Igles Corelli da Pescia a Lamporecchio cantando una canzone de I Nomadi

di Leonardo Romanelli

Cala il sipario sull’avventura di Igles Corelli a Pescia con il ristorante Atman e, neanche fosse l’Araba Fenice, lo chef emiliano rinasce dalle sue ceneri per lanciarsi nella nuova avventura di Villa Rospigliosi a Lamporecchio, località in provincia di Pistoia famosa per un dolce tipico come i brigidini.

L’ultima recita, a dire il vero, non è stata triste e più che un “De Profundis” sembrava di ascoltare il suono allegro di un gruppo rock ancora sulla breccia malgrado gli anni che passano, più I Nomadi che i Dik Dik comunque.

“Formidabili quegli anni” potrebbe essere il titolo dell’esperienza lavorativa di Igles, quando ricorda gli anni passati al Trigabolo, una fucina di cuochi che si sono poi affermati in giro per il mondo culinario o che invece sono rimasti lì in zona, ma tutti orgogliosi di aver fatto parte di un posto fuori dagli schemi, un po’ teatro, un po’ club, comunque esaltato da una cucina molto avanti sui tempi.

Venne poi lo scioglimento del gruppo e l’avventura quasi in solitario ad Ostellato, Locanda della Tamerice, anche lì sempre in anticipo sui tempi, con una proposta integrata all’ambiente che lo accoglie, una sorta di parco naturale dove vanno scolaresche, famiglie in gita domenicale ma anche i gourmet invernali nella nebbia della Padania, pur di provare una cucina che prende allo stomaco.

Corelli che fa televisione prima degli altri, anche come autore, dietro le quinte del programma di RaiUno “Il Ristorante” che ha vissuto una sola stagione ed è rimasto famoso per la torta in faccia rifilata alla Clerici. Corelli che non farà mai un’ultima cena, perché si divertirà comuqnue a stupire dalla sonnacchiosa Pescia, la Svizzera toscana come veniva chiamata nel passato.

Intanto i ricordi: carpaccio di gambero rosso, frutti di bosco e loro disidratazione, olio di sesamo: soave, lieve, intenso, tanto quanto sono oscene, potenti e fintamente volgari le lasagnette con ragù di fassona e zabaione al parmigiano. Si può non provare un piatto come il maiale al mare o la pluma di maiale iberico, visto che è stato tra i primi a valorizzarla? Ora che non potrà più cucinare la sua adorata selvaggina si inventerà comunque altro, ma come sia stato possibile concepire una simile pazzia non è dato sapere.

Ogni piatto è comunque impegnativo, mentalmente perlomeno, ed è meglio concedersi un ritorno piuttosto che fare una degustazione che qualche elemento lo lascia per strada. Magari terminare con un millefoglie gratinato con crema pasticcera e caramello aiuta e quindi il posto va lasciato. La carta dei vini non è mai ovvia, sempre vitale e varia, poi ci sarebbe il servizio che è preciso e corretto, anche moderatamente formale, in bel contrasto con l’esuberanza di Igles. Ma questo sarà il prossimo racconto, dopo la visita a Villa Rospigliosi, l’ultimo pasto è come il disco che si rimette sul piatto e lo si riascolta contenti…

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Leonardo Romanelli

“Una vita con le gambe sotto al tavolo”: critico gastronomico in pianta stabile, lascia una promettente carriera di marciatore per darsi all’enogastronomia in tutte le sfaccettature. Insegnante alla scuola alberghiera e all’università, sommelier, scrittore, commediografo, attore, si diletta nell’organizzazione di eventi gastronomici. Mescolare i generi fino a confonderli è lo sport che preferisce.

6 Commenti

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Giancarlob

circa 9 anni fa - Link

Auguri per la nuova avventura. Purtoppo molti anni sono passati dalla cena al Trigabalo per averne corretta memoria, anni in cui non si sapeva o quasi chi fosse lo chef artefice di tanta goduria, rimaneva solo il nome del ristorante da passare e consigliare agli amici. Adesso abbiamo ben presente il Corelli e prima o poi andremo a trovarlo. Ancora auguri.

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michele

circa 9 anni fa - Link

" Ora che non potrà più cucinare la sua adorata selvaggina " Questo è un paradosso tutto italiano per il quale sarebbe necessario un serio movimento di opinione tra i tanti che apprezzano la cucina di qualità. E invece tutto tace ;-)

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Durthu

circa 9 anni fa - Link

Perche' Selvaggina-no a Lamporecchio e Selvaggina-si a Pescia?

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piero

circa 9 anni fa - Link

sono un ferrarese di 74 anni da 15 anni residente in Toronto. Conoscevo molto bene il trigabolo di Argenta provinciaa di Ferrara. Purtroppo devo dire che la cucina di Corelli non mi ha mai entusiasmato, non male, ma piu' una teatralita' che vera qualita'.

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zol

circa 9 anni fa - Link

Bell'articolo! Posso segnalarti che ha aperto il temporary restaurant di Alessandro Borghese? https://www.facebook.com/AlessandroBorgheseOfficialPage/photos/a.174221874883.149711.157593414883/10153479250104884/?type=1&theater

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Andrea Gori

circa 9 anni fa - Link

scusi ma che contributo sarebbe il suo al post?

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