Galeotto fu Andrea Scanzi: Fabio Rizzari, la birretta e Josko Gravner non ci sta
di Alessio Pietrobattista
Tutto inizia da qui: un’appassionata intervista dello scrittore e giornalista Andrea Scanzi a Josko Gravner, produttore-guru di Oslavia. Il Gravner-pensiero, più o meno conosciuto, che spazia tra filosofia, numerologia ed estrema concretezza (sul tema della solforosa, per esempio). C’è anche un passaggio, ed è il primo in assoluto, ad attirare l’attenzione:
I miei vini capiscono benissimo chi hanno davanti. E si comportano di conseguenza. Se chi li beve è diffidente, si chiudono.
Magia? Esoterismo? Fabio Rizzari (curatore delle guide L’Espresso) legge e colpisce di ironia, ampliando il discorso sulle macerazioni e concludendo:
Chiudo con un’affermazione qualunquista: allo stato presente della mia attività stappatoria bevo con più piacere fisico una birretta leggera che un bianco macerativo.
Tutto finito? Macché. La risposta di Josko, affidata al suo profilo Facebook, non si fa attendere:
Ma del suo articolo quello che mi stupisce e mi ha spinto a scriverle è stata la scelta della birra, una provocazione ? Non so, ma fare su 18 ettari 30.000 bottiglie e uscire con i bianchi dopo 7 o 10 anni dalla vendemmia, significa lavorare e cercare di farlo seriamente. Vengo da una famiglia contadina e questo e il mio piu’ grande orgoglio, e da mio padre ho imparato che il rispetto verso gli altri e’ un valore assoluto. Se devo essere sincero aver sostituito un mio vino con una birra banale come quella nella foto e’ una mancanza di rispetto.
Josko
La birretta a Gravner proprio non è andata giù e più di qualche mastro birraio potrebbe sentirsi offeso, ma appare evidente che Gravner si riferisce alla…ehm, tipologia del prodotto rappresentato (ed egregiamente fotoscioppato). I temi non mancano e il tutto si svolge sotto i nostri occhi interessati e curiosi. Senza soffermarci troppo sull’uso sfrenato del paradosso che i contendenti usano a piene mani (Nastro Azzurro vs vino che recensisce il bevitore), dichiaro aperta la discussione.
[Immagine: dobianchi.com]
69 Commenti
Francesco Fabbretti
circa 12 anni fa - Link"I miei vini capiscono benissimo chi hanno davanti. E si comportano di conseguenza. Se chi li beve è diffidente, si chiudono". Questa affermazione presuppone una visione cultuale ancestrale retrograda all'animismo. Mi spiego meglio: il culto animista attribuisce un'anima intrinseca a ogni "consistenza" vivente (oggi, laicamente diremmo a PH acido). Quio non solo si attribuisce questa caratteristica ma si conferisce a un elemento la capacità di reagire in modo speculare alla predisposizione di un essere umano conferendogli una sorta di sesto senso. Nemmeno il Sapiens Sapiens temeva questa eventualità dagli elementi circostanti... tragga il signor Gravner le conclusioni. Quanto a Rizzari...già il Nostro nume Carsico è abbastanza irascibile di suo, se poi gli metti "quella birra" a paragone vuol dire che scientemente e sadicamente lo vuoi fare andare fuori dai gangheri (immagino l'incaxxatura del viticoltore costretta ad essere repressa e convogliata in una lettera dal tono risentito ma civile...ihihihihih)
RispondiGiacomoPevere
circa 12 anni fa - LinkLa frase di Gravner in sè mi ha lasciato anche a me perplesso, per quel poco che lo conosco direi che è ben lontano dal tipo di credenze che questa affermazione farebbe supporre. Riesco a spiegarmela solo come una frase volutamente provocatoria verso coloro i quali davanti ai suoi vini (o cmq al genere macerato) si chiudono (loro non il vino) senza darsi il tempo di apprezzare quel che c'è nel bicchiere. Altrimenti proprio non me la spiego. Che il genere "macerato" sia una nuova moda si è capito da un pò e infatti anche Josko così nella sua risposta così si esprime “Oggi il mercato ha una attenzione in modo particolare per tutto quello che e' Bio, compreso il Vino... è chiaro che molti di questi sono produttori hanno solo cambiato maschera. Il Vino per me è buono o cattivo! Bio, vini veri, macerati ecc … ecc… è l’ennesima moda...". Ah, così giusto per far il rompipalle, Oslavia non è nel carso... :)
RispondiEugenio
circa 12 anni fa - LinkMassimo rispetto per Rizzari, uno che possiede quel "tocco" ironico che rilassa e invita alle discussioni pacate. Ma visto che il confronto/gioco lo lancia lui (confronto un po' capzioso tra due bevande che possono essere tra le cose più buone da ingoiare e, quindi, non in conflitto) dichiaro lo stato presente della mia attività stappatoria: certi bianchi macerativi (es, Vej '06 di Pradarolo, Trebez '07 di Princic, Oslavje '04 di Radikon, Don Chisciotte '06 di Zampaglione) danno 10 a 0 a una birretta leggera.
