Infanticidi | Nuits-St-Georges 1er Cru 2006 “Les Vaucrains” Chicotot
di Mauro MatteiBasta, devo farla finita. Quello delle stappature inconsulte sta diventando più di un vizio. La verità è che non so contenermi. La dinamica? Sempre quella. Curiosità bestiale, formicolio al braccio sinistro (non è un infarto, il fatto è che sono mancino) e capogiro d’ordinanza. In un batter di ciglia perdo il controllo e mi ritrovo lì a constatare i danni, piangendo sul latte vino versato. Vabbè diciamola tutta, non che sia un dramma bersi una boccia prima del tempo, però miseriaccia questa volta un po’ di disillusione c’è: la Borgogna non perdona. Se poi vai a scontrarti con un produttore come Chicotot il rammarico dello stappamento prematuro è doppio.
La famiglia Chicotot, opera sul territorio di Nuits-Saint-Georges (confine meridionale della Côte de Nuits) dal 1678. Tre notizie tre sull’azienda? Sette generazioni di esperienza sul campo, approccio ultra tradizionale, quattro ettari di vigne storiche (le viti hanno una un’età media veneranda) e tre ettari – acquisiti in tempi più recenti – che includono, tra gli altri, un appezzamento ad Aloxe-Corton.
Pascale Chicotot, che ha in mano le redini “tecniche” del domaine, non si concede ad alcun modernismo e sembra sia stata avvistata mentre pigiava goduriosi grappoli di pinò nuar con i piedi. Oltretutto si dice che, la signora in questione, si diverta a non diraspare, a non usare termo condizionamenti né lieviti selezionati e che, oltre le barriques (in piccolissima parte nuove), coccoli in cantina vasche di cemento non smaltate. Alè!
Che dire, sarà il terroir, la varietà o lo stile produttivo, tant’è che i vini di Pascale Chicotot sanno essere longevi quanto reticenti in gioventù. Oltretutto qui, nella coda della Côte de Nuits, i Pinot Nero hanno un carattere diverso e possono sfoggiare una concentrazione sudista, terrosa e tannica. Quasi avessero un’eleganza più carnosa ed, in questo caso, un filo di rusticità.
Insomma, tornando ai fatti, il tempo di violare il premier cru strappando via il tappo dal collo della bottiglia e ci si ritrova a rintracciare senza sforzo abbondanti sfumature territoriali. Peccato che – di contrappunto – sia sufficiente versare Les Vaucrains 2006 nel bicchiere per avere la conferma che, in questa fase, – ahime – il vino marchi note di immaturità a tutto andare.
Va da se, dunque, che – perlomeno inizialmente – si cozzi contro un liquido contratto, rissoso, scomposto e chiuso. Quasi il pargolo fosse imbrigliato nell’assetto rustico tratteggiato dal produttore.
Eppure, nonostante sia ancora in fasce, il vino sa riservare sorprese. Se si aspetta con pazienza l’operato dell’ossigeno, si riesce a leggere serenamente fra le sue righe. Inoltre basta non avere premura ed emerge il frutto, con toni meno cupi di quanto si possa immaginare dalle prime battute. Continuando a prendersela comoda si può osservare come l’alcol vada lentamente integrandosi, perdendo pungenza, e come le sensazioni di sottobosco e terra s’illimpidiscano, sgretolandosi in note di frutta rossa. L’acidità, poi, pur rimanendo doverosamente massiccia, sembra farsi meno tagliente, più godibile.
Dunque, un vino che sboccia nel bicchiere ma lo fa in zona Cesarini.
Un pinot nero di rango che mostra finezza contadina e una buona dose di muscoli ma che cavato fuori dal suo guscio vitreo prima del tempo, appare solo come un accenno di quello che sarebbe potuto essere. E ancora una volta sono qui a mordermi le dita, a buttare dalla finestra il cavatappi e a maledire la fretta, come sempre cattiva consigliera.
8 Commenti
Francesco Fabbretti
circa 14 anni fa - LinkTroppo spesso mi capita di visitare cantine di clienti con vini ormai passati (ahimè) a miglior vita; sono con te al 100%. Il mio motto è: giovane o vecchio, se lo hai fra le mani, tiragli il collo!
RispondiRAMPAVIA
circa 14 anni fa - LinkCome è piacevole leggere questo post, in perfetto stile Intravino. Troppo spesso assumiamo atteggiamenti troppo seriosi nei confronti dell'amata bottiglia e la stessa diventa quasi una ossessione più che un piacere. Grazie per questa boccata di aria fresca.
RispondiAlessandro
circa 14 anni fa - LinkMeglio tre anni prima che tre mesi dopo
Rispondifrancesca ciancio
circa 14 anni fa - Linkho avuto il piacere e l'onore di conoscere pascale chicotot. donna energica e dal sorriso radioso. nel post però non si fa menzione di georges, o come tutti lo chiamano jo jo. e non ha torto. jo jo è un po' più defilato. a lui la cantina piace si e no, lui preferisce la vigna. pascale invece lavora in cantina, e se i vini e gli assemblaggi sono fatti in un certo modo è grazie o colpa sua. Si è vero, i coniugi chicotot non diraspano e pigiano ancora gran parte dell'uva con i piedi. non c'è nulla di bucolico, se lo possono permettere perchè hanno poca roba. pascale inoltre assaggia tutte le barrique in cantina una volta a settimana
RispondiMICHELE
circa 14 anni fa - LinkAmmetto di non conoscere il produttore nonostante la mia passione per la Borgogna ma, incuriosito e affascinato dal post, vi chiedo cortesemente se sapete indicarmi un' enoteca nella zona di Milano oppure il distributore che importa i vini di questo produttore in Italia. Grazie, Michele.
RispondiAlessandro Morichetti
circa 14 anni fa - LinkChe io sappia, Chicotot è importato in Italia da Teatro del Vino.
Rispondifrancesca ciancio
circa 14 anni fa - Linkconfermo
RispondiCorrado Viscardi
circa 14 anni fa - LinkLa zona Cesarini riserva sempre quel po' di piacere in più :)
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