IntravinoCup – Selezione Naturale | Siamo arrivati a proclamare il vincitore

IntravinoCup – Selezione Naturale | Siamo arrivati a proclamare il vincitore

di Tommaso Ciuffoletti

6 turni di gioco, 2025 voti totali per una media di oltre 300 voti a turno. Ma le medie non sono mai un dato particolarmente veritiero e infatti dopo i tantissimi voti dei primi turni, più ci si avvicinava alla finale, più ci si andava assestando intorno ai 220 voti per turno (complici anche le vacanze natalizie). Qui ci sono solo alcuni numeri, ma la cosa per me più importante è che durante queste settimane non si è solo giocato, come era giusto che fosse, ma si sono anche affrontati temi centrali per la discussione intorno ai vini naturali.

Quel che me ne porto a casa è che scrivere di vino naturale, con il pretesto di questo gioco chiamato IntravinoCup | Selezione Naturale mi ha fatto leggere molto. Non di cornoletame, dinamizzazione dell’acqua o altro ma di economia alternativa, ecologia, salute… Insomma, per me l’aggettivo naturale ha una funzione di marketing molto efficace, ma poco precisa.
La natura sta molto meglio senza vigne, se dobbiamo fare quelli che amano la natura, e l’uomo vive bene anche senza vino, se dobbiamo fare quelli che amano la salute.

Ma quel che è possibile fare attraverso il vino è dare corpo ad un modo di lavorare e trarne il giusto guadagno, in modo creativo e rigenerativo. Per chi lavora, per la comunità del luogo e per l’ambiente.
Questo è il vino “naturale”, ma sarebbe meglio definirlo altrimenti (alternativo, artigiano o insomma fate voi e alla fine mi va bene anche naturale, basta che ci capiamo), che mi piace.

A queste considerazioni aggiungo le note proposte in commento dall’utente Viva Roddolo:

Tra le 64 cantine da cui siamo partiti non ve n’era alcuna proveniente dalla Puglia, che per quantitativi prodotti è la seconda regione dietro al Veneto. Dato che incuriosisce ancora di più considerando la buona percentuale di produttori cosiddetti “biologici” operanti nella regione in questione. L’ottima capacità di Toscana e Friuli, rispettivamente al settimo e ottavo posto per quantitativi prodotti, di aver saputo interpretare (o addirittura anticipare) la “svolta naturale”, la prima con ben 12 produttori presenti e il secondo con 8, tra i 64 iniziali.

Una nota interessante. Il Friuli credo abbia goduto dell’essere stato la culla di un rivoluzione stilistica originale e fondativa, per molti versi, dell’intero “movimento” dei vini naturali, la Toscana è storicamente (parlo della recente storia del vino moderno) una regione all’avanguardia nel cogliere gli spunti e le innovazioni più interessanti in circolazione. Sulla Puglia avrà forse inciso la mancanza di “campioni” di portata davvero … come dire … “quelli che non puoi non menzionare”? Lascio a voi ogni valutazione al riguardo, perché adesso è venuto il momento di proclamare la cantina vincitrice di questa IntravinoCup dedicata al “vino naturale”.

And the winner is…

Carichi nel colore, approssimativi nell’esecuzione, il Breg e la Ribolla 1998 sono così lontani dal nostro modo di concepire il vino che non ci sembra nemmeno giusto esprimere una valutazione“. Così si esprimeva sui suoi vini la guida Vini d’Italia 2003 Gambero Rosso-Slow Food de L’Espresso, a segnalarcelo un altro utente, Luca Miraglia, con un commento davvero azzeccato nel darci l’idea di come le cose cambino nel tempo, di quanta diffidenza ci fu nell’accogliere quei vini allora e di quanto coraggio e quanta lungimiranza fosse dotato l’uomo i cui vini venivano così recensiti in quella guida. Oggi, come avrete capito, Gravner aggiunge alla sua lunghissima serie di riconoscimenti, anche la piccola, microscopica soddisfazione di aver vinto questa IntravinoCup!