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 12 anni fa - Linke certi bianchi macerativi sembrano martellate sui cog..ni. In più non sono in pochi che cominciano a capire che le macerazioni sfiancanti portano i vini ad avere sapori omologati.... né più e né meno come un passaggio in barrique. Se poi ne vogliamo fare una questione di posizioni ideologiche per cui la fermentazione ad oltranza sì mentre "LAs BARRIQUES que trajo Franco; en Madrid quieren entrar...Mientras que haya un miliciano; lAs BARRIQUES no pasarán". Temo mio caro Eugenio che tu ne faccia una questione di "tendenza" per cui adesso va "quel" gusto e tu ce sei cascato come un pollo... i grandi naturali tradizionalisti, anche bianchisti, col cavolo che si sparano 7 anni di contatto con le bucce a discapito dell'identità territoriale... Rizzari ha provocato e ha fatto strabene. Da Romano, se fossi amico del Druido Carsico gli direi "A' Josko, Stacce!"
RispondiEugenio
circa 12 anni fa - LinkCaro Francesco, che certi macerativi siano martellate sui gioielli di famiglia mi pare normale. Che pure certi bianchi non macerativi lo siano è altrettanto normale. Mi è venuto male al fianco alla parola "tendenza" (ancora di più che per "pollo"). Io so solo che la profondità e l'ampiezza di certi macerativi mi hanno letteralmente entusiasmato e continuano ad entusiasmarmi e cerco sempre di spiegare il perché. Più che la "tendenza" (aahhhii...), per me è stata una questione di sapore e gusto, di assaggi che hanno cambiato la mia percezione del vino e fatico ora a tornare ad entusiasmarmi per vini più precisi e tecnicamente ineccepibili. Insomma, mica ho sposato nessuna dottrina; bevo, godo (quando capita), guardo l'etichetta e cerco di capire come l'hanno fatto quel vino. E sempre più spesso il godimento è "orange". In tutto questo, non è che gli ultimi bianchi di Gravner mi entusiasmino. E le birrette mi piacciono (magari Moretti e non Peroni).
RispondiPietro Caputo
circa 12 anni fa - Link... magari neanche Moretti, ma per stare in regione, La Birra di Meni per esempio... Solo che se non avesse scelto la birretta volutamente di bassa lega, allora si che l'oslavio avrebbe avuto ragione di incaz..si ... trovo più provocatorio il confronto con una birra di qualità, che con una da supermercato, che denota l'ovvio paradosso e non l'offesa...
RispondiM. de Hades
circa 12 anni fa - LinkMa da quel che mi risulta neanche Gravner "si spara" 7 anni di contatto con le bucce. Mi pare che il "protocollo" più recente di Josko preveda una decina di mesi di macerazione sulle bucce in anfora e poi 7 anni di affinamento in botte, ma non più sulle bucce. Potrei sbagliarmi, ma non credo...
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 12 anni fa - Linksono quasi totalmente convinto del contrario ma lo scambio è costruttivo e mi hai invitato ad approfondire ulteriormente... grazie
RispondiGiacomoPevere
circa 12 anni fa - LinkA quanto ne só è esattamente come hai detto tu. Bisogna peró anche dire che anche i 7 anni che si è dato come periodo di affinamento apparentemente dovrebbe valere solo per i vini "bianchi", c'è un pignolo vendemmia 2003 del quale oramai fa ben poco segreto e che forse uscirà l'anno prossimo quindi minimo, perché mica è sicuro che uscirá nel 2013, 10 anni di affinamento.
RispondiZakk
circa 12 anni fa - LinkCi vogliono i nomi dei bianchi macerati che ti paiono martellate sugli zebedei, altrimenti di cosa parliamo? A me pare che Rizzari faceva bene a far finta di niente. Quando Gravner dice che i suoi vini si chiudono ha perfettamente ragione se chi si appresta a berli ha gia l'aria di esser sospettoso verso quei colori così atipici per i bianchi convenzionali, figuriamoci come li percepirà, forse con una leggera prevenzione?
