Il brutto anatroccolo (di quella sera tra Coche-Dury, Roulot, Pierre-Yves Colin-Morey e…)

Il brutto anatroccolo (di quella sera tra Coche-Dury, Roulot, Pierre-Yves Colin-Morey e…)

di Daniel Barbagallo

Una sera d’estate, l’invito a cena da un amico, un tavolo apparecchiato in mezzo al parco e lui che apre tre dei migliori Bourgogne bianchi in circolazione. L’amico in questione ama bere alla cieca, cosa che non mi entusiasma più di tanto ma in questa occasione va benissimo, siamo in compagnia, non ci sarà nulla di didattico o palloso, si riderà tanto.

Ovviamente accetto l’invito e dico: “ok, porto anche io una bottiglia coperta perché nella vita occorre mescolare un po’ le carte ogni tanto per sfuggire alla noia”.

Le bottiglie sul tavolo erano il Meursault 2007 di Coche-Dury, il Meursault Tillets 2015 di Roulot e lo Chassagne Montrachet 2018 Les Caillerets di Pierre-Yves Colin-Morey: insieme alla mia “sorpresa” le quattro bottiglie sono state aperte per controllare che fosse tutto ok e poi affidate al figlio dell’amico che le ha coperte e numerate. Nessuno quindi conosceva l’ordine di uscita.

Dopo avervi raccontato come si è svolta la preparazione, ultima premessa: non era una gara, volevamo solo confrontarci su quale stile/produttore/vino fosse più vicino al nostro gusto. Io ero l’unico della tavolata a conoscere queste etichette avendole bevute più volte negli anni, per gli altri commensali invece solo assaggi estemporanei e occasionali.

Partiamo subito con il dire che tutte le bottiglie del generoso amico erano in forma strepitosa ed assolutamente all’altezza del blasone, con un Coche-Dury materico, imponente e profondo, un Roulot tutto precisione, dettagli e sfumature e un Pierre-Yves Colin-Morey compresso, energico e verticale. Tutto bene fin qui. L’ ordine è quello sopracitato, e i commensali – mentre chiacchieravano di donne, politica e calcio – erano divisi in base ai gusti personali tra numero uno, numero due e numero tre.

Arriva la boccia numero quattro e cala il silenzio, non si parla più. Nei visi appare una espressione che non si era ancora vista durante la serata. Il naso del vino stacca tutti per intensità, complessità ed originalità. Fino a cinque minuti prima ci stavamo accapigliando sul nostro preferito ed ora eravamo tutti d’accordo che il quarto fosse il vino della serata senza se e senza ma. Nessuna possibilità di appello.

Scopriamo le bottiglie fino a quel momento rigorosamente bendate e non vi dico la sorpresa nel vedere che l’ultima era il Pouilly-Fuissé 2007 Clos de Monsieur Noly del Domaine Valette, che per me è un produttore del cuore. C’erano tre cigni nello stagno, uno più aggraziato ed elegante dell’altro, ma il brutto anatroccolo che nessuno avrebbe mai scelto divenne il più bello e splendente di tutti.

Quindi: quanto si deve spendere per una bottiglia? La risposta non c’è, ognuno ha i propri mezzi e spende i soldi come gli pare. Quanto influisce il blasone sul giudizio? Molto se non capisci granché, poco se invece hai i mezzi e l’onestà di riconoscere i limiti di un vino qualora ce ne fossero (e come ho detto in precedenza, questa volta i tre vini erano assolutamente all’altezza). Quindi cosa voglio dire? Semplicemente che che nel vino non c’è nulla di scontato e che ogni tanto è giusto, se non doveroso, uscire dalla comfort zone e provare qualcosa di meno conosciuto e famoso, perché a volte dal mazzo peschi il jolly che fa saltare il banco.

Nessuno sconfitto: tre dei più grandi bianchi che possiate bere ma una sola superstar, Domaine Valette, bottiglia che costa da un terzo ad un decimo delle altre ma che ha regalato emozioni uniche, e come si sa le emozioni non hanno prezzo.

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Daniel Barbagallo

Classe 1972, di Modena, imprenditore nel tessile. Padre siciliano, madre modenese, nato in Svizzera. Adoro la Borgogna, venero Bordeaux e il mio cane si chiama Barolo. Non potrei mai vivere senza Lambrusco. Prima di dire cosa penso di un vino, mi chiedo cosa pensi lui di me. Ho sempre sete di bellezza.

