Ais ma tu davvero pensi si possa ancora parlare di vino scrivendo queste minchiate?
di Alessandro MorichettiNon più tardi di ieri consigliavo al nostro lettore Enrico da Bologna di iscriversi al corso Ais che inizierà a breve perché è una formazione utile e terminavo la mail dicendo: “il corso serve, soprattutto perché il giorno in cui capirai che cosa manca alla corsistica avrai fatto un grande passo avanti”. Non che volessi avere la controprova nell’immediato ma è tutta colpa dell’editor intravinico che ha segnalato questo articolo: “1996 Dom Perignon“. Almeno metà del testo, la seconda, è da castrazione chimica e mi sto ancora chiedendo se chi ha scritto certe stronzate le pensi davvero o sia solo entrato in un tunnel senza sbocco in cui l’unica possibilità è l’autodistruzione.
Mettetevi comodi perché erano anni che la solennità non limonava duro col vuoto centrifugato.
Per testare il significato temporale di quella vendemmia abbiamo degustato uno Champagne che fa numeri, il Dom Pérignon.
Bene, ha il colore della fusione cromatica paglierino-oro giallo, con finissimo cordone e media energia in uscita della mousse. Se gli Dei creano gli odori e gli uomini fabbricano i profumi, questo Dom Pérignon ne è la prova vivente: qui c’è il tutto Champagne. C’è prima di tutto “il tutto”, c’è quell’incomprensibile intensità carica di molto significato che si trasforma in leggerezza, i gesti soavi del pasticciere che monta la panna, che miscela la crema con lo zabaione, che spolvera di vaniglia una tarte tatin, che scrive “Auguri” con un filo di miele, che accompagna il vassoio dei pasticcini con un bouquet di fiori dolcissimi. C’è l’aroma di essenze d’oriente vaporizzate e il profumo inquietante dei capelli sciolti. È una notte illuminata da candele odorose. È ciò che diceva Coco Chanel: “Voglio un profumo da donna all’odore di donna”.
Poi la bocca. La liquidità di questo Dom Pérignon è ondulante, è la perfezione silenziosa d’un linguaggio poetico, è emozione liquida. Non c’è bisogno di degustare la perfezione per descriverla, oppure la perfezione non si degusta ma se ne incorpora lo spirito? Non ce la facciamo a rispondere a questa domanda, l’unica cosa a cui teniamo è continuare a “domperignare”.
Se qualcuno davvero volesse spiegarmi a cosa serva scrivere questo ammasso di fregnate gliene sarei grato. Lo avrei chiesto al preziosissimo Ais Staff Writer in persona ma da ieri mi sto chiedendo se non sia ora di dare nome e cognome a chi scrive questa immondizia. Firmato: uno che consiglia i vostri corsi perché li ha fatti, si è divertito e poi a un certo punto ha pure capito che di questa roba non sentiamo il bisogno.
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57 Commenti
Antonio f.
circa 7 anni fa - LinkMa il dubbio che più di tutti tormentoso mi assale.... Perché il pasticcere mischiava lo zabajone con la crema? S'era fatto di speed?
RispondiGiulia Graglia
circa 7 anni fa - LinkNO, attento, nella fattispecie era il "pasticciere"!
RispondiAntonio F.
circa 7 anni fa - LinkOddio, giusto nella giornata della Memoria il nazigrammaticismo... Non si può più domperignare in santa pace.
Rispondivinogodi
circa 7 anni fa - Link... parlo solo per invidia, sia chiaro, perché neppure sforzandomi riuscirei ad eguagliare questo capolavoro enoletterario. Soprattutto perché il Dom 1996 l'abbiamo appena bevuto in un paio di occasioni e , via, questo lirismo non ci ha contagiato per nulla (OK aveva vicino Oenoteque e Vintage di Krug della stessa annata entrambe le volte) . In una ipotetica decodifica , paradossalmente, alcuni concetti espressi sono abbastanza aderenti alla realtà della bevuta . Poi rifletti sulla gergalità e sulla successione , a volte random, di sensazioni che esprime e sorridi. Più che una descrizione mi sembra una cacofonia di un enografomane, sinceramente non saprei da dove proviene, anche perché piuttosto lungi dal lessico statutario delle associazioni di camerieri specializz... ahem ... dei sommelieri "decantatori" ( nel senso di portatori sani di Decanter , pur avendo , lo confesso, una delle prime tessere AIS di Parma ; ho da tempo preso distanza perché .... distante anni luce dall'approccio al vino che traspare frequentando l'ambiente) . Non so da dove hai tratto tale chicca, ma sembra , scusami Alessandro, più un seguace / fondamentalista maroniano che un innocuo possessore di Regimental giallo blu che sventolante il tesserino associativo...
