10 etichette per un Bignami degli ultimi 10 anni del vino italiano (2006-2016). Vanno bene queste?
di Alessandro MorichettiL’ardua sentenza è toccata al nostro Andrea Gori sull’ultimo numero di Business People (giugno): pescare 10 etichette per raccontare iconicamente gli ultimi 10 anni del vino italiano e i cambiamenti che hanno portato con sé. Impresa non facile ma stimolante, perché se gli Ottanta, i Novanta e metà Duemila hanno avuto certi alfieri è divertente cercare chi possa rappresentare l’ultimo decennio.
Queste le scelte di Andrea, quindi prendete subito carta e penna per effettuare le modifiche che ritenete necessarie:
– Primitivo di Manduria ES, Gianfranco Fino
– Amarone della Valpolicella, Allegrini
– Trebbiano D’Abruzzo, Valentini
– Franciacorta Annamaria Clementi, Ca’ del Bosco
– Frappato, Arianna Occhipinti
– Verdicchio di Matelica, Collestefano
– Fiano di Avellino, Pietracupa
– Luvaira Rossese di Dolceacqua, Maccario Dringenberg
– Vitovska Venezia Giulia igt, Zidarich
– Etna Rosso, Cottanera
Mi piacciono molti – praticamente tutti – i nomi proposti (quindi non racconteremo a nessuno che prima di stilare la lista il Gori si è consultato con tutto il team intravinico), però qualche sostituzione potrebbe starci. Io, ad esempio, metterei uno dei pochissimi Prosecco davvero buoni, col fondo o senza fate voi, perché è un boom che non si può trascurare, e anche un rosso da zona nobile e ormai celebratissima (che sia Barolo, Barbaresco, Brunello o Chianti Classico fate voi): perché se è vero che nell’ultimo decennio sono saltate sotto gli occhi di tutti, e per una pluralità di fattori, zone eccezionali e ancora poco battute, è pure vero che i grandi rossi da invecchiamento italiano mai come nell’ultimo decennio hanno iniziato a scalare le classifiche di vendita e valore in tutto il mondo.
A voi la palla.
[Foto: Playa del Rio]
44 Commenti
Andrea
circa 8 anni fa - LinkIo metterei il Timorasso di Walter Massa
RispondiAlessandro Morichetti
circa 8 anni fa - LinkApproved :-)
Rispondirampavia
circa 8 anni fa - LinkSe invece di un singolo produttore vogliamo nominare una zona che negli ultimi dieci anni ha fatto passi da gigante, non possiamo dimenticate proprio il tortonese , con Massa partito 25 anni fa e seguito proprio nell'ultimo decennio da almeno 4 5 allievi (per il Timorasso) che ormai eguagliano il Maestro.
RispondiBuzzLightYear
circa 8 anni fa - LinkEd in certi casi superano (Mariotto/Ricci/La Colombera... ;-)
RispondiAndrea Gori
circa 8 anni fa - LinkIl Tortonese sarebbe un grandissimo esempio, vero! Ma la consegna dell'editore imponeva di non considerare Toscana e Piemonte...
Rispondielle
circa 8 anni fa - Linkpropongo il pinot nero di Ottin
RispondiMarco Vercesi
circa 8 anni fa - LinkVino rosso di Anna Martens e Amarone Monte dall'Ora.
RispondiAndrea Gori
circa 8 anni fa - LinkOttimi vini ma troppo di nicchia...considerate che la rivista si rivolge ad un pubblico appassionato e curioso ma non espertissimo quindi i vini devono essere facilmente reperibili. Ma soprattutto si parla anche in termini di portata numerica...
RispondiAntonio Di Stefano
circa 8 anni fa - LinkUn ottimo Pinot nero hausmanoff di Haderburg
RispondiAndrea
circa 8 anni fa - LinkGli Eremi de La Distesa.. Anche se c'è già Collestefano
Rispondigp
circa 8 anni fa - LinkDa quello che si legge seguendo il link, l'elenco è stato compilato proprio escludendo "per ipotesi" Toscana e Piemonte, quindi ha poco senso proporre dei ripescaggi da queste due regioni, almeno per quanto riguarda le denominazioni più blasonate. Dopodiché, non è chiaro il senso di attribuire all'ultimo decennio vini già ben affermati in quello precedente o addirittura prima, come il Trebbiano di Valentini e l'Annamaria Clementi di Ca’ del Bosco. Bisognerebbe leggere il testo di Business people per capirlo -- ma anche no, visto che si può benissimo vivere senza la top ten del giorno...