RispondiFrancesco Amodeo
circa 12 anni fa - LinkAnche il vermentino Testalonga di Antonio Perrino, oppure lo Spigau Crociata delle Rocche del Gatto, oppure la Kaplija di Podversic. Ma penso che la frase di Rizzari voleva essere solo una provocazione, non è da prendere alla lettera.
RispondiLeonardo Romanelli
circa 12 anni fa - LinkMa dai,non è mica il Fabio Rizzari che si indignava qualche anno fa se una persona, esprimendo la sua opinione, a suo avviso, mancava di rispetto ad un produttore?Non è stata capita la sua ironia, tutto qua, figuriamoci se voleva mancare di rispetto a Gravner, dai
RispondiRizzo Rizzon
circa 12 anni fa - LinkChe dentone avvelenato, Romanelli. Quasi...acetico.
RispondiLeonardo Romanelli
circa 12 anni fa - LinkFondamentalmente ho preso spunto da questo post...
RispondiNelle Nuvole
circa 12 anni fa - LinkSignor Gravner, Lei è un mito. Se lo merita senz'altro, non solo per i suoi vini , ma anche per essere lei quello che é. Proprio per esserlo dovrebbe riuscire a leggere chiaramente quello che ha scritto Fabio Rizzari in tutto il pezzo e cioè che certe parole possono mettere in crisi per la loro voluta ambiguità. Se Lei si adombra per il paragone estremo del suo vino con la birretta, come dobbiamo reagire noi suoi estimatori incalliti, ma anche anime semplici, quando leggiamo altrettanto parole estreme: “I miei vini capiscono benissimo chi hanno davanti. E si comportano di conseguenza. Se chi li beve è diffidente, si chiudono”; e più avanti: “Il vino è sacrificio. L’unica evoluzione è tornare indietro”? Il rispetto che Lei invoca per il suo vino è dovuto anche a chi ne parla cercando di ridimensionarlo, spogliandolo dalla mistica.
RispondiPietro Stara
circa 12 anni fa - LinkQuello che penso: se uno preferisce bere una cosa piuttosto che un’altra, credo che questa sia una questione talmente personale da non poter essere discussa. Se uno scrive ad un ampio pubblico, tramite blog o altro, a partire da una sua posizione culturale di rilievo, allora significa che vuole comunicare qualcosa, utilizzando un punto di vista soggettivo per rimarcare un contenuto ‘oggettivo’: «un gioco delle tre carte verbale in cui si spacciano per oggettive le proprie preferenze , mentre viene contemporaneamente attenuata l’assolutezza dei propri giudizi, facendoli apparire come personali.» Per fare questo l’autore deve utilizzare un tono apparentemente ironico. Ma, se per ironia s’intende la dissimulazione del proprio pensiero con parole che esprimono il contrario di ciò che si intende dire, la frase di Rizzari non è ironica. L’ironia viene utilizzata in questo caso come forma di dissimulazione o meglio di antitesi, in cui si rafforza, per contrasto, ciò che apparentemente si definisce in termini qualunquistici (la bevuta di birra). Questo è quanto: in definitiva penso che Gravner abbia azzeccato nel cogliere l’attacco nella sua reale portata, ma che abbia sbagliato pensando che si trattasse di mancanza di rispetto.
RispondiPietro Caputo
circa 12 anni fa - LinkDovrebbero fare un manuale con i tuoi post, NN
RispondiNicola
circa 12 anni fa - LinkOgni opinione a titolo personale merita rispetto, del resto per sapori particolari il gusto è soggettivo. E' però chiaro che le parole di personaggi pubblici come Rizzari sono assai più pesanti di quelle di un anonimo stappatore. Di conseguenza bisognerebbe pesarle meglio prima di gettarle in pasto alle polemiche. A meno che lo si faccia apposta per suscitarle, le polemiche, attività nella quale i giornalisti si stanno specializzando a discapito della professionalità. Del resto è assai meno impegnativo "vendere una notizia" con una sparata da bar che spendere tempo e denaro documentandosi in maniera approfondita. Detto questo, suvvia Gravner, era una battutaccia, come quelle a cui, ahinoi, ci ha abituato il vecchio Premier su Rosy Bindi. E' chiaro che la Bindi ha più cose da dire di una Minetti..ma la Minetti è perfetta x una bevuta e via..;)
RispondiGiacomoPevere
circa 12 anni fa - LinkIo credo che la miglior battuta della storia sulla Bindi l'abbia fatta Sgarbi e non il Cav.. :D
RispondiTommaso Farina
circa 12 anni fa - LinkMa infatti. Senza contare che sul fatto che "la Bindi ha più cose da dire di una Minetti" ho tutti i dubbi di questo mondo.