RispondiGiulio Mariottini
circa 7 anni fa - LinkCondivido pienamente!
RispondiFrancesco C.
circa 7 anni fa - LinkChissà se alla fine gli è piaciuto? Sempre saputo si dicesse fregnacce
RispondiGian
circa 7 anni fa - LinkMa che droghe usano?
RispondiDenis Mazzucato
circa 7 anni fa - LinkSe c'è una cosa che ho imparato è che non bisogna scrivere troppo a ridosso di una degustazione. L'alcool abbassa la percezione del rischio e anche delle ca**ate.
Rispondi#EKW
circa 7 anni fa - LinkBenvenuti nel mondo reale.
RispondiNelle Nuvole
circa 7 anni fa - LinkL'abbiamo voluto noi, ci sentiamo tutti eredi di Gadda e Veronelli. Non lamentiamoci troppo. Anche di Bukowsky. quando si tratta di infilare termini forti e un poco zozzi. PS però anche "corsistica"... mi fa venire l'orticaria, anzi l'orticaristica.
RispondiGianluca
circa 7 anni fa - LinkEh si, proprio vero. E adesso ce lo meritiamo :)
RispondiMarco Andreani
circa 7 anni fa - LinkSono tempi bui per la parola, e non solo nel mondo vino. Il male di descrizioni banalmente emotive è sempre più diffuso. Tutto molto piatto, vuoto, ingiustificato e soprattutto privo di alcun valore. Il problema è una roba del genere allontana e non avvicina il curioso che vuole avvicinarsi al mondo vino. L'ennesima occasione persa purtroppo.
RispondiAngelo D.
circa 7 anni fa - Link"Auguri"!
Rispondi(con un filo di miele)
luigi
circa 7 anni fa - LinkL' Onav ha meno fronzoli. o aveva...
Rispondimassi
circa 7 anni fa - LinkIl diavolo che parla male dell'acqua santa ...
Rispondicernilli
circa 7 anni fa - LinkCredo ce li abbia meno fronzoli, e soprattutto si tratta di un 'associazione di analisti sensoriali e non di sommelier. C'è differenza. La degustazione è basata su elementi meno personali, più tecnici, dove se si avverte un profumo bisogna anche capire da quali elementi è determinato.
RispondiAndrea b
circa 6 anni fa - LinkL'altra sera ad una serata Onav, ho sentito con le mie orecchie di vini eleganti come pastrani, morbidi dalla sensazione di piumone e "cicciolosi". Non ci siamo. Davvero.
Rispondifrancesco
circa 7 anni fa - Linknon scorderò mai la descrizione di un biondi santi sulla guida ais di qualche anno fa:
Rispondiun cacciabombardiere in azione!
dai bisogna prenderli per quello che sono....l'ais è quella cosa con la quale o senza la quale tutto rimane tale e quale!! (detto da uno che il corso se lo è sciroppato tutto)
Francesco
Alessandro
circa 7 anni fa - LinkIl profumo dei capelli in un bicchiere di vino mi fa anche un poco schifo....
RispondiBlind Taster
circa 7 anni fa - LinkBeh, c'è stata un'evoluzione: quando ho fatto io i corsi i vini erano tutti intenso/persistente/fine/fruttato. In bocca: secco/caldo/morbido/fresco/tannico/sapido. In caso di indecisione un bell' "abbastanza" e tutti erano contenti e diplomati. Questo però è un fenomeno ! Mittttico !!!
Rispondifrancesco vettori
circa 7 anni fa - Link"Se qualcuno davvero volesse spiegarmi a cosa serva scrivere.."
RispondiA parte tutto e per non sparare sulla croce rossa.
Può servire a ricordare che il vino inebria e ubriaca ovvero fa dire idiozie, cioè ispira.
Fabio G.
circa 7 anni fa - LinkProfumo di capelli sciolti? Io c'avevo sentito più il frullo di passero e il respiro dell'alba
RispondiFrancesco
circa 7 anni fa - LinkMa no dai oh, questo ha studiato da Luca Maroni!!!