RispondiAndrea Gori
circa 8 anni fa - LinkAnnamaria Clementi e Trebbiano Valentini appaiono in quanto in questi dieci anni sono usciti con annate che hanno messo tutti d'accordo sulla loro qualità anche se esistevano anche da prima.
Rispondiamedeo
circa 8 anni fa - LinkInvece di Allegrini, metterei l'Amarone di Monte Dall'Ora. Poi un verdicchio di Jesi, La Staffa. E il Sagrantino di Caprai.
RispondiAndrea Gori
circa 8 anni fa - Linksul Sagrantino di Caprai ero indeciso fino all'ultimo... diciamo che è un vino che ha cambiato la storia di Montefalco ma negli ultimi anni è un territorio che sembra aver perso slancio, contrariamente a Caprai che invece lo ha mantenuto.
Rispondivinogodi
circa 8 anni fa - Link... rispettando i criteri che hanno portato alla scelta di questi 10 vini (OK ES e Trebbiano di Valentini che li lascio in lista ma poco accompagnato da altra tipologia di bianchi italiani per ovvie cattive compagnie d'oltralpe borgognone , salvo un leggero capolino fra un Fiano di Marsella e un Villa Bucci ...) metterei : - Crichet Pajé Roagna (ha alzato l'asticella qualitativa dei valori assoluti del Barbaresco) - Masseto (non è che mi piaccia gran chè ma ha dato dignità planetaria ad un bordolese italico ) - Cà'D'Morissio , dimensione catartica di un Barolo. - Kurni Oasi degli Angeli (forse il più discusso vino d'Italia) - Mattonara Zymé ( se vogliamo mettere anche un Amarone : OK la 2003 è fuori dal decennio, ma è uscito solo un paio d'anni fa , poi felicemente ripetuto sia con l'annata 2004 che , recentissimo, 2006 ... ed è vino supremo, per la tipologia) - Selezione Giuseppe Quintarelli 2000 (Idem) - Rocce Rosse Ar.Pe.Pe - Merlot Filip Miani (che è altro pianeta rispetto a Masseto) PS: eviterei per ragioni "quasi" oggettive bolle italiane , dove la più commovente rimane il D'Antan della Scolca che fa campionato a sé... ma sono corrotto , ormai da decenni, dalle Cuvée Prestige di Reims ... PPS: non ho citato Monfortino perché qui evitiamo il banale e corre a parte...
RispondiAndrea Gori
circa 8 anni fa - Linkil tuo parere mi interessava... Piemonte e Toscana erano esclusi ma in effetti volendo inserirli Roagna e Mascarello ci sarebbero entrati di sicuro. Sugli altri esempi (Zymè, Kurni e Miani) forse si tratta di vini troppo poco diffusi e di nicchia per fare davvero tendenza. Mi spiego, non è che il merlot in veneto abbia altri epigoni di Miani o che il rosso marchigiano si sia imposto come riferimento nazionale... Ma magari nei prossimi dieci anni, chissà! Per La Scolca in effetti non mi è passato per la testa...ma si tratta di una bollicina, per quanto eccellente, davvero troppo isolata per fare tendenza, a meno che non si intenda per la bollicina autoctona dove invece il boom è davvero impressionante.
RispondiSir P.
circa 8 anni fa - LinkVia Fino dentro i nuovi vini di Bartolo (Maria Teresa) Mascarello. Via Allegrini dentro Arcari + Danesi. Via Valentini dentro Amerighi. Non discuto della qualità, altissima, o della storia enologica che almeno due dei tre esclusi hanno fatto e continueranno a fare... stiamo parlando di "gli ultimi 10 anni del vino italiano e i cambiamenti che hanno portato con sé". I vini di Mascarello perché è la nuova aria di langa, basta esasperazioni avanti leggerezza e complessità con vini puliti, so2 corrette e legni non vecchi di mille anni. Arcari e Danesi per il loro rivoluzionario metodo "solo uva" e tutto quello che porta con sé. Amerighi come "portabandiera" della nuova era biodinamica.
