L’appestato del vino-frutto
di Antonio TomacelliNon sarò certo io a pronunciare il suo nome, me ne guardo bene. So perfettamente che al solo accenno gli enofighetti si trasformano in lupi mannari, denti aguzzi e pelo irto. La sua guida è stata bandita dal mondo del vino e la sua persona dileggiata, tenuta in disparte. Tutti ne criticano il linguaggio ampolloso, i modi da gentleman e le consulenze aziendali. Avete indovinato di chi sto parlando? Di lui sappiamo che fu allievo prediletto di Luigi Veronelli, ma il sodalizio non durò a lungo, l’allievo rinnegò il maestro mettendosi in proprio. Il profilo affilato, l’innata eleganza e la lingua forbita fanno di lui un personaggio unico nel mondo vinicolo, adorato da molti, odiato dai più.
Oggi a quest’uomo è arrivato il momento di fare delle scuse, dico sul serio. In troppi hanno dileggiato per anni la sua teoria del vino-frutto, da lui sempre difeso a spada tratta. Erano gli anni della barrique facile, dei vini legnosi che sapevano di comò. Ah, com’erano buoni quei vini! I critici li adoravano, le guide li premiavano ma i bevitori non bevevano. Già, bel problema. I vini legnosi, è scoperta recente, sono difficili da bere e li vuole più nessuno. E poi costano troppo, il rovere di Slavonia costa un botto ed è poco ecologico. Ci si sono messi pure gli Americani, che stanno importando i vini italiani in gran copia perchè sono oak-free. E allora via, si torna alla ricerca del frutto.
Fateci caso, adesso sono tutti lì che magnificano l’integrità del vino, il sapore fruttato, i profumi di more. E il legno, che fine ha fatto il legno? “Nonostante 12 mesi in barrique, il rovere quasi non si sente” pensa te che fortuna e che clamoroso voltafaccia. Dieci anni di tostature francesi e sapore di legna e poi “Contrordine compagni, la parola d’ordine è vino fruttato“, basta con le barrique e i sentori di vaniglia. Al rogo le doghe, le botti e i trucioli, largo al nuovo che avanza, Sua Maestà il Frutto. Intanto Colui-che-non-si-può-nominare, se la ride sotto il baffo curato e attende le scuse che gli sono dovute. Le mie saranno le prime.
16 Commenti
Franco Ziliani
circa 14 anni fa - Linkscusarsi con quel personaggio, e perché mai? Ma sei forse "escito pazzo" Antonio? Intanto non credo proprio fosse un allievo "prediletto" di Veronelli, e poi penso non ci sia nulla da scusarsi con L.M., perché all'estetica folle del "vino del falegname" lui ha opposto un'estetica, altrettanto stravagante, del vino ad una sola dimensione, quella del frutto. Ma la componente fruttata é solo una delle molte dimensioni possibili del vino, ed il vino é, deve essere altra cosa, da una spremuta di frutta o da una marmellata. Se oggi, deo gratias, si ritorna al vino non credo sia per merito di questo personaggio dal linguaggio francamente incomprensibile, post dadaista, talmente immaginifico che al confronto D'Annunzio era un dilettante...
RispondiFabio Cagnetti
circa 14 anni fa - LinkQuoto tutto. Fortunatamente, se è finita l'era del modernismo spinto non è certo merito di M*****, semmai, al limite, di altri personaggi che hanno sempre messo l'accento sull'importanza del territorio. E' evidente come M***** sia un forte sostenitore dei 'vini dell'enologo', che oggi non si fila più quasi nessuno a tutto vantaggio dei vins de terroir. L'estetica di M***** è all'antipodo della territorialità e se ne frega dell'altro trend in crescita, quello dei vini naturali. Per non parlare, appunto, di come si esprime: se si prediligono i degustatori analitici, pur ammettendo che in qualche caso si possa fare cultura del vino anche con l'emotività e lo stile, per quanto mi riguarda per il personaggio in oggetto continua a non esserci posto.
RispondiSimone e Zeta
circa 14 anni fa - LinkCerchiamo di non esagerare, Maroni non è la fonte di ogni male. anche io ho avuto la mia epoca della Barrique, non mi sono mai riferito alla sua Guida, ma alcuni vini da lui segnalati, li ho bevuti, eccome. Adesso bevo molto diversamente da prima, ma la maggior parte della popolazione beve ancora "Maroni". quello in cui non sono d'accordo, e lo ripeto, è lo slogan vino frutto, che come giustamente sottolinei è all'intipodo del territorio, bevibilità, finezza etc.