RispondiMa poi di che ci lamentiamo?? Oramai all'AIS una volta che hai fatto il corso per sommelier ed hai finito i 3 livelli, puoi andare a fare il test per diventare docente e relatore!!
Cioè fino a ieri non capivi un c....o di vini ed ora sei il grande guru dell'enologia mondiale!!
Valentino
circa 7 anni fa - LinkScriva su ciò che conosce senza divulgare false notizie. AIS è la scuola più auterovole sulla comunicazione del vino, per la diffusione della cultura del vino e per la formazione della professionalità del sommelier. Scuola antica, con 35.000 associati, con grandi menti e personaggi al suo interno. Per diventare relatore, quindi docente AIS, non basta un test alla fine del terzo livello come erroneamente afferma lei. Occorre innanzitutto diventare Degustatore _Ufficiale, previo superamento di esame che sta diventando sempre più selettivo, con partecipazione a un seminario che dura due giorni e tanti incontri propedeutici durante l'anno. Successivamente si deve frequentare un corso sulla Comunicazione, svolto da professionisti del settore, quindi decidere quale lezione sulle 45 disponibili si intende preparare. Si deve quindi sostenere un difficile esame davanti a una commissione e solo allora si diventa docenti, ripeto di quell'argomento soltanto. Ogni lezione è un esame. Dietro c'è sacrificio, preparazione, studio intenso. Si informi prima di parlare. Saluti ps l'articolo sul Dom Perignon è ironicamente ricercato, lo trovo fantastico. Trovo invece penoso il tentativo sterile di attacco da parte di affiliati FIS che dietro la maschera di blogger o giornalisti fanno proselitismo.
RispondiAndreuccio
circa 7 anni fa - LinkEsattamente!!
Rispondifrancesco vettori
circa 7 anni fa - Linkhttps://www.facebook.com/photo.php?fbid=10208708208964371&set=a.4677389334472.1073741826.1285917187&type=3&theater¬if_t=like¬if_id=1485946912487735
RispondiSisto
circa 7 anni fa - LinkSi però è meglio ricordarlo: chi seleziona gli esaminatori? chi sono gli esaminatori? Sono tutti signori dell'AIS, ma è lo stesso per le altre associazioni di sommelier che ormai sono una sfilza. Nell'ONAV le cose sono un po' diverse perché tra coloro che esaminano e qualificano i relatori almeno ci sono dei professori ordinari di enologia che qualche titolo riconosciuto per legge ce l'hanno in quanto abilitano futuri enologi.
RispondiQuando gli esaminatori, che giudicano coloro che insegneranno, saranno di parte terza, indipendenti e accreditati, allora sì che ci sarà un po' di fiducia per i discenti/fruitori.
Altrimenti si chiama autoreferenzialità.
La certificazione accreditata di sistemi, prodotti e persone (con tutti i suoi limiti) funziona così.
Ornella
circa 6 anni fa - LinkNon è così che funziona...ve lo assicuro. Dopo un anno dalla qualifica di Sommelier puoi dare l’esame per diventare degustatore ufficiale che una volta superato e trascorso un altro anno, puoi dare l’esame per diventare Relatore. Vi assicuro che solo una bassa percentuale riesce a superare i due esami sopra citati. Non so di chi sia lo scritto relativo alla degustazione...non credo si debba fare di ogni erba un fascio. Conosco degustatori e relatori capacissimi che non si esprimono certo in quel modo. Un bravo Sommelier non inventa nessun profumo ma si limita a descrive quello che i propri sensi gli permettono di recepire!
RispondiMoreno Rossin
circa 7 anni fa - LinkDa molto tempo di mestiere faccio il sommelier, degusto e parlo di vino tutti i giorni con chi sa e chi non sa, con il vino mi guadagno da vivere. Ho rappresentato l'AIS in tutto il mondo per 20 anni e ne sono fiero. Ho letto la degustazione e penso sia demenziale ma se la persona che l'ha scritta e la persona che ha permesso di pubblicarla sono fuori di testa, non significa che l'intera categoria lo sia. I professionisti seri sono molti, lavorano molto e scrivono poco, non hanno il tempo. Conosco molto bene le scuole di Sommellerie di 49 paesi e vi garantisco che quella dell'AIS è una delle migliori. Il diplomino non ti rende un tuttologo del vino, ti fornisce la chiave per diventarlo. Chi pensa di frequentare i corsi per scrivere le cazzate che si leggono si sbaglia. Frequentare i corsi AIS significa mettersi in condizione di imparare.