RispondiClaudio Sabatucci
circa 12 anni fa - Link...bravo...
RispondiAndrea Gori
circa 12 anni fa - LinkDiciamo che le "vecchie volpi" della carta stampata non hanno altrettanto dimestichezza con il web...
Rispondinico
circa 12 anni fa - Linkquella di Gravner e' un'immagine poetica, e andava presa per quello che e' il resto e' fuffa, lasciamo la parola ai vini (e pure alle birre)
RispondiShabbatai
circa 12 anni fa - LinkAccidenti ma con tutto il rispetto e l'ammirazione si può dire che la grandezza del breg fino al 2000 poi non e' più tornata?
RispondiGianluca Zucco
circa 12 anni fa - LinkCi sono persone che preferisco non mettere in discussione. Ciò non toglie che non ci possa essere un disco di Miles Davis, o un film di Scorsese, o una lotta di Ali, o un quadro di Caravaggio, o un vino di Gravner, che a me piaccia o convinca meno degli altri. Tutto il resto, le loro gesta o ciò che dicono (come nel caso di Gravner) sono dettagli, tra l'altro a volte anch'essi affascinanti, di questa genia rara chiamata artisti, che ci aiutano a farci godere le cose belle della vita. Lasciando ai comuni mortali il vacuo piacere di giudicare e cavillare su ciò che tali artisti dicono o fanno.
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 12 anni fa - LinkVogliamo dire una volta per tutte che molte delle parole di gravner sono fuffa????? Giovinotti svegliatevi, gravner ci andava giù peso di barique poi ha alleggerito, poi ha studiato le anfore, poi ha deciso che la macerazione deve essere di 7 anni.... ma come fate a farvi prendere ancora per il c..o? Prendi una bella capra arrosto (piatto più carsico che sardo, ma con il capretto sarebbe stato troppo facile) abbinaci i suoi bianchi e in parallelo una vernaccia flor di contini.... poi ne riparliamo. II° esperimento: fate una bella batteria di vini con LUNGHE macerazioni sulle bucce e chiedete di identificare il territorio. una delle risposte che prevedo (secondo me la più gettonata) è "é uno scherzo vero? perchè si sente che vengono tutte dalla stessa regione" (se poi provi a chiedere quale 9su 10 ti dicono friuli...)
Rispondisplash
circa 12 anni fa - LinkFuffa? E perche'? Devi solo imparare ad approcciarti alla degustazione come ad una seduta spiritica, che se non ci credi lo spirito lo sente e non si fa vedere. :-) Ma non si potrebbe continuare a dire che sono "per intenditori" (sottintendendo che se non li apprezzi sei tu che non sei abbastanza edotto) come si fa per certa arte contemporanea?
RispondiTommaso Farina
circa 12 anni fa - LinkArriva il momento in cui tra i degustatori, in trance, c'è qualcuno che mormora GRADOLI?
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 12 anni fa - Linkti lovvo
RispondiTommaso Farina
circa 12 anni fa - LinkHahah. Potrebbero tentare l'esperimento con l'Aleatico di Gradoli in effetti, vino che (si può dire?) mi piace assai.
RispondiArmando Castagno
circa 12 anni fa - LinkIntervento che trovo molto intelligente sebbene anonimo. La deriva elitarista di certuni produttori dimostratisi in passato pacificamente geniali tradisce oggi, dalla radice, lo spirito di pacata, attenta, onesta ricerca di quello che di buono c'era da salvare ed enfatizzare delle pratiche antiche di produzione del vino, mortificate dal turbo-modernismo di penna e di testa imperante alcuni anni fa praticamente dappertutto. Ho letto con enorme piacere la miniatura di Sandro Sangiorgi ultima scorsa, da cui traspare una riflessione su temi appena laterali a questo, ma contigui, pertinenti. Dissento del tutto sull'accostamento all'arte contemporanea.
