Dieci territori in uno e i migliori assaggi. Questo è stato Taste Alto Piemonte 2023

Dieci territori in uno e i migliori assaggi. Questo è stato Taste Alto Piemonte 2023

di Denis Mazzucato

Gli scorsi 15 e 16 aprile si è svolto al Castello Visconteo – Sforzesco di Novara Taste Alto Piemonte 2023.

Sabato mattina, ore 9.30, dopo un brevissimo saluto del Consorzio Tutela Nebbioli Alto Piemonte inizia immediatamente la degustazione, partenza sprint senza riscaldamento, di quelle che rischi di stirarti, come fossimo tutti alla quarta edizione di fila.
Accanto a me sedeva un giornalista che veniva da molto lontano. Mi sono messo nei suoi panni quando gli è stato consegnato l’elenco dei quarantasei vini suddivisi in dieci denominazioni, 4 vitigni principali, annate dalla 2022 alla 2013 e differenze di suolo significative, e ho sperato davvero che lui fosse alla quarta edizione di fila.

Dopotutto questo è il panorama dell’Alto Piemonte, con il nebbiolo a far da padrone certo, ma con vespolina, croatina e uva rara a marcare differenze a volte importanti.
Con i suoli che vanno dai sassi levigati della Sesia ai porfidi spigolosi del supervulcano di Gattinara, alle sabbie marine plioceniche di Lessona.
Questo è l’Alto Piemonte: quattro provincie (Biella, Vercelli, Novara e Varbano Cusio Ossola), dieci denominazioni con affinamenti che vanno dallo zero legno del Colline Novaresi e del Coste della Sesia, ai 47 mesi (di cui 36 in legno) del Gattinara Riserva, per non tacere delle ovvie scelte produttive di ognuno a complicare ulteriormente il tutto.

Questo è l’Alto Piemonte, non un territorio, ma dieci territori in uno, ognuno dei quali meriterebbe il suo spazio e il suo tempo.
Tempo che abbiamo avuto a disposizione terminata la degustazione e prima dell’arrivo della folla (nell’ora di punta assaggiare era davvero difficile per la grande quantità di presenti) e che in alcuni casi è stato utilissimo per rivalutare vini le cui bottiglie avevano avuto meno fortuna durante la degustazione per la stampa.
Tempo utile anche per assaggiare uno dei vini di cui ho portato a casa il ricordo più nitido: Vespolina Il Ricetto 2022 di Mazzoni. La vespolina in purezza è un vino fragrante e schietto, con i suoi profumi intensi di ciliegia e viola e gli sbuffi pepati, e con la parte acida e tannica sempre in evidenza. Il Ricetto 2022 conserva una particolare finezza, un medio corpo in cui la ciliegia matura e il pepe bilanciano la freschezza e in cui il tannino è tutto sommato garbato. Un vino semplice ma dalla grande beva, da abbassare di due gradi e godersi tutto l’anno.

Sabato sera nelle stesse sale che hanno ospitato i banchi d’assaggio si è svolta la cena con i produttori.

milano

Sopra al bancone dal quale venivano serviti gli aperitivi campeggiava una scritta rossa “MILANO” (residuo di una mostra terminata a marzo), e il clima era perfettamente in linea. L’impressione di essere stati catapultati in un party meneghino era forte: un dj metteva musica ad alto volume, produttori, giornalisti e personaggi della politica locale si scambiavano sorrisi con una flute di bollicine in una mano e un salatino nell’altra.
Durante la cena vera e propria, seduti ai tavoli con i produttori, il vino è tornato protagonista, ed è stata una bella occasione di confronto nella quale ho riscontrato (cosa non scontata) una sana curiosità degli stessi produttori di voler assaggiare i vini degli altri più che di “forzare” la scelta verso i propri. Positivo.

Alla visita del territorio era dedicato il giorno successivo, e in quell’occasione non sono mancati approfondimenti sulla geologia della Val Sesia, passeggiate in vigna per toccar la terra e nuove chiacchierate coi produttori che hanno riportato quel senso di terroir, secondo la definizione di Armando Castagno, che era un po’ rimasto ai margini il giorno prima.

