana come l'Appia che collega Roma a Tuscolo). Queste concise nozioni le conoscevo come pure qualche nozione sull'antica Tusculum. Ma a prevalere era l'ignoranza prima di aver letto questo articolo. ___ Diciamoci la verità la Roma Medioevale è poco conosciuta. ___ Questo articolo ha avuto il grande pregio di farmi riflettere sul 1 Parco Archeologico di Tuscolo (ne ignoravo l'importanza) 2 sulla Roma Medioevale (attraverso la storia di Tuscolo distrutta nel 1191 da Roma: AG anch'io ero rimasto confuso) ____ Perché, signori, se è vero che si parla di ANFORE... l'articolo è anche un sintetico e interessante sguardo sul passato. Sulla Storia. Che molto probabilmente, nel prossimo futuro, sarà scritta dall'Intelligenza Artificiale o ... dimenticata perché a dominare saranno sempre di più ... La Tecnica e La Scienza. PS Penso anche che sono in maggioranza quelli che in un blog sul vino ... vogliono leggere soltanto quali sono i profumi e gli aromi di un vino.

Rispondi
avatar

Nuovo corso Friulano

circa 10 mesi fa - Link

Le prime vinificazioni " di qualità" e con metodi moderni sono più legate alla Georgia, i vini romani per gli scritti di cui mi sono documentato, erano marmellata speziato con aggiunta di miele, i georgiani sono più vicini alle vinificazioni in anfora attuali... sempre per quelle sono le mie letture. Non ho mai assaggiato ne uno né l'altro...

Rispondi
avatar

Bercot

circa 10 mesi fa - Link

Sottotitolo: la scoperta dell'acqua calda.

Rispondi
avatar

Jacopo Manni

circa 9 mesi fa - Link

La “scoperta dell'acqua calda” è nella lingua gergale sinonimo di semplice ovvietà ma a ben pensarci non c'è nulla di ovvio in un bicchiere di acqua calda. Il genere umano è comparso 2,1 milioni di anni fa e solo 0,5 milioni di anni dopo si trovano testimonianze di un uso sporadico del fuoco. La possibilità di scaldare il cibo è stata la più grande rivoluzione della storia del genere umano.

Rispondi
avatar

hakluyt

circa 9 mesi fa - Link

Per i nostri antenati di 1,5 milioni di anni fa forse sì, per noi nel 2023 non penso che l'acqua calda sia una "grande rivoluzione"...

Rispondi
avatar

Vinogodi

circa 10 mesi fa - Link

...vorrei segnalare un grande Primitivo in capasone prodotto da Masseria Jorche, al primo assaggio scambiato per un grande Poulsard. Correttamente chiamato con il suo nome anche se "anfora" ormai fa impropriamente tendenza. Esperimento assai interessante...

Rispondi
avatar

Vinologismo

circa 9 mesi fa - Link

@vinogodi l'ho assaggiato poco tempo fa e non mi pare un "grande" primitivo, anzi poco equilibrato , a mio parere poco "pulito" sia al naso che in bocca.... Sicuramente un bell'"esperimento" ma non un grande vino.....cin cin

Rispondi
avatar

Vinogodi

circa 9 mesi fa - Link

...i gusti personali non si discutono...

Rispondi

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.