Schermata 2023-01-15 alle 11.26.29

Una sfida equilibrata, con Gravner sempre in leggero vantaggio su Foradori, che tuttavia ha fatto un grande percorso in questa IntravinoCup, collezionando 1245 voti nel corso dei vari turni e superando sfide difficilissime come quelle con Emidio Pepe o Arianna Occhipinti. Un grande riscontro quindi, anche per un’azienda storica come Foradori, i cui vini non da oggi sono grandemente apprezzati dai lettori di Intravino (Foradori figurava tra le sole 3 cantine trentine de Le 100 migliori cantine d’Italia secondo Intravino).

Il trofeo della IntravinoCup – Selezione Naturale (come al solito, non si vince niente! solo la gloria imperitura!) prende quindi dimora ad Oslavia ed io sono andato a ricercarmi, incredibilmente trovandolo, quell’articoletto che a Gravner avevo dedicato qualche anno fa e che per chiudere questo piccolo gioco, riposto qua a conclusione.

gravner

Ci vediamo con la prossima IntravinoCup!

[Photo editor: Simone Di Vito]

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Tommaso Ciuffoletti

Ha fatto la sua prima vendemmia a 8 anni nella vigna di famiglia, ha scritto di mercato agricolo per un quotidiano economico nazionale, fatto l'editorialista per la spalla toscana del Corriere della Sera, curato per anni la comunicazione di un importante gruppo vinicolo, superato il terzo livello del Wset e scritto qualcos'altro qua e là. Oggi è content manager di una società che pianta alberi in giro per il mondo, scrive per alcune riviste, insegna alla Syracuse University e produce vino in una zona bellissima e sperduta della Toscana.

46 Commenti

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Lanegano

circa 1 anno fa - Link

Qualche anno fa, a cena con Ana e Franco Sosol dell'azienda Il Carpino (vini davvero bellissimi, tra l'altro) sotto il loro portico in una bella serata di tarda primavera mi dicevano quanto fosse stato importante per loro, per Oslavia, per il Friuli e, aggiungo io, per tutto il movimento di vini 'diversi' italiani, il pionieristico approccio di Gravner ad un'agricoltura altra, ad un approccio altro, ad una filosofia altra. Che può piacere o meno, può essere ben fatta o meno ma di cui non si può negare l'importanza e la portata. Plauso a Josko, dunque, per il trofeo virtuale e per ciò che ha seminato. Alcuni hanno 'raccolto' bene, altri no, alcuni sono persone e vignaioli seri e hanno prodotto ottime cose, altri hanno cavalcato l'onda e imbottigliato vini dimenticabilissimi quando non pessimi ma questo accade in qualunque ambito, purtroppo (tra cui una viticoltura più convenzionale in cui ugualmente si trovano gemme ma anche ciofeche).

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Flavio

circa 1 anno fa - Link

"...Ana e Franco Sosol dell'azienda Il Carpino...vini davvero bellissimi..." Come non essere d'accordo! e aggiungerei anche "persone davvero bellissime" E sulla stessa strada che da Oslavia porta a Lenzuolo Bianco, come dimenticare i vini di Stefano Bensa di La Castellada. Flavio

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Mattia Grazioli

circa 1 anno fa - Link

Due veri giganti, ai quali si deve portare tanto rispetto e dire mille volte grazie. Gravner ha acceso la luce, Foradori ha imparato a maneggiarla e a renderla livella per chi fa vino naturale. Grazie ad entrambi.

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Nuovo corso Friulano

circa 1 anno fa - Link

Bevvi la prima volta il Breg 1998 , il proprietario del Bivio di Quinto Vercellese ( stella Michelin all'epoca), mi disse " si prepari a bere un vino decisamente particolare"... Risposi che non vedevo l'ora,mio padre con me si commosse, avevamo capito che per la prima volta in Italia stavamo cambiando la storia del vino....

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Tommaso Ciuffoletti

circa 1 anno fa - Link

Confesso che anche per me la prima volta con Gravner fu un'esperienza meravigliosa. A cena a Castellare di Castellina, dove all'epoca lavoravo e vivevo part time, con due amici carissimi e colleghi e la mia compagna di allora, enologa ormai di prospettive internazionali. Pasta con animelle comprate alla macelleria Stiaccini e Breg 2006 se non ricordo male. Da qualche parte dovrei avere ancora le foto di quella serata. Eravamo esaltati.