RispondiAndrea Gori
circa 8 anni fa - LinkSulla biodinamica son d'accordo ma come ripeto Toscana e Piemonte erano esclusi dalle consegne dell'editore, quindi niente Amerighi che pure i suoi meriti ce li ha. D'accordo anche su quanto Mascarello ha dimostrato. Per la Franciacorta il metodo solouva è una discreta figata ma resta da capire in quanti lo seguiranno o se resterà una tecnica più o meno isolata e quindi non in grado di cambiare la scena del vino italiano. L'inserimento dell'Annamaria Clementi è stato voluto per questo: è il vino che ha dimostrato che anche in Franciacorta si possono realizzare vini di livello assoluto anche se costosi.
RispondiBuzzLightYear
circa 8 anni fa - LinkFuori l'Anna Maria Clementi e dentro il Cabochon di Monterossa. Dentro il Sacrisassi Rosso. Subito.
RispondiAdriano
circa 8 anni fa - LinkBoca COLFONDO RIPASSO (purtroppo) Falanghina anche se è passata la marea
RispondiAndrea Gori
circa 8 anni fa - LinkBoca escluso perchè Piemonte ma in effetti ha dimostrato tanto per il Nebbiolo fuori zone classiche, Colfondo ci poteva stare ma si attenda la stabilizzazione di un mercato ancora molto di nicchia e per la Falanghina ecco diciamo che appunto la marea è passata e sul suo futuro qualitativo ancora qualche dubbio rimane.
RispondiManuel
circa 8 anni fa - LinkNessuno lo dice. Lo dico io. Non mettere un lambrusco e' a mio parere un non volere leggere una parte del salto qualitativo degli ultimi anni, chr va' al di la' dei mostri sacri citati. Personalmente starei tra Radici Paltrinieri o il Fontana dei boschi a seconda della preferenza di doc. Volendo poi entrare su un paio di scelte, non vedo in Allegrini un simbolo degli ultimi 10 anni,ma, soprattutto, non capisco il perche' di Occhipinti...a meno che non si parlu di cio' che del vino e' corollario.
RispondiAndrea Gori
circa 8 anni fa - LinkIn effetti sul Lambrusco sono stato in dubbio fino all'ultimo perchè in effetti è una tipologia di vino che negli ultimi dieci anni è progredita tantissimo e lo stesso discorso poteva essere fatto per il Prosecco. Diciamo che per entrambi saranno ancora più decisivi i prossimi dieci anni per vedere se davvero hanno imboccato una strada sostenibile di qualità oppure rimarranno delle commodities un poco più ricercate. Su Allegrini direi che rispetto a tanti altri nomi della Valpolicella è riuscita ad unire quantità e qualità oltretutto impegnandosi sul fronte "Amarone" senza inflazionarlo con declinazioni laterali come il Ripasso e simili.
Rispondivinogodi
circa 8 anni fa - Link...scusami , manuel, ma posso concordare con il Lambrusco come fenomeno da tenere in considerazione , un po' meno sui vini che hai citato , indipendentemente dalla simpatia che suscitano e dall'approvazione "concettuale" di alcuni membri della redazione di intravino . Per motivi diversi entrambi, pur essendo eccellenti rappresentanti della categoria . Tra l'altro Radice di Paltrinieri è talmente particolare che può ed ha ingenerato parecchie perplessità soprattutto per sue caratteristiche assolutamente border line. SE vogliamo entrare in una nuova dimensione del Lambrusco , dobbiamo andare verso uno dei metodi Classici che stanno rivoluzionando non solo la concezione del Lambrusco come bevanda da osteria (epigono rosso del Prosecco d'assalto) , quanto proprio di vino sensorialmente di grande valenza , senza snaturarne lo spirito "easy" . Però concordo che sia fra le tipologie di vino che assolutamente non possono mancare in un concetto di "manifesto" degli ultimi anni. ..
