Si beve il vino, non il produttore. Con eccezioni
di Giovanni CorazzolScena prima: ho avuto il privilegio di partecipare ad una degustazione guidata da Sandro Sangiorgi. Oltre alla sapiente dialettica del guru porthosiano, di quella serata ho due nitide memorie: il Barbaresco Gallina di Neive 1998 di Bruno Giacosa ed una frase diretta come un pugno allo stomaco: “si beve il vino, non il produttore”.
Scena seconda: scarpe a punta con la fibbia, camicia aperta sotto il livello di sicurezza, musica energizzante. In sala, gli agenti di una giovane e dinamica azienda che distribuisce vini, sul palco l’imbonitore pettoruto che enfatizza, premia l’agente del mese, esalta il rivoluzionario metodo di vendita. Non ci trovo nulla di sbagliato, si tratta di affari e lavoro, solo non è roba mia, sono a disagio. Lo segnalo all’amico che mi ci ha portato con la promessa di un assaggio prestigioso: il Fidèle di Bertrand Gautherot (Domaine Vouette-Sorbèe). Gautherot sale sul palco con un panama in testa. Ha gli occhi lunghi e sottili di Reinhard Heydrich. non ne ha la prestanza, né le inclinazioni omicide, ma gli somiglia davvero. Un po’ imbarazzato manovra una presentazione 2.0, poi si scioglie, racconta del suo modo di fare vino, della terra, dell’uomo. Parla bene. Accade che mi ci facciano sedere accanto durante il pranzo. Accade di venir squartato dagli agenti, che prima annusano affamati come squali e poi mi addentano. Affogando nella schiuma rossa del mio stesso sangue rivolgo una frase di commiato a Gautherot: “Ho bevuto stupefacenti vini in compagnia di gente sgradevole e li ho trovati solo buoni, ho bevuto vini buoni con amici cari e li ho trovati stupefacenti”. “Voilà!”, mi dice.
Terza scena: sono a Gattinara. A Gattinara c’è una gara di carrettini: tavole di legno assemblate con cuscinetti a sfera. Non è l’unica forma di accanimento terapeutico che infliggo al mio io infantile, e nemmeno la più estrema. In questo caso faccio centinaia di chilometri col mio amico più caro ed un carrettino fucsia nel bagagliaio. Ci lanceremo da sotto la torre lungo un percorso inutilmente pericoloso. Da lì, contro molti, vorrò vincere una gara senza premio e godermi un pomeriggio nostalgico. Pateticamente nostalgico.
Non sarà l’unica cosa da fare a Gattinara. Andremo anche da Mauro Franchino. Superato il grande portone della casa in mattoni, che si affaccia sulla spoglia Piazza Castello, vedrò la corte contadina con i trattori logori e gli attrezzi del mestiere sporchi di terra. Salite le scale di casa, vedrò la signora corvina mescolare in un bianco tegame smaltato. “Mauro adesso arriva, e’ in vigna. Volete un bicchiere di vino?”. Sì, lo voglio. Voglio bere quel vino, annusare il buon sugo e rifiutare l’imbarazzo per la retorica dolciastra con cui descrivo questo mondo familiare, contadino e sacro. E così non so più dire se il vino di Franchino mi piace così tanto perché è un Gattinara dritto, nerboruto, ferroso oppure perché sono lì col mio amico più caro, in un luogo vero con delle persone franche che mi inducono una forma di affetto laico e pudico che mi commuove. E mentre m’interrogo ammetto d’esserci caduto di nuovo, mi sono invaghito del produttore al punto da sovrapporlo al vino, confondere la mia capacità di giudizio ed esaltare quindi più l’apparenza che la sostanza. Purtroppo non ce la faccio, non sono ancora pronto per distinguere il vino da chi lo fa. Così, prima di andare, apro una bottiglia col mio amico e me lo bevo. Non il vino, ma lui, Franchino, e con lui pure il mio amico. Berrò tutto fino all’ultima goccia. Poi un giorno, finalmente, diventerò adulto anch’io. Metterò via il carrettino fucsia e imparerò a giocare a bridge.
34 Commenti
Dan
circa 13 anni fa - LinkUn post davvero bello, in cui mi ritrovo. La scrittura ne fa un racconto che sta sulle sue gambe, ma non nasconde una questione quasi tecnica: anche per me non è possibile prescindere dalla conoscenza del produttore (e di tutto il suo intorno produttivo) nel formulare un mio giudizio su un vino. E non si tratta -a mio parere- di "confondere la capacità di giudizio ed esaltare quindi più l’apparenza che la sostanza" ma della necessità di allargare il proprio punto di vista e di valutazione. Il valore di un vino non può più stare tutto in un numero espresso in centesimi.