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Vinologismo

circa 1 anno fa - Link

I vini di Josko non possono essere "giudicati" e in quanto "capolavori" vanno bevuti in silenzio e ammirazione...Amen

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Paolomik

circa 1 anno fa - Link

Gravner = vino naturale. Questo vale per molti di noi. E' il leader di questo movimento in Italia e non solo. Spesso è il nome che ti viene in mente dopo 0,5 secondi che pensi a...vino naturale :)

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marcow

circa 1 anno fa - Link

Sinceramente non conosco i vini di Gravner ma ne avevo sentito parlare sul Web. Ma non avevo mai approfondito. Ora, leggendo i commenti, sono stato stimolato e nel Web si trovano molti articoli che lo celebrano. Più o meno dicono le stesse cose. __ Su queste basi di "conoscenza debole" vorrei esprimere delle considerazioni dopo la lettura di alcuni articoli sui vini di Gravner. 1- Gravner vince la sfida dei vini naturali. Fa vini naturali. È considerato uno dei grandi o il più grande dei produttori di vino naturale. 2- Quindi, leggendo la sua storia o le sue interviste, volevo capire in cosa è stato un grande nella diffusione del vino naturale in Italia. 3- Ebbene, forse non ho capito bene, molte delle innovazioni intraprese da Gravner potevano essere fatte anche da un produttore di vini non naturali. Perché un produttore di vini convenzionali non può usare le anfore? O non può ridurre la quantità di grappoli? 4- Poi c'è una risposta di Gravner, in un'intervista, che non ti aspetteresti da un produttore di vino naturale quando dice: "“Ho creduto che si potesse fare un vino senza solfiti aggiunti, ma mi sbagliavo” Insomma, su uno dei punti su cui ci hanno riempito la testa, quando si parla sul web di vini naturali(solforosa) Gravner sembra avere idee diverse da molti suoi colleghi produttori di vino naturale. __ Sinteticamente ho espresso quello che ho pensato leggendo qualche articolo su Gravner. Poiché, come ho detto, non lo conosco bene, è probabile che possa aver dedotto delle considerazioni sbagliate. I dibattiti servo anche a questo: a chiarire i concetti e le opinioni di chi partecipa. Sicuramente ci sarà qualcuno che potrà chiarirmi le idee.

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Nuovo corso Friulano

circa 1 anno fa - Link

Sarò decisamente più sintetico, l'unica risposta che mi permetto di darti e che se trovi una sua bottiglia di Ribolla 2011, comprala e bevila, avrai tutte le risposte che cerchi. Buona degustazione.

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Tommaso

circa 1 anno fa - Link

Sono abbastanza allineato con Nuovo corso Friulano! Anche se io consiglio Breg 2006! ;)

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Mattia Grazioli

circa 1 anno fa - Link

Gravner è uno straordinario artigiano del vino che ha scelto di produrre in naturale. Se non sei un bravo artigiano, non farai mai grandi vini, naturali o convenzionali che siano…