RispondiManuel
circa 8 anni fa - LinkIn effetti sono stato li' li' per parlare dei metodo classici, ma, contrariamente a recensioni che vanno per la maggiore, il suo migliore interprete ancora un poco lontano da punte qualitative tali da metterlo in top ten. Parlo chiaramente di C.Bellei. Avrei quindi virato sul Rose' del Cristo, ma anche in questo caso mi sono chiesto se era veramente il simbolo di un rinascimento silvestre. Ora il Radici e' l'ancestrale vero, con tutti i pregi ed i difetti che ne conseguono e la logica difficolta' nel piacere a 360. Pero' ho fatto una .considerazione. Mio padre il fondo del lambrusco lo faceva sedimentare e buttava nel lavandino. Il radici lo si agita per avere in ogni bicchiere sentori diversi e complessi. E allora mi sono detto che non c'era nulla di piu' rappresentativo di un dato qualitativo da top ten. Grazie per il commento
Rispondivinogodi
circa 8 anni fa - Link... anche in questo caso, pur concordando con l'alto livello raggiunto dai metodo Classico "dei" Bellei , sia in Cantina della Volta che nella originaria struttura oggi di Cavicchioli che prende ancora il suo nome, mi riferivo ad una pletora straordinaria di Metodo Classico di Lambrusco che sta rivoluzionando, come già detto, il pensiero comune relativo a quest'uva d'origine fino ad ora negletta . Mi sovvengono d'acchito il Gran Concerto di Medici Ermete e il Millesimato 2005 di Lini 910 (sboccatura 2015) . Ma altri produttori, piccoli e grandi, si stanno incamminando sulla strada, devo dire irta di difficoltà, del metodo Classico, dopo aver percorso quella relativamente più semplice del metodo Ancestrale ( a parte il Fondatore di Chiarli, ti invito ad assaggiare il Salici di Monte delle Vigne, anche se prodotto in quantità "confidenziali") ...si , più ci penso, più il Lambrusco è una delle categorie che possono mettere d'accordo tutti, per piacevolezza e sostenibilità economica , tra l'altro fenomeno davvero in grande crescita ... eppoi si beve tutto l'anno, bello fresco ed appagante...
RispondiManuel
circa 8 anni fa - LinkSul gran concerto ho dei dubbi che possa andare oltre al buono, forse per base ampelografica, il sslamino rimane per me un figlio di un dio minore. lini non l'ho bevuto, e qui mi fermo , ma cercavo proprio un prodotto del genere e mi atyivo subito.. Sul fondatore di chiarli, buono sicuramente, ho solo il dubbio che non sia un ancestrale 100%, lasciando il didciplinare spazio a passaggi in autoclave. Monte delle vigne come lini, ma in questo caso ho mebo spinta perche' sono piu' prevenuto su zona e maestri. Del resto sorbara a mezzogiorno e grasparossa la sera😃. E la sera l'ancestrale e' Fontana dei boschi
Rispondiexcellence
circa 8 anni fa - LinkNemmeno io impazzisco per la Occhipinti anzi... ma il Frappato forse e dico forse e' l'unico che berrei...
Rispondimariazzo
circa 8 anni fa - LinkSe bisogna considerare roba non troppo di nicchia, per un pubblico medio, tenendo lontani Toscana e Piemonte, allora ci stavano bene secondo me anche un Villa Bucci, Donnafugata, Marisca Cuomo,San Ptrignano,Elena Walch... :)
Rispondierique
circa 8 anni fa - Linksul fiano, forse, più Ciro Picariello che Pietracupa, come esempio di chi è riuscito a portare la tipologia a vette di eccellenza. in emilia romagna, invece, il sangiovese Pietramora di Fattoria Zerbira rappresenta bene l'enologia della romagna degli ultimi dieci anni. sui lambrusco concordo, se la lista venisse rifatta a breve, includerebbe probabilemente i metodo classico di Cantina della Volta. Piacciano o meno, da quelle parti vini così non si sono mai visti e a loro modo sono una "svolta".
Rispondiexcellence
circa 8 anni fa - LinkCi sono produttori che a mio avviso rappresentano maggiormente il cambiamento ed un'idea nuova... nelle loro rispettive regioni es: Sicilia: Frank Cornelissen, Calabretta Trentino: Rosi Veneto: Portinari
RispondiAndrea Gori
circa 8 anni fa - LinkSu Rosi sono d'accordo! Portinari insomma ma interessante in effetti. Calabretta e Cornelissen storie troppo particolari e di nicchia per rappresentare l'Etna... Cottanera ha vissuto tutto il boom per intero dapprima investendo in direzioni forse poco lungimiranti (merlot e simili) per poi sterzare su cru e contrade in maniera decisa. Senza contare che non è piccolissima. Comunque Etna sempre e comunque!