RispondiLe Vin Parfait
circa 13 anni fa - LinkTouché! bel post, e voilà, mi ci ritrovo tutta intera! La questione con la quale mi giustifico è che ormai di vini sul mercato ce ne sono a centinaia di migliaia, perchè dovrei berne uno piuttosto che un altro? (con le dovute considerazioni tecniche sul metodo di produzione, il terroir, l'allevamento, il vitigno ecc ecc) Siamo sicuri che la nostra percezione debba essere indipendente dalle emozioni? Amare i propri figli impedisce forse di vederne i difetti? mah....
RispondiAndrea Gori
circa 13 anni fa - LinkBel post, e confermo la difficoltà di assaggiare in certi contesti piuttosto che in altri ma se si fa il giornalista è fondamentale mantenere in ambedue i casi una coerenza di valutazione. I punteggi ci salvano almeno in questo, voglio dire al di là dell'emozione provata che sarà senz'altro diversa, i clienti e i lettori vogliono sapere com'è il vino visto che non sempre avranno la fortuna o sfortuna di ripetere certe esperienze.
RispondiMarossi
circa 13 anni fa - LinkBravo, bel post. Quando scrivi: “Ho bevuto ottimi vini in compagnia di gente sgradevole e li ho trovati solo buoni, ho bevuto vini discreti con amici cari e li ho trovati stupefacenti", centri il bersaglio grosso, il satori di chi sa il motivo per il quale anche la miglior guida, il miglior blog, non possono arrivare alla Verità. Perchè una bottiglia di vino non è solo tannini, polifenoli, acidità. E' innanzitutto una lunga Storia ('i miei nonni vennero qui', oppure'i miei avi nei secoli', 'io e mia moglie ci siamo trasferiti', 'mio figlio si sta appassionando', 'quest'anno la pioggia'...) condensata nell'istante di una bottiglia stappata e bevuta in una determinata atmosfera. Per ogni bottiglia di vino si apre un grafico cartesiano sinestetico dalle infinite possibilità. E' un dono del Cielo.
RispondiFiorenzo Sartore
circa 13 anni fa - LinkSono d'accordo: posto che la Verità (quella famosa con la maiuscola) è irraggiungibile, la gara consiste nell'avvicinarsi per quanto possibile.
RispondiMarossi
circa 13 anni fa - LinkBravo, molto popperiano. Condivido in pieno.
Rispondianonimo
circa 13 anni fa - Linkanche a me fai paura quando parli di grafico cartesiano sinestetico chi sei, una via di mezzo tra Kant e Giuseppe Caliceti?
RispondiMarossi
circa 13 anni fa - LinkO tra Kant e Luca Maroni? (absit iniuria)
RispondiBacco
circa 13 anni fa - LinkBravo e condivisibile l'apprezzamento per quella zona vinicola a tutto nebbiolo che affascina e seduce...
RispondiK-pax
circa 13 anni fa - LinkSignori questo post va messo di diritto nella Hall of fame di Intravino.
RispondiMammamsterdam
circa 13 anni fa - LinkVorrei poterci credere io che se dico a mio marito che vengo a Gattinara per una gara di carriuli (così si chiamavano da noi nella mia infanzia) lui poi ci crede che rientro sobria. proprio vero che le donne sono pi`¨ingenue, se tua moglie te la passa:-) Per il resto come non essere d' accordo?
RispondiFabio Ciarla
circa 13 anni fa - LinkMi associo ai complimenti per il post e provo ad inserire una parola ancora mancante, sebbene Marossi l'abbia espressa interamente nel significato, ovvero CULTURA. Da tempo cerchiamo di accompagnare il vino come bevanda e come alimento all'idea di cultura, del luogo o del produttore, affinché ne tragga ulteriore valore. D'altronde questo è più di altri il patrimonio, inestimabile, che può vantare il "vecchio mondo" del vino rispetto ai nuovi competitor e quindi forse è anche un problema di interessi... Certo poi le simpatie possono essere volubili, ma anche sentir parlare di "verità" nel giudicare un vino per quanto mi riguarda è oltremodo azzardato. Bene quindi i punteggi, un punto di partenza condiviso è necessario, ma accompagnati sempre da un po' della cultura che sta dietro ogni bottiglia... Non c'è bisogno di "scusarsi" per essere più o meno obiettivi, basta raccontare con autenticità e sincerità l'esperienza avuta con quel determinato vino. Per i punteggi esistono, per fortuna, le degustazioni "alla cieca" (e già la denominazione rende merito della mancanza di qualcosa sacrificata in nome dell'obiettività...).
Rispondisilvana
circa 13 anni fa - LinkBello e toccante; nel senso che "tocca" dentro. Si beve il vino e si giudica la sostanza. Si comunica il produttore che ne è l'anima.