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Pp

circa 1 anno fa - Link

Gentile Marcow, frequentando giornalmente Intravino, la leggo spesso e mi diverte il suo modo di numerare i punti essenziali del suo intervento (io sono ingegnere – sono anche un piccolo produttore di vino! - e l’elencazione mi garba!). A volte non sono d’accordo con lei, altre volte si, ma il suo stile argomentativo mi piace e le questioni che pone sono spesso rilevanti. In ogni caso, rispetto a Gravner, a mio modesto avviso sono più illuminanti i video-confessioni del grande Josko che gli articoli che girano su internet. Li trova su you tube, facilmente. Conosco inoltre abbastanza i vini di Gravner e la sua storia ed ho avuto anche la fortuna di andarli a trovare nella mitica località Lenzuolo Bianco, un posto meraviglioso. L’idea di Gravner è stata molto semplice: non voleva più realizzare vini considerati dalla critica e dal pubblico perfetti. Perché? Per il semplice fatto che, dopo il famoso viaggio negli USA negli anni ’80, i suoi vini gli sembravano perfettamente simili a tantissimi altri grandi vini, provenienti, però, da territori del tutto diversi dai suoi. È stata questa la sua rivoluzione, chiedersi fino all’esaurimento, cosa significasse davvero il “vino” e la sua produzione. È stato un pazzo visionario e dannatamente cocciuto ma ha vinto la sua guerra. Non mi dilungo, non dico che abbia ragione in toto, ma è davvero una pietra miliare nel mondo del vino Continuo… La prima fondamentale differenza tra un produttore “naturale” e “convenzionale” (davvero sono termini orribili, ma spesso le singole parole sono insufficienti, occorre un racconto!) dovrebbe essere il fatto che il primo usi soltanto lieviti e batteri indigeni a differenza del secondo che nella grandissima parte, e di certo con i bianchi ed i rosati, usa invece lieviti selezionati (personalmente, sono d’accordo nell’uso di lieviti selezionati nel caso di blocco di fermentazioni o problemi analoghi e nelle rifermentazioni per gli spumanti, laddove non ci sia alternativa possibile). Se voglio ottenere un vino complesso nella sua dimensione gusto-olfattiva, non scelgo dei “mercenari” (il grande Guido Rivella, enologo di Gaja, definì così i lieviti selezionati), ma degli "appassionati lavoratori locali", nella speranza che lo siano davvero e che siano bravi. In ogni caso, la probabilità di ottenere complessità ed originalità è maggiore nettamente nella scelta dei lavoratori appassionati locali. È questa una questione dirimente fondamentale (che non viene rimarcata mai a sufficienza) sia per l’impatto gusto-olfattivo sia per l’impatto produttivo (maggiore semplificazione della fermentazione con lieviti selezionati implica maggiore de-complessizzazione del risultato). La seconda differenza è sull’uso dei famosi additivi. Per i produttori naturali, dotati di buon senso, gli unici prodotti da usare dovrebbero essere la solforosa (il vino viaggia tanto e viene conservato in condizioni indicibili), la bentonite, quando necessaria, e nient’altro! Ma non escludo il ricorso all’acido tartarico, soprattutto con il forte cambiamento climatico e la grande rigidità della normativa al riguardo per i prodotti IGP/IGT o DOP/DOC/DOCG. Ed ho assaggiato diversi vini naturali, per me sicuramente ottimi, ma sospetto con un’acidità totale inferiore ai valori di norma. Personalmente, cambierei la normativa, abbassando i limiti e consentendo ai produttori di scegliere se aggiungere o no acido tartarico. Quantomeno a chi come produttore persegue una via di produzione poco invasiva. Per il produttore convenzionale, la scelta di additivi è vastissima, più di 200 legalmente consentiti. Anche se, in realtà, se ne utilizzano molti di meno. Ma alcuni sono davvero invasivi negli effetti. E sempre alcuni sono anche naturali, come i trucioli o la gomma arabica (e lo è anche l'acido tartarico, di certo!). Ma sono anche come un “trucco” che, per sventura, tantissimi degustatori non percepiscono al naso ed in bocca. Il mio additivo preferito, di certo solo per il suo magnifico nome, è il polivinilpirrolidone. E si usa nel vino, e come!! È da tempo che non chiedo più ad un produttore cosa ha usato, eventualmente, come additivo. Provo il vino e decido in base alla mia personale esperienza, ma, se il produttore mi dice francamente che ha messo, ad esempio, gomma arabica, lo stimo di più. Solo questo. Perdoni le tante parole!

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fabio Giavedoni

circa 1 anno fa - Link

ma non è vero per niente che nella guida Vini d'Italia 2003 ci siano le espressioni riportate qui sopra. chi vi ha detto queste cazz....?

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Tommaso

circa 1 anno fa - Link

Accidenti! Parte la caccia alla guida. Miraglia, se stai leggendo batti un colpo anche tu!

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Nuovo corso Friulano

circa 1 anno fa - Link

Personalmente parlando ricordo una stroncatura in un articolo del Gambero rosso di quel periodo, non ricordo specificatamente il mese ma non sulla guida.

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Luca Miraglia

circa 1 anno fa - Link

Confermo parola per parola: Guida "Vini d'Italia 2003" de L'Espresso, pag. 475. E mi astengo dal commentare la gratuità dell'offesa...