Rispondimarco marone
circa 12 anni fa - Linkcaro Fabretti, prima di commentare con tanta vemenza,bisognerebbe almeno prima conoscere bene il metodo altrimenti si fa la solita figura barbina del saccente che antepone il proprio gusto alla logica. Personalmente non divento matto per i suoi vini,ma non riesco a non considerarlo un maestro,sia per l'impegno che per il rigore applicato al suo lavoro\passione. cito da intravino del 14 dicembre 2010: "Qualche anno fa le anfore nella viticoltura erano una rarità, negli ultimi tempi invece le consuetudini stanno mutando. Un numero sempre maggiore di viticoltori usa le anfore. Cosa ci può dire in merito essendo stato il primo a portarle dalla Georgia, una delle culle del vino? Vi risponderò con le parole che mio figlio Miha, deceduto recentemente, ha usato nel corso di una visita di alcuni giornalisti inglesi nella nostra azienda. Alla domanda se anche altri preparano il vino nelle anfore, ha risposto: “No, siamo gli unici.” Mi sono intromesso smentendolo: “No, Miha, non siamo gli unici; anche altri hanno le anfore.” E lui rispose: “Papà, avere un’unica anfora non significa preparare il vino nelle anfore.” La differenza sta proprio in questo: noi teniamo tutti i vini nelle anfore, tanto i bianchi quanto i rossi. Tutto il vino prodotto nella nostra azienda passa attraverso le anfore. Il motivo è semplice – non sono un circense, capace di cavalcare due cavalli insieme. Perché ho iniziato a usare le anfore? Tutte le tecnologie provate prima, dopo cinque o dieci anni diventavano obsolete e dovevo modificarle. Ho sostituito completamente l’attrezzatura della mia cantina ben quattro volte. I recipienti in acciaio inossidabile sono una maledizione per la viticoltura. Il vino non può vivere nei contenitori sterilizzati. Il vino nelle anfore vive, se è invece prigioniero dell’acciaio inossidabile, non può respirare e si annienta. La tecnologia moderna vuole liberarsi dell’ossigeno, ma il mosto senza di esso non può fermentare e vivere. Il vino necessita dell’ossigeno come i motori delle automobili. L’uso dell’anfora è il metodo più appropriato per la produzione dei migliori vini. Devi però avere anche l’uva buona. Le anfore sono importanti per il vino quanto lo è l’amplificatore per la musica. Aiutano, se hai una buona partitura, altrimenti creano soltanto caos. Può un viticoltore operare bene anche senza anfore preparando il vino nelle botti? Certo. Le botti sono l’unica alternativa alle anfore. Se desidero che la maturazione del vino duri sette anni, posso farlo soltanto usando le botti. Dalle anfore, infatti, passa prima o poi nelle botti; dopo nove mesi deve nascere e respirare. L’anfora è quindi l’utero, mentre la botte rappresenta la successiva educazione, a condizione che non si tratti di un piccolo barrique, ma il più grande possibile, in modo che la sua influenza sul vino sia ridotta al minimo."
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 12 anni fa - Linkle ho già risposto a questo commento in altra sede e lo riassumo qui: se il nocciolo della questione è che il ciclo vitale del ricambio cellulare è di 7 anni, se l'anfora è l'imprescindibile utero, se ha deciso di vorarsi alla ribolla esclusivamente, come diverse interviste hanno riportato, perchè mettere in commercio il frutto obsoleto di una tecnologia da lei stesso abbandonata a prezzi di scaffale più alti rispetto a quelli finora conosciuti? e concludo ribadendo che "Rispettare è un dovere etico, non una scelta opzionale, ma come tale necessita reciprocità, non esclusività"
Rispondimarco marone
circa 12 anni fa - Linkquale altra sede?
RispondiGiacomoPevere
circa 12 anni fa - LinkNon ho capito a cosa ti riferisci, quale sarebbe il frutto obsoleto e quale sarebbe la tecnologia abbandonata? Mi son perso un pezzo probabilmente e non capisco a cosa tu ti riferisca.
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 12 anni fa - Linkchiedo scusa a te e a marco marrone, non avevo letto l'incipit di marco ma solo il virgolettato e ho frainteso pensando fossero del Signor Gravner. In altra sede ho fatto presente che se la luce definitiva (per quanto???) è la metodologia produttiva attualmente adottata, se il maestro ha deciso di dedicare (come riportato in più di una intervista) la sua missione esclusivamente alla ribolla, mi domandavo come mai quest'anno erano stati messi a disposizione di noi commercianti, sotto la menzione "riserve", questi vini: -Breg riserva 1998 (no anfora) al prezzo di euro 40,00+iva -Rosso Gravner riserva 2000 (no anfora) al prezzo di euro 40,00+iva -Pinot Grigio anfora riserva 2001 al prezzo di euro 75,00+iva. Mettiamoci su un 30% di ricarico e abbiamo un'uscita al pubblico di 62,00 - 62,00 - 97,00 euro Insomma a che gioco giochiamo? Il rispetto nei confronti di questo uomo rimane immutato, la fiducia su la sincerità di determinate asserzioni scricchiola e non poco
RispondiGiacomoPevere
circa 12 anni fa - LinkNo problem. Credo che la risposta al tuo quesito sia tutto sommato semplice, ci deve vivere. Obiettivamente che ci dovrebbe fare con quel vino? A conti fatti, i desideri, le volontà, finiscono per scontrarsi con la realtà e tutto sommato, in questo, non ci vedo nulla di male. Oguno di noi, immagino, dovrà quotidianamente trovare dei compromessi per proseguire nel proprio lavoro.