RispondiSergio
circa 7 anni fa - Linkverissimo; ma forse ora sono diventati un po' carucci, no?
RispondiChiara di Perlage Suite
circa 7 anni fa - LinkSottoscrivo tutto quello che dice Moreno Rossin, dalla prima all'ultima parola. Non condivido il gergo usato dal collega, ma in un'era contagiata da un registro demenziale di "k" o abbreviazioni, preferisco comunque questo.
RispondiIo sono fiera di avere fatto il corso AIS, sono fiera di appartenere alla mia Associazione che reputo una meravigliosa famiglia, fatta di persone e personalità tutte diverse tra loro.
Di certo non giudico un prato da qualche filo d'erba, perché se così facessi, ahimè, sarebbe la fine. A tutti i livelli.
Chissà se in un tuo prossimo articolo affronterai invece, con gli stessi toni, le parole vuote e le cazzate che scrivono alcuni che non si sono nemmeno sbattuti a diplomarsi (AIS, FISAR, ONAV, FIS o da qualunque altra parte)... ma sappiamo entrambi che nell'era dei Social c'è di tutto un po'.
Come sempre buon lavoro. Leggerti mi da sempre degli spunti :-)
E buon week e buone degustazioni a tutti!
Andrea Toselli
circa 7 anni fa - LinkConcordo anch'io con la serena analisi di Moreno Rossin: non ha senso buttare via il bambino con l'acqua sporca. A parte l'estensore del delirante articolo, penso siano pochi i colleghi dell'AIS che possano condividere quelle parole e mi sorprende molto che Antonello Maietta lasci passare certi deliri. Se non ne era a conoscenza, in futuro é auspicabile un filtro più stretto o almeno conoscere il nome dell'estensore del testo, perchè "se lo conosci, lo eviti".
RispondiGerlando
circa 7 anni fa - LinkGrazie Sig Moreno per aver difeso la categoria professionale dei sommelier professionisti.L'A.i.S. ti dà la formazione base poi ognuno può crescere come preferiscè. SALUTI A TUTTI
RispondiAlessandro Morichetti
circa 7 anni fa - LinkGentile Moreno, sottoscrivo in pieno tutto quanto scritto, ci mancherebbe. E' a premessa delle considerazioni successive. Questi sono eccessi deliranti e possiamo anche concederci una sana risata amara perculandoli, perché sappiamo bene che sono più frequenti - specie in certi contesti - di quanto non sembri.
RispondiNon dobbiamo difenderre nessuna categoria perché sono io stesso il primo ad aver goduto coi corsi Ais per poi farne un mestiere. Ma queste robe scritte sopra sono, appunto, "minchiate" e come tali trattiamole senza patemi.
cernilli
circa 7 anni fa - LinkSe posso permettermi di intervenire direi innanzi tutto che un conto sono i corsi, senz'altro professionali e ben fatti nella stragrande maggioranza dei casi, un conto è la scrittura sul vino, che qualche volta si abbandona a una vecchia retorica ormai un po' ridicola. Epigoni della prosa di Veronelli, che però aveva altra cultura e altro carisma e se la poteva permettere.
RispondiCarlo Bianchi
circa 7 anni fa - Linkbravo Moreno, sono totalmente d'accordo con te. Soprattutto quando dici: "Ho letto la degustazione e penso sia demenziale ma se la persona che l'ha scritta e la persona che ha permesso di pubblicarla sono fuori di testa, non significa che l'intera categoria lo sia", In A.I.S. ci sono fior di professionisti e gente che sa comunicare e che sa scrivere. Non si capisce invece perché sul sito Internet dell'Associazione scrivono persone che si abbandonano ad un linguaggio così' ridicolo al cui confronto la prosa di Luca Maroni é asciutta...
RispondiFederico
circa 7 anni fa - Link@ Moreno e Co.
RispondiScusate, ma quasi tutte le cose che state difendendo, non sono state 'attaccate' dal post. Vi consiglio una rilettura a mente fredda, vi renderete conto che avete difeso ciò che non è stato attaccato. Di solito questo è il comportamento delle persone che leggono quello che "vorrebbero" che ci fosse scritto. Di solito, forse questa volta mi confondo io. :-)
Baser
circa 7 anni fa - Link"Colore ganzo, riflessi sbìruli. Naso barzotto di tarapia e tapioco, fomentato da topa, culo fiorito, sganassone e bufera. Bocca turgida e ignifuga; il finale umami indugia su note lupestri di acrimònia e sbalindi. Vino da scappellamento ubiquo, come se fosse antani." Credits: Giovanni Livi, Giampiero Pulcini, Accademia degli Alterati
RispondiAlvaro pavan
circa 7 anni fa - LinkTranquillo federico, non ti stai confondendo...