Siamo stati nella zona di Bramaterra accompagnati da Mattia Antoniotti (figlio di Odilio) e visto come in molte aree le viti siano protette dalle reti anti grandine (che rendono difficoltosa però la manutenzione del vigneto).

reti

Abbiamo potuto apprezzare da vicino la differenza tra i sassi di Ghemme e il Porfido di Bramaterra, e abbiamo visto sulla strada della Traversagna (Grignasco-Boca) come lo sfaldamento del monte Fenera renda lo strato superficiale dei vigneti di Tenute Guardasole più chiaro e ricco di calcare e rocce dolomitiche.

sassi

Un percorso che ha evidenziato, se ancora ce ne fosse bisogno, la complessità di questo territorio.

Panorama

La visita si è conclusa alla cantina Ioppa, dove esiste ancora un filare allevato con il sistema della “maggiorina” (dal comune di Maggiora, nella zona di Boca). Inventato dall’architetto Antonelli (quello della Mole di Torino) è bello da vedersi quanto antieconomico, visto che la gestione della vite, dalla potatura alla vendemmia non può che essere manuale, oltre che scomoda.

maggiorina

Torno infine alla degustazione riservata alla stampa del sabato mattina con una premessa: più di una bottiglia aveva qualche problema risoltosi aprendone una seconda. In alcuni casi però nemmeno il secondo campione ha dissipato tutti i dubbi. Gli incidenti e la sfortuna capitano, ma come dice una massima: non esiste una seconda occasione per lasciare la prima impressione.

 

Ecco i migliori assaggi.

Colline Novaresi Nebbiolo DOC, Caramino, Damiano Cavallini, 2019.
24 mesi in tonneaux e 6 mesi in bottiglia.
Sbuffi di frutti rossi maturi tra la ciliegia e la balsamicità del lampone, fondo di spezia scura (pepe nero e chiodo di garofano) e violetta.
Buona beva, il frutto accompagna leggero un tannino abbastanza morbido. Sul finale resta una sensazione leggermente verde. Credo diventerà molto buono, oggi pecca di gioventù.

Coste della Sesia Nebbiolo DOC, Castellengo, Centovigne, 2015.
36 mesi in botti da 15hl.
Ancora giovane ma con una interessante nota balsamica tra la liquirizia e la menta, poi mora, ribes, e cenni floreali.
All’assaggio il tannino è finalmente integrato e non eccessivamente aggressivo. Di buona sapidità e lunghezza, sebbene abbia necessità ancora di qualche anno per raggiungere il suo massimo ha già un buon equilibrio.

Boca DOC, Barbaglia, 2018. 80% nebbiolo, 20% vespolina.
24 mesi in botti di rovere e 12 mesi in bottiglia.
Bel naso di melagrana, lampone e violetta.
Di buona struttura, con un bel frutto centrale e il tannino già abbastanza ammorbidito. Piacevolmente lungo su note di lampone.

Bramaterra DOC Vigna Martinazzi, Antoniotti Odilio, 2019. 70% nebbiolo, 20% croatina, 7% vespolina, 3% uva rara.
36 mesi in botti di rovere (12,5 – 25 hl) e 6 mesi in bottiglia.
Lampone e violetta, leggere note balsamiche, poi pepe nero e allspices.
Concentrato, centrale, con un tannino ancora un po’ ruvido ma di buona sapidità e freschezza. Bel finale fruttato con retronasale leggermente ferroso.

Gattinara DOCG Il Putto, Cantina Delsignore, 2019.
24 mesi in botte di rovere, 12 mesi in bottiglia.
Granato intenso con ancora sfumature di giovinezza, balsamico mentolato, lampone, cenni tostati di caffè e tabacco. Petali di rosa.
Di buon corpo, con toni scuri di mora e lampone, finisce piacevolmente amarognolo di china e rabarbaro ma dà ancora l’impressione di incompiutezza dovuta alla giovane età.

Ghemme DOCG Santa Fè, Ioppa, 2017. 85% nebbiolo, 15% vespolina.
Bel rosso rubino luminoso con solo cenni granato.
36/48 mesi in botti grandi da 25hl, 12 mesi in bottiglia.
Bellissimo naso di ciliegia in confettura che vira sul balsamico, assieme alla fragola e al ribes.
Equilibrato tra l’austerità del nebbiolo e il frutto ammiccante, con un tannino già integrato e un finale pulito su note leggere di china.