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 12 anni fa - Linkbeh, ammetterai che con questa ragionevolissima mossa di mercato vengono un po' meno gil aggettivi come integrità ed etica ferrea che troppe volte sono stati attribuiri al Nostro. "chi è senza peccato scagli la prima pietra". l'articolo incriminato di lesa maestà ptrndq spunto da alcune frasi per sviluppare un pensiero sarcastico e molto più complesso che riguardava le macerazioni lunge dei biamchi, il gusto omologato che ne deriva, etc. etc. se a uell'aericolo si fosse risposto in modo più pacato tutto sarwbbe rientrato nella normale discussione dialettica. Invede il Signor Gravner ha rispoto con una veemenza degna della Summa contra Gentiles mentre da tre settimane ci sono pervenuti i listini delle vecchie annate. Niente di male nemmeno qui... ma se poi leggo "fare su 18 ettari 30.000 bottiglie e uscire con i bianchi dopo 7 o 10 anni dalla vendemmia, significa lavorare e cercare di farlo seriamente. Vengo da una famiglia contadina e questo e il mio piu’ grande orgoglio, e da mio padre ho imparato che il rispetto verso gli altri e’ un valore assoluto." ( http://accademiadeglialterati.com/2012/03/08/corrispondenza/#more-410 ) comincio a pensare che in quanto vile mercante io possa pure a mwnodi venir rispettato
RispondiGiacomoPevere
circa 12 anni fa - LinkPersonalmente non trovo una così enorme distanza tra etica ferrea, integrità e necessità oggettive. Non le vedo come una contraddizione, non come concetto generale almeno. Nel vino poi dove i cambiamenti sono lunghi e necessitano anni credo che anche la più ferrea convinzione debba per forza assecondare i tempi che la natura impone. Ciò non sminuisce in alcun modo a mio vedere la ferrea convinzione di cui sopra ma anzi è segno di buonsenso. Nel caso specifico, ci stà tutta la volontà del produttore di seguire inderogabilmente una strada (e cmq da quel che sò non c'è solo la ribolla nei suoi progetti, c'è almeno un pignolo che aspetta di uscire) ma, senza doversi per forza contraddire, fintanto che non raggiunge gli obiettivi che si è prefissato, giustamente, lavora con quello che ha. Le sparate oggetto del post esulano da questo ragionamento e infatti nel mio primo messaggio ho detto esplicitamente che non me la spiego.
RispondiTommaso Farina
circa 12 anni fa - LinkChe palle questa maniera di prendersi così tremendamente sul serio. Alludo al Gravner.
Rispondipragmatist
circa 12 anni fa - LinkGravner: omen in nomen ,appunto.
RispondiTommaso Farina
circa 12 anni fa - LinkHaha buona questa. PS se mi leggesse, preciso al Gravner che STO SCHERZANDO. Non si sa mai.
RispondiSvetlana Sgrondalich
circa 12 anni fa - Linksi certo, ha solo un blog da 5 anni e adesso ha aperto un nuovo sito.. non ha dimestichezza col web..
Rispondiesp
circa 12 anni fa - LinkMa perchè la descrizione del personaggio ( e della cantina) mi ha fatto venire in mente la "grapperia" di Levi?
RispondiTommaso Farina
circa 12 anni fa - LinkPuò venire in mente, ma secondo me il grappaiolangelico era diverso, più introverso.
Rispondiesp
circa 12 anni fa - LinkIntroverso, forse, ma senz' altro, a mio parere, (simpaticamente) lunatico. Mi ricorderò sempre gli assaggi fatti con le fialette di antibiotico legate con lo spaghino, le stesse per tutti...e meno male che la sua grappa aveva un alto potere disinfettante.
RispondiTommaso Farina
circa 12 anni fa - LinkOrpo, questa mi manca.
Rispondiesp
circa 12 anni fa - LinkEhhh, sei troppo giovane. Si parla degli anni 70
Rispondiesp
circa 12 anni fa - LinkP.S. "Fialetta" è sbagliato. Avrei dovuto dire "flaconcino".
RispondiPio Giannini
circa 12 anni fa - LinkSempre grande Gravner...
