Cronache marziane #2. Klinec o dello spazio profondo

Cronache marziane #2. Klinec o dello spazio profondo

di Emanuele Giannone

#2. Ylla (Mrs. K).

“Once they had liked painting pictures with chemical fire, swimming in the canals in the seasons when the wine trees filled them with green liquors, and talking into the dawn together by the blue phosphorus portraits in the speaking room.”

Io li ho visitati più volte e posso testimoniare che anche da loro sono visibili molti dipinti ma, al contrario di Marte, nulla vi è di chimico. Molto, invece, di fuoco, vino e poesia: il loro è da oltre un secolo il paese del vino e della poesia, tanto che l’uno e l’altra insieme danno il nome alle giornate che celebrano Alojz Gradnik. Chi era costui? Un uomo nato qui da madre friulana e padre sloveno, cresciuto in molti luoghi diversi; uno che nel tempo libero lavorava moltissimo – dire poeta o intellettuale oggigiorno non si può, sono termini poco graditi – componendo liriche e traducendo Carducci, Leopardi, Petrarca, Dante, Byron, Shakespeare, qualche cinese e qualche indiano, nelle ultime due istanze approfittando di traduzioni in tedesco o in inglese dalle due lingue orientali. Di professione – trovò tempo libero anche per quella – fu avvocato, ma più che per le arringhe è ricordato per espressioni come queste:

Na holmu, v vinográde razsejana,
Sul colle, disseminata tra i vigneti,

pred tabo v soncu morje, sivi Kras,
davanti a te il mare al sole, il grigio Carso,

ravan furlanska, Soče zlati pas
la pianura friulana, la striscia d’oro dell’Isonzo

in daleč za teboj dva velikana,
e dietro a te, lontani, due giganti,

Triglav in Krn, še dalje Dolomiti:
Triglav e Krn, e più in là le Dolomiti:

tako te vidim in krog tebe Brda
così ti vedo e attorno a te il Collio

in iščem zate sladkih besedi.
e cerco per te dolci parole.

Najslajša mi beseda je pretrda,
Ma la più dolce per me è troppo dura,

živ jezik je ne more raztopiti
nessuna lingua scioglierla potrebbe

in kakor kamen v srcu mi leži.
e come pietra giace nel mio cuore. (1)

Da Marte a Medana, se sul pianeta rosso si nuota nel succo degli alberi del vino, qui si nuota in canali di ponca e i wine trees che stillano verde hanno nomi familiari: ribolla, friulano-fu-tokaj, malvasia. Anche qui, come da Yll e Ylla, si può parlare fino all’alba e più amenamente che al cospetto di ritratti fosforici: d’estate in veranda, d’inverno nella sala dalle ampie vetrate, affacciata sul Collio e decorata con opere di giovani artisti. Medana è un pianeta più verde che rosso. Il rosso è minoritario ma di classe, il verde è il colore d’ordinanza ed eleganza o, a seconda della temperie, esuberanza. I marziani a Medana sono molto pochi. Se avete fortuna potete incontrarne alcuni, riconoscendoli per la carnagione chiara e dai riflessi dorati, gli occhi gialli, la tendenza naturale a leggervi nel pensiero. Io ho imparato a riconoscerli e ve ne mostro alcuni in questa fotografia:

Schermata 2021-05-24 alle 16.38.31

Quela 2005 Klinec. Unico marziano rosso del gruppo. Campione di bon ton, si presenta col nome d’arte bradburiano di Bordelais Blending. Fine, succulento, agile e vivace, di portamento elegante e accessori di classe: frutta rossa matura e definita, tabacco, cuoio, curcuma, pepe rosa e creosoto, beva tesa e spigliatissima che ne confonde l’età, lunga e golosa persistenza d’amarena, cassis e sigaro.

Malvazija 2006 Klinec. Una marziana molto sensuale, la cui prorompente fisicità giovanile è evoluta in fluida avvenenza, eleganza di forme morbide. Sorso pieno e sapido, fiori, henné, sale ed erbe officinali a incorniciarlo. Silvana Mangano è stata una sola: vi fu prima quella di Riso Amaro, poi quella di Morte a Venezia. Più bella la prima o la seconda? La mondina Meliga o la madre di Tadzio? Meglio De Santis o Visconti? Domande assolutamente futili.

Pikotno 2006 Klinec (friulano). Prima di Jakot, quindi fino al 2006, c’era Pikotno, marziano calmo e polputo. Qui mantiene i tratti giovanili di mandorla, salmastro e noce, avendo temperato la punta amara e sviluppato il suo modo accogliente, avvolgente. Avvolgente è aggettivo che si presta a descrivere sia una manovra, sia la bellezza. Tanto un abbraccio, quanto la malia.

Gardelin 2007 Klinec (pinot grigio). Alla vigilia dell’atterraggio dell’uomo su Marte, Ylla prende misteriosamente a cantare una melodia su versi tra i più famosi e belli di George Byron (Ella passa radiosa nella traduzione italiana):

She walks in beauty, like the night

Of cloudless climes and starry skies;

And all that’s best of dark and bright

Meet in her aspect and her eyes;

Thus mellowed to that tender light

Which heaven to gaudy day denies…

Questo è un vino – oltreché un verso – adorabile. Lo adoro dalla sua prima uscita e l’adorazione cresce con gli anni. Sarà per il colore, sarà perché piace molto alla mia fidanzata, sarà perché fragolina, ciliegia, timo e sale in quartetto dovrebbero suonare storti e invece qui sono il Rosamunde di Schubert. Insomma, per fissare chiaramente un ordine: questo Pinot Grigio è George Byron, tutto il resto è Don Bairo.

  1.  (1) Traduzione di Sara Terpin, https://www.slovely.eu/2013/03/26/alojz-gradnik/?cn-reloaded=1

Emanuele Giannone

(alias Eleutherius Grootjans). Romano con due quarti di marchigianità, uno siculo e uno toscano. Non laureato in Bacco, baccalaureato aziendalista. Bevo per dimenticare le matrici di portafoglio, i business plan, i cantieri navali, Susanna Tamaro, il gol di Turone, la ruota di Ann Noble e la legge morale dentro di me.

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