Ghemme DOCG Chioso dei Pomi, Rovellotti, 2017. 85% nebbiolo, 15% vespolina.
36 mesi in botti grandi, 9 mesi in bottiglia.
Naso elegante e fragrante di ciliegia matura con sprazzi di spezia dolce e violetta.
In bocca è morbido e goloso, sapido, equilibrato e con una leggera piccantezza molto piacevole. Molto buono!

Ghemme DOCG Vigna Pelizzane, Torraccia del Piantavigna, 2015. 90% nebbiolo, 15% vespolina.
48 mesi in botte grande, 6 mesi in bottiglia.
Naso pulito e armonico, tra i frutti rossi fragranti, i fiori secchi, la leggera vaniglia e la liquirizia.
Il tannino spinge ancora molto ma è dolce, è solo questione di tempo perché dia il meglio di sé. Idem per il legno, qui ancora un poco in evidenza, ma che non disturba affatto.
Finale lungo di lampone e spezia dolce.

Lessona DOC, La Badina, 2015.
21 mesi in botti di rovere.
Bel naso di ciliegia e mirtillo con un tocco balsamico e di erbe aromatiche, timo e rosmarino. Molto fine.
Equilibrato in bocca, dove la grande freschezza e il tannino deciso ma maturo giocano alla pari. Ne esce una bellissima bevuta che finisce su toni di melagrana e vagamente orientali.

Lessona Riserva DOC San Sebastiano allo Zoppo, Tenute Sella, 2015. 85% nebbiolo, 15% vespolina.
24 mesi in botti di rovere da 25hl, 12 mesi in tonneaux.
Naso pulitissimo, estremamente fine ed equilibrato, di piccoli frutti di rovo, fragolina, lampone, ribes. Profuma di bosco di montagna e di erbe aromatiche.
La bocca è coerente, di media struttura, sapido e scorrevolissimo. Wow!

Poi sono arrivati i prunent (nome che si dà al nebbiolo nelle Valli Ossolane), ed è stato amore a prima vista: nebbioli di montagna che solo in apparenza partono con meno austera ambizione, ma che sono pulitissimi, precisi, sanno di montagna e si bevono con molto piacere a grandi sorsi.

prunent

Valli Ossolane nebbiolo superiore DOC, “Prunent”, Cà da l’Era, 2020.
13 mesi in tonneaux.
Bel frutto, piccolo, rosso e fragrante, fragolina di bosco e ribes, un pizzico di piccantezza speziata che si trova anche in bocca, che è fresca, leggera e semplice. Fa della schiettezza e della grande beva le sue doti. Vino divertente ed estremamente piacevole.

Valli Ossolane nebbiolo superiore DOC Prunent Diecibrente, Cantina Garrone, 2019.
15 mesi in tonneaux.
Il frutto si fa un pelo più scuro, compaiono note amaricanti leggere tra la scorza d’agrume e la china, poi il pepe nero e i petali di rosa.
Equilibrato, di media struttura e dal tannino deciso ma maturo. Fresco, sapido e tanto scorrevole. Sul finale tornano le note lievemente amaricanti ad allungare la persistenza.

Valli Ossolane nebbiolo superiore DOC Prunent, La cantina di Tappia.
12 mesi in barrique usate.
Frutti di bosco in chiaro scuro, dalla mora al lampone al ribes, poi pepe, e leggere note balsamiche di menta e di spezia dolce.
In bocca è piuttosto morbido, e l’equilibrio è dato più dalla sapidità che dalla freschezza. Il tannino è ben integrato. Lascia una piacevole sensazione fruttata.

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Denis Mazzucato

Monferrino DOC, informatico da troppo tempo, sommelier da troppo poco, musicista per sempre. Passato da Mina, Battisti e Pink Floyd a Fiano, Grignolino e Chablis, cerco un modo per far convivere le due cose. Mi piacciono le canzoni che mi fanno piangere e i vini che mi fanno ridere.

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