RispondiAlessio Pietrobattista
circa 12 anni fa - LinkL'autore dice la sua: ovviamente il tema principale è questa polemica, nata secondo me da un'immagine come quella della Nastro Assurdo (complimenti a Rizzari per la fotoscioppata) che ha reso a prima vista un pezzo intriso di ironia, 'na mezza canzonatura. La successiva integrazione di Rizzari nei commenti toglie qualsiasi dubbio sulle sue pacifiche e per nulla derisorie intenzioni ma di primo acchitto l'immagine sembra la classica unghia sulla lavagna. Sòna male. Magari se avesse dato meno sfogo al photoshop e avesse usato un altro prodotto, forse non ci sarebbe stata la risposta piccata di Gravner. Su due punti, i fondamentali, trattati da Rizzari sono d'accordo : 1) certi passi del produttore, per quanto coerenti con il suo pensiero e non usati "a scopo di lucro" come molti convertiti dell'ultima ora usano fare, mi lasciano quantomeno interdetto (e mi riferisco proprio alla prima frase) 2) sui bianchi macerati, mi sono abbondantemente espresso facendo riferimento proprio all'interpretazione macerativa dei bianchi di Gravner (sentite le versioni '90 - '91 e poi ne parliamo). Eccellenti, spiazzanti per determinate caratteristiche (quante volte s'è detto "alla cieca sembrerebbero rossi) ma probabilmente queste lunghe macerazioni danno molto, come afferma il produttore, ma tolgono anche molto in termini di riconoscibilità e territorialità. A prescindere dalla bevibilità che è un fattore molto più soggettivo. Essendo poi un sistema rivisto e corretto anche da altri produttori, alla fine l'omologazione, per il mio gusto, corrotto e difettato quanto si vuole, diventa evidente. Non tralascerei però i temi trattati nell'intervista di Scanzi che ha al suo interno alcuni passi davvero interessanti (più o meno risaputi leggendo le interviste rilasciate dal produttore in questi anni di onorata carriera). Mi riferisco proprio al trittico "filosofia, numerologia ed estrema concretezza". Oltre alle esternazioni nella prima e seconda categoria che francamente mi interessano meno (e torniamo al punto 1), per il terzo aspetto l'affermazione sulla solforosa è una presa di posizione bella forte. Gravner non ha mai abbracciato nessun movimento "naturale", è stato lui a crearsi un proprio. Molti però lo guardano come un riferimento nel campo dei vini naturali e, quando ormai tutti stanno andando in una direzione, lui continua imperterrito in un'altra con una frase che, per me, andrebbe scolpita nella pietra: Unica deroga, lo zolfo: “L’uomo lo usa da 2000 anni. Ho provato, ma non ci si può rinunciare. Il naturale processo di evoluzione dell’uva non è il vino ma l’aceto: la solforosa, in piccole dosi, lo modifica” Dire che sono d'accordo, a giudicare da alcuni risultati, soprattutto sui bianchi, è poco.
RispondiGiacomoPevere
circa 12 anni fa - LinkAffermazioni di questo tipo direi che sono piuttosto rare, riconoscere un "fallimento" come il non riuscire a far vino senza un minimo di solforosa non è da tutti. Io, sparate a parte, non riesco a non rimanere affascinato ascoltando un uomo così.
Rispondimarco marone
circa 12 anni fa - Linkcondivido in toto.
RispondiCinika Blu
circa 12 anni fa - LinkA proposito, o a sproposito http://theblendblog.com/wordpress/?p=4556
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 12 anni fa - Linkmeraviglioso. Rimedio una bottiglia in vetro di acqua minerale, la ripulisco ben bene per renderla irriconoscibile, la scartavetro un po', ci metto dentro una ribolla cof non troppo esosa e la condisco come suggerito. la chiudo con un tappo corona (fra i cimeli del retrobottega ho una macchina all'uopo preposta) e la faccio assaggiare a un paio di persone che so non essere lettori di intravino passandolo per una delle prime prove di vino biobinamico di Alex Podolinsky.
RispondiGiovanni Solaroli
circa 12 anni fa - LinkUn grande bianco "orange" sta ad un grande bianco tradizionale come la pancetta grigliata sta al manzo di kobe.
RispondiZakk
circa 12 anni fa - LinkUn grande bianco di gravner, così come un grande bianco di radikon, un grande bianco di Zidarich, di Podversic, di kante e un grande trebbiano di Valentini, sono gli unici vini "bianchi" che possono far la propria porca figura con i bianchi franzosi e austro-teutonici. Per il resto della produzione bianchista italiana possiamo dire di aver dei vini buoni, ma nulla di emozionante. Ops: dimenticavo l'antico Gregori di Contini.