RispondiExcellence
circa 8 anni fa - Linksi meglio Rosi di Portinari anche se il suo lavorare in sottrazione mi affascina. Solo una cosa non condivido pienamente che storie particolari o di nicchia non possano essere rappresentative. Eh si forza Etna e credo che nei prossimi anni ci sorprendera' ancora molto!
RispondiMatteo
circa 8 anni fa - LinkMi lascia un po' perplesso Allegrini che mi pare troppo mass market con sensibile perdita di territorialità negli ultimi anni... certo un Amarone ci deve essere e allora forse Quintarelli o Dal Forno? Poi al posto di Valentini avrei messo Villa Gemma di Masciarelli, che, magari non raggiunge punte emozionali assolute come Valentini, ma sicuramente riesce ad essere più costante, in quel che si trova in bottiglia. Poi... un PN altoatesino? E allora Franz Haas potrebbe essere quello che coniuga l'obiettivo mercato e territorialità. Di lambrusco si è già parlato... ma di Sardegna no: senza sfrugugliare fra i nuovi miti Montisci o Dettori... Terre Brune o Turriga?
RispondiTino
circa 8 anni fa - LinkTurriga purtroppo non rispecchia molto il territorio (per mè), Terre Brune un pò di più, ma io avrei messo Montisci, Dettori o anche Sedilesu. Poi l'Alto Adige, un Lagrein della Cantina di Bolzano o Abtei Muri, o forse un Bianco eccezionale di Terlano.
RispondiManuel
circa 8 anni fa - LinkPer completare la mia disserzione notturna. Gli ultimi 10 anni sono per me gli anni dell'affermazione degli Orange non solo per pochi cultori. Quindi la Ribolla di Gravner Poi, visto che toglierei Occhipinti, resto in Sicilia, ma col Vecchio Samperi, che mi ha aperto un mondo...quindi e' ok per la mia top.😃
Rispondibiotipo
circa 8 anni fa - Linkallegrini non mi sembra sta grande novità del decennio, le cose migliori (i vari vdt poi igt e l'amarone) le faceva anche negli anni 90. cottanera è un'anomalia per il vino etneo, per anni ha puntato soprattutto su merlot e mondeuse (!) e ancora oggi mi sembrano migliori e più rappresentativi i vini di franchetti, de grazia, fessina e russo. l'esclusione di arpepe è inspiegabile, ha ridato dignità e consapevolezza storica a un territorio che aveva perso visibilità e si era rintanato nella ridotta degli sfursat. mi sarebbe piaciuto anche vedere de bartoli e i bianchi di terlano
RispondiAndrea Gori
circa 8 anni fa - Linkin effetti ar pe pe e terlano potrebbero essere benissimo 11 e 12esimo in questa selezione... Diciamo che Ar Pe Pe non l'ho inserito perchè comunque di nebbiolo si tratta e quindi era un modo per dar spazio ad altre uve. Terlano e i bianchi dell'alto adige certamente si ma se guardo al futuro vedo altre zone con potenziale simile che potenzialmente cambieranno faccia al nostro comparto bianco!
Rispondiandrea cervietti
circa 8 anni fa - LinkUn Felluga forse ci poteva stare...
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 8 anni fa - LinkTutti ottimi vini, per carità, però escludere "a prescindere" Toscana e Piemonte è come fare le olimpiadi senza USA e Cina. Con il massimo rispetto per tutti, però la realtà è questa.
RispondiSam
circa 8 anni fa - LinkSe invece vi chiedessi le 10 etichette della sola regione Piemonte a chi dareste priorità?
RispondiAndrea Gori
circa 8 anni fa - LinkStiamo parlando del più grande successo commerciale italiano degli ultimi anni quindi ci sarebbe da ragionare a lungo. Galloni ne ha individuati alcuni giusto oggi e per esempio su Conterno, Mascarello sia la vedova che Mauro, Produttori di Barbaresco, Walter Massa ci troveremmo tutti d'accordo. Ma anche Ceretto con il suo Blangè ci potrebbe rientrare e come poi forse La Scolca, poi Roagna, Giovanni Rosso, Vietti, Gaja visto la notizia del rientro nella DOP... Sarebbe un esercizio difficile, altrochè!
RispondiMirco Vettori
circa 8 anni fa - LinkIl Barbacarlo di Lino Maga
RispondiDenis Mazzucato
circa 8 anni fa - LinkSchiopetto? Ci fosse stato il piemonte mi sarebbe venuto da dire Herzu.
Rispondi