RispondiAle
circa 7 anni fa - LinkAllora mi consigliate FISAR ?
RispondiAndrea Gori
circa 7 anni fa - Linkentrambe valide, entrambe con difetti. Secondo me si equivalgono come didattica poi dipende dalle persone che incontri e dai docenti specifici. Almeno in Toscana poi la Fisar tende a fare corsi con meno persone (mai più di 30) mentre AIS arriva anche quasi a 100 quindi l'atmosfera è diversa...
RispondiAndreuccio
circa 7 anni fa - LinkMorichetti ma a tr che ti frega se scrivono ste cose? occupati di vendere vino
RispondiValeria
circa 7 anni fa - LinkPer rispondere alla domanda nel titolo: "Io spero di sì". Oppure potremmo abbandonare ogni lirismo, forse a volte un po' eccessivo, e dedicarci solo ad analisi puramente tecniche. Mi viene in mente un film. C'era una classe di studenti che spiegava ad un attonito supplente che era loro richiesto di costruire "il grafico della poesia". Ecco potremmo dedicarci a fare i "grafici del vino"...o continuare invece a decantarne la poesia..
Rispondicernilli
circa 7 anni fa - LinkIl problema è cosa intendiamo per poesia. Raccontare e provare a scrivere con passione è comunque difficile, la retorica è sempre in agguato.
RispondiAlessandro
circa 7 anni fa - LinkHo frequentato un corso AIS qualche anno fa in una sede che poi e divenuta FIS. Prima del corso ero un grande appassionato, oggi, dopo il corso, credo di essere un grande appassionato tecnicamente più consapevole. Ho visitato moltissime cantine in Italia e in Francia ( Borgogna e Champagne ) e ho frequentato alcuni seminari e corsi di approfondimento oltre, ovviamente, ad un'infinità di degustazioni. Ho parlato con tanti produttori, soprattutto medio piccoli, tipo Emidio Pepe, Torre dei Beati, Sassotondo, Dettori, Sedilesu e altri, cogliendone ogni volta amore e passione per la terra intesa come identità e lavoro duro ed attento. Malgrado tutte queste esperienze mi sento un " bambino " e mai e poi mai mi avventurerei in dissertazioni così " articolate " descrivendo un vino. Detto questo ritengo il corso un'esperienza meravigliosa da tutti i punti di vista e lo consiglierei a tutte le persone realmente appassionate di questo meraviglioso mondo.
RispondiSergio
circa 7 anni fa - Linkri-chiedo: qualcuno sa dirmi quanto costa oggi uncorso AIS ? e gli altri? giusto per valutare il rapporto costi-benefici
RispondiGurit
circa 7 anni fa - LinkIl corso AIS dipende da dove lo frequenti. A Milano le lezioni si tengono in un Hotel 5* e quindi costa 100€ in più che altre sedi. Comunque costa grossomodo 700€ a livello. Comunque basta che chiami in segreteria, loro son li apposta. Vale la pena? Si, almeno per i primi due livelli, se parliamo solo di vino. Io mi trovo benissimo perché quasi ogni giorno puoi partecipare a qualche evento.
RispondiFrancesco Cannizzaro
circa 7 anni fa - LinkMi permetto di dire la mia: conosco l'associazione, sanno benissimo che certi modi di comunicare sono desueti, stanno già facendo qualcosa per correggere la rotta anche a livello didattico. Tuttavia l'irrefrenabile voglia individuale di apparire diversi a tutti i costi - ahimè - è anche imprevedibile.
RispondiAlessandro Morichetti
circa 7 anni fa - LinkMa così fosse, che senso ha farlo come Ais Staff Writer?
Rispondicamillo favaro
circa 7 anni fa - LinkIl nostro tempo è segnato dalla voglia di apparire ad ogni costo, dalla poca inclinazione allo studio e alla ricerca, oltre ad un dilagante mare di sciatteria . Questo è il risultato.
RispondiDan
circa 7 anni fa - LinkLeggo..e rifletto su certe rece a firma di alcuni qui su Intra.. spesso perse tra la poesia futurista e l'assurdo..
