Intravino intervista Massimo Bottura: cronache dal backstage di Lecce

di Antonio Tomacelli

Diciotto ore, dodici al netto delle poche ore dormite. Adesso, con l’evento di Lecce alle spalle, posso dirlo con certezza: ho vissuto momenti indimenticabili. Le foto che state per vedere insieme al trailer del video integrale che pubblicheremo nei prossimi giorni, non rendono pienamente l’idea di cosa è stato l’incontro di Massimo Bottura con la Puglia, per cui aggiungo qui alcune note scritte “tutto quello che vi siete persi se non siete venuti a Lecce”

1. Massimo Bottura: umiltà, passione e sogno.
Ho incontrato personalmente Massimo nel 2009. Poche ore ad una festa e poi, fino ad oggi, solo dialoghi a distanza. Queste ulteriori 12 ore passate insieme a Lecce mi sono bastate per capire tante cose dell’uomo Bottura. La prima, la più importante, è che quando parla di “umiltà, passione, sogno” non declina un vuoto slogan ma ci crede davvero e pratica queste tre “azioni” in ogni momento della sua vita.

Durante e dopo la presentazione del libro al castello, si è speso tantissimo dialogando con tutti e dando la precedenza ai tanti ragazzi presenti. “Noi chef non siamo delle rockstar”, ripete spesso, e lui sicuramente non soffre di questo vizio. A fine serata ha scritto 70 dediche su altrettanti libri e con ognuno dei “dedicati” ha stabilito un colloquio, un dialogo intenso. Ha voluto conoscere tutti e non si è sottratto ai millemila selfie e strette di mano che gli si sono parate davanti. Insomma, un contatto vero, caloroso e fuori dal comune. Con lui ho avuto il piacere di condividere il terrore del palco prima di “andare in scena”. Quattro respiri profondi insieme e poi via che si comincia.

2. La Francescana e l’ossessione per la perfezione.
Non posso riferire le telefonate che ho ascoltato in macchina ma posso testimoniare che il rapporto che lega Massimo Bottura allo staff dell’Osteria Francescana è al di là di ogni umana comprensione. Forse anche il termine “famiglia” è inadeguato ma ci si avvicina molto. “Per me la sala vale il 51 percento della Francescana”, ripete spesso, mentre il restante 49 per cento sta tra la cucina e il suo cervello. Il suo alter ego quando è in giro per il mondo si chiama Beppe Palmieri, a fianco di Massimo praticamente dagli inizi, e “la grande donna accanto ad ogni grande uomo” si chiama Lara.

3. Vieni in Italia con me: il libro
Nonostante la copertina biblica il libro “Vieni in Italia con me” è la cosa più pop che mi sia capitata tra le mani dai tempi di Born to run. Leggerlo è un viaggio nella cultura degli ultimi trent’anni attraverso gli occhi e il palato di uno chef che usa le opere di Maurizio Cattelan e Lucio Fontana come fonte d’ispirazione, dedica un piatto a Thelonius Monk mentre sul piatto (discografico) gira uno struggente Bob Dylan. I tre giorni di Lou Reed alla Francescana? Invidia pura per me che ho tutti i vinili di Lou. E poi, tra Alighiero Boetti e Joseph Beuys, la scoperta di un libro di tanti anni fa scritto da Lorenzo Notari a cui Massimo ha rubato titolo e ispirazione per un viaggio attraverso le meraviglie gastronomiche d’Italia: Vieni in Italia con me, appunto.

4. Uomini, donne e selfie. Tantissimi i selfie.
Quanta gente è venuta a Lecce? Ne abbiamo contate più 400 (per la questura dodici), 220 seduti e il resto in piedi. Tra i tanti presenti c’erano molti chef, stellati e non, arrivati da tutta la Puglia. Presenti anche le “autorità” e gli operatori del settore ma, fra tutti, mi ha colpito profondamente la presenza tra il pubblico di un ragazzo di 76 anni, Benedetto Cavalieri, uno che di “umiltà, passione e sogno” ne mastica parecchio.

 

5. Il tartufo di Puglia.
Dovevo mangiare con miglior palato d’Italia i gamberi rossi di Gallipoli per scoprire che il sapore delle teste succhiate è lo stesso del tartufo bianco, pensa te!

 

(Video: I Move Puglia)
(Foto: Cosimo Calabrese)

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

2 Commenti

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Verrus

circa 9 anni fa - Link

Tosio che sta bevendo nell'ultima foto? (Teresa sempre splendida....)

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Sergio

circa 9 anni fa - Link

ma il post è ironico? non capisco

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