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Alessandro Morichetti

circa 1 anno fa - Link

Errore nostro, chiediamo venia.
Si è dato per scontato che Vini d'Italia si riferisse alla guida Gambero-Slow e invece era quella Espresso. Nessuno ha offeso nessuno, solo un malinteso causato da noi e di cui ci scusiamo con i diretti interessati. Grazie della verifica e del contributo sia a Luca Miraglia che a Fabio Giavedoni.

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marcow

circa 1 anno fa - Link

Nuovo corso Friuliano. Non ho alcun dubbio che Gravner produca degli ottimi vini(anche se non li ho degustati). Non ho dubbi sul fatto che sia stato un INNOVATORE. __ Ho soltanto espresso delle perplessità sul fatto che "alcune" "innovazioni" (uso di anfore, riduzione della quantità) vengono presentate ... in tutti gli articoli ... che parlano di Gravner ... come innovazioni tipiche di un vino CD naturale. E poi ho riportato un'opinione di Gravner, invece, molto significativa su un aspetto importante che ha caratterizzato la propaganda del CD vino naturale: la solforosa in un vino. __ Nessuno ha controargomentato su queste mie opinioni.

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Mattia Grazioli

circa 1 anno fa - Link

L’anfora non è strettamente legata alla naturalità, ma allo stile. È solo uno strumento enologico, e come tale va interpretato, alla stregua di acciaio, legno, cemento, vetroresina, clayver, pietra, resine aerospaziali e via dicendo. Sulla solforosa il discorso è più ampio. Si possono fare delle scelte agronomiche che permettono di produrre più solforosa in fermentazione. Una gestione di campagna oculata e macerazioni molto lunghe permettono di produrre una quantità di solforosa importante. Non sempre bastevole ed è strettamente legata al ph del vino. Semplificando; se si ha un ph basso ad un buon tenore alcolico, non serve una solforosa altissima. Qui entra l’etica. Correggo leggermente questo parametro o rischio di fallire?

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Tommaso Ciuffoletti

circa 1 anno fa - Link

Più in generale si può dire sommessamente che su questa storia della solforosa siamo ormai arrivati a considerare pacificamente che farne un uso limitato è cosa ragionevole e che mettersi a fare battaglie dai toni accesi su questo punto è roba che appartiene ad un periodo che ci siamo messi alle spalle?

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Eorltheyoung

circa 1 anno fa - Link

Io non lo direi sommessamente, lo urlerei a squarciagola. Ci sono vini che per loro caratteristica (o tecniche utilizzate) tengono senza solforosa. Fantastico. Ci sono molti altri vini che non terrebbero, e qui un bravo artigiano deve anche compiere una scelta a favore del suo prodotto e soprattutto a favore del cliente, che spende spesso un sacco di soldi e giustamente non vuole rischiare di trovare con regolarità bottiglie difettate. Un produttore che rischia ciò per fare il duro&puro finisce per danneggiare il vino, il bevitore e in ultima istanza sé stesso. Per questo Gravner, e Foradori, e una miriade di altri produttori capaci e intelligenti che producono ottimi vini NATURALI non si fanno problemi ad aggiungere una quantità - minima e ben ponderata - di solforosa. E se ne infischiano di perdere il bollino di duri&puri.

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Nuovo corso Friulano

circa 1 anno fa - Link

Io che amo Paraschos e Radikon in qualche versione dei loro vini, questa condotta radicale li ha portati a mio gusto personale a disattendere l'aspettativa che avevo nel bicchiere. Con Gravner non è mai successo.

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Nuovo corso Friulano

circa 1 anno fa - Link

Ti Apprezzo Marcow,lo si capisce da tutti i tuoi interventi , ogni tanto bisogna agire prima di riflettere.

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laccendiamo?

circa 1 anno fa - Link

L'inguaribile passione degli italiani per le albicocche... a caro prezzo!

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Paolo

circa 1 anno fa - Link

Infatti... e aggiungo che all'università il mio professore di tecniche di vinificazione 2 diceva che la giusta fine dei vini di gravner era il lavello.

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andy

circa 1 anno fa - Link

Esattamente ciò che mi aspetto da un corso di enologia universitaria in Italia. Ma esattamente quali sono gli errori di vinificazione che commetterebbe Gravner?

