Ma che buono che è il vino della casa!

Ma che buono che è il vino della casa!

di Davide Bassani

La realtà inconfessabile, il recondito chiaro e palese a chi non spiccica la nostra lingua muta, è che siamo snob. Si, tu che leggi, come me, come tanti altri, come chiunque se la meni con una boccia o un calice: hai un problema con i vini della casa. No, non casa tua o quella dell’amico figlio di papà che non capisce niente di vino ma tiene giusto quel Monfortino da stappare nell’occasione giusta nella quale, ovviamente, ci sei anche tu. Altrimenti non sarebbe tale, no? Il tuo problema è analogo a quelli che vedono nella panna in cucina la kryptonite.

Dicevo: il vino della casa nun se bbeve, nun se pijia, nun sse fa. E perché? Perché è fatto con gli scarti della cantina, quello che, per il bassissimo prezzo di acquisto, rende più all’oste e tu – anche per dispetto oltre che per la già citata boria – non hai voglia di ingrassarlo più di tanto. Al ristorante vino imbottigliato, stappato e riverito davanti ai tuoi concupiscenti occhi da amante. Ma se stessi sbagliando tutto? E se tutte queste fossero un mucchio di cazzate? Se ti portassero al tavolo un “Merlot, Sangiovese e Cabernet Vendemmia 2018 da Viticoltori in Montalcino”? Rigorosamente imbottigliato eh, ma pur sempre in maniera anonima da una trattoria di montagna toscana con zero e diconsi zero indicazioni circa la provenienza, il cru, il nome del cantiniere o della sua fidanzata (ma a volte basta l’amante: è quella che sa quasi sempre tutto e comunque più della titolare).

A me è successo e non sono morto dopo atroci sofferenze o penose malattie ma ho goduto come un riccio finendo la bottiglia sui pici ai funghi e continuando con un altro “no name” alla fiorentina – avevo una certa famina – stavolta “Sangiovese e Merlot Vendemmia 2018 da Viticoltori in Montalcino”. Cambiati i fattori, non il risultato. Metteteci poi che ho nelle orecchie Desperado cantata da Johnny Cash e le cose vanno e vengono così: non ho capito niente, un’altra volta…

…come down from your fences, and open the gate

P.s.: la trattoria è “La Tagliola” di Arcidosso – Grosseto.

19 Commenti

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Mario Crociani

circa 4 anni fa - Link

È il mio locale preferito... Si mangia divinamente, soprattutto carne alla brace, funghi e primi piatti squisiti preparati da cuoche provette e fatti a mano.. I vini sono curatissimi dal cantiniere Mauro.. e sono davvero ottimi...! Un ristorante unico nel suo genere..!!!

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luigi tomelli

circa 4 anni fa - Link

Quanto ti sei masso in tasca facendo il nome del ristorante?

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Antonio Tomacelli

circa 4 anni fa - Link

Tantissimo, pensi che Bassani con quei soldi s'è fatto la piscina nuova e adesso farà i tuffi alla faccia sua

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Maurizio

circa 4 anni fa - Link

Ditegli di cambiare la scritta, perché è passibile di sanzioni. Montalcino non può scriverlo maiuscolo , ma deve usare i caratteri e dimensioni usate per le altre indicazioni obbligatorie.

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Maurizio

circa 4 anni fa - Link

Inoltre, a differenza di Merlot, Sangiovese non è una varietà che può essere usata nelle menzione di un vino da tavola

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Daniel PC

circa 4 anni fa - Link

Pure a Montalcino, che ci vado una volta all'anno, mangio nei ristoranti e ordino il vino della casa che è al 99% dei casi il Rosso.

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Magazzino M.

circa 4 anni fa - Link

Lo devo provare!

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Damiano

circa 4 anni fa - Link

Stante la mia esperienza, io cambierei il titolo del post da "Ma che buono che è IL vino della casa!" in "Ma che buono che è QUEL vino della casa!".

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Davide Bassani

circa 4 anni fa - Link

QUEI vini ;-)

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Frocialista

circa 4 anni fa - Link

Dico solo OSMIZA.

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Ale

circa 4 anni fa - Link

Ovvio, siete in Toscana. Prova il vino della casa nelle trattorie da camionista in pianura padana: sono bevande solo per chi ha il gusto della sfida ;)

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luigi tomelli

circa 4 anni fa - Link

Quanto hai guadagnato tessendo le lodi e nominando il nome del ristorante?

