Mustilli e l’invenzione della Falanghina

Mustilli e l’invenzione della Falanghina

di Jacopo Manni

Leonardo Mustilli è stato il Ferruccio Biondi Santi della falanghina.
Se oggi ai ristoranti di pesce fate i fighi alla lettura del menu mentre scorrete la lista e  ammiccate sornioni prima di sparare la sentenza: “lo spago a vongola con la falanghina è la morte sua!” ecco allora ricordatevi di fare un brindisi in onore di chi se l’è praticamente inventa la falanghina.

Prima di Leonardo Mustili, ingegnere di ferro classe 1929, il vino nelle sue terre era bianco o rosso. Uva mischiata sia in vigna che in cantina senza scienza né raziocinio. Il vino agricolo e alimentare. Fatto senza troppe smancerie che tanto veniva tutto venduto ai commercianti che lo smerciavano sfuso nelle osterie.

Poi ti arriva l’ingegner Mustilli che si permette di fare l’ingegnere anche in vigna e dal nulla ti tira su un comitato di valorizzazione vitivinicolo per lo studio e la valorizzazione della viticoltura nel Sannio e inizia a cercare il tesoro. Un’uva da esaltare e gratificare vinificandola in purezza. L’ingegnere come un rabdomante nel deserto lo trova eccome il suo tesoro. Si accorge di una uva antica e grigiastra che dà vini di buona gradazione con sfumature speziate molto eleganti. Lui si definiva un pazzo fortunato, ma fortunati siamo soprattutto noi che godiamo della sua follia razionale nel bicchiere.

La famiglia Mustilli porta avanti con garbo, classe e riservatezza la missione e la filosofia del grande Leonardo, ma lo fa in maniera sobria e delicata, senza sbandierare né rivendicare ma lavorando sodo e bene.

Gli assaggi che ho fatto durante Campania Stories sono stati molti e variegati ma i vini di Mustilli davano una pista quasi a tutti.

Falanghina del Sannio 2015
Assaggiare un bianco con una profondità di annata cosi marcata ma che ancora spinge con forza e eleganza su note fresche, slanciate e eleganti è veramente una goduria. Un inno alla beva, ma anche alla ri-beva. Non ci penso proprio a liquidarlo nella sputacchiera di ordinanza. In una tarda mattinata campana di inizio settembre mi fa veramente godere e volare. Ha vera classe nei profumi ma soprattutto nella beva che è semplice e aggraziata, come tutte le cose eleganti poi.
Un inno alla serbevolezza di questo vitigno “inventato” dall’azienda.

Piedirosso Sannio Sant’Agata dei Goti Artus 2015
Ho sentito sempre tante rimostranze contro questo altro storico vitigno campano chiamato anche Per’e Palummo per il suo colore del pedicello maturo simile a quello del piede delle palombelle per l’appunto. Ma questa 2015 mi ricorda moltissimo dei grandi grignolini assaggiati con gioia. Una beva leggiadra, semplice, composta ma strutturata. Al naso è leggero sul frutto e sui terziari ma è in bocca che gioca la sua partita tutta sulla leggerezza. I vini che preferisco. Beva compulsiva is the new splendida cornice ma rende benissimo l’idea di questo bellissimo vino.

Aglianico Cesco di Nece 2017
Molta meno estrazione rispetto agli assaggi di aglianico fatti per Campania Stories mi fanno dire di questo vino che è molto più contemporaneo e sul pezzo rispetto ai troppi aglianici che ancora spingono troppo sul machismo anni ’90. È soave e anche importante ma conserva una sua leggiadria maestosa, anche in una certa maniera rude. Rimane però un vino molto liquido e bevibile. Con “liquido” so che tanti mi odieranno… ma chemefrega! Per distacco il migliore aglianico bevuto nelle kermesse perché bevibile e godibile. Si capisce benissimo lo stile aziendale e l’intento enologico. Bene bene!

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Jacopo Manni

Nasce a Roma ma si incastella a Frascati dove cresce a porchetta e vino sfuso. L’educazione adolescenziale scorre via in malo modo, unica nota di merito è aver visto dal vivo gli ultimi concerti romani dei Ramones e dei Nirvana. Viaggiatore seriale e campeggiatore folle, scrive un libro di ricette da campeggio e altri libri di cucina che lo portano all’apice della carriera da Licia Colo’. Laureato in storia medievale nel portafoglio ha il santino di Alessandro Barbero. Diploma Ais e Master Alma-Ais, millantando di conoscere il vino riesce ad entrare ad Intravino dalla porta sul retro.

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