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marcow

circa 1 anno fa - Link

Lei non può controargomentare buttando nel lavello tutte le facoltà di Agraria d'Italia. Invece è plausibile la domanda: perché non piacevano a quel docente universitario di Paolo i vini di Gravner. __ PS Il dibattito mi ha fatto riflettere su diversi punti. 1- Se non ricordo male il discorso sui CD vini naturali ha avuto come punta di diamante la riduzione o l'assenza di SOLFOROSA. Signori, è stato uno dei motivi del successo dei CD vini naturali: ora sembra che molti lo abbiano dimenticato. Quando chiedevo ad amici e conoscenti perché bevevano vino CD naturali rispondevano quasi sempre: "perché non fanno male perché contengono pochi solfiti" Quindi, la prima motivazione, tra la maggioranza dei bevitori di vini naturali, è stata quella SALUTISTICA.(Secondo la mia esperienza e leggendo sul Web) (I produttori di vino naturale ... si guardavano bene... dal dire ai bevitori che l'alcol è lo stesso: nei convenzionali e nei naturali: altro che etica!) 2 Sulla "bontà" dei vini naturali. I vini naturali e anche i biodinamici possono essere mediocri, buoni, ottimi ed eccellenti. Esattamente come i convenzionali. 2b Sembra invece, leggendo alcuni articoli sul web, e alcuni commenti in diversi dibattiti, che i vini convenzionali sono sempre cattivi e pessimi. 2c C'è stato e c'è il fenomeno di vini naturali con difetti che non ha diminuito le vendite. Perché? Proprio per il discorso che facevo al punto 1: il consumatore è spinto principalmente da motivazioni salutistiche ... ed è disponibile ad accettare anche vini naturali con difetti. Anzi il difetto ... conferma... la ...serietà... del produttore che... non usa...alcune sostanze. 3 Poiché "sembra" che non si sappia più cos'è un vino naturale sarebbe interessante riordinare i concetti su questa particolare metodica di produzione.

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andy

circa 1 anno fa - Link

1) ripeto : quali sono i difetti dei vini di gravner? 2) quante e quali facoltà di enologia insegnano ai loro studenti come di fa un ottimo vino in modo naturale?

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marcow

circa 1 anno fa - Link

Guardi che di DOMANDE se ne possono fare a centinaia... su qualsiasi Argomento. E penso che anche L'Intelligenza Artificiale è in grado di formularle. __ Ora lei pretende che qui si discuta della qualità delle ... facoltà di Agraria... d'Italia? E, in particolare, di quelle che insegnano a fare i vini naturali. __ Comunque, una risposta l'ha stimolata. La prima cosa che dovrebbero insegnare in un corso universitario è questa: 1 Che non esistono VINI NATURALI 2 Che chiamare i propri vini ... VINI NATURALI ... è stata la più grande trovata ... del movimento dei vini naturali. Infatti gran parte del successo è dovuto al fatto che questi vini vengono commercializzati come vini ... n a t u r a l i. 3 È questo è vietato. Per cui si dovrebbe dire agli studenti universitari che è poco ETICO dire che si producono vini CD naturali... oltre al fatto di dimenticare di avvisare i bevitori italiani che nel vino CD naturale c'è lo stesso alcol dei convenzionali. Insomma smontare la Retorica sull'Eticità dei vini naturali.

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Mattia Grazioli

circa 1 anno fa - Link

Sarei interessato al parere del prof su sfericità della terra e scie chimiche…

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marcow

circa 1 anno fa - Link

Anche questa è una fallacia argomentativa di basso livello. Ma perché Gravner deve piacere a tutti?

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Mattia Grazioli

circa 1 anno fa - Link

Tra il non piacere e il lavandino, c’è in mezzo il rispetto del lavoro…

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Nuovo corso Friulano

circa 1 anno fa - Link

Immagino che il suo professore all'Università,del quale non ha menzionato il nome, finirà nei libri di storia dell'enologia per i grandi vini che ha prodotto,lei suo discepolo assieme a lui.