Rispondigian paolo
circa 12 anni fa - Linkperchè scusa il Villa Bucci Ris. , i Tocai di Ronco del Gelso ,il Cervaro della Sala ,... Nel caso del Tocai prova a scordartelo in cantina poi mi dirai.
RispondiGiacomoPevere
circa 12 anni fa - LinkIl Tocai (che bello sentir ancora qualcuno chiamarlo Tocai alla facciaccia degli ungheresi) lo dimentico spesso in cantina, rare delusioni, molte soddisfazioni.
RispondiZakk
circa 12 anni fa - LinkIl cervaro..... Hi hi hihihihi dai, ma dite sul serio? E siete seri anche quando volete paragonare un villa Bucci (che a me piace, ma dire che lo si può misurare con i francesi.....) o un Ronco del gelso? Manca solo l'annata vecchissima di terlano e poi ci sono tutti.
Rispondigian paolo
circa 12 anni fa - Linksecondo me di Ronco del Gelso non conosci neanche l'etichetta se parli così.Prova un 97 se lo trovi conservato bene o un 92 poi ne riparliamo.e per me il Villa Bucci vale i francesi .ciao gp P.S.se clicco su di me so chi sono se clicco su di te ...niente ;perchè dovresti aver ragione tu e io no?
RispondiGiacomoPevere
circa 12 anni fa - LinkSul Cervaro della Sala non parlo perchè non l'ho mai assaggiato, sui Tocai friulani ma anche più in generale su molti dei vini bianchi che qui producono ti dico che hanno una vita molto lunga, vini di 10-15 anni li stappi senza nessun problema e con rarissime delusioni (certo se stappo una bottiglia del 2006 imbottigliata in casa da mio nonno e comprato sfuso il discorso cambia, per la cronaca è un fatto successo di recente e lo stò ancora utilizzando come aceto, un ottimo aceto). I nomi che hai fatto tu sono idiscutibili e li metto alla grande tra i vini che berrei ogni giorno ma non ci sono solo loro. Sull'argomento, se hai voglia, questo è un bel post: http://lastanzadelvino.wordpress.com/2012/02/27/quei-tesori-nascosti-nelle-cantine-a-nord-est/
Rispondigian paolo
circa 12 anni fa - Link@GiacomoPevere ho appena letto il tuo link ,concordo con te.spero si convinca anche il zakk che non esistono solo i macerati..per fortuna.
RispondiZakk
circa 12 anni fa - LinkBisognerebbe leggere bene quello che ho scritto o forse quello che non ho scritto: non ho detto che Ronco del gelso, il cervarone**, i vecchi terlano etc etc non siano buoni, ma che le emozioni stanno altrove. Ribadisco che per me le emozioni nei bianchi stanno in Francia, in Austria e Germania e soltanto (per quel che mi riguarda) con gli esempi fatti sopra son riuscito a emozionarmi stando in Italia. **: il cervaro è spesso sopravvalutato però, soprattutto da certa stampa.
Rispondigian paolo
circa 12 anni fa - Linkzakk fai una cosa fai degustare un macerato ad un francese poi ascoltiamo cosa dice
RispondiZakk
circa 12 anni fa - LinkGia fatto: piaciuto molto visto il tempo con cui la bottiglia è terminata
RispondiGiovanni Solaroli
circa 12 anni fa - LinkCervaro della Sala? Meglio un cervo in salotto
RispondiMauro
circa 12 anni fa - LinkCerto che il sig Fabbretti ha le idee poco chiare, rispondo all'ultima sua: certo geavner si dedichera' solo alla Ribolla, il 2012 e' lultima vendemmia del Breg, ma fino ad allora i vini in cantina cosa dovrebbe farci?
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 12 anni fa - Linksono un umile mercante con le idee sufficientemente chiare da non aderire alla "eccezionale" proposta d'acquisto presentatami in via ufficiale. Se si ritiene obsoleta la precedente procedura la si interrompe o, eticamente, la si vende a prezzi inferiori... oppure si predica bene e si razzola male....... tertium non datur. Stia comunque tranquillo il signor Mauro che qualcuno con un po' meno di esperienza commerciale acquisterà quelle bottiglie e lui potrà farne abbondante scorta. Intanto l'ecocompatibilità nella produzione del vino, la salubrità del medesimo, fanno passi avanti da gigante a cifre ben inferiori senza bisogno di ammantare il tutto di criptico misticismo e filosofia. si dia una letta a questo tanto per fare un esempio http://www.biodynamic-vegan-organic.it/download/incremento_biodiversita_ornitologica.pdf
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