RispondiSimone e Zeta
circa 14 anni fa - LinkA me non pare che Maroni contrapponesse il frutto alla Barrique, e poi quali altri rapporti ci dovrebbero essere? il vino frutto, vino minerale, Vino fiore etc Certamente l'uso sgraziato del legno tende a coprire gli aspetti primari del vino, ma non ne sono l'unica ragione. Se non vengo smentito da un parere più autorevole, in degustazione, il frutto si esalta quando è legato all'acidità. Quando vuoi per scarse maturazioni, vuoi per eccessi di rotondità non abbiamo un corretto rapporto Frutto-Acidità, il vino "casca" o si allarga a centro palato ed ecco, che se cerchi il frutto vai dall'Ortolano di fronte. Senza entrare nel merito della polemica Guide Azienda, l'ultima volta che ero presente a Roma (2 anni fa) per la Premiazione, le aziende da lui citate erano abbastanza Oak-Slave, specialmente una campana di grandi dimensioni.
RispondiAlessandro Morichetti
circa 14 anni fa - LinkSuadenza polposa e turgidità forever. Il carciofino del Caf, a confronto, è roba per diabetici ;-)
RispondiAngelo
circa 14 anni fa - LinkMa come mai allora anche chiamato lui nel 1995 a scrivere sull'ENCICLOPEDIA ITALIANA TRECCANI la voce: Degustazione del vino, voce di cui scrive un ulteriore approfondimento sull'Appendice 2000 dell'Enciclopedia? Dopo anni di 3bicchieri 5grappoli etc. ho iniziato a bere bene solo seguendo la guida di Luca Maroni e per un semplice fatto: riscontro nel bichiere quello che lui scrive. Ciao.
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 14 anni fa - LinkA dire il vero, l'ultima degustazione dei suoi vini premiati era ricca di produttori che "danno giù" di barrique di brutto. Non solo. L'uso della Barique è prediletto dal Nostro laddove sia presente una carica marmellatosa e una concentrazione cromatica spaventose. Detto ciò a me non disturba, e mi consolo bevendo un marsala 1986 de Bartoli (ma ci sarà il frutto dentro?????)
RispondiFranco Ziliani
circa 14 anni fa - LinkBen detto Francesco! Ma poi, chiedo, avete un'idea di quali siano i vini e le aziende che il tipo a cui dovremmo "chiedere scusa" (ma de che?) porta in palmo di mano e considera come esemplari? Basta leggere quali siano per concludere che a scusarsi, semmai, dovrebbe essere lui, con i suoi lettori... :)
RispondiTommaso
circa 14 anni fa - LinkIo ero tra quelli che dicevano questo è un esaltato!!! Poi durante una delle sue degustazioni a S.Lorenzo in Lucina una produttrice mi fece notare come la sua popolarità fosse in continua ascesa e come alle sue degustazioni fossero presenti sopratutto consumatori. Sono tornato al suo Sense of Wine quest'anno ho visto tanti addetti ai lavori e tante persone comuni credo che oggi a Roma sia il più seguito e anche commercialmente possa contare per le aziende, il resto.... chiacchiere!!!
RispondiSimone e Zeta
circa 14 anni fa - LinkCommercialmente non contano più l'Espresso ed il Gambero, figuriamoci Maroni...
RispondiLuciano Pignataro
circa 14 anni fa - LinkChe avete capito? Il frutto dell'albero del legno usato per le barrique, strizzato, rabboccato con un po' di mosto e voilà, il bibitone era pronto alle bisogna
RispondiSimone e zeta
circa 14 anni fa - LinkTe ci scherzi, ma non sei mica andato molto lontano, il gusto era quello;-)
RispondiMassimo Billetto
circa 14 anni fa - LinkCari amici, ma lo sapete, frutto o non frutto, quali sono i reali criteri che determinano la pubblicazione e l'esaltazione dei vini sulle guide del personaggio in argomento? Meditate gente, meditate...
RispondiAntonio Tomacelli
circa 14 anni fa - LinkNo. Ce lo dica lei.
RispondiMitsu Nishiyama
circa 14 anni fa - LinkPer favore spedire brochure,catalogo, nome indirizzo Mitsu Nishiyama 1-49-8 Nagaoka Nagaoka-kyo City Kyoto 617-0823 Japan Per favore spedire moneta presente Please send coins present
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