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Nuovo corso Friulano

circa 1 anno fa - Link

Era la risposta al luminare Paolo ed al suo immenso maestro e finita un po' dopo i commenti.

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Tommy hell

circa 1 anno fa - Link

Punto centrato in pieno...al di là dell'ironia...che ci sta tutta per smorzare un po' i toni...ottenere un grande vino NATURALE ....e sappiamo tutti cosa intendo... è meno facile ...tanto più si eliminano le manipolazioni in cantina. A mio modo di vedere esiste un'escalation che parte dai vini biodinamici e sale sempre più di difficoltà fino ad arrivare a non utilizzare alcun trattamento in vigna e alcuna manipolazione in cantina ed ottenere un vino magistrale. Che cosa significa? Che stai realizzando un opera d'arte enologica ....un vino assoluto ...che forse chiamarlo vino è riduttivo... Chi ci riesce? Chi ha la fortuna di avere tra le mani un territorio fantastico , trattato con il massimo rispetto e vinificato con grande savoir fare. Se volessimo fare un paragone con la scultura moderna...sarebbero le opere di JAGO

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Nuovo corso Friulano

circa 1 anno fa - Link

Tecnica di vinificazione 3 era lei il relatore?

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Paolomik

circa 1 anno fa - Link

...fare a meno della solforosa...ed ottenere un'ottimo prodotto, richiede delle condizioni ben precise ....compreso il trasporto a basse temperature . Vino senza solforosa imbancalato sotto un telone in PVC in estate potrebbe avere dei problemi. Ciò non significa che il problema non si possa superare. A mio personale parere , anche se Gravner usa solforosa aggiunta...rimane un riferimento per i produttori e gli appassionati , in quanto è stato tra i primi in epoca non sospetta a portare il fenomeno VINO NATURALE nelle tavole italiane....con le dovute difficoltà e con il successo in seguito.

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marcow

circa 1 anno fa - Link

Perché nel passato ALCUNI hanno stroncato Gravner(v Guida v Articoli v prof. di Paolo)? _____ Tento di dare una spiegazione "rischiosa" perché bisognerebbe avere molte più formazioni per poterla formulare ... senza rischiare ... il linciaggio. 1 Nel mio primo commento ho riportato una Frase Famosa di Gravner sulla Solforosa che si può leggere in molti articoli per parlano di lui. 2 Quindi "deduco" (da quella frase) che Gravner abbia cambiato opinione e modo di produrre. 3 E allora azzardo ad ipotizzare che abbia prodotto... per un certo periodo... vini che presentavano difetti(come ce ne sono ancora tra i vini naturali prodotti in Italia) 4 È forse probabile che le stroncature si riferiscano a quei vini prodotti in un particolare periodo e che avrebbero potuto presentare dei difetti? Tanto è vero che in quella "famosa frase" parla di errore tecnico da lui poi corretto. __ E ora linciatemi.

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Alessio

circa 1 anno fa - Link

Possibile, ma non probabile. Innanzitutto partiamo dall'idea che Gravner ha modificato in maniera sostanziale il suo modo di fare vino dopo un'epifania al contrario avuta durante un viaggio in California. L'utilizzo di molta chimica in fase di vinificazione, le tecniche di cantina sempre più spinte, i contenitori usati e la conseguente omologazione del gusto lo hanno portato a ricercare un modo antico di fare vino (vedi i viaggi in Georgia) e una conseguente maggior attenzione alla terra. Da qui l'idea di rivedere il modo di concepire il vigneto (viticoltura, ma anche insetti, bosco, etc),la scelta di puntare solo su uve autoctone, l'uso delle anfore, le lunghissime macerazioni e i minimi interventi in cantina (come dice lui se già i romani usavano la solforosa vuol dire che un po' si deve usare). Il vino prodotto è quindi una conseguenza di queste scelte radicali e non il fine (cosa da tenere a mente). Le prime stroncature credo fossero dovute principalmente ad una impossibilità o incapacità di decifrare un vino così atipico rispetto ai suoi precedenti o a quelli circolanti in quel periodo (i bianchi dovevano avere alcune caratteristiche i rossi altre, stop). Il suo contributo nell'ampliare il nostro senso del gusto credo sia innegabile. Da ultimo aggiungo che per quello che ho assaggiato ritengo i suoi vini i più puliti e con meno difetti nel panorama naturale. Ricordo anche io la prima bottiglia (Breg 2005) bevuta dopo aver assaggiato molti vini macerati, con la quale ho capito cosa avrebbero voluto essere molti di quei vini. Scusate la prolissità.