Rispondianonimo
circa 13 anni fa - Linklo stile è "ermanno olmi". mi è spuntata una lacrima. addendum Marossi ti facevo più cinico. Scopro un cuore che batte dentro quel corpo da cyborg genovese
RispondiMarossi
circa 13 anni fa - LinkOgni tanto mi faccio paura.
RispondiMarossi
circa 13 anni fa - LinkSono andato a rileggermi. "Per ogni bottiglia di vino si apre un grafico cartesiano sinestetico dalle infinite possibilità". Caspiterina. 'Ma questo qui è un genio', mi sono detto. Me la copio e me la rivendo, grazie Marossi.
Rispondishe-wolf cynical to the toe
circa 13 anni fa - LinkGiovanni Corazzol ha scritto qualcosa di bello e pulito, Italian style. Non mi sento però tentata dall'assaggio dei vini del Signor Franchino e cinicamente mi avvicino a quanto scritto da Andrea Gori. Chissenefrega, non scrivo su nessuna guida (oops, sto confondendo i due post). Marossi, quando parti in quarta con gli interventi sparsi seguirti é una faticaccia.
RispondiMarossi
circa 13 anni fa - LinkE pensa che ero solo in terza.
RispondiMarossi
circa 13 anni fa - LinkSemino grano tendenzioso e anonimo in questo fertile humus
RispondiAndrea Gori
circa 13 anni fa - LinkE a dirla tutta, leggendo il post mi resta più curiosità dello Champagne che del Gattinara per il classico dubbio che il post spiega benissimo " e se non lo bevo in un contesto come quello lì mi piacerà lo stesso?"
RispondiAlessandro Morichetti
circa 13 anni fa - LinkAssaggiato questa estate con Mauro Mattei. Champagne di maison ma col meno davanti, secco e nerboruto senza compromessi. Educativo e autentico.
RispondiMarossi
circa 13 anni fa - LinkCon lo sciampàgn non sbagli: fa schifo in qualsiasi contesto
RispondiNelle Nuvole
circa 13 anni fa - LinkMarossi, you are stealing the show! Lascia ad anonimo quel che é di anonimo.
RispondiNelle Nuvole
circa 13 anni fa - LinkA meno che non facciate come nel teatro scèspiriano, che gli attori si scambiavano le parti una sera dopo l'altra.
RispondiMarossi
circa 13 anni fa - LinkSai com'è, io e Anonimo giochiamo spesso a tresette sbronzandoci di prosecco, e ogni tanto non so più chi è chi.
RispondiFlachi10
circa 13 anni fa - Link“Ho bevuto ottimi vini in compagnia di gente sgradevole e li ho trovati solo buoni, ho bevuto vini discreti con amici cari e li ho trovati stupefacenti” come si dice a Zena: "Belin belino!". Hai sintetizzato alla perfezione una convinzione che ho da sempre! Bravo.
Rispondianonimo
circa 13 anni fa - Linksomaro sampdoriano a te basta ingurgitare alcol gratis
RispondiFlachi10
circa 13 anni fa - LinkAccendi un cero alla madonna o madunnina per ieri sera. Asè!
RispondiNic Marsèl
circa 13 anni fa - LinkIl post è bello ma se nutri sensi di colpa puoi sempre acquistare o prenedere in affitto un fazzoletto di terreno agricolo e sporcarti un po' le mani.
Rispondigionni1979
circa 13 anni fa - LinkBello Bello.... Mi piace parecchio anche l'approccio soggettivo e non oggettivo... Il contesto di ogni assaggio è basilare e influisce enormemente con il risultato....
RispondiIgnazio Anglani
circa 13 anni fa - LinkVerissima che slegare la degustazione dalle emozioni del momento, del vissuto e del contesto è impossibile ed è anche per questo che in tanti scrivono in modo diverso dello stesso vino. E' bello discutere perchè il vino è un piacere e come tutti i piaceri crea emozioni e quindi anche modi di vedere diversi però è giusto quello che dice Andrea Gori un professionista che vuol parlare di un singolo prodotto deve riuscire a discernere le emozioni dal prodotto. Poi noi qui possiamo dare tutti i commenti che vogliamo :)
RispondiNic Marsèl
circa 13 anni fa - LinkPer eliminare l'eccesso di deferenza per il mondo e la vita contadina che traspare dalla seconda parte della terza scena. Senza offesa, ma mi è venuta in mente una canzone : "qualcuno era comunista perchè era talmente affascinato dagli operai che voleva essere uno di loro".
RispondiAlessandro Bandini
circa 13 anni fa - LinkMi sembra che l'argomento di Nic sia molto interessante, anche se leggermente deviante dalla direzione principale del post. Se interessa provo a parlarne sulla mia paginetta...
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 13 anni fa - LinkCredo di poter dare il mio piccolo contributo http://enotecabalduina.com/news/view/buoni_propositi_estivi
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