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Alessandro Morichetti

circa 4 anni fa - Link

Niente come si conviene tra persone serie ma temo sia uno spreco di tempo starglielo a spiegare. Però un altro commento del genere sarà perfetto per non commentare più. Saluti

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Nicola S

circa 4 anni fa - Link

Non voglio discutere sulla qualità del vino ma aprire una parentesi sull'etichettatura. Partiamo dal presupposto che legalmente l'etichetta principale è quella sul collo perché riporta i dati che interessano agli enti di controllo. Imbottigliato da chi? Viticoltore in Montalcino. Manca Nome, indirizzo, icqrf e la dicitura prodotto in Italia. Vino rosso Da uve Sangiovese e Merlot, annata 2018. Su un "vino da tavola rosso" si possono riportare le uve solo se internazionali( questa serve a tutelare le DOC e IGT) quindi bene Merlot, male Sangiovese. Idem l'annata, non si può indicare. Non vedo il lotto in foto, immagino non ci sia nemmeno quello. Apprezzo l'idea del ristoratore di proporre il vino della casa con la propria etichetta ma dovrebbe essere fatto seguendo le regole.

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Maurizio

circa 4 anni fa - Link

L'ho scritto anche io sopra che è un prodotto che viola più ed eventi norme, non capisco perché promuoverlo in un post. Voglio sperare per chi lo produce che nessuno che lavori alla repressione frodi legga il post.

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Davide Bruni

circa 4 anni fa - Link

Volevo un'informazione in base agli ultimi commenti: se il ristoratore imbottiglia il proprio vino (proveniente da uve che attesta come sue) e dispone di una licenza di agriturismo, rimane ancora punibile per legge o rientra appieno nel rispetto delle regole? E ancora, può imbottigliare per conto suo o è tenuto a rivolgersi a imbottigliatori qualificati?

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Nicola S

circa 4 anni fa - Link

Si, un agriturismo è legato ad un'azienda agricola quindi può produrre vino (non può esistere un agriturismo senza una az. agr. alle spalle). Per poterlo imbottigliare direttamente deve avere un codice icqrf, quindi iscritto all'albo imbottigliatori, solitamente il codice si trova sulla capsula che funge da sigillo di garanzia. Per quanto riguarda l'etichettatura del prodotto è tenuto a rispettare le regole comuni a tutti i produttori di vino.

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Luca

circa 4 anni fa - Link

Questi tipi di articolo, sinceramente non li capisco. Non comprendo cosa vogliate comunicare. Sembra comunque una forma di snobbismo al contrario. Un ego vinicolo” lo chiamerei.

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marcow

circa 4 anni fa - Link

Luca: "Non comprendo cosa vogliate comunicare. Sembra comunque una forma di snobbismo al contrario". __ Esprimo la mia "intepretazione" dell'articolo. È un invito a riflettere sullo snobismo che, secondo l'autore, è abbastanza diffuso nel mondo dei degustatori di vino. E lo fa, secondo me, in modo ironico e autoironico. Proprio perché è anche autoironico escluderei l'interpretazione di Luca dello snobismo al contrario. Che comunque mi ha stimolato e sulle due forme di snobismo vinicolo, da Luca evocate, ho immaginato: 1 Lo snob che gira nudo con l'impermeabile che apre per "esibire" una bottiglia di Krug Clos d’Ambonnay fissata a un cinturone all'altezza dei genitali.(C'è anche tra i commentatori di Intravino(?). 2 E lo snob che gira nudo con l'impermeabile che apre per esibire una bottiglia di tavernello... senza solfiti. __ Anche il riferimento al testo della canzone mi spinge a dare questa interpretazione. E cioè a uscire da certi "recinti", da certi "schemi mentali" "rigidi" che possono distorcere la realtà. (Non c'è l'intento di affermare che un vino poco costoso è migliore di vini più pregiati) __ L'articolo, proprio perché esalta un vino generalmente disprezzato in questo contesto, è provocatorio, coraggioso e anticonformista. E può essere un via per far riflettere sulle nevrosi che affliggono lo snobismo enologico. PS A me è piaciuto molto.

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