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marcow

circa 1 anno fa - Link

Alessio, penso che sia la più completa e ben argomentata replica a uno dei miei commenti. Non ho, chiaramente, elementi per avvalorare la tesi di Alessio perché personalmente non conosco i vini di Gravner. Mentre lui basa le sue argomentazioni anche sulle sue personali conoscenze. __ Vorrei, comunque, riprendere, in questo contesto, l'altra replica allo stesso mio commento: quella di Mattia Grazioli. A me "sembra" che Mattia Grazioli controargomenti bene non escludendo l'ipotesi da me formulata. __ Dopo queste 2 belle repliche posso concludere la mia permanenza in questo dibattito. Come ho già detto, io vivo i dibattiti... non per aver ragione... non per aver l'applauso... ecc... ma per stimolare riflessioni, stimolare il dibattito... che è, nella sua essenza, LIBERO CONFRONTO di "Opinioni" D-I-V-E-R-S-E. Un dibattito omologato non mi piace. Un saluto a tutti.

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Mattia Grazioli

circa 1 anno fa - Link

Gravner e prima, molto prima di lui Joly, si sono espressi sull’uso della solforosa. Tutti o quasi i produttori che tendono ad una artigianalità spinta hanno testato vinificazioni in assenza di solforosa aggiunta. Qui ci sono mille variabili, riassumibili tutte nella accezione francese della parola terroir. È normale che anche Gravner, ogni tanto, corregga il tiro. Se nessuno lo facesse, saremmo ancora a ristoratori che girano al momento del dolce con due bottiglie all’inno di dolce o secco…

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Nic Marsél

circa 1 anno fa - Link

Sia per concezione che per quantità di solforosa, credo che Joly e Gravner non siano paragonabili. Il primo è arrivato a definirla il "sole del vino", il secondo ha provato a farne a meno per concludere che se viene usata dai tempi dei romani un motivo ci deve pur essere.

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Mattia Grazioli

circa 1 anno fa - Link

I romani hanno inventato l’enologia; per qualcuno sono il male assoluto nella storia vitivinicola. Fino a quando erano calce, miele o spezie, posso quasi starci, ma acqua di mare, mulsum e compagnia cantante non le reggo…

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Viva Roddolo

circa 1 anno fa - Link

A questo punto ho un po' perso il filo del discorso. Che la definizione "naturale" lasci a desiderare pensavo fosse cosa ormai assodata, purtroppo in Italia abbiamo sempre bisogno di etichettare e subito dopo di creare schieramenti contrapposti, con tanto di tifosi e addirittura ultras. Non credo che in Francia si facciano tutte queste discussioni, basti pensare che DRC fa biodinamica e già con questo la diatriba si potrebbe dire chiusa nei secoli dei secoli. Se, come mi pare, il dibattito in corso si sta focalizzando solo e unicamente sulla qualità dei vini, tralasciando tutti gli aspetti legati alla terra e alle varie comunità, vegetali e animali che con essa interagiscono, penso che lo scritto a firma Sangiorgi-Vodopivec abbia definitivamente chiuso un'epoca, aprendone un'altra.

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Tommaso

circa 1 anno fa - Link

Sottoscrivo. Che tutto debba ruotare intorno a "solforosa sì/no" oppure "puzzette" oppure ... no via, basta! Questo è feticismo, peraltro dei meno divertenti. C'è un mondo là fuori, anche fuori dalle bottiglie. Che pure sono un tramite .. ma farne invece l'oggetto di un feticismo fine a se stesso è una roba che a me appassiona come un dibattito sul sentore di pesca tabacchiera o mela renetta.

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Vinogodi

circa 1 anno fa - Link

...il vino produce il cancro , quindi siamo tutti destinati a morire e spegnerci inesorabilmente, qua dentro. Non capisco questo pervicace attaccamento al discettere di questa jattura ...

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