RispondiQuindi voi si e AIS perchè è AIS no?
Alessandro Morichetti
circa 7 anni fa - LinkParlare a nuora perché suocera intenda, hai presente? ;-)
RispondiSisto
circa 7 anni fa - LinkBravo!
RispondiUna delle tante "perle":
http://www.intravino.com/grande-notizia/vino-voillot-barbera-mattoni-barolo-villadoria/
Però la risposta di autocritica Morichetti mi è sufficiente.
sergio
circa 7 anni fa - LinkPaolo Lauciani(intervista del 2013) esprime 2 opinioni: una sul vino cd naturale e una sulla comunicazione.
Rispondi“Il vino è un prodotto culturale, il che non vuol dire che debba essere sofisticato, oppure trattato chimicamente” è il suo pensiero, e sottolinea che “seguendo solo la natura, dall’uva si potrebbe ottenere un buon aceto” ponendo l’accento proprio sul sapiente lavoro dell’uomo “anche la vite essendo una pianta rampicante ha bisogno di essere indirizzata per dare buoni risultati”.(P L)
"Riferendosi alla comunicazione del vino Lauciani la preferisce “diretta, onesta ed efficace, che accontenti il pubblico che ha sete di bere consapevolmente, in modo tale da indirizzarlo su una corretta coscienza del rapporto qualità prezzo”.(C L)
Lauciani esprime la concezione della comunicazione del vino da me preferita. Onesta sta per Vera cioè che "si avvicina" alla Realtà(rispondo a Fiorenzo S), cioè che non alteri i fatti, non menta. In questo senso onesta significa etica. Questo è l'aspetto più importante: tutto il resto viene dopo...... Ora è noto che la COMUNICAZIONE spesso si allontana dalla verità specialmente quando lo scopo principale è persuadere all'acquisto. Preferisco una comunicazione più "oggettiva possibile" è meno impressionistica. Più "diretta" come dice Lauciani, più asciutta e concentrata sui parametri fondamentali della qualità del vino. Non m'interessa molto la costruzione retorica intorno ai parametri fondamentali: la narrazione, lo storytelling, ecc...
Anche se, ATTENZIONE, comprendo che gli uomini contemporanei amano farsi raccontare le novelle dalla culla in poi.
Lauciani infine, in quella perfetta sintesi di definizione di comunicazione, accenna a un dato fondamentale ma spesso trascurato nella comunicazione post-moderna: il rapporto qualità/prezzo.
Denis Mazzucato
circa 7 anni fa - LinkMa apritevi una boccia buona e state sereni! Capisco che c'è la crisi e siamo tutti stressati, ma fatevela 'na risata ogni tanto! I cordi AIS sono uno strumento e basta, come gli altri. Uno si può persino laureare in medicina e poi dire che bevendo acqua e bicarbonato si cura il cancro, figuriamoci se non si può prendere il diploma AIS e scrivere una recensione idiota...
RispondiRené
circa 7 anni fa - LinkL'uso di un linguaggio, diciamo così, "immaginifico" per descrivere il vino è antico come il mondo e stigmatizzarlo in quanto tale significa ignorare la cultura e la civiltà del vino (ma non è il caso degli amici di Intravino). Il punto è un altro: quel linguaggio può essere usato bene o, come nel caso del nostro Staff Writer, male. Quando è usato con sapienza, con il giusto equilibrio tra formule consolidate (magari anche viete, come "spalla acida", "attacco progressivo", ecc.) ed elaborazioni creative, l'operazione ha senso e può aiutare a tradurre in parole e in immagini il carattere di un vino. Quando diventa un delirio incontrollato e pretenzioso sortisce invece effetti ridicoli ("il profumo inquietante dei capelli sciolti"). Riguardo all'AIS la mia opinione è che i corsi siano ben concepiti e ben realizzati. Ho seguito sia il percorso ONAV che quello AIS e devo dire che sono entrambi molto utili (e per certi aspetti complementari). Nessuno dei due rende magicamente onniscienti, questo è ovvio e sarebbe idiota aspettarselo. Ma sia ONAV (soprattutto per la parte enologica) sia AIS (soprattutto per la parte degustativa e per quella enografica) hanno qualcosa di buono da offrire.
RispondiMichelangelo Berretta
circa 7 anni fa - LinkHa decisamente "Domperignato" fuori dal vaso.
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