10 Commenti

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Alvaro pavan

circa 2 anni fa - Link

Come si suol dire, semplificando, non esistono grandi vini ma grandi bottiglie. Però, bisognerebbe che anche i tre cigni fossero stati della stessa annata del Valette,. Il risultato sarebbe stato lo stesso? Forse si, forse no...

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Lanegano

circa 2 anni fa - Link

Valette produce vini per il mio gusto straordinari, peccato però che le ultime annate spaziano quasi sempre tra i 14 e i 15 gradi alcolici.

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...è successo pure a me , con grandi sorprese , di confrontare spesso blasonati e supremi Soave e Verdicchi con modesti Montrachet e trovare questi ultimi migliori ... quindi non è un caso che i brutti anatroccoli assurgano spesso a volatili nobilissimi ...

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Roberto

circa 2 anni fa - Link

Ero a Chaintré non più tardi di 10 giorni fa, secondo me alcuni scorci del Fuissé sono tra i più belli di Francia, insieme a quelli del Beaujolais, pochi chilometri più a sud.

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Vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...sono gli "scorci" che fanno grande un vino, e' risaputo...

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Omikelet

circa 2 anni fa - Link

Valette buonissimi davvero, a me piacciono parecchio anche i vini della Soufrandiere. Il loro Les Quarts mi ha davvero colpito. La zona non è a livello delle più blasonate poco più a nord ma ha il grande pregio di essere accessibile al portafoglio , per cui giocoforza credo che il Maconnais diventerà il mio riferimento per la Borgogna bianca.

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Nicola

circa 2 anni fa - Link

Non posso che concordare. La Soufrandière, ma anche Guillemot-Michel, Domaine des Rontets, Stephane Aladame, Domaine de la Croix Senaillet danno grandi soddisfazioni a prezzi quasi umani…

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Dall'articolo: 1 "L’amico in questione ama bere alla cieca" 2 "ma una sola superstar, Domaine Valette, bottiglia che costa da un terzo ad un decimo delle altre ma che ha regalato emozioni uniche, e come si sa le emozioni non hanno prezzo” __ Considerazioni 1- Quanto ha influito la DEGUSTAZIONE alla CIECA sulle degustazioni e valutazioni? Sisto ha spiegato, in più dibattiti, l'importanza di questa metodica di degustazione. Penso che non dovrebbe essere usata sporadicamente in serate ludiche ma diventare una prassi ordinaria per CHI RECENSISCE per il Pubblico sui mezzi di comunicazione di massa. 2- Da quanti fattori può essere "influenzato" il gusto nel valutare un vino? Dall'Etichetta? Vedi punto 1. E il PREZZO(V punto 2) può in qualche modo influenzarlo?

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

... Marcow , ti rispondo seriamente: come scrisse più volte Morichetti parlando di me anche su questi lidi , essendo un bevitore di etichette seriale , mi eccito solo ad osservare la cromia dell'elemento comunicativo sulle bottiglie. Quando poi diventa evocativo per il blasone legato al nome , potrebbe esserci in bottiglia qualsiasi soluzione idrolacoolica e , lo stesso , avrei la bava alla bocca stile lumaca. Il prezzo , poi , è ancora più condizionante , perchè sono convinto che il prezzo faccia la qualità, altrimenti saremmo tutti imbecilli a spendere fortune per vini non buoni , che tanto qualche decina di miglaiia di Euro per bere bene tutti li abbiamo nel salvadanaio . Punto . Poi , come scritto , l'eccezione non fa la regola e a qualche pervertito può anche piacere maggiormente La Tache rispetto alla Barbera di Camillo Donati , ma direi di lasciar perdere le devianze delle minoranze con perversioni cliniche . W la Ceca , W la f*** ...

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Caro Vinogodi, come ho già detto, il bevitore, dal più semplice all'appassionato molto preparato, può fare quello che gli pare. Può andare anche a sdraiarsi nelle poltrone delle cantine e farsi raccontare le storielle dai produttori. È chi recensisce per il pubblico che dovrebbe adottare dei comportamenti e dei metodi che garantiscano il consumatore sulla sua INDIPENDENZA. È molto semplice da capire.

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